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The Blond Knight Of Germany


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TITOLO: The Blond Knight of Germany

AUTORE: R. F. Toliver e T. J. Constable

Editore: McGraw Hill

Anno: 1986

PAGINE: 332

PREZZO: 25 euro

REPERIBILITA': Media

 

La biografia di Erich Hartmann, asso degli assi di tutti i tempi con 352 vittorie conquistate tra il novembre 1942 ed il maggio 1945, principalmente sul fronte orientale, tranne poche vittorie ai danni dei Mustang americani.

 

L’opera non è molto coinvolgente, come altre e risente del periodo in cui è stata scritta, per il virulento odio verso i sovietici e la NKVD. Tale aspetto è dovuto anche alla diffusa descrizione degli oltre dieci anni di prigionia di Hartmann in URSS, dopo la fine della guerra.

 

Relativamente alle tattiche aeree, si può dire che Hartmann fosse l’interpretazione più estremizzata del cacciatore opportunista, che riduceva al minimo la manovre e scegliesse sempre l’avversario più inesperto, attaccando dai settori più vulnerabili. Ciò però non significa affatto che Hartmann non fosse anche un abile dog-fighter ed un eccellente tiratore dalla lunga distanza, cose che ebbe modo di provare più volte nel corso del conflitto. LA sua sopravvivenza fu dovuta, per sua stessa ammissione ad una buona dose di fortuna, tenendo conto dei numerosi abbattimenti che ebbe modo di sperimentare.

 

Belle le pagine sulla sua prigionia e la sua ostinata resistenza ai metodi utilizzati dai sovietici contro i prigionieri di guerra. Nessuna violenza fisica, massima violenza psicologica. Interessante anche lo spaccato che Hartmann fornisce sulle psicologie degli aguzzini sovietici.

 

Interessantissime inoltre le pagine relative al suo ritorno in servizio nella rifondata Luftwaffe del dopoguerra, dove il suo carattere pulito, cavalleresco, schietto e sincero non gli consentì di ottenere i riconoscimenti di cui avrebbe avuto diritto. Interessante ovviamente la narrazione della polemica riguardante l’F-104 e l’adozione di questo velivolo da parte dell’aviazione tedesca. Hartmann riteneva che i giovani piloti tedeschi, che avevano risentito di un black-out addestrativo e formativo di 10 anni, non erano ancora preparati per gestire una macchina tanto complessa come lo Starfighter, preferendo l’adozione dell’F-100, in luogo dell’ F-104.

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