malaparte* Posted December 8, 2009 Report Posted December 8, 2009 Crociere per asili nido? Genova 6 dicembre '09 Spostatelo pure dove vi pare....ricordo vagamente un topic con roba bizzarra (ALmENO A ME QUESTE PAION BIZZARRE ASSAI....), ma non l'ho trovato. Quote
lazer_one* Posted December 8, 2009 Report Posted December 8, 2009 Io ho sempre trovato queste nuove livree delle navi Moby bellissime, specie quelle con Taz (ho un debole speciale avendo frequentato il porto di Hobart, Tasmania) Lazer_ :s02: ne Quote
ammiraglia88* Posted December 8, 2009 Report Posted December 8, 2009 Per fortuna si tratta solo di traghetti (quindi in poche ore uno scende!) :s03: Solo pensare di trascorrerci a bordo una settimana ed arrivare in un porto diverso ogni giorno, in queste condizioni, ed attirare l'attenzione in questo modo, non sarebbe di certo la mia massima aspirazione! :s02: Ne ho visto uno simile ormeggiato a Livorno nei pressi del Vespucci :s14: ... Quote
gichiano Posted December 8, 2009 Report Posted December 8, 2009 Credo si tratti di una scelta per attrarre le famiglie che partono per le vacanze facendo pressione psicologica sui bambini. Una politica di facciata perchè poi queste navi, come anche i traghetti Tirrenia, non offrono che squallidi svaghi tipo un paio di macchinette mangiasoldi, due televisori al bar o poco più. Sono essenzialmente dei dormitori. Quote
malaparte* Posted December 8, 2009 Author Report Posted December 8, 2009 specie quelle con Taz (ho un debole speciale avendo frequentato il porto di Hobart, Tasmania) Se parli di questo... lo vedo bene sulla torretta di un smg... :s03: :s03: Quote
Alfabravo 59* Posted December 8, 2009 Report Posted December 8, 2009 :s03: Io preferisco questo... :s03: ...WIILY IL COYOTE! :s03: ...che ritengo persona intelligentissima! :s03: Quote
Totiano* Posted December 9, 2009 Report Posted December 9, 2009 mi sembra un post da "nautica", che ne dite? Quote
Alfabravo 59* Posted December 9, 2009 Report Posted December 9, 2009 mi sembra un post da "nautica", che ne dite? Concordo. Quote
malaparte* Posted December 9, 2009 Author Report Posted December 9, 2009 Ovvio, ...l'avevo pur detto all'inizio. Quote
lazer_one* Posted December 9, 2009 Report Posted December 9, 2009 aggiungiamoci anche un risvolto quizzarolo... Sapete cosa vuol dire A.C.M.E che fornisce a Willie i dispositivi? Lazer_ :s02: ne Quote
U455 Posted December 9, 2009 Report Posted December 9, 2009 Significa A Company Making Everything ! ho viaggiato un pò di volte sui traghetti Tirrenia (ho anche una bella foto del nostro affiancato a quello di Willy il Coyote) e penso sia un banale accordo commerciale. All'interno ci sono appunto vari pupazzoni e quadri della Warner Bros, alcuni videogiochi e nulla di più. Io avevo preso la cabina a prezzo scontato e mi sono trovato benone ma il passaggio ponte è davvero ridicolo...in sostanza dormi sulle poltrone del bar (i più veloci e fortunati sui divani) Quote
R.Hunter Posted December 9, 2009 Report Posted December 9, 2009 aggiungiamoci anche un risvolto quizzarolo... Sapete cosa vuol dire A.C.M.E che fornisce a Willie i dispositivi? Lazer_ :s02: ne Dovrebbe essere l'acronimo di "American Company Making Everything", un'azienda inventata dal produttore dei cartoni della Looney Tunes che fornisce prodotti sistematicamente difettosi :s03: :s03: :s03: Fine OT :s10: Quote
bussolino Posted December 10, 2009 Report Posted December 10, 2009 (edited) Io ho sempre trovato queste nuove livree delle navi Moby bellissime, specie quelle con Taz (ho un debole speciale avendo frequentato il porto di Hobart, Tasmania) Lazer_ :s02: ne da base artica marco preferisco sempre silvestro che purtroppo da tv ee scomparso, anzi qualcuno ha dei dvd in merito (silvestro)? se poi si parla di navi ridicole (io le moby le vedo belle con tali fianchi cartonizzati... ) quardate qui cosa i tedeschi hanno fatto a tutta una flotta di vere navi da crociera. :s03: :s03: :s12: http://www.aida.de/kreuzfahrt/reisen-mit-a...iffe.18537.html http://www.aida.de/kreuzfahrt/reisen-mit-a...ella.18766.html filmato !!!!!!!!!!!!!!!! povero comandante chissa in porto i colleghi che ....gli dicono :s03: :s06: :s68: . saluti marco Edited December 10, 2009 by bussolino Quote
marat Posted December 10, 2009 Report Posted December 10, 2009 Ma perché, non sono le mimetiche di Rudolf Claudus che i bacchettoni di Palazzo Marina scartarono in favore di quegli insipidi grigiochiaro-grigioscuro ? Quote
bussolino Posted December 10, 2009 Report Posted December 10, 2009 da base artica, marco essendo x lavoro e diletto a bordo di unita da crociera e non , ci tengo che in alcuni momenti di bordo, ediketta predomoni. (dove possiamo noi europei predominare su certe persone made in usa o no che in merito a buone maniere o edichetta del buon vivere senza doversi salassare a soldi, soldi o no - io no!!!! siamo sempre in cima), oggi ci si siede a tavola con terzi, non per nutrirsi, ma x stuzzicare inteletto e satira, dove aggressione viene soggiogata da balletto di discussione, dove minuetti di parole ammansuiscono cattiverie, dove abbigliamento consono , distingue non ceto ma espessione. poltrone o no, oggi possiamo salire (pagando) quasi ovunque, ..........tempi neanche lontani, fa solo se moriv.. di fame, lo facevi ( x i tanti e tanti)!!! eppure anche piccolo viaggio con navi d´altra filosofia (moby) possono ammorbidire animo, importante ee non imergersi in ipocresia generale ma conservare e spirito di inteletto x incontro interessante. saluti marco carissimo marat, forse la MM non sara piu cio che era un tempo assai fa, ma ee sempre cio che rappresenta. Quote
marat Posted December 10, 2009 Report Posted December 10, 2009 (edited) dove aggressione viene soggiogata da balletto di discussione Si vede proprio che ad Amburgo non si prende nemmeno uno straccio di canale della TV italiana. (Non prendertela per la battuta impertinente sulle mimetiche della Regia: era davvero una battuta. e per quel che mi riguarda possono mimetizzare le navi come meglio credono. Certo, io preferirei i Peanuts e B.C.) Edited December 10, 2009 by marat Quote
bussolino Posted December 10, 2009 Report Posted December 10, 2009 (edited) da basee artica,marco x marat............. :s10: ma come stai ancor a scusarti??? :s03: eppure esperienza dovrebbe dirti che qualora tu lanci pallina, e costei dovesse tornarti ributtata, allora si che tua voce non ee andata persa, ma in... buca la mandasti, solo tale buca al momento gia non libera ee, allora come tu pensi di ributtarla e che ci rimanga?? caraggio marat, discussione non ee critica ma sollazzo d´intelletto a nuove soluzioni. saluti piovosissimi da hamburg dove di tv neppure quella locale guardo poiche peggio ma peggio di quella di patria natia ee ! l´informazione ee cosa propria, poche i savi hanno e danno , gli stolti solo ricevono!!! :s41: marco Edited December 11, 2009 by bussolino Quote
malaparte* Posted December 11, 2009 Author Report Posted December 11, 2009 da base artica, marcoessendo x lavoro e diletto a bordo di unita da crociera e non , ci tengo che in alcuni momenti di bordo, ediketta predomoni. (dove possiamo noi europei predominare su certe persone made in usa o no che in merito a buone maniere o edichetta del buon vivere senza doversi salassare a soldi, soldi o no - io no!!!! siamo sempre in cima), oggi ci si siede a tavola con terzi, non per nutrirsi, ma x stuzzicare inteletto e satira, dove aggressione viene soggiogata da balletto di discussione, dove minuetti di parole ammansuiscono cattiverie, dove abbigliamento consono , distingue non ceto ma espessione. poltrone o no, oggi possiamo salire (pagando) quasi ovunque, ..........tempi neanche lontani, fa solo se moriv.. di fame, lo facevi ( x i tanti e tanti)!!! eppure anche piccolo viaggio con navi d´altra filosofia (moby) possono ammorbidire animo, importante ee non imergersi in ipocresia generale ma conservare e spirito di inteletto x incontro interessante. saluti marco carissimo marat, forse la MM non sara piu cio che era un tempo assai fa, ma ee sempre cio che rappresenta. che dio ti benedica; Mi piace la faccenda dell'etichetta a bordo...ho evidenziato una faccenda che mi interessa... Mio padre(uff.le) in cucina diceva: imparate ad usare le posate come si deve a stare composti a tavola, perché non si sa mai cosa può capitarvi nella vita: conti , principi o ambasciatori Lui magari sognava, ma aveva ragione. Quote
lazer_one* Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 Ieri a Genova ho visto le mie due favorite e non posso evitare nominarle. la Moby Dream - quella con Silvestro surfista sul fumaiolo (da wikipedia) http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...ea_CIMG1830.jpg e la Moby Otta - quella con Taz (dal http://hhvferry.com/blog/?tag=moby una serie completa di foto della varie Moby) Lazer_ :s02: ne Quote
malaparte* Posted December 11, 2009 Author Report Posted December 11, 2009 Va bene....va bene... non mi costa nulla ritirare tutto ciò che ho detto.... Sono traghetti simpatici ed interessnti....tutti decorati del più decotartivismo chre esiste... ma ,visto che ognuno propone la sua, dove la mettiamo LUCY???Simpatica no, maledettamente reale sì... Quote
marat Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 dove la mettiamo LUCY??? Perché, io che avevo detto ? Quote
lazer_one* Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 beh io sono una persona molto semplice! Preferisco i Looney Tunes ai Peanuts...sono troppo complicati. Lazer_ :s02: ne Quote
bussolino Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 beh io sono una persona molto semplice!Preferisco i Looney Tunes ai Peanuts...sono troppo complicati. Lazer_ :s02: ne da base artica, condivido anche se snuppy ha del suo.....! ma come stiamo a dvd di gatto silvestro, ma quello dei primi tempi dove era una idea dopo altra x raggiungere gabbia canarino titti???? vedo ogni tanto su tube, ma poca roba... saluti marco Quote
bussolino Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 Mi piace la faccenda dell'etichetta a bordo...ho evidenziato una faccenda che mi interessa... Mio padre(uff.le) in cucina diceva: imparate ad usare le posate come si deve a stare composti a tavola, perché non si sa mai cosa può capitarvi nella vita: conti , principi o ambasciatori Lui magari sognava, ma aveva ragione. da base artica, marco perche dici sognava??? forse un giono ....incontri a tavola un principe o meglio........ un ammiraglio di squadra....! saluti e buon appetito marco Quote
Totiano* Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 Mio padre(uff.le) in cucina diceva: imparate ad usare le posate come si deve a stare composti a tavola, perché non si sa mai cosa può capitarvi nella vita: conti , principi o ambasciatoriLui magari sognava, ma aveva ragione. non credo che sognasse, nella vita "operativa" di un ufficiale, specie quelli di coperta quando ricoprono l'incarico di Comandante, contanti incontri sono assai frequenti... Quote
marat Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 nella vita "operativa" di un ufficiale, specie quelli di coperta quando ricoprono l'incarico di Comandante, contanti incontri sono assai frequenti... Tuttavia, Signore, temo che per le destinazioni e i comandi relativi ai battelli, il concetto di ufficiale di coperta corra il rischio di risultare assai ... bagnato. Quote
Totiano* Posted December 11, 2009 Report Posted December 11, 2009 :s03: :s03: :s68: sei impagabile! Quote
Alagi Posted December 12, 2009 Report Posted December 12, 2009 (edited) Per fortuna si tratta solo di traghetti (quindi in poche ore uno scende!) :s03: Solo pensare di trascorrerci a bordo una settimana ed arrivare in un porto diverso ogni giorno, in queste condizioni, ed attirare l'attenzione in questo modo, non sarebbe di certo la mia massima aspirazione! :s02: Ne ho visto uno simile ormeggiato a Livorno nei pressi del Vespucci :s14: ... Credo si tratti di una scelta per attrarre le famiglie che partono per le vacanze facendo pressione psicologica sui bambini.Una politica di facciata perchè poi queste navi, come anche i traghetti Tirrenia, non offrono che squallidi svaghi tipo un paio di macchinette mangiasoldi, due televisori al bar o poco più. Sono essenzialmente dei dormitori. La mia è una voce "fuori del coro", nel senso che spenderò un paio di parole a favore dei traghetti "Moby" rispetto a quelli "Tirrenia". Non già per le livree delle due compagnie, che rispondono a diverse scelte commerciali della proprietà - la Tirrenia è praticamente statalizzata, la Moby è di proprietà privata, armatore Onorato - quanto per aspetti più propriamente tecnici e di sicurezza. Premetto che utilizzo relativamente spesso entrambe le compagnie sulle tratte Genova/Sardegna e ritorno e ho notato parecchie differenze. Le imbarcazioni di salvataggio e gli autogonfiabili beneficiano di una manutenzione molto migliore sui "Moby" piuttosto che su "Tirrenia": su queste ultime unità (soprattutto su quelle più vecchie, tipo "Strade modificate" e sulle poche "Strade" ancora originali), le gruette delle imbarcazioni, i relativi verricelli, martinetti, rocchetti di avvolgimento e cavi d'acciaio sono spesso un ammasso di ruggine che renderebbe impossibile la loro manovra, in particolare in caso di emergenza. Ricordo che un paio d'anni fa, alla fine di settembre, il tipo "Athara" in partenza da Olbia venne sostituito all'ultimo momento dalla stravecchia Aurelia, colà dirottata dalle rotte Brindisi/Albania: la ruggine regnava sovrana, non solo sulle gruette ma ovunque... Gli ultimi sinistri che hanno coinvolto il Florio qualcosa vorranno ben dire... Questo non accade sui "Moby": per mia idiosincrasia, quando salgo a bordo di un traghetto vado subito a prendere visione dei mezzi di salvataggio, e devo dire che su queste ultime unità le condizioni - perlomeno ad un esame esterno - appaiono molto pù conformi a quanto previsto dalle normative di sicurezza emanate dal RINA. Inoltre, a bordo dei "Moby" va registrata molta più pulizia che sui "Tirrenia" e, personalmente, ho trovato una qualità migliore sia nel self-service per la cena sia nei vari bar di bordo. Gli equipaggi dei "Moby" appaiono più gentili e motivati che quelli della "Tirrenia", ma probabilmente su questo fattore giocano anche le voci di riduzione del personale, fallimento, passaggio di proprietà al privato ecc. ecc. che periodicamente coinvlgono la compagnia. Non dimentichiamo che comunque si tratta di traghetti: per godere dei piaceri della crociera bisogna navigare su altre unità... :s02: Edited December 12, 2009 by Alagi Quote
iy7597 Posted December 13, 2009 Report Posted December 13, 2009 Non è farina del mio sacco, ma a me, personalmente, è piaciuto molto :s03: Un salto indietro, quando eravamo poveri e il nuovo Terminal di Genova ancora non esisteva. Già, il Terminal. Perché adesso arrivare in porto è roba da signori, anche se è scomodissimo per le automobili, che devono percorrere un autentico dedalo di curve e controcurve prima di approdare al check-in e, infine, al portellone. Prima, invece, si raggiungeva in qualche modo il molo Colombo trovandovi un’immensità di auto, tutte pienissime, gente sfatta, stravaccata, taluni con entrambi i piedi appesi in bella vista fuori dal finestrino, bimbi piangenti, pezze nere (vedi oltre), militari in licenza, vacanzieri, tutti accomunati dalla tragica e lunghissima coda e dalle vessazioni del personale addetto all’imbarco. I viaggiatori senz’auto confluivano invece nell’orrenda casermetta rosso-mattone, pervasi da un solo inquietante interrogativo: ci vorrà il visto d’imbarco, oppure no ? Ma torniamo al primitivo stato di povertà, del nuovo Terminal, forse, si parlerà poi. Ai primordi si viaggiava sulle cosiddette navi tipo “Strada” con “posto ponte”, quello che costava meno. A onor del vero bisogna dire che almeno un tentativo di viaggio migliore era stato fatto, optando per la “poltrona reclinabile” : meno costosa della quadrupla di seconda, ma pur sempre un gradino sopra la miseria assoluta del ponte. Insomma, della serie “vorrei ma non posso”. Alla resa dei conti la poltrona reclinabile si era rivelata un aggeggio infernale, autentico congegno di raffinata tortura: non abbastanza poltrona, ma neppure simile a un lettino. No, il grado di reclinabilità di questo ritrovato tecnologico era stato studiato da un raffinato aguzzino, forse discendente di Mengele : di fatto l’angolazione imposta alla schiena del malcapitato era tale da impedire il minimo accenno di sonno; per tacer del resto, per esempio le teste dei vicini che, all’incombere dell’addormentamento, tendevano pericolosamente ad avvicinarsi, con esalazioni di birra/vino/scamorza/fumo di nazionali semplici senza filtro/altro che non desidero rammentare. Questo riguardo all’alito. E come la mettiamo con la somma di 20, 50, 100 “body odour “? con l’afrore di 40-100-200 ascelle accaldate dall’afa estiva ? E i piedi ? Va detto, entrare d’estate in una sala-poltrone mediamente affollata è cosa da uomini forti e duri, temprati a tutto. No, decisamente la poltrona reclinabile è da cassare. E fu così che venne percorso il secondo step di questo lungo e tormentato divenire : il “posto-ponte”. Che poi ponte non era, dato che i marittimi Cirrenia, per quanto biechi ed efferati, non avevano spinto la propria crudeltà fino al punto di costringere il viaggiatore tapino ed infelice a viaggiare all’aperto, sferzato dal maestrale e corroso dalla salsedine. No, più democraticamente il posto-ponte trovasi al coperto, ovunque sia possibile posare le membra. S’ha da dire che una scelta felice poteva essere decisiva ai fini di un viaggio, non dico umano, ma un po’ meno animalesco. Ricordo al lettore che si sta parlando di 15-20 anni fa, quando nella sala bar vi erano, desiderati e ambitissimi, i DIVANI, che potevano essere a due o a tre posti. Si trattava di un autentico arrembaggio, una lotta all’ultimo sangue: gente assatanata, munita di sacco a pelo, di cuscino, alcuni di lenzuola vere e proprie, si lanciavano coraggiosamente alla conquista dei pochi divani disponibili, occupandoli manu militari e non abbandonandoli per nessun motivo fino al calar delle tenebre. La tensione era percepibile, l’astio verso chi aveva avuto maggior fortuna nella ricerca dell’ambìta suppellettile poteva facilmente sconfinare in atti di sciacallaggio e violenza. Ma tant’è, allora era così. Di fatto, il tenutario del divano acquisiva una sorta di tacito diritto all’occupazione di quei 160-180 cm. di struttura imbottita che potevano garantire un sonno quasi umano. Guai però ad allentare la sorveglianza, si rischiava di perdere il posto o di dover colluttare per mantenerne il possesso; va detto, a onor del vero, che i più arditi (o quelli con disperati problemi di incontinenza) osavano abbandonare il presidio quei 30-40 secondi necessari per una veloce minzione liberatoria. La vita sul divano bi- (o tri-) posto rimaneva difficile sino all’ora di chiusura del bar: poi calavano le luci, i frequentatori più incalliti sciamavano verso altri lidi e la quiete scendeva sovrana: con essa un sonno talvolta ristoratore, interrotto sul far dell’alba dagli annunci a mezzo altoparlante, ma ormai il più era fatto. Agli sventurati rimasti privi del divano non rimaneva che l’orrenda moquette dei corridoi, intrisa di secrezioni della più svariata - ma pur sempre deplorevole - natura, percorsa incessantemente da acari millenarii, spesso ingentilita da orina canina o da vomito umano. Su tale infimo substrato i più accorti deponevano lenzuola, materassini gonfiabili, sacchi a pelo, nella fallace speranza di allontanare da sé infezioni e malattie; i meno schizzinosi si gettavano con voluttà direttamente sulla moquette, ostentando fiero sprezzo del pericolo e anticorpi degni di un Gurkha. I più audaci, infine, osavano appoggiare sull’immondo pavimento nientemeno che le cibarie, amorevolmente avvolte in carta oleata, per poi sbranarle senza ritegno (e, presumo, senza conseguenze letali, beati loro). Altri sfortunati viaggiatori preferivano affidare le risibili chances di riposo a un innaturale raggomitolamento sulle poltroncine monoposto: il risveglio, se sonno v’era stato, li coglieva in stato di avanzata anchilosi, da cui i poveretti si riprendevano a portellone ormai aperto. I bagni : al posto-ponte si associava (e tuttora si associa) l’utilizzo dei bagni in comune. Luoghi spaventevoli, dissuasivi nei confronti di chiunque non abbia strenuamente a cuore un minimo di igiene personale. Accedervi richiede stomaco considerevole, permanervi non è cosa da tutti, uscirne vivi e vegeti è roba da marines. Tali considerazioni valgono in caso di mare calmo: con mare mosso o, peggio, agitato, lo stato di tali strutture diviene indescrivibile per un prosatore di media portata, forse l’inferno dantesco può richiamare alla lontana l’orrore evocato da simile visione … Il ponte copertino Un bel giorno, anzi un brutto giorno, la Cirrenia decise di eliminare i divani bi- e tri-posto; si ignora il movente di tale gesto, improvvido e antiumanitario, di fatto il povero viaggiatore (o il viaggiatore povero ?) rimase privo, se non altro, della speranza di un viaggio comodo al costo minimo possibile. La reazione più logica fu salire un ulteriore, piccolo scalino nella miserabile classifica sociale del viaggiatore-tipo e munirsi di biglietto per “posto letto seconda classe”. La cabina di seconda classe osa sfidare, sconfiggendolo, il principio di impenetrabilità dei corpi e riesce a stipare, in uno spazio che sarebbe appena sufficiente per una persona, la bellezza di 4 letti (disposti a castello due a due) e, nei casi fortunati, anche un piccolo lavabo. L’allocazione più naturale di tali prodigiosi ricettacoli è il “ponte copertino” , angusto e quasi irraggiungibile anfratto posto in prua, ben sotto la linea di galleggiamento della nave. Trovare al primo tentativo il ponte copertino è impresa da Guinness dei primati: scovarlo regala all’intraprendente viaggiatore una soddisfazione incomparabile. Lunga e tortuosa è la via che conduce al ponte copertino: scalette strettissime e ripide, dove una persona di media corporatura con una valigia non riesce a passare, se non a prezzo di acrobazie e contorsioni. Durante la discesa uno solo è il pensiero dominante : come farò, domani mattina, a ripercorrere lo stesso tragitto in senso inverso, QUINDI in salita ? Ma alfine si giunge alla meta: la prima sensazione è di sgomento, ci si sente soffocare, ci si chiede: come faremo a starci in quattro ? E il bagno più vicino dov’è ? Come faccio a salire sul letto di sopra ? La scaletta ci sarà ? Dove appendo i vestiti, le mutande, la valigia dove la infilo, e via dicendo in una escalation di angoscia senza fine. Ammettiamolo, lo spazio è proprio poco: taluni risolvono brillantemente il problema degli abiti e delle scarpe gettandosi animalescamente sul letto, completamente vestiti e calzati. Ma parliamo della luce: c’è un bel neon, potente e abbagliante, che illumina l’intera cabina. Bene. Ma la Cirrenia, materna e previdente, non si è accontentata di questo e ha voluto stupirci con effetti speciali, elargendo ad ogni occupante un posto-letto una propria e personale plafoniera da lettura notturna : sublime. Peccato che la potenza luminosa di tali aggeggi sia sotto la soglia di misurabilità e non consenta che pochi attimi di stentata e faticosa lettura. Infine l’aria forzata. In mezzo al soffitto troneggia, subdola, una maniglia circolare, bianca o nera: ignorarne il significato può essere fatale. Presumendo che l’aggeggio funzioni, cosa da non dare per scontata, si può con esso aprire o chiudere la ventilazione ed è opportuno padroneggiare alla perfezione ogni millimetro di corsa utile della maniglia. Dimenticarla chiusa conduce al soffocamento dopo poche ore; lasciarla completamente aperta ha conseguenze letali, specie se si occupa uno dei letti superiori : raffreddore, mal di schiena, colpo della strega, congelamento. Una simpatica caratteristica della cabina di seconda consiste nel fatto che il letto va approntato personalmente dall’occupante (in prima classe, come vedremo, c’è almeno la gioja di trovare il letto fatto): a tal scopo vengono fornite lenzuola, cuscino e coperta. Una raccomandazione non ci stancheremo mai di rivolgere al viaggiatore: per nessun motivo egli dovrà sollevare il materasso: ciò che si scorge sotto di esso potrebbe lasciare tracce indelebili sulla psiche dell’incauto osservatore. Meglio non sapere, fare il letto ad occhi semichiusi e sperare nella potenza delle proprie difese naturali. Le delizie della cabina di seconda classe trovano il giusto coronamento nell’utilizzo - anche qui - dei bagni in comune, che eviteremo di descrivere una seconda volta. Apriamo una parentesi per dedicarci alle numerose attrazioni che ogni nave Tirrenia sa offrire ai propri fruitori: nastro trasportatore / scaletta / bar / sbarco dal portellone. 1) Il Nastro Trasportatore, nato con la caritatevole intenzione di evitare il faticoso trasporto di pesanti valigie lungo lo scalandrone (vedi oltre) è poi stato proditoriamente reso inutilizzabile, ritengo per bieche ragioni sindacali, dai Comunisti. Di fatto l’attrezzo rimane installato vicino allo scalandrone, benché tristemente inoperoso, e sembra dire al viaggiatore: “ti piacerebbe che io portassi la tua valigia fino in cima, nevvero? Invece no, la tua fottuta valigia te la devi portare da solo, a forza di braccia; peggio per te se l’hai riempita troppo, la prossima volta la farai più leggera”. 2) La scaletta, che i marittimi partenopei in forza alla Cirrenia definiscono “scalandrone”, può essere di due tipi: lunga, stretta e rettilinea oppure compatta e larga, con più rampe. In entrambi i casi salirla è un tormento, scenderla è una sofferta liberazione. 3) I bar. Autentiche camere a gas, vuoi per la totale libertà di fumo all’epoca imperante, vuoi per le esalazioni corporee che, in breve tempo, saturavano l’aere rendendovi non più desiderabile la permanenza. Poche cose desidero rammentare: fra queste il garbo oxfordiano con cui i baristi (tutti di Napoli o dintorni) ti buttavano davanti l’orrendo bicchierino di plastica con il caffè, peraltro buonissimo; l’incerta provenienza del cappuccino, che veniva prelevato - già miscelato - da un recipiente opportunamente nascosto sotto il bancone; infine i panini, elastici, gommosi, inappetibili, farciti (si fa per dire) con insaccati il cui precipuo requisito era la trasparenza assoluta delle fette (più sovente della fetta, una sola). 4) Lo sbarco dal portellone. Si trattava di una cosa teoricamente non consentita, tant’è vero che lo facevamo in moltissimi. Ma perché sbarcare in siffatta guisa, quando c’era la scaletta appositamente predisposta? Mah, diciamo che si pensava di fare prima, viste le estenuanti lentezze con cui lo scalandrone veniva agganciato, da terra, sulla fiancata della nave, poi verificato e riverificato sino a quando, liberatorio, giungeva il placet del marittimo incaricato: a quel punto l’ondata umana si riversava in massa verso la porta a vetri e lungo le scale, travolgendo tutto e tutti. Dal portellone, dicevo, si faceva prima, ma non sempre. Detto portellone, innanzitutto, andava raggiunto e non era cosa agevole: scalette strette, ripide, con curve secche, percorse da tutti quelli con l’auto al seguito (l’ascensore preposto, chissà perché, era sempre occupato); alfine si arrivava al garage, scavalcando una paratia scomodissima, evitando chiazze di olio di camion, cercando di non sfiorare le fiancate dei veicoli parcheggiati, tutti luridi, e ci si appostava vicino al portellone attendendo la messianica venuta dell’operatore (napoletano) il quale, armeggiando sapientemente tra pulsanti rossi e neri e levette, dava il via alla lentissima discesa del portellone. Talvolta la cosa andava per le lunghe e il massimo dello scorno era accorgersi, una volta guadagnata la terraferma, che gli altri - quelli dello scalandrone - erano già scesi in gran copia e sciamavano festanti lungo le banchine del porto. Poco o nulla s’ha da dire riguardo alle cabine di prima classe, la cui sostanziale differenza rispetto a quelle di seconda classe consiste nel bagno “dedicato” e nei letti, già preparati dalle amorevoli mani del personale di bordo. Vige anche qui, assoluta e intoccabile, l’aurea regola di giammai sollevare, per nessuna ragione, il materasso (vedi sopra). Durante il viaggio si aveva modo di contemplare quadretti di vita, autentici tableaux vivants. Primeggiava la Pezza Nera, attempata vedova isolana dal cipiglio austero e fierissimo, il cui dolore, virilmente (sic) rattenuto e mai ostentato, rendeva il volto della medesima simile a pietra scolpita, impermeabile a qualsivoglia sentimento o sensazione. Vi era poi chi, in spregio alle più elementari leggi della fisica, riusciva a raggomitolarsi in quei minuscoli anfratti posti vicino ai finestrini del corridoio che recava al Bar, e colà trascorreva la nottata, oltre a parte del mattino, qualora la nave fosse in ritardo. Ho volutamente toccato un tasto significativo nella storia dei traghetti, quello dei ritardi. Quale viaggiatore non ha ascoltato, una volta nella vita, il temuto annuncio: “Causa avverse condizioni meteo-marine la nave seguirà la rotta interna; è previsto un ritardo di … ore” ? Tutti abbiamo dovuto subire la furia del maestrale che, coniugata alla pessima tenuta dei vecchi traghetti Cirrenia, costringeva il povero viaggiatore a subire ritardi di 2, 3, 4 , sino a 12 ore. In tali frangenti la nave perdeva ogni connotazione umana per trasformarsi in autentica bolgia dantesca. Padri di famiglia affranti, coloriti bigi o verdastri, bimbi piangenti, vomiti ubiquitari, oggetti rotolanti , il Personale di bordo visibilmente indifferente all’umano patire e desioso, piuttosto, di giungere sulla terraferma onde abbandonarsi ai più sconci e prezzolati piaceri. In simili casi i pochi fortunati immuni dal mal di mare disponevano di ben poche risorse per ingannare il tempo. Una di queste era la contemplazione delle fotografie, collocate nel corridoio prossimo ai Bar, ritraenti l’ardita opera di allungamento dei traghetti posta in atto dalla Cirrenia. Era accaduto questo: invece di costruire navi nuove, più grandi e moderne, si era deciso di riciclare quelle vetuste (Aurelia, Domiziana, Clodia, Nomentana, insomma i traghetti tipo “Strada”) segandole in due e interponendo, fra i due tronconi, una sezione mediana appositamente predisposta, per poi ricucire il tutto ottenendo, alla fine dell’operazione, un traghetto un po’ più lungo e capiente. Le varie fasi della metamorfosi erano state immortalate da un sapiente fotografo, nel seguente ordine: - nave originaria, prima dell’intervento - nave segata in due (due mestissime fette di nave, in apparente deriva nell’immensità del Pelago) - sezione mediana nuova di zecca, trainata da rimorchiatori verso il punto di destinazione - innesto del tronco mediano, ancora sverniciato - nave nuova (si fa per dire) perfettamente riverniciata e assai baldanzosa. Due parole sui Canili. Quando si dice “vita da cani”, beh, non è escluso che si faccia riferimento a tali animaleschi abituri, nei quali lo sventurato canide entrava assai riluttante, permaneva abbaiante e/o rassegnato, sortiva sul far del mattino in condizioni non migliori di quelle del proprietario che lo veniva a recuperare. Vorrei ricordare, ancora, l’esistenza dei Rimorchiatori, allegramente ormeggiati nella baia di Porto Torres e sempre pronti a mordere l’acqua con la possanza delle loro eliche. Uno fra tutti desidero menzionare: il “Vincente”: piccolo, nerastro, indomito e gagliardo, alle prese con enormi traghetti cento volte più grossi di lui, e sempre vincitore nell’impari lotta: egli, da solo, era pur felice e autosufficiente, laddove il bestione immane, tronfio e supponente nella vastità degli oceani, diveniva inerme e inetto una volta racchiuso nella rada poco più larga di lui medesimo; in pochi attimi il Vincente gli era addosso, lo soggiogava e con poche sapienti mosse, sapeva condurlo all’ormeggio. Qualche cenno va altresì dedicato alle cosiddette navi “Poeta” (Carducci, Pascoli, Verga, Deledda). Tralasciamo il fatto che né il Verga né la Deledda furono poeti e diciamo invece che tali bastimenti disponevano di spazi interni ben più vasti e confortevoli delle “Strada”; dopo un iniziale impiego sulla rotta Genova-Porto Torres essi vennero destinati alla tratta Genova-Olbia, con qualche nostalgia da parte di chi ebbe la ventura di servirsene. Una fugace menzione va infine dedicata ai cosiddetti traghetti ultra-veloci (Taurus, Aries, Scatto e simili baggianate). Che dire? Il presupposto, di per sé, era già errato: perché affannarsi, partire alle ore 24, affrontare un viaggio potenzialmente a rischio e, nel migliore dei casi, essere a Olbia o a Porto-Torres alle sei del mattino ? Il tutto con soli posti a sedere (niente cabine o letti), tassativa necessità di mare assai calmo, alta percentuale di guasti, buone probabilità di malfunzionamento dell’aria condizionata in una nave senza la possibilità di aprire i finestrini. Ecco, mi pare di aver detto tutto. Mi pare, d’altronde, che tale iniziativa non abbia avuto seguito; da parte mia, non avendo mai messo piede in alcuno di questi assai discutibili vettori, non posso davvero aggiungere altro. E oggi? Cos’è rimasto del sapore vagamente pionieristico che questi viaggi recavano con sé ? Abbastanza poco, ammettiamolo. Le vecchie navi (Strada e Poeta) esistono tuttora, dirottate su tratte secondarie …. Non è stato, invece, mai chiarito il ruolo della “Capo Spartivento”. Le Grandi Navi Veloci (che poi, a conti fatti, tanto veloci non sono o, almeno, non sono più) hanno rappresentato una svolta epocale: lussuose, comode, puntuali, pulite. Otto-dieci anni fa viaggiare in Grimaldi, dopo tante odissee in Cirrenia, era un notevole salto di qualità, per i motivi sopra esposti. Niente cabine di prima o di seconda, bensì classe unica, 2 o 4 letti, tutte col bagno, con possibilità di matrimoniali e, addirittura, di suites. Ristorante con qualche pretesa, sala-giochi, piscina, palestra, self-service di buona qualità, numerosi bar sparsi in ogni dove, intrattenimenti di vario genere, ascensori funzionanti, scale mobili, poltrone reclinabili di livello quasi umano, personale abbastanza costumato. Il tutto a fronte di un costo ragionevole, con lo scotto, tuttavia, dell’arrivo in un sobborgo di Porto Torres tristemente deserto, e mestissimo, senza una sala d’attesa, senza una pensilina per ripararsi dalla pioggia; poi, col passare degli anni, anche la Grimaldi si è “tirrenizzata”: personale, diciamo così, non incline allo stakanovismo, pulizia meno accurata, qualche disfunzione, la mezz’ora canonica di ritardo anche con mare a forza –2. E poi, inaccettabile, l’affronto delle Nuove Navi Cirrenia, che partono un’ora dopo la Grimaldi e, quando quest’ultima giunge a destinazione, loro sono già lì, ormeggiate e ormai vuote, perché si sa, l’importante è la velocità, arrivare prima, essere a Porto Torres alle sei del mattino, così non sai cosa ca##o fare perché a quell’ora non si può fare niente, oppure devi rompere le corna ai tuoi congiunti per farti venire a prendere a quell’ora antelucana. Di fatto io la Bythia o la Janas (il nome della terza non riesco a impararlo) non le ho mai volute prendere: mi si dice che, dentro, non sono un granché. Certo, l’ebbrezza del sorpasso notturno non dev’essere cosa da poco, ma ci rinuncio volentieri. Si è accennato fuggevolmente, all’inizio di questo inesausto rimembrare, al nuovo Terminal con l’intento di approfondirne in seguito la trattazione. Dirò solo che: a) la passerella non riparata e ventosa è letale; b) gli ascensori che la raggiungono sono sporchi da far schifo, al punto che uno preferisce farsi le scale, anche con valigie pesantissime; c) lo sbarco a Genova, senza l’auto, è scomodissimo e non si capisce quale sia la giusta direzione da prendere per raggiungere comodamente il Terminal; d) non rimane quindi che percorrere lo stesso tragitto delle auto, cosa disagevole e rischiosa. Se ne deduce che, a conti fatti, il nuovo Terminal fa cacare. Ecco, le mie memorie di viaggiatore di ormai venticinquennale esperienza sono terminate, non senza un sottile rimpianto di ciò che è stato e più non sarà: primo fra tutti il profumo inconfondibile che si avvertiva nell’aria non appena si sbarcava a Porto Torres, indescrivibile, non riproducibile, ma indimenticabile. E’ una delle tante cose che non esistono più: chi ha saputo, a suo tempo, farne tesoro lo porta con sé e sempre lo farà sino alla fine dei tempi. Quote
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