Alfabravo 59* Posted September 25, 2010 Report Share Posted September 25, 2010 Titolo: LA DEMOLIZIONE NAVALE A VADO LIGURE Autori: Edoardo e Giseppe RICCARDI; Giorgio SPAZZAPAN Casa Edit: CENTRO STUDI ATTIVITA' MARINARE - VADO LIGURE Anno: 2008 Pag: 191; 157 foto Dim. (cm): 24 X 17 Prezzo: Euro 15 Reperibilità: buona Recensione. Si tratta di un libro di storia locale destinato a coloro che subiscono il "fascino" dei ferrivecchi. Praticamente è la storia del Cantiere RICCARDI di Vado L. Le prime 60 pagine trattano della demolizione navale in genere: la visita e l' acquisto della nave; l' arrivo al cantiere; l' inventario di tutto ciò che si trova a bordo redatto da parte della G.d.F.; la demolizione vera e propria e la vendita del materiale. Leggendo questa parte non pensavo che attorno ad una simile attività "povera" ci fosse tanta e becera burocrazia! Nessuna meraviglia, quindi, che la demolizione navale in Italia sia praticamente scomparsa. Il resto del libro elenca, con numerose foto, le navi smantellate. Tra le tante c'è la foto della nave IRPINIA sulla quale ho compiuto la mia prima crociera (8/1978). La testimonianza di un "cantierino" (operaio del cantiere) aiuta a capire le difficili condizioni di lavoro in un' attività di talmente scarsa remunerazione che costringeva a "spidocchiare" su tutto: gli stessi arredamenti degli uffici provenivano dalle navi demolite e veniva pure riciclata la carta per le macchine da scrivere (anch' esse riciclate!). Concludendo è un libro interessante che tratta di un argomento un pò fuori dal solito. P.S. La medesima Casa Editr. ha stampato il libro "L' ULTIMO PORTO - Storia ed immagini di navi famose demolite a SaVona ed a Vado" di G. SPAZZAPAN. E' un libro di 207 pag. Non conosco questa opera per cui non so se si tratti di un "doppione" oppure nò. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
STV(CP) * Posted September 25, 2010 Report Share Posted September 25, 2010 Oggigiorno, però, i problemi sono ancora più grandi. Smantellare una nave ha un'impatto ambientale non indifferente, ecco perchè i costi sono alti e la gente preferisce darla in nero nei maercati orientali. Pensate all'amianto, al carburante, all'olio dei circuiti, ai materiali non assimilabili ai rifiuti solidi urbani. Se si pensa poi, al costo del lavoro nel nostro paese, allora i calcoli sono presto fatti. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
malaparte* Posted September 25, 2010 Report Share Posted September 25, 2010 Una curiosità: ho sempre sentito dire in casa che i "parquet" più pregiati venivano da navi demolite; so per certo che la proprietaria di una famosa galleria d'arte del "centro-centrissimo" di Milano mi diceva che il bellissimo pavimento in legno dell'esposizione (restaurato e subito danneggiato dai tacchi delle visitatrici durante l'inaugurazione....) proveniva, nientepopodimeno, dalla Rex. Qualcuno può confermare/approfondire l'argomento ? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alfabravo 59* Posted September 25, 2010 Author Report Share Posted September 25, 2010 (edited) Qualcuno può confermare/approfondire l'argomento ? ----------------------------------------------------------------------------------------- Affondamento del REX causa bombe incendiarie americane usate nell' incursione dell' 8/9/1944. La nave era in disarmo dal maggio 1940 a TrieSte (poi presso M. San Marco - Capodistria ove è affondata). In questi tre anni molto materiale venne sbarcato, specie dopo il tragico8settembre. Però, il fatto che il parquet di quella galleria d' arte sia stato danneggiato all' inaugurazione dai tacchi delle signore mi fa pensare che non si trattasse del legno originale del REX, una nave progettata per accogliere migliaia e migliaia di passeggeri. E' solo comunque una mia riflessione personale. Edited November 11, 2012 by Alfabravo 59 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
de domenico Posted September 25, 2010 Report Share Posted September 25, 2010 (edited) Titolo: LA DEMOLIZIONE NAVALE A VADO LIGUREAutori: Edoardo e Giseppe RICCARDI; Giorgio SPAZZAPAN Casa Edit: CENTRO STUDI ATTIVITA' MARINARE - VADO LIGURE Anno: 2008 Pag: 191; 157 foto Dim. (cm): 24 X 17 Prezzo: Euro 15 Reperibilità: buona P.S. La medesima Casa Editr. ha stampato il libro "L' ULTIMO PORTO - Storia ed immagini di navi famose demolite a SaVona ed a Vado" di G. SPAZZAPAN. E' un libro di 207 pag. Non conosco questa opera per cui non so se si tratti di un "doppione" oppure nò. Giorgio Spazzapan è uno dei due/tre massimi esperti di marina mercantile in Italia, e qualunque cosa pubblichi va trattata con il rispetto dovuto a questo. "L'Ultimo Porto" non è un doppione, è un altro testo di riferimento essenziale per chi ama il tema, uno dei pochi testi di riferimento editi in un certo paese del Terzo Mondo che tutti noi amiamo. Edited September 26, 2010 by de domenico Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alfabravo 59* Posted September 26, 2010 Author Report Share Posted September 26, 2010 (edited) :s55: Buongiorno a Tutti! Giorgio Spazzapan è uno dei due/tre massimi esperti di marina mercantile in Italia, e qualunque cosa pubblichi va trattata con il rispetto dovuto a questo. "L'Ultimo Porto" non è un doppione, è un altro testo di riferimento essenziale per chi ama il tema, uno dei pochi testi di riferimento editi n un certo paese del Terzo Mondo che tutti noi amiamo. --------------------------------------------------------------------------------------------- Grazie, DE DOMENICO, per avermi chiarito le idee. Credo proprio che acquisterò anche questo libro. Edited November 11, 2012 by Alfabravo 59 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
STV(CP) * Posted September 27, 2010 Report Share Posted September 27, 2010 Oggi, sfogliando un numero del sole24ore del 6 settembre, ho trovato questo articolo interessante sullargomeno. DAL SOLE 24ORE DEL 6 SETTEMBRE 2010 AMBIENTE: STUDIO COMMISSIONATO DALL’UCINA COME RECICLARE LE BARCHE (Di Giorgia Gessner) Per molto tempo il numero delle unità da diporto fuori uso non è mai stato tale da far sì che il loro trattamento a fine vita fosse ritenuto rilevante dal punto di vista ambientale e interessante dal punto di vista industriale per quanto riguarda le possibilità di recupero e valorizzazione dei materiali di risulta. Ma, dopo 50 anni di costruzioni nautiche in Frp (Fiber reinforced plastic, che correntemente è chiamata vetroresina) il numero di quelle diventate obsolete e/o fuori uso è cresciuto come appare anche solo da un distratto sguardo in fondo ai cortili dei cantieri di rimessaggio o nei vecchi squeri. Oggi il loro smaltimento è diventato un problema, tanto che l’Ucina, l’associazione degli operatori nautici, ha commissionato uno studio di fattibilità, per esaminare e discutere il quale è stato organizzato a Genova, in occasione del Satec, un seminario dal titolo: “End-of-life-boats-la dismissione sostenibile delle unità da diporto e dei relativi stampi”. Il problema non è solo italiano. Sull’argomento esiste infatti la direttiva europea 2008/98/CE per la gestione dei rifiuti speciali, che entrerà in vigore dal 12.12.2010. Questa tra l’altro stabilisce che la responsabilità dello smaltimento della barca non è del proprietario bensì del cantiere che l’ha prodotta inizialmente e sul quale devono gravare i costi relativi (che, di conseguenza, si ripercuoterebbero sui relativi prezzi d’acquisto). La prima domanda che ci si pone è: quante sono in italia le unità abbandonate o quelle obsolete e non più efficienti e gli stampi da dismettere? Difficile rispondere. Lo studio in oggetto, curato da Michelangelo Rienzo, Brunella Rallo e Massimo Iadarola, stima che tra barche immatricolate e unità minori siano attualmente circa 27mila, cioè il 4,36% del parco nautico nazionale, a sua volta stimato in poco meno di 620mila unità, compresi pedalò, pattini e natanti a remi o a vela senza motore. Un altro dato importante per valutare il fenomeno è il peso medio di vetroresina ricavabile per tutte le unità in circolazione. Questo è stato ipotizzato, per i circa 450mila scafi fino a 18 metri, in 616.828 tonnellate in totale. Si tratterrebbe mediamente di 1,37 tonnellate per unità. Anche il problema degli stampi fuori uso è complesso in quanto la loro durata è legata a vari fattori, il primo dei quali è quante volte è stato usato prima di rottamarlo. Antimo Di Martino, consiglieri ai tempi ambientali di Ucina racconta che in cinquant’anni di attività il cantiere Fiart Mare, nel quale lavora, ha utilizzato circa 170 stampi pari a 400 tonnellate di vetroresina mentre quelli attualmente in uso sono 17. Valutate le dimensioni del problema, bisogna dire subito che oggi non esistono appositi impianti di smaltimento della vetroresina (esistono invece per altri tipi di materiali come il vetro, la carta, l’alluminio, la plastica, il legno eccetera) e occorre crearli. Ma soprattutto va evidenziato che tale smaltimento necessita di un notevole lavoro di smontaggio e separazione da tutti i rimanenti materiali installati (cuscineria, vetro, plexigass, acciaio, legno, cablaggi, tubazioni, macchinari, serbatoi, batterie e così via). I costi di tutto questo lavoro variano naturalmente a seconda della complessità delle varie unità, cui vanno aggiunti quelli di trasporto all’impianto di smaltimento e di riciclo: è stato calcolato che il tutto per una barca di 15 metri verrebbe a costare sui 16mila euro. La questione più controversa è come utilizzare la vetroresina dopo i preliminari trattamenti di frantumazione. Attualmente sono allo studio diverse possibilità di riciclo: la più interessante appare quella con la tecnologia Wsmc (waste sheet moulding compound). Questa, sperimentata e brevettata dai ricercatori del Cnr di Pozzuoli, si basa sulla fluidificazione degli imballaggi in polistirolo, attualmente difficilmente riutilizzabili; la massa fluida può essere miscelata con la sabbia ricavata dalla macinazione della vetroresina. Il prodotto finale, sottoforma di laminati, servirebbero per realizzare nuovi prodotti ad alta resistenza come pavimenti, piani per cucine e parti strutturali per l’industria automobilistica e aeronautica. Senza addentrarci ulteriormente nell’utilizzo dei conseguenti materiali di risulta, diremo che lo studio in oggetto ha messo in luce che per la dismissione delle barche occorrerebbero almeno 5 o 6 centri di demolizione dislocati strategicamente sul territorio nazionale per non gravare eccessivamente sui costi di trasporto, con almeno un’impianto per la trasformazione della vetroresina in materiale termocomposito, che può essere in granuli per la produzione di componenti high-tech o in fogli per la produzione di arredi. La spesa di tali impianti non sarà ammortizzabile solo con quanto ricavabile della demolizione delle barche ma occorrerà sviluppare adeguate sinergie con altri settori industriali, che producono manufatti in vetroresina, verificando insieme a loro la sostenibilità economica, ambientale e sociale di tali processi di dismissioni e di riciclo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alfabravo 59* Posted May 12, 2013 Author Report Share Posted May 12, 2013 IL Sig. Tony VAN EIJK mi ha richiesto delle informazioni sulla m/v ACAPULCO citata a pag. 123 del libro da me recensito. Alla sua e-mail ha anche allegato una foto con la richiesta ch' io la posti sul Forum. Ben volentieri realizzo il desiderio di questo nostro Lettore... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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