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Amore E Libertà - Il Lievito Di Una Vita - Antonello Zunino


GM Andrea

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Titolo: Amore e libertà - Il lievito di una vita
Autore: Antonello Zunino
Editore: Sperling & Kupfer
Anno: 2002
Pagine: IX + 271
Dimensioni: cm 17 x 12
Reperibilità: facile

 

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Analista finanziario, commentatore e alto dirigente di Mediolanum, Antonello Zunino (1922-2011) descrive in questo bellissimo volume la sua giovinezza, compresi i nove anni dal 1940 al 1949 in cui prestò servizio in Marina.
Figlio di un ufficiale di Marina (CV Mario Zunino), nato e cresciuto a Venezia ove il padre prestava servizio, alla metà degli anni '30 Antonello si trasferì con la famiglia a Roma. Stretta amicizia con Elio Pavoncello, giovane intellettuale ebreo che, deportato nel 1943, sparirà nei campi nazisti, l'A. sviluppò giovanissimo un marcato interesse per la filosofia e la politica, restando affascinato dalle teorie liberali crociane quanto, parrà strano, da quelle trotzkijste, e sviluppando di conseguenza un forte sentimento antifascista.
Seguendo le orme paterne Antonello entra in Accademia nel 1940, allievo dei corsi normali (Corso "Squali"). Una metà del volume è dedicato alle sue vicende in Marina. Difficile dar conto di tutto, perchè la messe di aneddoti, informazioni, notizie inedite su quegli anni di Accademia e su tanti personaggi citati (CC Antonio Cordero, CF Longobardo, CF Simola, amm. Paladini etc.) è sterminata. Abbondano quelli salaci su una celebre casa di tolleranza livornese.
Basti dire che giunto al terzo anno (1942) l'A. - di suo già insofferente alla troppo rigida disciplina - fu espulso dall'Accademia per avere espresso troppo liberamente i suoi pensieri - in verità incendiarii - in una lettera a Benedetto Croce, intercettata dalla questura di Napoli.
Dopo il 25 luglio Zunino ottenne di rientrare in Accademia, raggiungendola a Venezia, ove lo colse l'armistizio. Trasferitosi a Brindisi, ottenne di combattere al fronte nel reggimento S. Marco. Prestò poi servizio sul Duilio internato a Malta (altri aneddoti ed episodi interessantissimi), a Marina Augusta e sui Dragamine a Venezia. Avendo aderito ormai palesemente alla corrente saragattiana del PSI, e non solo per questo, lasciò la Marina nel 1949.

Segnalo volentieri questo volume perchè, anche se forse passato in sordina, fornisce come pochi uno spaccato veritiero dell'Accademia e della Marina anni '40; oltre ad essere la storia onesta di un giovane che ha sempre pagato per le proprie scelte.
Mi piace citarne una frase: "(...) gli ex ufficiali di Marina rimangono una casta a parte dove le parole amicizia, lealtà, solidarietà non sono attributi formali ma, come immaginava Aristotele, i prodotti in terra del mondo delle idee, ossia dei prototipi che dovrebbero esistere soltanto nel mondo trascendente"
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