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Abissi, Viaggi nei Misteri del Profondo....


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Spazio Biolab del Museo di Storia Naturale

 

ABISSI, VIAGGIO NEI MISTERI DEL PROFONDO

A Milano, 11 ottobre – 30 novembre 2003

IL PERCORSO DELLA MOSTRA

 

 

La mostra conduce i visitatori, in modo multidisciplinare e multimediale, alla scoperta delle profondità abissali: dalle creature marine che vivono in condizioni estreme alle tecniche adottate dall’uomo per sfidare il mare profondo, dalle risorse energetiche custodite dai fondali ai leggendari mostri marini che per secoli hanno ispirato miti e leggende.

 

“Abissi, viaggio nei misteri del profondo” si articola in tre sezioni in uno spazio espositivo di mille metri quadri (lo spazio BIOLAB del Museo di Storia Naturale, ex serre di Palazzo Dugnani, Via Manin 2/a, Milano).

 

Un’occasione da non perdere per immergersi dove il mare é riserva inesauribile di ignoto.

 

 

 

I sezione – TRA MITO E REALTA’

 

 

 

Il mistero che per secoli ha avvolto le profondità abissali ha ispirato racconti leggendari. Le creature marine, infatti, hanno alimentato fin dall’antichità saghe e leggende in bilico tra il fantastico e il reale diventando esseri mitici. Le balene sono così divenute isole semoventi mentre il calamaro gigante si è trasformato a seconda dei casi in un inquietante serpente o in un enorme pappagallo.

 

La prima sezione della mostra presenta il mondo sommerso nella dimensione fantastica.

 

Spettacolare il modello dell’Architeuthis, il calamaro gigante che in natura può raggiungere i 20 metri.

 

Singolari i denti incisi di capodoglio, protagonista di numerose leggende, provenienti dal Museo d'arte marinaresca "Ugo Mursia" di Milano: il capodoglio è munito di numerosi denti che possono raggiungere la rispettabile lunghezza di 45 cm, alcuni marinai inglesi del XIX secolo hanno trasformato i denti in pregevoli oggetti artigianali.

 

Una carrellata d’immagini di mostri marini è proposta da stampe e testi d’epoca, tra cui alcuni esemplari seicenteschi della Biblioteca civica di Trieste e un’edizione di “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne.

 

 

 

II sezione - SENZA LUCE

 

 

 

Ci s’immerge nelle oscurità degli abissi alla scoperta dei sorprendenti adattamenti messi in atto dalle creature abissali per sopravvivere nella quasi oscurità, a pressioni enormi e temperature bassissime. L’acqua assorbe con molta rapidità la luce del sole, tanto che già oltre i 200 metri l’energia luminosa non è più sufficiente per la fotosintesi. In questo mondo caratterizzato dall’assenza di luce, il 96 per cento delle creature è bioluminescente, cioè produce luce grazie a reazioni chimiche che avvengono direttamente nell’organismo o per mezzo di batteri bioluminescenti ospitati in organi chiamati fotofori. L’emissione di luce è utilizzata per la ricerca del cibo, come forma di comunicazione, per difendersi dai predatori, per mimetizzarsi.

 

 

 

 

 

I fondali marini al di sotto dei 1800 metri si estendono per 341 milioni di chilometri quadrati corrispondenti al 67% della superficie terrestre: si tratta dell’ultima frontiera del Pianeta Terra dove vivono creature affascinanti.

 

Un planisfero evidenzia i punti più profondi dei fondali oceanici, dove forse s’annida il segreto della vita. Alcuni scienziati ritengono infatti che la vita abbia avuto origine proprio negli abissi, intorno alle sorgenti idrotermali, dove le condizioni erano propizie alla formazione delle prime molecole organiche. Malgrado le difficili condizioni ambientali, queste sorgenti sono popolate da organismi dalla straordinaria somiglianza a forme di vita antiche.

 

 

 

Una gigantografia tridimensionale di una testa di pesce vipera introduce la seconda sezione della mostra. Il pesce vipera è una delle straordinarie creature che abitano le acque profonde, vive oltre i 900 metri di profondità ed è caratterizzato da un’enorme bocca disarticolabile con denti ricurvi che gli consente di catturare prede di grandi dimensioni.

 

 

 

Una parete rocciosa in vetroresina ospita alcuni bassorilievi di creature abissali dai caratteristici organi bioluminescenti.

 

Il visitatore può passeggiare tra le ricostruzioni delle sorgenti termali profonde dalla caratteristica forma a camino, ecosistemi così ricchi da essere paragonati alla foresta pluviale tropicale. Lungo le dorsali oceaniche, dov’è notevole l’attività vulcanica, l’acqua che penetra attraverso le spaccature della crosta infatti si surriscalda e fuoriesce carica di sostanze chimiche. Si tratta di veri e propri geyser sottomarini che possono superare la temperatura di 400 gradi. Raffreddandosi, quest’acqua deposita sul fondo i suoi minerali dando origine ai camini, che possono raggiungere i nove metri d’altezza.

 

Ed è possibile ammirare i pesci abissali italiani dello Stretto di Messina.

 

 

 

III sezione - SFIDA PROFONDA: umana storica tecnologica

 

 

 

Le profondità marine fin dalla notte dei tempi hanno affascinato l’uomo. La terza sezione è dedicata all’avventura umana nel mondo sommerso: dalla realizzazione di mezzi e attrezzature per sopportare le proibitive condizioni delle alte profondità fino alla scoperta delle preziose risorse dei fondali marini.

 

La sezione si apre con le imprese dei palombari, operatori subacquei tradizionalmente dotati di elmo di rame, scafandro elastico e scarponi zavorrati, che lavorano ad aria compressa fornitagli dalla superficie mediante una manichetta. Disegni e progetti di scafandri (dalle prime immersioni con la campana allo scafandro rigido articolato) della collezione dell’Antica Storia del Mare di Genova ripercorrono la storia dell’uomo attraverso l’evoluzione delle attrezzature utilizzate per sfidare le acque profonde.

 

Già Leonardo aveva previsto le possibili attività di un palombaro e il suo genio aveva intuito l’importanza di fornire l’uomo di uno scafandro per risolvere le problematiche fisiologiche legate all’immersione. Dal Museo della Scienza e della Tecnica ‘Leonardo da Vinci’ di Milano l’attrezzatura per palombaro concepita da Leonardo: lo scafandro in cuoio, il cupolino per respirare e il guanto palmato per agevolare i movimenti in acqua.

 

Da The Historical Diving Society Italia il vestito in tela gommata, le scarpe con suola di piombo e il caratteristico elmo del palombaro russo per immersioni a profondità maggiori.

 

 

 

In esposizione anche l’equipaggiamento completo per l’immersione subacquea del palombaro dell’Antica Storia del Mare e i reperti dalla collezione di uno degli ultimi palombari, Fulvio Loperfido, ingegnoso operatore subacqueo triestino. Degni di nota il modello in scala 1:10 del laboratorio subacqueo realizzato da Loperfido nell’88 per fornire agli operatori in azione sott’acqua energia elettrica, aria per il riciclo dell’ossigeno, assistenza telefonica e televisiva a circuito chiuso e il minisommergibile a due posti ideato nel 1983 per scendere a una profondità di 40 metri.

 

 

 

Ricostruiscono un altro momento del viaggio nel regno degli abissi i mezzi di profondità in esposizione. Il modello del primo sottomarino della storia il ‘Turtle’ che sferrò il primo attacco sottomarino durante la Guerra d’Indipendenza Americana. Il modellino del sommergibile Vassena, progettato da Pietro Vassena, che nel 1948 raggiunse la profondità di 412 metri; il modello del batiscafo Trieste, progettato dallo svizzero August Piccard, che il 23 gennaio del 1960 raggiunse con equipaggio a bordo la profondità record di 10 mila 912 metri nella Fossa delle Marianne e il prototipo della Soucoupe plongeante di Jacques Cousteau. Ideata e costruita per seguire i banchi di pesce e comprendere il perché delle loro migrazioni, consente a due persone di operare fino a una profondità di 500 metri. La propulsione è assicurata da pompe ad alta pressione, alimentate elettricamente, che risucchiano l’acqua e la scaricano con violenza secondo il medesimo principio degli aerei a reazione.

 

 

 

Dal passato al presente: l’evoluzione tecnologica permette oggi di compiere campagne di esplorazione in profondità attraverso mezzi sofisticati.

 

Da Geo Sub Operazione di Bologna il ROV Recon IV, utilizzato fino a 1000 metri di profondità per ispezioni di condotte sottomarine: i ROV sono robot filoguidati che vengono impiegati senza equipaggio a bordo.

 

Lo sviluppo della tecnologia contribuisce anche a tutelare il patrimonio storico e artistico conservato in fondo al mare. Da TE.S.I. SAS il minisottomarino SHARK HUNTER per prospezioni archeologiche e biologiche.

 

In esposizione il modello della nave di perforazione Saipem 10000, ultima entrata nella flotta Saipem per salpare verso le acque di frontiera dell’industria petrolifera, le acque profonde.

 

Concludono la sezione alcuni modelli di sottomarini della Marina Militare.

 

Sala video

Proiezione del documentario della BBC “Blue planet: the deep”, presentato al Festival mondial de l’image sous-marine di Antibes.

 

Ecco le primo foto fatte con il P800 di un mio Amico....... :s15: :s15: :s15:

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