Ho seguito con interesse il dibattito e vorrei aggiungere il mio modesto contributo: credo sia opportuno, nei casi come quello in esame, cercare di distinguere la buona dalla malafede; se mi definisco pacifista e poi la mia azione pratica, verbale, scritta, "insegnata" è sempre rivolta contro qualcosa o qualcuno (sempre gli stessi per giunta!) Se anzichè cercare di comprendere ragioni, stati d'animo, paure e ragionevoli interessi di tutti e le mie "analisi" sono spesso frutto di pregiudizio ideologico e sono espresse con toni sprezzanti, irriguardosi, intolleranti, saccenti, se sopratutto i miei "anatemi" colpisconono costantemente, puntualmente, quasi esclusivamente la sfera militare, quasi fosse un modo alieno, imposto in qualche modo a quello "normale", allora vuol dire che IO SONO IN GUERRA! Vuol dire che sto cercando di danneggiare, minare, sminuire il potenziale difensivo, economico e sopratutto umano, storico, identitario di un NEMICO! E lo faccio in modo subdolo, ingannevole; lo faccio carpendo la buona fede, i nobili sentimenti di alcuni e usando l' umana paura di molti.
Sarei come si è detto un "PACIFINTO" sarei cioè volto a distruggere e non già a migliorare, correggere l'esistente.
Forse certa gente non si è accorta che la guerra (solo fredda per fortuna) è finita? Oppure lo ha capito ma livorosamente si illude di poterla riprendere?
Che fare? Come diceva Lenin. Invocare o auspicare campagne censorie? Creare un clima da inquisizione? Esaltare oltre misura la Patria la propria Storia, la terra e il sangue? Dichiarare in pericolo la democrazia e i principi illuministici e sociali in cui crediamo fino a sopprimerli per salvarli? No certo! Non saremmo più noi! Credo però che si debba sempre rispondere alle sparate di certi "professori",come ha fatto la ricordata Signora, rispondere in modo pacato, motivato, ragionevole se è il caso anche umoristico ma rispondere. Questi signori devono capire che non sono di fronte ad una platea "bovina" ma che hanno e sempre più avranno a che fare con gente "normale", capace di usare la propria testa, gente che nelle diversità di vedute e di sentimenti si rispetta e si stima, come noi siamo o almeno cerchiamo di essere!
Giuseppe Sanna. :s02: