ammiraglia88* Posted January 29, 2012 Report Share Posted January 29, 2012 Ho cercato qualche informazione relativamente all'equipaggio di una galea. Vi riporto qualche notizia interessante, così, tanto per curiosità già che ho i dati alla mano! :s10: La galea medievale era una nave con un sola vela latina ed imbarcava molti rematori. L’equipaggio era composto da: il comandante (un nobile), il vice-comandante, i vogatori (la ciurma), lo scopo era militare quindi c’era a bordo sia “gente di mare”, sia “gente di guerra”. Venezia divideva l’equipaggio in marinai, scapoli e rematori. Sempre a Venezia, nel 17° secolo su una galea erano imbarcati circa 40 marinai, 35 scapoli e 192 rematori. Venezia era famosa anche per il balestrieri, utili perché decimavano gli equipaggi nemici già prima di arrivare allo scontro fisico. I marinai erano composti da varie figure. Il comandante e il secondo, il pilota (addetto alla prima strumentazione di bordo), il timoniere (che metteva in pratica le istruzioni del pilota, quindi era addetto alle manovre del timone). A queste persone si aggiungevano il comandante della ciurma (dei vogatori), il quale si occupava dello stivaggio, dei lavori di raddobbo, di pulizia, delle manovre di ancoraggio e dell’alberatura. I nobili di poppa erano in genere gli allievi soldati e allievi marinai, utili in caso di necessità perché comunque avevano accumulato esperienza nelle precedenti navigazioni. I marinai si occupavano di tutte le operazioni agli alberi e alle vele. Eseguivano inoltre le guardie e la manovra alle ancore. Un uomo particolare a bordo era il consigliere, che era eletto tra i nobili. Questi doveva essere un uomo fedele, onesto, non avaro, non invidioso, non maligno. I suoi consigli dovevano essere al di fuori di tutto, il più imparziali perché spesso erano determinanti per la sopravvivenza della nave. Aveva altri incarichi: custode delle bussole, delle carte nautiche, vigilava sulle provviste e si occupava degli approvvigionamenti (quelli con ottimo prezzo, ma comunque di buona qualità). Sulle galee spagnole esisteva anche il personale di servizio. Questo era composto dal cappellano, il medico o un chirurgo o un barbiere, l’incaricato dell’acqua. Quando le navigazioni erano lunghe, a bordo erano presenti anche operai specializzati, come ad esempio i maestri d’ascia e i rispettivi aiutanti. In qualche galea veneta spesso si trovava anche il marangon (il falegname). I soldati, in un primo tempo, erano composti da balestrieri; in seguito si imbarcarono gli archibugieri. Di solito si trattava di volontari che venivano stipendiati. L’arma veniva depositata a poppa e non poteva rimanere incustodita, specialmente sul banco dei forzati. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
dott.Piergiorgio Posted January 29, 2012 Report Share Posted January 29, 2012 Interessantissimo, grazie. Per il resto, forse andrebbe spostato in storia, ma dove ? :s68: In altri termini, propongo una sezione "storia Navale generale" per discussioni di questo tipo. Saluti, dott. Piergiorgio. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
lazer_one* Posted January 29, 2012 Report Share Posted January 29, 2012 alcune precisazioni: la galea deriva direttamente dal dromone bizantino ed all'inizio avevano una sola vela latina ed un ordine di remi. Ben presto le vele divennero due (ed anche tre sulle unità ammiraglie) mentre si raddoppiarono gli ordine dei remi. Tipicamente c'erano 24 banchi di voga per ciascun lato. Fino al 1300 circa i rematori erano uomini liberi regolarmente stipendiati. Solo in seguito si passo al reclutamento coatto con la nascita del termine galeotto: il nome galea deriva invece dal greso galeos, pesce spada. La Serenissima, al contrario delle altre nazioni, continuò molto più a lungo ad impiegare rematori volontari detti buonavoglia se italici oppure schiavoni se slavi (dalmati) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
GM Andrea* Posted January 29, 2012 Report Share Posted January 29, 2012 Per meglio specificare, almeno quanto a Venezia: - il "reclutamento coatto" dei rematori data alla prima metà del XVI secolo, da un lato con la leva di mare nel Dogado (sulla base delle corporazioni) e in Terraferma (su base territoriale), dall'altro con l'istituzione delle galere sforzade, vale a dire equipaggiate con condannati al remo. Mai, comunque, con schiavi. - il termine ciurma non è in alcun modo marinaresco - i nobili di poppa (nobili di nave sulle navi tonde) non erano "allievi marinai" o "allievi soldati". Erano giovani patrizi che effettuavano un tirocinio a bordo, dopo il quale potevano essere eletti dal Maggior Consiglio, dal Senato o dai Dieci Sopracomito, ovvero comandante di galera - la figura del consigliere, sempre restando a Venezia, non credo proprio che con quelle mansioni fosse attribuita a un nobile. Piuttosto al comito, il vicecomandante non patrizio. Qual è la fonte di queste notizie? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alagi Posted January 30, 2012 Report Share Posted January 30, 2012 Sposto l'argomento in "Storia - le navi". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Odisseo Posted January 30, 2012 Report Share Posted January 30, 2012 Di recente ho letto "Lepanto" di Alessandro Barbero e "Altai" di Wu Ming. Devo dire che vi sono in ambedue interessanti parti su quella che poteva essere la vita a bordo di una galea. Ciao. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Bob Napp* Posted January 30, 2012 Report Share Posted January 30, 2012 (edited) Brava Roberta: ottimo argomento. interessante citare anche la pratica, pittusto consueta, dell'arruolamento dei "buonavoglia": rematori volontari, ingaggiati, come già detto, a pagamento. Essi avevano margini di libertà maggiori dei galeotti e potevano godere di ulteriori premi in denaro per meriti sul campo. Eventuali passeggeri (pochissimi per viaggio) viaggiavano sotto il tendalino di poppa nei pressi della barra del timone. L'abero era abbattibile con un ingegnoso sistema a carrucole e slitte in legno; quando non in uso veniva riposto in un alloggiamento longitudinale fra il pagliolato del ponte e la stiva. :s02: Edited January 30, 2012 by Bob Napp Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
ammiraglia88* Posted January 31, 2012 Author Report Share Posted January 31, 2012 Qual è la fonte di queste notizie? Domani, questa sera non ce la faccio, controllerò se ho "copiato" bene :s10: La fonte (vado a memoria, domani confermerò titolo e autore) è il libro "Galee Mediterranee" di Guido Ercole. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
ammiraglia88* Posted February 5, 2012 Author Report Share Posted February 5, 2012 (edited) Ecco alcuni dettagli e maggiori informazioni. La fonte è il libro “Le galee mediterranee” – autore Guido Ercole. “I “nobili di poppa” erano uomini esperti , adatti alla battaglia come all’arte marittima e tra essi si sceglieva l’eventuale sostituto del Capitano in caso di suo impedimento. Secondo il punto di vista di P. Pantera, essi dovevano essere considerati come degli allievi soldati o allievi marinai che, in particolari frangenti della vita della galea, potevano rendersi utili con suggerimenti o con aiuti pratici proprio per l’esperienza accumulata in anni di navigazione. P. Pantera dice anche che ogni Principe manteneva volentieri tali uomini sulle galee in quanto essi rappresentavano un “seminario” da cui dovevano uscire uomini esperti e preparati alla vita di mare. Questa osservazione induce a pensare ad un primordiale accenno a quelle che, qualche secolo più tardi, sarebbero state le varie Accademie Navali (…).” Effettivamente quando l’autore parla del Consigliere non lo definisce un nobile. Il contesto in cui ne parla è quello dell’equipaggio composto da nobili, e questo mi ha tratto in inganno. :s10: Le parole esatte sono le seguenti: “Il “Consigliere”, rappresenta sulla galea una figura particolare. Infatti egli riassume in sé un complesso di incombenze che lo rendono difficilmente definibile con una sola parola. Anzitutto l’elezione di un consigliere doveva essere lungamente e profondamente meditata; si dovevano infatti scegliere uomini fedeli, onesti, non avari, non faziosi, non invidiosi e non maligni. Questo perché i loro consigli dovevano essere improntati alla massima onestà (…).” Anche se poi, leggendo in un altro punto del libro trovo che, generalmente il sopracomito era un nobile: “Il comandante della galea aveva denominazioni diverse a seconda della marina nella quale la nave era inquadrata. Nelle marine italiane si chiamava generalmente “Comito”; nella marina veneta ove era generalmente un nobile veniva chiamato “Sopracomito”. Questi era anche il responsabile economico dell’impresa in quanto la nave era di proprietà della Stato e a lui veniva noleggiata. In caso di sua infermità o assenza, veniva sostituito da un “Vice-sopracomito”, scelto di volta in volta fra gli altri nobili imbarcati, che assumeva, in tal caso, tutti gli attributi del comando.” Da profonda ignorante (cioè persona che ignora :s04: ) ne deduco che se il sopracomito (presente nella marina veneta) generalmente era un nobile e il sopracomito era anche il consigliere … :s12: “(…) Escludendo l’insieme dei vogatori che, nei linguaggi dell’epoca costituivano la “ciurma” (…)” Concordo che il termine ciurma non è di certo un termine marinaresco. :s02: Per curiosità, riguardo al reclutamento dei rematori, ho trovato questo: “Con termine “galea” si intende, in senso stretto, la nave classica da guerra del Medioevo e dell’Età Moderna fino a tutto il XVIII secolo: lunga e stretta, munita di sperone, propulsa a remi, con uno o due alberi a vele latine. (…) vocabolo greco “galeotes” che significa “pesce spada”. La corruzione popolaresca più tarda di “galera” ha assunto, anche nel linguaggio comune, il significato negativo di “prigione”, perché generalmente i rematori delle galee, a partire dal XV / XVI secolo, erano spesso persone condannate per reati comuni e politici o prigionieri di guerra. In effetti, in quel periodo, date le condizioni di vita molto dure cui erano sottoposti i marinai, risultò molto difficile arruolare equipaggi formati da uomini liberi regolarmente stipendiati o sottoposti ad una specie di “servizio di leva”.” In un altro punto del libro è interessante questa curiosità riguardante l’origine del nome: “(…) Il nome di questa imbarcazione nella sua forma antica di “galia” potrebbe derivare però anche dal dialetto veneziano (ove viene pronunciato “ga-ia” (…) e in cui indica un insetto chiamato in italiano comunemente “centopiedi”. (…) ricorda molto bene una "galea" che procede a remi.” Edited February 5, 2012 by ammiraglia88 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
GM Andrea* Posted February 5, 2012 Report Share Posted February 5, 2012 Premessa: mi riferisco unicamente alle galere veneziane, laddove il volume di Ercole tratta in generale delle galere mediterranee. E' ovvio che da marina a marina alcuni termini assumessero significati diversi. Peraltro il citato Pantero Pantera non era veneziano, ma un lombardo che fu al comando di galere pontificie. “I “nobili di poppa” erano uomini esperti , adatti alla battaglia come all’arte marittima e tra essi si sceglieva l’eventuale sostituto del Capitano in caso di suo impedimento.Secondo il punto di vista di P. Pantera, essi dovevano essere considerati come degli allievi soldati o allievi marinai che, in particolari frangenti della vita della galea, potevano rendersi utili con suggerimenti o con aiuti pratici proprio per l’esperienza accumulata in anni di navigazione. P. Pantera dice anche che ogni Principe manteneva volentieri tali uomini sulle galee in quanto essi rappresentavano un “seminario” da cui dovevano uscire uomini esperti e preparati alla vita di mare. Questa osservazione induce a pensare ad un primordiale accenno a quelle che, qualche secolo più tardi, sarebbero state le varie Accademie Navali (…).” A Venezia i nobili di poppa erano i giovani patrizi imbarcati sulle galere per l'apprendistato necessario all'eventuale futura nomina a comandante. Fra di loro e il comandante non esistevano gradi intermedi; in caso di impedimento di questo ultimo uno di essi poteva in effetti assumere l'incarico di vice-sopracomito. Effettivamente quando l’autore parla del Consigliere non lo definisce un nobile. Il contesto in cui ne parla è quello dell’equipaggio composto da nobili, e questo mi ha tratto in inganno. :s10: Le parole esatte sono le seguenti:“Il “Consigliere”, rappresenta sulla galea una figura particolare. Infatti egli riassume in sé un complesso di incombenze che lo rendono difficilmente definibile con una sola parola. Anzitutto l’elezione di un consigliere doveva essere lungamente e profondamente meditata; si dovevano infatti scegliere uomini fedeli, onesti, non avari, non faziosi, non invidiosi e non maligni. Questo perché i loro consigli dovevano essere improntati alla massima onestà (…).” La figura del consigliere a Venezia non esisteva. C'erano altri personaggi (non nobili) con mansioni non certo di consiglio, ma pratiche: il comito (vale a dire il nostromo), lo scrivano (commissario di bordo), l'eccellente (il medico) e via dicendo. Consiglieri proprio no. Anche se poi, leggendo in un altro punto del libro trovo che, generalmente il sopracomito era un nobile:“Il comandante della galea aveva denominazioni diverse a seconda della marina nella quale la nave era inquadrata. Nelle marine italiane si chiamava generalmente “Comito”; nella marina veneta ove era generalmente un nobile veniva chiamato “Sopracomito”. Questi era anche il responsabile economico dell’impresa in quanto la nave era di proprietà della Stato e a lui veniva noleggiata. In caso di sua infermità o assenza, veniva sostituito da un “Vice-sopracomito”, scelto di volta in volta fra gli altri nobili imbarcati, che assumeva, in tal caso, tutti gli attributi del comando.” Da profonda ignorante (cioè persona che ignora :s04: ) ne deduco che se il sopracomito (presente nella marina veneta) generalmente era un nobile e il sopracomito era anche il consigliere A Venezia il comandante di galera non "generalmente" ma sempre e comunque era un patrizio. Vero che la nave era di proprietà dello stato, ma essa era noleggiata solo laddove si trattasse di galera da mercato (suppergiù fino al '500). Altrimenti, se si trattava di galera militare, il sopracomito non doveva pagare alcun nolo (ci mancherebbe!). Piuttosto è vero che doveva arrangiarsi per l'abbellimento dell'unità, il pagamento dei lavori urgenti e - soprattutto - l'anticipo della paga ai volontari, che poi, forse, gli sarebbe stata rifusa dai Provveditori all'Armar. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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