Visto che il C.te Kaos mi ha stuzzicato... :s11:
tratto dalla pubblicazione semestrale a cura dei sommergibilisti del gruppo ANMI di Milano "Aria alla Rapida" :s08::
Delfini d'Acciaio. Edizioni del Girasole, Ravenna,2003,pp242
Salutiamo l'ingresso del nostro amico Marco Mascellani nel ristrettissimo olimpo dei Sommergibilisti-romanzieri!
L'autore di questo Defini d'Acciaio, infatti, appartiene alla cerchia, non certo numerosa di coloro che scrivono di sommergibili non per sentito dire, ma perchè ci hanno navigato. Infatti, il nostro è stato fino a poco tempo fàa capo dell'Ufficio Sicurezza di Scuolasom e ha navigato in lungo e in largo sui Toti e sui Sauro. Anche se ora ricopre l'incarico di direttore di macchina del pattugliatore Bersagliere (impegnato in zona operativa nel momento in cui scriviamo), nel suo cuore alberga un'autentica e mai rinnegata fede sommergibilistica. Sapevamo da tempo che stava lavorando alla sua opera (forse ?) e poichè sui contenuti era stato piuttosto vago, attendevamo con curiositàdi leggerla. Mai, però, avremmo immaginato di trovarci di fronte a una vera "fiction" nel più puro stile di Tom Clancy, l'osannato (non sempre a ragione) autore di caccia a ottobre rosso. Il volumetto, 242 pagine che si leggono d'un fiato, è in effetti un romanzo. La narrazione ruota intorno al Toti (che, si intuisce, rimane il mai dimenticato amore di M.), che l'autore immagina venga trasformato, alla fine della sua gloriosa carriera, in battello sperimentale con l'installazione di un modulo AIP (indipendente dall'aria). Senonchè lungi dall'essere ingloriosamente preda della fiamma ossidrica del demolitore, il piccolo Toti si trova coinvolto in una vera azione di guerra contro l'Algeria, che vede coinvolti gli incursori di COMSUBIN e altre unita navali italiane e straniere in un crescendo di tensione. per ovvii motivi non sveliamo al lettore i particolari della vicenda, nè tantomeno l'epilogo, come è giusto fare per non rovinare il pathos che costituisce giustamente la ragion d'essere di ogni fiction che si rispetti. Non ci sentiamo di esaudire le richieste dell'autore che, in una lettera precedente all'arrivo del volume in redazione ci aveva pregati di essere severi nella recensione. Non ce la sentiamo perchè non ne abbiamo motivo: Delfini d'acciaio si legge volentieri. Inoltre, ha un pregio non trascurabile, anzi, raro, in un panorama editoriale dove la fiction troppo spesso è spinta un po all'eccesso: essendo stato scritto da un vero sommergibilista (e non da un romanziere con il supporto degli esperti del caso, quali l'osannato Tom Clancy ed alcuni suoi emuli), nel romanzo non ci sono forzature tecnologiche ideate allo scopo di meravigliare o stordire il lettore:tutti i fatti narrati rientrano perfettamente nell'ambito del possibile, sono di un realismo impressionante e, naturalmente, sono esposti nel più puro linguaggio degli "uomini col delfino". Tutto ciò, insieme alla presenza (nella copia in nostro possesso) di qualche perdonabile refuso tipografico e di punteggiatura, è però, in un certo senso, anche il limite dell'opera. Infatti, mentre il romanzo scorre liscio come l'olio per chi ha dimestichezza con i "tubetti di ferro" (come l'autore, in più di una pagina, chiama affettuosamente i battelli), abbiamo qualche dubbio che tutti i passaggi della narrazione, specie i più tecnici, possano essere di immediata comprensione a chi è estraneo al mondo dei sommergibili. Ma si tratta in fondo di un peccato veniale nel lavoro di un . non perchè il nostro M. sia vecchio (è un di 38 anni), ma perchè come egli stesso ci ha scritto dal Bersagliere riprendendo le parole di uno dei suoi Maestri (l'ammiraglio A.Ranieri giàdirettore di Scuolasom), .
Che lo Spalletti scorra a fiumi, sono a vostra disposizione Comandanti