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Romanticismo Velico - Romano Romanelli


GM Andrea

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Titolo: Romanticismo velico - Ricordi di guerra, di mare e di caccia
Autore: Romano Romanelli
Editore: Vallecchi
Anno: 1940
Pagine: 312 con 6 disegni dell'Autore
Dimensioni: cm 19 x 12
Reperibilità: medio - difficile

 

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Lo scultore fiorentino Romano Romanelli (1882-1968), accademico d'Italia, diede alle stampe nel 1940 questo volume di ricordi navali, in cui rievoca i suoi trascorsi di Ufficiale di Marina.

Il suo concittadino Aldo Castellani così lo ricorda, come frequentatore del suo studio medico londinese, in Tra microbi e Re (https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=41055), p. 34:

 

Romano Romanelli, il famoso scultore ed accademico italiano arrivava qualche volta dall'Italia perché lo visitassi, dato che era afflitto da una malattia tropicale contratta nell'Estremo Oriente. Egli, rampollo di una lunga discendenza di scultori fiorentini, da ragazzo, come molti altri della sua età, si era sentito irresistibilmente attratto dal mare. Entrò quindi nell'Accademia navale di Livorno, uscendone col grado di ufficiale. Poco dopo la prima guerra mondiale fu costretto a lasciare la Marina, causa le cattive condizioni della sua salute. Si annoiò, allora, fino a quando, un giorno, sua madre non gli disse: Perchè non segui le orme di tuo padre e tuo nonno e non fai lo scultore? Romano seguì il suo consiglio e si recò a Parigi da Rodin, facendosi presto un nome proprio. Il suo tipo di scultura era piuttosto massiccio e michelangiolesco e i suoi colleghi usavano dire che egli stesso assomigliava a Michelangelo. Dotato di grande intelligenza, un vivo senso dell'umorismo e con la battura di spirito sempre pronta egli si fece rapidamente molti amici in ogni strato sociale. Dopo la caduta della monarchia Romanelli, un ardente monarchico [come Castellani, n.d.r.], rinunciò a tutti i suoi onori italiani e si ritirò nella sua proprietà in Somalia, sul fiume Giuba, sove invece di trasformare argilla in statue trasformò sabbie in fertile suolo.

 

In congedo Romanelli raggiunse il grado di capitano di fregata. Fu decorato di medaglia di bronzo al valore militare per avere attaccato un sommergibile nemico in emersione con la sua sezione di MAS (Arcipelago toscano, 14.08.1916).

Veniamo al testo. Anzitutto, il linguaggio: è un italiano - anzi, un toscano - quasi ottocentesco, a tratti ostico, ma divertente. Come quando afferma d'aver corso da ragazzo il rischio d'esser "schiacciato agli esami", locuzione che rende effettivamente il senso. Il primo capitolo, dedicato alla sua infanzia marinaresca nelle acque livornesi, è un campionario di terminologia marinaresca e ittica, con termini che forse non si usano più neppure nel porto labronico.

Nei molti capitoli del volume Romanelli rievoca in particolare le sue vicende sul Marco Polo in Estremo Oriente, poi quelle di Libia e della grande guerra, allorchè fu dapprima - come accennato - comandante di MAS nel Tirreno, e poi a Gibilterra addetto all'organizzazione dei convogli. A tal proposito l'avevo già citato in altra discussione: https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=41472&do=findComment&comment=437396.

Abbondano inoltre le descrizioni e i ricordi dei tanti colleghi da lui conosciuti, a due dei quali sono dedicati singoli capitoli. Uno è il TV Stefano Canepa, archetipo del marinaio ligure, morto nella Santabarbara del Brin. L'altro la medaglia d'oro TV Mario Roselli Cecconi, letterato, già medaglia d'argento nella grande guerra con la fanteria di Marina, autore del testo dell'inno del S. Marco, morto in combattimento da legionario in Spagna nel 1939.

Il volume, poco noto, merita certamente un posto di rilievo nella memorialistica navale.

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