Totiano* Posted July 29, 2010 Report Share Posted July 29, 2010 (edited) IL FAMEDIO DEL MARINAIO ITALIANO fonte per foto e testo C. Paleogo "Il Famedio del Marinaio Italiano" - Bollettino Archivio U.S.M.M. Inizio una storia che viene da lontano, da una terra contesa che affonda le sue radici nella storia: l’Istria. Famedio deriva da “Famae aedis” (tempio della fama) ed è una costruzione destinata alla sepoltura o alla memoria di personaggi illustri o anche il luogo in memoria dei caduti in guerra. Dopo la prima guerra mondiale, nonostante l’azione di che cercava di denigrare l’azione patriottica dei Reduci, molte città eressero parchi o monumenti e a Pola, tornata ad essere terra italiana, il Comandante della Piazzaforte proponeva un monumento nella chiesa della Madonna del Mare. La chiesa era stata costruita per la Imperial Regia Marina Austrongarica ed era passata sotto la proprietà della R.Marina ma, allo stesso tempo, oggetto di forti attenzioni della chiesa che ne chiedeva l’alienazione a proprio favore. la chiesa ai primi del '900 Un contatto tra l’amm. Simonetti, comandante della piazzaforte, e il conte Nani Mocenigo che cercava a Pola, per conto del Museo Storico Navale di Venezia di cui era curatore, dei cimeli, si rivelò provvidenziale. Il conte, con voto unanime della sezione di Venezia della Lega Navale, di cui era presidente, propose alla presidenza nazionale l’erezione di un monumento al Marinaio presso la chiesa di Pola: la lettera porta la data del 21 Maggio 1921. Ricevuto il diniego dalla Presidenza Nazionale, i membri veneziani si costituirono comitato autonomo nel luglio del 1921 e, facendo leva sulle conoscenze personali, venne indirizzata a molte personalità una circolare che sollecitava la costituzione di comitati locali nelle altre città, cose che avvenne con alterne fortune. il conte Mario Nani Mocenigo Nel frattempo, con l’appoggio del Ministro della Marina, la Santa Sede riconobbe la chiesa della Madonna del Mare di Pola come santuario della Regia Marina. Per gli appassionati potrà essere interessante il fatto che questo fu il primo atto della Santa Sede, datato 11 giugno 1923, rivolto allo Stato italiano, col quale non esistevano contatti fin dal 1870. Nel 1922 il comitato, che a breve si trasformerà in Ente Morale ma sempre sotto la guida instancabile del conte Nani Mocenigo, decide, in luogo del monumento, di trasformare il battistero in Cappella Votiva il cui progetto sarà redatto, a titolo gratuito, dall’arch. Giuseppe Berti. Si ricercò, compatibilmente coi fondi disponibili, una decorazione sontuosa della cappella e i lavori, basati su marmo, mosaici e bronzo, furono affidati a ditte veneziane leader dl settore.La stessa opera del Berti insegnate di architettura e in contatto con gli artisti della città, ottenne che molti maestri lavorassero a titolo gratuito per l’opera. Iniziano i lavori della cappella, che nel frattempo si decide di denominare “Famedio del Marinaio Italiano”, con una somma raccolta pari a 619.432 lire (valore grossolanamente paragonabile, nel 1928, al milione di euro) e il 24 maggio 1929, dopo alterne vicende, il famedio veniva inaugurato. L’Ente non smise la propria opera, continuo ad abbellire la chiesa sostituendone, ad esempio, il pavimento in legno con uno in marmo. l'interno del Famedio Oggi il famedio non esiste più e l’unica fonte per descriverlo è il libro del conte Nani Mocenigo “il famedio del marinaio italiano” edito a Venezia nel 1930. Le misue dell’ambiente erano di 6,20x4,25 metri, le porte vennero dotate di cancelli in bronzo lavorato ed a fianco dell’ingresso vi era una lapide con frase dettata dal Capo di Stato Maggiore della Marina: “Accogli Vergine del Mare – nelle tue braccia materne- il Marinaio d’Italia-che silenziosamente-romanamente-umilmente-diè la sua vita-perché fino al quarnaro-e più oltre-fosse l’Italia- degli Italiani. XXIV maggio 1229 anno VII”. Ai quattro angoli della cappella vi sono solonne di marmo cipollino che sorreggono archi a tutto sesto sui quali poggia la cupola. Nella arcate corrispondenti vennero aperte finestre chiuse con lastre di onice lucido. Sotto le arcate delle pareti tre lapidi in bronzetto ricordano le attività della Marina nella Grande Guerra. il soffitto Nella parete di fronte all’ingresso è ricavato l’altare , separato dalla cappella da una balaustra di marmo con un cancelletto in bronzo.La pala d’altare è in bronzo e raffigura la Madonna del Mare. Nella parete a lato è posta una bassa colonna sul cui capitello è posto l’Albo d’Oro coi nomi dei Marinai caduti. Completa l’allestimento il pavimento a marmi policromi. il cofano che racchiude l'Albo il frontespizio dell'Albo d'oro la pala raffigurante la Madonna del mare Vi sarebbe ancora molto da descrivere, ma non è questa la sede per approfondire. Il triste 8 settembre del 1943 i tedeschi si appropriano della piazzaforte e di tutto il nord Adriatico, la popolazione istriana si prodiga senza posa a favore dei militari italiani: sfidando le mitragliatrici le donne di Pola divideranno il loro pane coi militari che i tedeschi avviavano verso i campi di concentramento. Ma i tempi duri non finiscono nell’aprile del 1945: Pola è occupata dai partigiani Jugoslavi, reclamata dalle truppe inglesi viene liberata 45 giorni dopo. L’amministrazione inglese dura fino al 1947, quando Pola viene sottratta all’Italia e sembra inimmaginabile la crisi morale degli italiani, costretti a scegliere se cambiare bandiera o diventare esuli: su 40.000 abitanti solo 4000 sceglieranno l’amministrazione titina dopo il terrore seminato dalle bande di partigiani. Nel frattempo gli Italiani avevano restaurato tutti i monumenti storici danneggiati dai bombardamenti e quando venne il momento di abbandonare la terra natia, consci di quanto sarebbe accaduto, i Polani cercarono di portare in salvo i monumenti che sarebbero stati distrutti dagli iugoslavi e che, al contempo, erano tra le cose più care ai loro cuori. Il 15 settembre 1947 fu imbarcata sul "Toscana" la tomba di Nazario Sauro (che oggi riposa al Lido), la statua di Cesare Augusto sita nell’Arena fu trasportata a Gorizia via Venezia, le sfortunate salme del F14 furono riesumate e sepolte nella città lagunare, la lupa capitolina donata da Roma fu riportata nella capitale. Cito il sig. Paleogo, autore dell’articolo da cui ho attinto a piene mani per questo articolo: “Dobbiamo essere grati a quegli ignoti marinai che in un momento molto difficile si preoccuparono di salvare il salvabile. I loro nomi non sono conosciuti, forse oggi in gran parte non sono più fra noi, ma il loro lavoro ha permesso di portare in Patria alcuni ricordi…” Ecco un elenco dei preziosi ricordi, che furono portati all’Arsenale di Venezia: il cofano d’orato con l’albo d’oro, i candelabri, gli arredi sacri, le lampade votive, il grande lampadario centrale, i cancelli d’ingresso e i cancelletti degli altari, la pala d’altare, il quadro di Santa Barbara. Sarebbe stato troppo doloroso lasciare distruggere questi nostri Ricordi e, purtroppo, non è stato possibile salvare le grandi lapidi, i preziosi mosaici i rari marmi. Il grande lavoro del conte Nani Mocenigo, costato in denaro e sacrificio, veniva cosi vanificato. E quanto rimaneva del Famedio condivise il destino di tante famiglie d’oltre adriatico: fu frazionato, disperso e condanato all’esilio. Quanto fu possibile recuperare du provvisoriamente sistemato presso la chiesa di San Biagio e Venezia e, successivamente, presso l’Ordinariato Militare a Roma. FINE PRIMA PARTE Edited July 29, 2010 by Totiano Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
bussolino Posted July 29, 2010 Report Share Posted July 29, 2010 da base artica, marco possa il tempo dare pace e ridare a chi lascio, quanto cerca. possa lo spirito dei marinai profughi di memoria e terra, ritrovare cammino patrio. possa ns paese non dimenticare la lunga notte che scese su lembo suo patrio e su parte suoi figli. possa i raggi del futuro sole, dare giustizzia e perdono su passato. salutoni marco Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Totiano* Posted August 6, 2010 Author Report Share Posted August 6, 2010 2^ PARTE fonte per testo C. Paleogo "Il Famedio del Marinaio Italiano" - Bollettino Archivio U.S.M.M. foto by Totiano A Pola è rimasta la chiesa, passata al Comune e in condizioni critiche anche se ancora consacrata: il Parroco sta facedo il possibile per rimetterla in sesto nonostante i danni subiti dai bombardamenti (pochi) e dalla ignoranza (molti di più, purtroppo). Ai primi anni ‘50 la Marina Militare, preso atto che Venezia non sarebbe stat difendibile in un conflitto con il Patto di Varsavia, trasferisce il Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell’Adriatico dalla città di San Marco ad Ancona, dove le nuove stritture cominciano ad essere consegnate a partire dal 1957. Proprio come successe a Pola 100 anni prima, il Comandante in Capo della Base di Ancona ammiraglio Agostinelli, ravvisa la necessità di mettere a disposizione del personale una cappella che soddisfacesse le necessità di culto e fosse adatta alle cerimonie militari e, pertanto, di pertinenza esclusiva della Marina Militare. Non vi è traccia di chi ha dato l’idea di impiegare i materiali, salvati da Pola e conservati nei magazzini dell’ordinariato militare, per la nuova Cappella. Mi piace pensare che la forte comunità istriano/dalmata della città dorica abbia voluto portare a degno compimento l’opera dei genitori, mantenendo ad Ancona il ricordo della terra natia. Nasce quindi, ai primi anni 80, il progetto della nuova cappella di S. Barbara, da erigere nella cittadella militare della Marina di Piano San Lazzaro su disposizione dell’ammiraglio Agostinelli e progetto del direttore del Marigenimil (organo tecnico per le infrastrutture della Marina) col. Egisto Grassi. Furono dati severi “paletti” per la costruzione: contenimento dei costi, integrazione nel complesso militare ma mantenendo l’aspetto di una chiesa, impiego dei cimeli di Pola valorizzando cimeli bizantini in una struttura moderna. Un compito non facile ma eseguito con risultati notevoli. La chiesa ha dimensioni di metri 26 x 17 è costruita in cemento armato con tetto in legno rivestito di rame e ha la forma di una vela dalla quale si erge il campanile. L’ingresso è realizzato con 6 degli 8 portoni di accesso al Famedio di Pola (gli altri 2 danno accesso alla sacrestia) e, dopo un abussola di cristallo, si accede al luogo di culto. L’interno è luminoso grazie alla grande vetrata colorata sullo sfondo mentre il soffitto in legno con travi in lamellare appare come la carena di una antica galea. Sul pavimento in granito grigio, con presbiterio in granito rosso, riflette la luce della vetrata e delle poche luci interne, a creare una atmosfera di raccoglimento molto intensa. Un raggio di luce, proveniente da un’altissima finestra a forma di croce, piove dolcemente sul piccolo altare con il cofano e l’Albo d’Oro, sistemato sotto il moderno campanile con a fianco i grandi candelabri che lo incorniciavano gia a Pola. Sotto l’altare dell’Albo d’Oro che sotto quello principale, sono stati incastonati i cancelli dell’altare e del presbiterio del Famedio. Dal soffitto pende la grande lampada votiva mentre di fronte al quadro di S.Barbara è posto la lampada in bronzo del Raduno dei Marinai a Pola del 1923. Infine, a lato dell’ingresso, sono poste le cartegloria e la targa con le iscrizioni delle campane del vecchio Famedio. Vi è infine un cimelio che nulla ha a che fare con Pola ma molto con la Marina: una antica icona raffigurante S.Barbara donata dall’allora Comandante in Capo di Ancona ammiraglio MOVM Mimbelli. La chiesa è stata inaugurata il 4 dicembre 1986 e benedetta dall’Ordinario Militare Mons. Bonicelli. Questa è la storia del Famedio del Marinaio Italiano, legato alle vicissitudini delle genti di quelle terre che non possono non essere oggetto di profonda stima e ammirazione. E’ a loro che dedico questo piccolo scritto Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Red* Posted March 6, 2013 Report Share Posted March 6, 2013 (edited) Caro Direttore, sono venuto in possesso del bel volume il "Famedio del Marinaio Italiano" del conte Mario Nani Mocenigo edito dalla " Libreria Emiliana Editrice-Venezia" nel 1929 e autografato dall'Arch.Giuseppe(Bepi) Berti. E' diviso in sei capitoli ed è illustrato con molte fotografie. L'Autore riassume,in maniera particolareggiata,quella che fu la storia del Famedio compresi i momenti di difficoltà venutesia creare per la mancanza di fondi per poter proseguire al completamento di una delle più belle opere d'arte italiane. Riporto quì il primo capitolo dal quale si può venire a conoscenza di nuovi ed interessanti particolari. La copertina LA CHIESA DELLA MADONNA DEL MARE La Chiesa della Madonna del Mare fu costruita per iniziativa dell'Ammiraglio Barone Massimiliano Dublebski Von Sterneck Comandante in Capo della I.R.Marina a.u. e la prima pietra venne collocata con grande solennità il 29 giugno 1891 (1). Il concetto che indusse l'Ammiraglio Sterneck a promupvere la costruzione della Chiesa fu quello di creare nella grande piazza marittima dell'Impero un Sacro Palladio che con l'andare del tempo sarebbe divenuto il fulcro di idealità patriottica e religiosa intorno al quale egli sperava riuscire a far convergere l'anima marinara dei popoli soggetti agli Asburgo. Egli pensava inoltre che le popolazioni dell'Impero avrebbero in tal guisa dovuto trarre sempre maggiore incitamento a compiere il loro dovere verso la Monarchia che la dominava,e che esse si sarebbero sempre più saldamente strette attorno all'Imperatore. Questo concetto però mascherava il fine non confessabile ma chiarissimo di fare cioè una affermazione squisitamente politica di dominio sull'Adriatico,propiziando all'I.R.Marina degli Asburgo le migliori fortune,per la sua espansione marinara. Per quest'ultima ragione venne scelta per l'erezione della Chiesa una elevazione di terreno dominante il golfo di Pola e non lontana da un'altra collina sulla quale era stato collocato il monumento a Tagethoff.In tal modo veniva fuso in un solo pensiero il ricordo di Lissa ed il presagio di nuove vittorie sul mare. (1) I dati storici e descrittivi contenuti in queste brevi note mi furono gentilmente forniti dal Rettore della Chiesa Mons.Aleramo Cravosio che vivamente ringrazio. La Chiesa sorse su un terreno erariale concesso gratuitamente ed il Governo a.u. assegnò 60 mila corone autorizzando in pari tempo l'Arsenale di Pola a concedere gratuitamente materiali e mano d'opera per i lavori. Anche il Ministero dell'Istruzione e quello del Culto contribuirono alle spese in un primo tempo con una erogazione di 4000 corone ciscuno;successivamente altre 3000 corone furone concesse per la costruzione delle statue che ornano la galleria del frontone della facciata e che furono eseguite dalla i.r.scuola di arte di Horik in Boemia. Il maggior contributo per la costruzione della Chiesa venne però ottenuto con una sottoscrizione aperta con questo scopo. Vi parteciparono in misura notevole i più importanti stabilimenti industriali della Venezia Giulia,le società di navigazione,i municipi delle città costiere,gli ufficiali e gli impiegati civili della i.r.marina ed in modo speciale gli equipaggi delle navi,ai quali all'atto di essere congedati dal servizio veniva fatta una ritenuta obbligatoria sugli assegni ai quali avevano diritto. Lo stesso Vice-Re di Egitto fece omaggio alla Chiesa di 4 colonne di agata cotognina che erano destinate a reggere il baldacchino marmoreo dell'altare maggiore.Alla fine della guerra esse dovevano trovarsi ancora in corso di lavoro alla scuola di Horick,ma non fu possibile ottenerle. Il tempio rivestito all'interno di marmi bianchi e rossi dell'Istria e con tetto di rame (che durante la guerra fu sostituito con zinco) venne aperto al culto il 2 Dicembre 1898 in occasione del cinquantenario di regno dell'Imperatore Francesco Giuseppe,malgrado molto mancasse per ultimarlo. Il compilatore del progetto della Chiesa fu l'Arch.Natale Tommasi di Trento consigliere edile dell'ex Impero (1). Egli si ispirò per il lavoro allo stile romanico-bizantino,volendo così richiamare in tanta luminosità di cielo e di natura italica il gusto e la potenza di un Impero che si illudeva di essere l'erede di quello di Roma e di Bisanzio sulle coste e sulle isole dell'Adriatico e nell'Oriente Mediterraneo. La Chiesa lunga metri 30,50 compreso l'abside è larga m.19,50.E' a tre navate,quella centrale è divisa da ciascuna di quelle laterali da 5 colonne.La navata centrale finisce in un'abside rialzata da tre gradini,sulla quale sorge l'altare maggiore. In un locale separato dalla Chiesa trovasi la Cappella Votiva destinata prima a Battistero,il locale a sinistra è destinato ad uso Sacrestia.Le pareti laterali della Chiesa sono senza alcuna decorazione e senza altari. Esistono soltanto alcune lapidi che ricordano incidenti mortali avvenuti su navi della marina a.u. (1) L'Ing.Tommasi dopo l'armistizio fu chiamato a reggere l'Uff.Architettura Civile istituito a Trento. Morì nel 1924. La facciata della Chiesa è decorata da un bel portale di stile romanico,sopra il quale corre una galleria e sotto questa in apposite nicchie figurano cinque statue di Santi. Il Campanile della Chiesa senza acroterio è alto metri 30 ed è sormontato da un angelo di bronzo dorato. E' dello stesso stile della Chiesa e sorge a destra di essa in posizione leggermente arretrata rispetto alla facciata. E' congiunto alla Chiesa per mezzo di un piccolo locale adibito ora a battistero. La Chiesa fu destinata a disimpegnare le funzioni di parrocchia per il personale dell'i.r. dovunque fosse dislocato. Anche per le famiglie dei marinai la Chiesa fu destinata ad avere la stessa funzione. Alla morte dell'Amm.Sterneck egli venne sepolto in una cripta sottostante il presbiterio,dove la sua salma riposa tuttora. Al momento dell'armistizio la Chiesa non era ancora ultimata.Il pavimento di tutta la Chiesa è infatti anche oggi in legno ed in legno sono eziandio gli altari ed i loro basamenti. L'abside è rivestita nella sua parte inferiore in carta-tela dipinta a finto marmo ed un solo mosaico,dei numerosi progettati,esiste nel catino sovrastante l'abisde stessa. A proposito di questo mosaico,costruito a Venezia poco prima del 1914,allo scoppiare della guerra mondiale dopo che l'Italia aveva proclamata la neutralità,venne presentata una interpellanza al Parlamento di Vienna per protestare perchè questo lavoro era stato commesso in Italia e perchè l'Ammiraglio Sterneck vi si era fatto rappresentare in ginocchio.In seguito a questa protesta l'immagine dell'Ammiraglio venne tolta dal mosaico. Nel Novembre 1918 alla conclusione dell'armistizio la Chiesa che costituiva una legittima preda di guerra venne presa in consegna dalla R.Marina che vi destinò per officiarla il Cappellano Mons.Antonio Giordani che durante la guerra aveva prestato servizio al Reggimento San Marco,e nominò una commissione per ricevere in consegna gli arredi e tutto quello che apparteneva alla Chiesa compreso l'asilo infantile. Nessuna somma venne rinvenuta in questa occasione perchè i fondi disponibili per completare la costruzione della Chiesa erano stati da tempo inviati a Vienna dove pure erano state spedite che costituivano le 13 fondazioni pie delle quali era dotata la Chiesa. Alla Chiesa mancavano ancora le campane che erano state fuse per scopi bellici durante la guerra e che poterono essere sostituite nel 1921 con altre fuse col bronzo nemico. Queste campane portano le iscrizioni seguenti composte da Mons.Aleramo Cravosio attuale Rettore della Chiesa. I^ CAMPANA - SERVITUTE FRACTA LIBERAM VOCEM DEDI AERE PUB. A.D.MCMXXI EXULTA POLA-REDEUNT IAM HADRIE TEMPORA MAGNA ET FATA TU STATIO ROMAE CARINIS II^ CAMPANA- FINIBUS AUSONIAE CONSECUTIS PER AEQUORA SONUM FUDI AUDI MARIA AB AMPLITUDINE MARIS VOCEM AD TE CLAMANTIUM RESPONDE PIA CORDIBUS IN TE FIDENTIUM III^ CAMPANA- HISTORIA VENDICATA EVIGELAVI AERE PUB. A.D.MCMXXI NE DESERAS NOS DOMINA MISEROS FLUCTIBUS PELAGI VITAEQUE LUCTANTES RESPICE NAUTAS HADRIAM NAVIGANTES IV^ CAMPANA- LIBURNIA CAPTA AERE PUB. A.D. MCMXXI ALMA DEI MATER-GENTIBUS NOSTRAE SIDUS ITALIAE TUAE SACRAS TUERE ORAS (1) Oggi la Chiesa è di proprietà della R.Marina che la custodisce con gelosa cura costituendo essa un ambito trofeo della nostra Vittoria e noi ci permettiamo di formulare il voto più fervido che in un non lontano avvenire possa essere ultimata nelle parti della decorazione che non sono state ancora eseguite. Dovrebbero in special modo esser compiuti i mosaici mancanti per raffigurare in essi le nostre glorie marinare nel corso dei secoli,ad esaltazione degli eroi che si immolarono perchè l'Italia riuscisse ancora a dominare sul "Mare Nostro",e perchè si alzasse sulla sua sponda orientale la bandiera vittoriosa della Nuova Italia accanto ai segni indelibili che ricordano la gloria di Venezia e di Roma. (1) Ecco la volgarizzazione delle iscrizioni riportate secondo il pensiero del dotto autore : I^ CAMPANA- Spezzate le catene del servaggio,gettai nello spazio un libero grido. Esulta o Pola:già riedon per Adria i giorni grandi e compionsi i destini:Tu or sei fatta porto delle prore di Roma. II^ CAMPANA- Raggiunti termini d'Ausonia,per l'acque sconfinate sono la mia voce.Deh! Odi,o Maria,il clamor degli invocanti a Te dall'immensità del mare:rispondi o Pia,alle speranze dei cuori in Te fidenti. III^ CAMPANA- L'Istria liberata,io mi son desta. Donna,non ci abbandonare miseri in lotta coi flutti del mare e della vita:deh! guarda,benigna al marinaio che il seno dell'Adria fende. IV^ CAMPANA- Conquistata la Liburnia-Alma Madre di Dio,Stella di nostra gente,i sacri difendi confini dell'Italia tua. 1- Il portale della facciata della Chiesa 2- Interno 3- La Cappella prima della trasformazione Fine del 1° Capitolo- Continuerò con il 2° (se interessa) che è dedicato alla "Costituzione e l'opera del Comitato" che è ancora più interessante. RED 2° Capitolo- LA COSTITUZIONE E L'OPERA DEL COMITATO Subito dopo la conclusione dell'armistizio che seguì la fine della guerra vittoriosa contro il nostro secolare nemico,il Vescovo di Parenzo iniziò un'azione sistematica al Ministero della Marina perchè la Chiesa della "Madonna del Mare" che aveva appartenuto,come abbiamo veduto,alla I.R.Marina austro-ungarica,e che era stata presa in possesso dalla Marina Italiana,venisse concessa dal Governo alla diocesi di Parenzo. Tale richiesta del Vescovo veniva suffragata da esigenze di culto che consigliavano,secondo lui,di dotare la città di Pola di una nuova parrocchia dato l'aumento di popolazione che vi si era manifestato negli ultimi anni.Negli ambienti del Ministero della Marina di allora,dove si cercava,in quei giorni dolorosi che hanno seguito la nostra Vittoria,di liberarsi di tutto quanto non si riteneva indispensabile ai bisogni contingenti della Marina,il desiderio del Vescovo di Parenzo non era sentito con dispiacere,giacchè la rinunzia alla proprietà della Chiesa avrebbe liberato il Ministero da fastidi e da spese giudicate superflue dagli uomini che allora ci dirigevano. Nettamente contrario alla alienazione della Chiesa fu invece il compianto Ammiraglio d'Armata Diego Simonetti allora Comandante in Capo della Piazza Marittima di Pola.Egli nel novembre 1920,dopo la ratifica del trattato di Rapallo,propose senz'altro al Ministero che la Chiesa dovesse non solo rimanere proprietà della R.Marina ma anche che fosse destinata a divenire il Mausoleo dei nostri morti del mare e ciò perchè col trattato stesso si era rinunziato alla sovranità sull'isola di Lissa,dove sarebbe stato naturale di erigere il monumento a ricordo dei marinai morti per la grandezza della Patria. Alla proposta generosa e patriottica l'Ammiraglio Simonetti mai ebbe risposta e la sua lettera finì dimenticata negli archivi ministeriali. Poco tempo dopo (Marzo 1921) l'Ammiraglio Simonetti chiamato a Roma per trattare altre questioni intrattene a voce sull'argomento il Ministro.Questi ascolto le nobili parole senza manifestare il suo pensiero,tanto che l'Ammiraglio ebbe la penosa sensazione che la sua proposta non venisse apprezzata nel suo giusto valore e non fosse compresa dal Ministro l'importanza politica di onorare i nostri morti sul mare nella piazza marittima nemica conquistata. Nel mese stesso ebbi occasione di recarmi a Pola per visitare il Museo dell'Arsenale che vi aveva costituito la marina a.u.e per scegliervi il materiale ed i cimeli che avrebbero duvuti essere inviati al Museo Storico Navale che il Ministero aveva deciso di costituire. In quell'occasione,visitando l'Ammiraglio Simonetti,egli ebbe ad esprimermi la sua amarezza perchè sentiva che presto o tardi la Chiesa della Madonna del Mare sarebbe stata ceduta alla Diocesi di Parenzo e non sarebbe quindi stato più possibile che la sua idea di onorarvi i nostri morti del mare avesse potuto essere attuata. Commosso per le parole dell'Ammiraglio e immedesimato della nobiltà e della opportunità della sua proposta gli feci solenne promessa che nella mia qualità di Presidente della Sezione di Venezia della Lega Navale Italiana (carica che allora ricoprivo) mi sarei occupato della questione sia per impedire la cessione della Chiesa,sia perchè essa potesse divenire un giorno il monumento ai nostri eroi del mare. Giunto a Venezia convocai il Consiglio Direttivo della Lega Navale italiana,al quale riferì il colloquio avuto con l'Ammiraglio Simonetti ed il Consiglio decise all'unanimità di proporre alla Presidenza Generale dell'Associazione : 1) di iniziare una campagna nella stampa per ottenere che la Chiesa della R.Marina esistente a Pola non fosse ceduta alla Diocesi Parenzo. 2) di raccogliere offerte perchè si onorassero i morti che la Marina ebbe durante tutte le guerre di Indipendenza e Coloniali. Nella lettera scritta alla Presidenza della Sezione alla Presidenza Generale in data 21 Maggio 1921 era detto tra l'altro : " L'idea sembra avere il massimo appoggio della nostra associazione,ritenendo che Pola sia il punto indicato per far sorgere il monumento non potendo esso venire eretto a Lissa che purtroppo venne ceduta alla Jugoslavia". La Presidenza Generale in data 30 Maggio successivo rispondeva che pur plaudendo alla iniziativa si dichiarava scettica sull'esito che una sottoscrizione avrebbe potuto avere e che non riteneva che degli articoli di giornale avrebbero potuto far recedere il Ministero dalla decisione di cedere la Chiesa. Parole amare che rispecchiavano la mentalità di quegli anni di rinunzia. La Sezione di Venezia della Lega Navale Italiana davanti a questo inspiegabile rifiuto della Presidenza Generale decise di non rinunciare all'iniziativa e di costituire invece un Comitato Nazionale che dovesse portarla compimento,fuori dell'ambito dell'Associazione. A tale scopo si formò un Comitato promotore composto oltre che del Consiglio Direttivo della Sezione L.N.I. anche delle seguenti personalità : Marchese CESARE IMPERIALE di S.Angelo ex Dep.al Parlam. Prof.MARIA PEZZE' PASCOLATO Conte CARLO EMO CAPODILISTA Conte AURELIO BIANCHINI d'ALBERIGO. per raccogliere i fondi necessari per onorare i marinai morti nelle guerre di indipendenza e coloniali nella Chiesa della Madonna del Mare a Pola in quella forma che potrà essere consentita dal risultato finanziario che si riuscirà ad ottenere (1). Si procedette subito alla ricerca di un Presidente per il Comitato Nazionale in via di formazione e la scelta unanime cadde sul Marchese Lorenzo Cusani Visconti,Senatore del Regno che da poco tempo aveva lasciato il servizio attivo nella R.Marina,col grado d'Ammiraglio d'Armata e che era al corrente della questione,perchè dopo l'armistizio aveva avuto la carica di Comante in Capo della Piazza Marittima di Pola. 1) Riportiamo la lettera circolare del che nel luglio 1921 venne diretta da Comitato Promotore a eminenti personalità delle varie regioni d'Italia per invitarle a far parte del costituendo Comitato Nazionale : Venezia ,Luglio 1921 Illustrissimo Signore, I sottoscritti si sono recentemente costituiti in Comitato promotore allo scopo di realizzare l'idea di completare la Chiesa della Madonna del Mare di Pola e trasformare la Cappella battesimale ivi esistente in Cappella votiva in onore dei nostri marinai morti per l'italianità dell'Adriatico e di impedire che la Chiesa stessa sia dal Ministero della Marina ceduta alla Diocesi di Parenzo. La Chiesa sorge sull'altura di Veruda,dalla quale si domina lo specchio d'acqua dove con l'affondamento della "Viribus Unitis",si compiva una delle più belle gesta della nostra Marina. Possiamo quindi lusingarci che l'iniziativa riesca ad avere un esito degno,se tutti quanti sanno l'amore d'Italia vorranno contribuirvi. All'opera che tanto significato patriottico in sè racchiude noi osiamo sperare che la S.V.Ill.ma non vorrà rifiutarsi,e perciò la preghiamo di voler far parte del Comitato Nazionale di prossima costituzione e di voler costruire sotto i suoi auspici un Comitato locale,che con tutti i mezzi della S.V. ritenuti opportuni proceda alla raccolta di offerte e di quanto altro si presti al raggiungimento dell'alto scopo che ci proponiamo. La Presidenza generale del Comitato è stata affidata all'Ammiraglio Marchese Lorenzo Cusani Visconti,Senatore del Regno,al quale La preghiamo di voler indirizzare la Sua ambita adesione,mentre ci è grato porgerle cogli anticipati ringraziamenti i nostri più distinti saluti. Il Comitato Promotore Bettanini Prof.Giuseppe Emo Capodilista Co. Carlo Bianchini d'Alberigo Co. Aurelio Imperiale di S.Angelo March. Cesare Pezzè Pascolato Prof. Maria Nani-Mocenigo Co. Mario Animato dal più vivo sentimento patriottico,l'Ammiraglio Cusani accettò la presidenza e mi chiamò a disimpegnare le funzioni di Segretario Generale,mentre quelle di tesoriere furono affidate al Conte Aurelio Bianchini d'Alberigo. Il Comitato promotore venne sciolto dopo l'azione svolta per costituire i comitati regionali in tutta Italia e nelle più importanti colonie all'estero. La professoressa Maria Pezzè Pascolato compose una circolare di propaganda che si riproduce quì sotto ed alla quale venne data una grande diffusione per far affluire al Comitato le prime offerte in denaro (1). Con un tenace lavoro e senza indietreggiare davanti ai rifiuti di personalità interpellate,il Presidente riuscì a costituire i seguenti Comitati : Il Comitato di Venezia fu assunto da me che potei formare nelle città del Veneto i seguenti Comitati locali : a) Venezia- Presieduto dalla N.D. Margherita Casanuova Jerserinch; b) Friuli- Presieduto dal Capitano di Fregata Adolfo Zozzoli; c) Treviso- Presieduto dal Colonnello Medico R.N.G. Ulivi ; d) Verona- Presieduto dal Capitano di Fregata R.N. Alberto Da Sacco. (1) COMITATO NAZIONALE FAMEDIO MARINAIO ITALIANO IN POLA S. Trovaso 1010 - Venezia IN ONORE DEI MARINAI MORTI PER L'ITALIANITA' DELL'ADRIATICO Per sacro diritto di guerra vittoriosa,la Marina Italiana ha ereditato dalla scomparsa Marina austriaca,a Pola, il tempio dedicato alla Madonna del Mare. Il bel nome è italiano,com'è italiana la bella architettura romanica,a liste di marmo bianco e rosso, che rammenta le nostre cattedrali di Pisa,di Lucca,di Genova,della Sardegna. La Chiesa sorge a mezzogiorno di Pola,nel sobborgo militare,a pochi passi dalla tomba di Nazario Sauro,a specchio del mare dove è inabissata ,per il valore italiano,la corazzata ammiraglia austriaca " Viribus Unitis ". E' dedicata alla divina Stella del mare,cui si rivolgono con affettuosa fiducia i naviganti,nei pericoli,nella lontanaza delle care genti,nei lunghi disagi.Vi si celebrano le funzioni nelle ricorrenze patriottiche,e la Messa della Domenica ha carattere particolarmente solenne e commovente,perchè vi assistono il Comandante in Capo e gli altri Ammiragli,ed un picchetto di Marinai rende glio onori. Ma l'edificio non è tutto compiuto;non è compiuto il coordinamento architettonico con la costruzione di un porticato a due ali,che fiancheggi l'austera facciata; non è terminata la decorazione interna a mosaici,nè è terminato il Battistero che potrebbe divenire Cappella Votiva.Perciò è sorto un Comitato Nazionale con rappresentanze in ogni regione,e in ogni colonia italiana,per fare opera di pura giustizia,rendendo onore in Pola,nostra ben conquistata piazza forte marittima,ai cinquemila morti della R.Marina nella recente guerra,ed insieme a tutti i marinai sacrificatisi per l'italianità dell'Adriatico. Quale tra le città,tra le regioni d'Italia non vorrà cooperare a che il prezioso trofeo di Vittoria divenga il monumento dei nostri marinai ? Città e regioni e colonie italiane andranno certamente a gara per onorare ciscuna un'arcata del portico,per ciascuna lapide,una iscrizione,un ricordo dedicato ai propri morti sul mare. Il Comitato fa dunque appello a tutto il popolo italiano perchè dia segno tangibile della entusiastica ammirazione,della gratitudine imperitura che ha in cuore per la sua gloriosa Marina. Vani furono gli sforzi per formare comitati a Padova,Vicenza,Belluno e Rovigo. 2) Il Comitato della Venezia Giulia venne affidato al Contrammiraglio Conte Alfredo Dentice di Frasso che costituì un comitato anche a Pola presieduto dal Prof.Arturo Gregoretti Presidente di quella Sezione della Lega Navale. 3) Il comitato di Lombardia fu affidato al Conte Febo Borromeo d'Adda ex Deputato al Parlamento che assume la presidenza del Comitato di Milano e costituì un Comitato a Mantova presieduto dalla Marchesa Ippolita Cavriani,un Comitato a Crema presieduto dal Capitano di Freg.R.N. Luigi Terni de Gregori ed uno a Bergamo presieduto dal Capitano di Freg.R.N. Conte Luigi Premoli. 4) Il Comitato Piemontese fu affidato al Capitano di Freg. R.N. Nob.Ettore Frigerio che costitui un comitato a Torino presieduto dalla Sig.ra Maria Cagni moglie del valoroso Ammiraglio,un comitato ad Alessandria presieduto dal Colonnello Medico R.N. Domenico Crespi ed un comitato a Biella presieduto da donna Claudia Guala de Tomati. 5) Il Comitato Ligure fu affidato al Marchese Paolo Pallavicino che costituì un comitato a Genova presieduto dalla Marchesa Matilde Negrotto Cambiaso Giustiniani. 6) Il Comitato dell'Emilia fu affidato all'Ammiraglio Conte Carlo Pignatti Morano che costitì un comitato a Bologna presieduto dal Marchese Giuseppe Tanari Senatore del Regno,un comitato a Piacenza presieduto dalla Contessa Maria Gazzola di Settima ed uno a Modena sotto gli auspici della Contessa Mina Gregori Piella de assunse la presidenza l'assessore di quel comune Sig.Federico Robecchi. 7) Il Comitato delle Marche fu affidato a Mons.Antonio Giordani ex Cappellano del Reggimento "S.Marco", Vicario Generale a Camerino,che costituì comitati in tutte le città della regione. Il Cav.Uff. Ulderico Ceci allora Capitano di Porto di Ancona presiedette il comitato di quella città. Il Prof.Benigni quello di Jesi.Il Prof.Fattori quello di Fabriano.La N.D. Contessa Marta Merli quello di Ascoli Piceno.Il Conte Falconi quello di Loreto.La Signorina Pia Catinelli quello di Tolentino e il Conte Garulli quello di Porto San Giorgio. 😎 Nella Toscana non si potè fondare un comitato regionale e se ne costituì uno soltanto a Livorno presieduto dalla Signora Maria Amadasi Rossetti. 9) Il Comitato Abruzzese fu affidato a Donna Rachele Paolucci de Crecchio,madre dell'eroico affondatore della "Viribus Unitis". 10) Il Comitato del Lazio fu affidato alla Duchessa Irene Thaon di Revel moglie del Grande Ammiraglio,che fu l'artefice della nostra vittoria navale. 11) Il comitato per il Mezzogiorno fu affidato all'Ammiraglio di Divisione Luigi Portaluppi. Di pari passo si pensò alla costituzione sei Comitati delle Colonie affidando l'incarico per le colonie del Regno Unito al Conte Prof. Antonio Cippico Senatore del Regno,per quelle del Levante al Comm. Quintino Fonzi-Cruciani e per quelle del Sud America al Barone Antonio De Marchi di Buenos Ayres. Il Comitato si rivolse inoltre alle autorità della R.Marina perchè venisse autorizzata una raccolta di fondi a bordo delle RR.NN. e nei Dipartimenti,alle Società di Navigazione perchè facessero partecipare all'iniziativa gli equipaggi mercantili ed alla Lega Navale perchè aprisse una sottoscrizione sulle colonne dell' " Italia Marinara " . Il Comitato infine per il cordiale interessamento dell'on. Conte Fulco Tosti di Valminuta allora Sotto Segretario di Stato degli Affari Esteri,riuscì ad ottenere che le autorità diplomatiche e consolari raccogliessero offerte tra i connazionali all'estero. Difficilissima è riuscita la costituzione di molti Comitati ed in qualche città si dovette lottare contro un'azione subdola di origine massonica che cercava di impedire che il tributo di omaggio ai nostri morti del mare venisse reso nella forma ideata dal Comitato; altrove non fu possibile trovare persone che prendessero a cuore l'iniziativa. Dobbiamo a questo riguardo ricordare purtroppo che non è stato possibile costituire comitati malgrado i ripetuti tentativi nelle seguenti regioni : Venezia Tridentina,l'Umbria,Puglie,Sicilia e Sardegna e anche le nostre insistenze riuscirono vane sia nelle nostre colonie del Nord America che in quelle d'Egitto. Anche la raccolta di offerte presso la Società di Navigazione fu nei primi anni assai scarsa non avendo inviato un contributo che i piroscafi " Tocra " (L.300), " Quirinale " (L.629). Certo questo doloroso risultato fu dovuto alla mentalità del dopo guerra prima dell'auspicato avvento del Governo Fascista. Il 4 Luglio 1921 assumeva il Ministero della Marina il Senatore del Regno Eugenio Bergamasco che si dimostrò animato dal desiderio di sollevare il morale della nostra Marina,profondamente depresso dopo il lungo periodo di progressivo sistematico disfacimento degli apprestamenti compiuti durante la guerra. Il Presidente presentava subito al nuovo Ministro il bellissimo promemoria che quì sotto riproduciamo (1). 1) A Pola nostra ben conquistata Piazza forte Marittima nell'Adriatico e sede di Comando in Capo del Dipartimento Marittimo in quel mare,si erge su di un'altura dominante il golfo,a breve distanza dall'Arsenale verso sud,un tempio denominato " Madonna del Mare " perchè ad Essa dedicato.Questo tempio ,imponente e grazioso fabbricato di stile gotico-lombardo,apparteneva alla scomparsa Marina austro-ungarica. La Chiesa fu appunto eretta coi fondi del Ministero della Guerra (sezione della Marina) austriaco,e col concorso di sottoscrizioni da parte di Ufficiale e marinai. La Chiesa sebbene sia officiata e quindi consacrata,e sebbene si presenti in forma dignitosissima sia nell'interno che nell'esterno,non è ancora compiuta nel suo completo progetto di adornamento e nel dettaglio di coordinamento architettonico con la costruzione di un porticato a due rami sulla destra e sulla sinistra della classica ed imponente facciata prospicente sul mare. Il progetto è dovuto ad un bravo architetto italiano e di sentimenti italiani,il quale,venuto a Pola presentò al sottoscritto,allora Comandante in Capo della Piazza,tutti i disegni ed informò che parte dei mosaici i quali dovranno essere posti nell'interno,sono pronti in Austria. Il sottoscritto ritiene che in Austria debba esistere tuttora un fondo per il completamento della Chiesa. Comunque rimane fermamente stabilito il fatto indiscutibile che la Chiesa della Madonna del Mare apparteneva alla Marina dell'ex impero austro-ungarico. Fissando la mente e la giusta convinzione su questo fatto e senza per ora considerare ragioni di altissimo sentimento marinaro e di decoro e di diritto nazionale italiano,si viene alla naturale ed inevitabile conclusione che,come gli arsenali con tutto il loro attrezzamento,le fortezze,le navi di uso locale ecc. tutto ciò insomma che apparteneva alla cessata marina nemica in Pola, venne naturalmente in possesso,come retaggio di guerra della Regia Marina Italiana,così anche la R. Marina deve tenere in sua proprietà il tempio della Madonna del Mare.Questo in linea di diritto infatti fu nominato un nostro cappellano militare come rettore della Chiesa,fin dall'inizio della nostra occupazione di Pola,ora annessa al Regno d'Italia.E in quella Chiesa furono da quell'epoca gloriosa e sono tuttora celebrate tutte le funzioni solenni in ricorrenze patriottiche e marinare.Le funzioni,come anche la consueta Messa della domenica,hanno un carattere militare navale simpaticissimo ed altamente dignitoso.Vi assistono l'Ammiraglio Comandante in Capo e gli altri Ammiragli,dal posto speciale a loro riservato; un picchetto di marinai rende gli onori;vi sono i marinai delle navi presenti in rada ed i bambini dell'Asilo di Marina (anche questa una bella e provvida istituzione che noi abbiamo ereditato dalla scomparsa marina nemica ) cantando in italiano (prima erano obbligati a cantare in tedesco) inni religiosi sempre improntati a senti- menti italiani. Il sottoscritto passa così a considerare dopo la questione di diritto,per la quale non vi ha dubbio che la Chiesa della Madonna del Mare deve essere conservata alla marina da guerra,la elevata questione di sentimento che ha importanza grandissima. Sopra questo argomento si può sinteticamente stabilire : 1) La Chiesa della Madonna del Mare è stata eretta e fondata per i marinai e se la marina austro-ungarica è scomparsa rimangono sempre le popolazioni costiere i cui elementi verranno anche a far parte dei nostri equipaggi e che considerano la Madonna del Mare di Pola come loro natu- rale tempio di devozione.E' questa,ad avviso dello scrivente,una ragione che si aggiunge a quelle precedentemente espresse e che impone al nostro Governo di conservare la proprietà della Chiesa. 2) La Chiesa stessa anche sotto il cessato Governo austro-ungarico ebbe sempre un significato di ideale latino ed italiano. A tale proposito il sottoscritto ricorda che,quando era a Pola gli venne riferito da persona eminente del luogo che allorchè si celebrarono le esequie dell'Ammiraglio Sterneck,che fu capo della Marina austriaca,lo stesso Imperatore Carlo,intervenuto a quella cerimonia avvenuta durante la guerra,richiamò un altissimo Ufficiale di Marina che traduceva in lingua tedesca il nome della Chiesa ,ordinado che conservasse il nome italiano di Madonna del Mare. 3) Senza voler dare menomamente a questa terza considerazione sintetica un significato che anche lontanamente si avvicini al clericalismo e tanto meno a superstizione,il sottoscritto ricorda come il culto per la Madonna,abbia per i marinai,anche i più scettici,un carattere che corrisponde da un intimo sentimento del cuore ed è noto come tale sentimento sia stato celebrato dai nostri poeti e come il marinaio nell'invocare " in mare irato,in subita procella " la di vina immagine della Madonna del suo lontano Santuario pensi al suo paese,alla sua famiglia,ele- vando così l'animo suo nelle sfere più luminose e come anche quando il pericolo non si imponga,il marinaio trovi conforto nel rivolgere il pensiero alla " Stella del Mare " durante le lunghe e faticose navigazioni. Il sottoscritto, ringrazia S.E. il Ministro,per aver desiderato questo Pro-memoria dopo le cortesi sue risposte durante il colloquio di ieri,è òietissimo di constatare come le considerazioni quì forse troppo prolissamente espresse,corrispondono precisamente alle belle ed applaudite dichiarazioni pronunciate ieri appunto in Senato,dal Ministro affermando che l'elemento morale ha grandissimo valore per conservare la disciplina fra gli uomini di mare e che tale elemento deve essere curato ed innalzato. Il sottoscritto è stato condotto alla esposizione delle presenti considerazioni perchè venne recentemente pregato ed accettò di assumere la presidenza di un Comitato Nazionale,formato da emineti cittadini e dame che hanno la residenza nelle principali città d'Italia,per raccogliere fondi affinchè la Chiesa della Madonna del Mare di Pola,con opportuni lavori che sono in progetto divenga il tempio votivo consacrato a ricordare i marinai d'Italia,nostri eroi del mare che perdettero la vita durante la guerra. Nessun edifizio certamente è per tale scopo più adatto della Chiesa della Marina di Pola che guarda solamente all'Adriatico,proprio sopra le acque dove è sepolta l'Ammiraglia corazzata austriaca "Viribus Unitis". Ma perchè lo scopo nobilissimo sia raggiunto è necessario che il tempio sia conservato alla Marina ed in tal senso il sottoscritto rivolge ,con piena fiducia,vivissima raccomandazione a S.E. il Ministro della Marina,perchè è a cognizione (e ciò gli risulta fin dal tempo in cui era al Comando della Piazza forte di Pola) che vive premure vengano fatte dal Vescovo di Parenzo, alla cui Diocesi appartiene Pola,perchè la Chiesa della Madonna del Mare passi,come sede par- rocchiale,alla dipendenza della Diocesi stessa. Tale pericolo va energicamente scongiurato,tanto più che il Vescovo di Parenzo,per la sua nazionalità slava,nutre più o meno nascosti sentimenti anti-italiani. Nelle proposte quì enunciate il sottoscritto è sicuro di aver l'appoggio dell'attuale Comandante in Capo di Pola S.E. l'Ammiraglio Simonetti,suo successore nell'alta carica. Infine,precisamente in questi giorni nei quali venne riconsacrata la Madonna del Grappa,con giusta glorificazione degli altissimi eroi del nostro Esercito che combatterono e magnificamente resistettero sullo storico monte ,sembra felicissima coincidenza quella che porta oggi il sottoscritto a porre in luce di grande venerazione nazionale la Madonna del Mare di Pola,dedi- cata,come è nei nostri fervidi voti,ai marinai scomparsi durante la guerra,tutti così consacrati,nel loro ricordo ,dalla riconoscenza della Patria e dei compagni di arme. In ultimo,il sottoscritto,venuto aconoscenza del progetto di legge presentato dai colleghi On.Sen.Canevaro,Gualterio ed altri per la creazione di un faro,sulla costa Adriatica,in memoria appunto dei marinai caduti in guerra dichiara,ancge se per accordi presi con molti onorevoli colleghi,che la presente proposta di conservazione e di solenne consacrazione votiva alla Madonna del Mare di Pola ,non è per nulla in contrasto con il progetto di legge suddetto. Il Senatore del Regno L. Cusani Visconti Nello stesso tempo il Presidente si rivolgeva la Ministro di Grazia e Giustizia perchè anch'esso accordasse il suo alto interessamento alla questione e considerasse con benevolenza e simpatia l'iniziativa del Comitato, proponendo che la Chiesa della "Madonna del Mare" nei riguardi del Culto venisse uguagliata alla Chiesa di S.Biagio di Venezia che anche nel 1866 passò dalla marina a.u. a quella italiana. In seguito ad informazioni pervenute al Comitato che il Vescovo di Parenzo continuava sempre ad insistere per vie indirette per cercare di ottenere che la R.Marina abbandonasse la proprietà della Chiesa,il Presidente Generale intensificò la sua azione personale a Roma aiutato anche da Mons.Angelo Bartolomasi Vescovo Castrense finchè egli potè formarsi la sicura convizione che la Chiesa non sarebbe stata alienata dalla R.Marina. Una prima ed importante vittoria fu così ottenuta dal Comitato e di ciò ebbe merito essenzialmente S.E. l'Ammiraglio Cusani che seppe destreggiarsi a Roma con grande abilità spinto dalla profonda convinzione della bontà della causa che difendeva. L'azione dell'Ammiraglio Cusani fu anche validamente integrata,per quanto riguarda la parte ecclesiastica, da Mons.Alerano Cravosio Rettore della Chiesa che riuscì,quale delegato del Vescovo Castrense,ad avere dalla Santa Sede il riconoscimento del Patronato della R.Marina sopra la Chiesa stessa. Egli ottenne anche la conseguente sistemazione del Clero della Marina con opera diretta presso la Congregazione della Concistoriale ed il defunto Cardinale De Lai con missione di fiduciario del Ministero della Marina. Il Decreto della Santa Sede uscito nella primavera del 1923 è il primo atto,a nostra conoscenza,di riconosci- mento dello Stato Italiano fatto dalla Sede Apostolica dopo il 1870,giacchè in esso si attribuisce al Governo Italiano il patronato della Chiesa. Mentre questa azione veniva parallelamente svolta dall'Ammiraglio Cusani e da Mons.Cravosio avveniva la marcia su Roma e gli uomini nuovi del Governo Fascista si insediavano finalmente per reggere le sorti d'Italia avendo in programma di valorizzare il sacrificio dei nostri eroi morti per la grandezza della Patria. L'azione del Comitato venne giustamente apprezzata dal nostro Ministro il Grande Ammiraglio Duca Thaon di Revel che dimostrò la sua benevolenza favorendo la costituzione di un Comitato in Ente Morale,cosa che fu richiesta dal nostro Presidente perchè ritenne opportuno che il Comitato avesse una veste giuridica che ne rendesse manifesta la serietà degli intenti. Dopo vari schemi di Statuto sottoposti all'approvazione ministeriale venne accolto quello che si riproduce con R.Decreto in data 2 Dicembre 1923 N°2752 registrato alla Corte dei Conti il 29 Dicembre successivo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 17 Gennaio 1924. Fine del 2° Capitolo . RED Edited November 8, 2019 by Red Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
BERILLO* Posted March 7, 2013 Report Share Posted March 7, 2013 Complimenti Dir. e C.te Red,..Questa Chiesa sembra quasi un parallelo con il Tempio dei Marinai di Garzola ( Como )nei tempi moderni.. BERILLO Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Totiano* Posted March 7, 2013 Author Report Share Posted March 7, 2013 certo che interessa, Red! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
dott.Piergiorgio Posted March 7, 2013 Report Share Posted March 7, 2013 Molto bella come storia, anche se onestamente, confrontando le foto, avrei preferito una ricostruzione "com'era anche se non dov'era" del Famedio Polano, anche se mi è enormemente piaciuto il crocifisso di luce solare. Saluti, dott. Piergiorgio. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Totiano* Posted March 7, 2013 Author Report Share Posted March 7, 2013 se passate da ancona basta chiedere... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Red* Posted March 9, 2013 Report Share Posted March 9, 2013 Ho unito il 2° Capitolo al 1° ! Certo l'interessante storia della Chiesa della "Madonna del Mare" continua ma ovviamente non posso riportarla completamente ! Grazie Com.ti !!! RED Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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