Cosa torna a galla... dal punto di vista medico non posso essere utile , ma da quello che ho appreso posso dire che è tutto soggettivo. Qualsiasi situazione di emergenza provoca ansia per la paura di perdere la vita (della nave poco ce ne cala), non perché la nave è inclinata. Questa subentra quando si ha la certezza che non c'è più nulla da fare. Basti guardare un film in cui si vedono i marinai agitarsi con tutto il possibile per limitare un allagamento, di certo non si preoccupano se sono a 10 o 40 ° di inclinazione. Certamente non si può paragonare il mare agitato all'allagamento, il movimento e le emozioni sono totalmente diverse anche nel solo beccheggiare/rollare, mare vivo oppure onda lunga. Ciascuna Unità navale e membro dell'equipaggio reagisce diversamente e, a bordo, non tutti ne risentono allo stesso modo. Con mare da 4 a salire, spesso rimane in piedi il 30% del personale. Per quanto riguarda l'addestramento, che può aiutare ma non azzera il disagio psicofisico individuale, in marina si affronta "la fetta di nave" posta nel centro addestramento aeronavale di Taranto. Si tratta di una sezione trasversale di nave con cui è possibile simulare forti allagamenti ed incendi. Questa aiuta ad immaginare come può essere affrontare una serie di falle (falla libera o allagamento lento) in condizioni di forte disagio: senza luci, acqua fredda fino a torace, fumo intenso da gasolio incendiato con , ovviamente, facciale ad aria del tipo pompieri. Si tratta di una sorta di Kobayashi maru, per la quale non esiste possibilità di raggiro informatico. Già quando l'acqua arriva al ginocchio con fumo causato dall'incendio di gasolio e l'inclinazione del piano si accentua si nota la differenza tra chi lo affronta per la prima volta e chi è addestrato. L'attività è organizzata in modo di addestrare sia l'attrezzatore sia il capo zona e gli incarichi vengono fatti ruotare in modo che tutti sappiano cosa e come fare.