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British Cruisers


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Titolo: BRITISH CRUISERS - Two World Wars and After

Autore: Norman Friedman

Editore: Seaforth Publishing, Barnsley

Anno:2010

Pagine: 432

Dimensioni: cm 25 x 29,5 - 307 fotografie in b/n e 111 profili al tratto, rilegato

Prezzo: Euro 54,00

reperibilità: facile (c/o Tuttostoria)

 

friedmancruisers.jpg

 

 

Da tempo, non si registrava nel panorama della pubblicistica specializzata l'uscita di un volume - come British Cruisers - tale da poter essere considerato un'autentica "pietra miliare" nel pur vasto campo delle opere espressamente rivolte agli aspetti tecnici e costruttivi della storia navale.

D'altro canto l'autore (ben noto a livello mondiale, tra l'altro, per le monumentali "Illustrated design histories" riferite alle navi statunitensi) e la casa editrice Seaforth - ormai definitivamente affermata quale leader di questo settore editoriale per i testi in lingua inglese - costituiscono, di per sé, un'autentica garanzia sulle qualità di un lavoro che non esitiamo a definire "definitivo" per lo specifico argomento degli incrociatori britannici.

In effetti, la prima frase del libro - "E' difficile definire il termine 'incrociatore' in un modo tale da ricomprendere tutte le unità descritte in questo volume" - fa ben risaltare la vastità dell'argomento affrontato da Norman Friedman: la Royal Navy, sino alla seconda guerra mondiale, è stata la Marina che ha costruito e utilizzato il più grande numero e la più vasta tipologia di incrociatori, facendo derivare questa sua preminente posizione dall'esercizio di un potere marittimo a livello globale, reso tale già a partire dal XVII° secolo con l'impiego delle fregate e dei vascelli dell'epoca della marineria velica.

L'autore ha quindi posto in essere la saggia scelta di descrivere nel dettaglio solamente gli incrociatori costruiti a partire dai primi anni del XX° secolo (ossia da quando l'adozione e l'impiego di apparecchiature radiotelegrafiche resero queste unità particolarmente indipendenti e "flessibili", tanto nell'attività di squadra quanto in quella di protezione delle rotte commerciali marittime); risultano quindi ridotti i riferimenti agli incrociatori britannici di epoche precedenti, argomento sul quale - peraltro - Norman Friedman pare sia già attivamente all'opera...

Seguendo la falsariga già tracciata di recente con i suoi due volumi sullo sviluppo dei caccia britannici (e con l'ancor precedente opera riferita alle portaerei e all'aviazione imbarcata inglesi), l'autore affronta l'argomento da un punto di vista soprattutto tecnico e costruttivo, a partire dalla classe "Bristol" del 1908-1909 e dai successivi "Birmingham". Ai più piccoli "Arethusa" e "Calliope" fecero poi seguito i vari sottogruppi dei "C" e dei "D", ancora impiegati nell'attività di scorta nel corso del secondo conflitto mondiale; dopo la costruzione degli "Hawkins" e degli "E", con il Trattato di Washington del 1922 ebbe inizio lo splendido tramonto degli incrociatori inglesi con i "County" da 10.000 tonn, a loro volta seguiti da numerose classi di unità armate con pezzi da 152 mm in base ai dettami del successivo trattato di Londra del 1930.

Dopo le costruzioni belliche dei "Fiji" e dei "Dido" antiaerei migliorati, la parabola di questo tipo di unità nell'ambito della Royal Navy iniziò il suo corso finale con i "Minotaur" e i "Tiger", gli ultimi incrociatori britannici, mantenuti in servizio sino agli anni Sessanta o - come nel caso di Tiger e Blake - sin verso la fine degli anni Settanta dopo la trasformazione in portaelicotteri.

Le ricerche dell'autore, basate su materiale documentale originale conservato al Public Record Office e al National Maritime Museum, hanno portato alla redazione di testi completi, esaustivi e quanto mai approfonditi anche in relazione a progetti non realizzati o largamente modificati nel corso della costruzione. Non mancano riferimenti anche a unità previste per i mercati esteri, tra cui un ben poco noto incrociatore proposto nel 1957 alla Marina del Venezuela che avrebbe dovuto essere armato con missili antiaerei a medio raggio RSC-50 di produzione svizzera (Contraves-Oerlikon), paragonabili - sicuramente per le dimensioni ma forse più difficilmente per le prestazioni - ai coevi "Tartar" realizzati negli Stati Uniti.

L'impianto di note (ben 45 pagine) costituisce un autentico "libro nel libro", comprendendo non soltanto riferimenti bibliografici ma, soprattutto, approfondimenti e precisazioni in supporto ai già più che dettagliati testi; British Cruisers si conclude - infine - con dati tabulati riferiti a tutte le classi di unità descritte nel volume e da una lista di tutte le unità, comprensiva delle date di impostazione, varo ed entrata in servizio, con brevi note sulle circostanze della perdita o sul fato finale riservato a ciascuna di esse.

L'apparato iconografico è di assoluto prim'ordine: è stata accordata preminenza a viste nitide e complete delle varie unità come pure a dettagli - quando necessario - dell'armamento, delle dotazioni elettroniche e di altri elementi dell'allestimento. Grazie anche alle misure del volume, tutte le fotografie sono riprodotte in generose dimensioni (nella maggioranza dei casi con base 21 cm) e si evidenziano spesso per le loro qualità tecniche di scatto e sviluppo come pure - in numerosi casi - per il fatto di risultare inedite o mai utilizzate in una pubblicazione specializzata.

Un unico appunto va mosso alla scelta quanto mai discutibile (ma ormai attuata sempre più spesso dalla pubblicistica navale britannica e statunitense) di riprodurre interessanti e utili viste laterali di diverse unità su due pagine, riducendone in qualche caso la qualità in seguito ad un eccessivo ingrandimento e portando sempre, nel contempo, all' "invisibilità" di taluni dettagli nella costolatura interna del volume, come pure ad alcuni spiacevoli "disallineamenti".

Un più che positivo commento va infine riservato agli oltre cento eccezionali disegni al tratto che, spesso espressamente realizzati ex-novo, costituiscono - essi stessi - un fondamentale elemento di completezza di British Cruisers: Norman Friedman si è avvalso dell'opera di due autentici "mostri sacri" della grafica navale quali Arthur D. Baker III e Alan Raven, affiancati a loro volta dal già noto Paul Webb e dal probabilmente più giovane John R. Dominy, per realizzare quello che - ad oggi - è il gruppo più preciso e completo di disegni di incrociatori inglesi sino ad oggi pubblicato e reso disponibile in un volume specialistico.

British Cruisers è quindi - in definitiva - un'opera di eccezionale qualità, approfondita, esaustiva e tale da giustificare più che ampiamente il suo prezzo: non può mancare nella biblioteca di ogni appassionato, ove andrà ad occupare una posizione di assoluta preminenza tra i volumi "imperdibili".

Modificato da Alagi
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  • 4 years later...
  • 6 months later...

Ho ordinato l'interessante volume in oggetto ma non riesco a capire il numero delle pagine qui leggo 432 mentre su altri siti leggo 320....

 

Hai avuto modo di leggerlo? Cosa ne pensi? Ho notato che su Amazon hanno pubblicato a 20euro la versione digitale e mi ha alquanto tentato, ma resto indeciso tra questo volume e l'ultima opera sempre di N. Friedman sulle "capital ships" britanniche tra 1906-1946. Immagino che i battlecruisers rientrino nella trattazione dell'ultimo volume e che pertanto siano stati esclusi da questo più vecchio, dedicato (solo) agli incrociatori, puoi confermarmelo?

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Hai avuto modo di leggerlo? Cosa ne pensi? Ho notato che su Amazon hanno pubblicato a 20euro la versione digitale e mi ha alquanto tentato, ma resto indeciso tra questo volume e l'ultima opera sempre di N. Friedman sulle "capital ships" britanniche tra 1906-1946. Immagino che i battlecruisers rientrino nella trattazione dell'ultimo volume e che pertanto siano stati esclusi da questo più vecchio, dedicato (solo) agli incrociatori, puoi confermarmelo?

Mi pare un volume molto valido,quasi definitivo,sull'evoluzione storico-tecnica degli incrociatori britannici da inizio 900' fino al dopoguerra.Non posso che consigliartelo!

Per quanto riguarda l'argomento corazzate,si gli incrociatori da battaglia rientrano in questa definizione e in merito ad un libro su questo argomento non posso che consigliarti i due eccezionali volumi di R.A. Burt "British Battleship of World war one" (sulla I G.M.) e "british battleship 1919-1945"

 

Ti posto i link delle recensioni dei due volumi fatte dal nostro Alagi:

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=41041

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=41040

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Grazie per la risposta, lo prenderò a breve!

 

Ti ringrazio anche per gli altri due libri che mi hai suggerito: possiedo già la trilogia di R.A. Burt dedicata alle navi da battaglia britanniche e posso confermare che si tratta di lavori di altissimo livello, sebbene per quel che riguarda l'evoluzione tecnica preferisca i volumi di D.K. Brown (capolavori anche quelli). Sulle british capital ships tuttavia devo ancora trovare l'opera che mi soddisfi nel rapporto scelte tecniche/contesto internazionale, per cui sono ansioso di leggere il lavoro recentissimo di Friedman, spero abbia "contestualizzato" di più rispetto ai predecessori.

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Grazie per la risposta, lo prenderò a breve!

 

Ti ringrazio anche per gli altri due libri che mi hai suggerito: possiedo già la trilogia di R.A. Burt dedicata alle navi da battaglia britanniche e posso confermare che si tratta di lavori di altissimo livello, sebbene per quel che riguarda l'evoluzione tecnica preferisca i volumi di D.K. Brown (capolavori anche quelli). Sulle british capital ships tuttavia devo ancora trovare l'opera che mi soddisfi nel rapporto scelte tecniche/contesto internazionale, per cui sono ansioso di leggere il lavoro recentissimo di Friedman, spero abbia "contestualizzato" di più rispetto ai predecessori.

Aspetto allora una tua recensione quando possederai il Volume!!

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