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Western Australian Maritime Museum


Febea

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Nell'ottobre scorso le "cose" da vedere e fare e scoprire a Fremantle e dintorni erano talmente tante che abbiamo dovuto fare delle scelte... la visita al museo di cui all'oggetto è stata fatta solo dall'esterno, ciononostante propongo alcune foto.

Sull'ampia Victoria Quay si affacciano:

- il palazzo che dovrebbe corrispondere alla "nostra" Autorità Portuale:

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- il museo:

All'ingresso vi sono delle placche sulle quali sono incisi cognome e nome, il nome della nave e l'anno di arrivo di quanti, tra fine ottocento e prima metà del novecento, lasciarono le loro case per cercare fortuna in Australia. Inoltre in prossimità vi sono anche alcune statue commemorative che, nella loro semplicità, hanno un significato molto chiaro.

 

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- il primo sottomarino musealizzato dell'Australia e cioè HMAS Ovens (Oberon class submarine) del quale, data l'ora, vi copio le informazioni pubblicate su wikipedia:

Ovens was laid down by Scotts Shipbuilding and Engineering Company at Greenock, Scotland on 17 June 1966, launched on 4 December 1967 by the Viscountess Slim, and commissioned into the RAN (Royal Australian Navy) on 18 April 1969. Ovens became the first RAN submarine to fire an armed Mark 48 torpedo, when she sank the decommissioned Bathurst-class corvette HMAS Colac on 4 March 1987. On her return to port, Ovens flew a 'Jolly Roger' to indicate a successful mission: the first time a RAN submarine had done so. Ovens paid off on 1 December 1995.

 

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Ed infine questa sezione:

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Ciao! :s55:

Modificato da Febea
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  • 4 weeks later...

Con un pochino di ritardo vi ringrazio per i complimenti... cerco di fare del mio meglio, anche se mai raggiungerò la bravura e la professionalità di qualche amico (C.te GICHIANO... ti fischiano le orecchie?)...

 

L'idea personale che posso comunicarvi circa il museo visto dall'esterno rincorre quella che mi sono fatta, molto in generale, su quel che ho visto a Fremantle, Perth e dintorni e Sydney: la mancanza di storia nella città (parlo di edifici, costruzioni pubbliche e private) non ha portato a un processo di emulazione della "vecchia" Europa (se non sporadicamente), ma, grazie anche ai grandi spazi a disposizione, ha consentito l'innovazione architettonica e l'uso, piuttosto scontato per loro, delle più recenti tecnologie. Mi azzardo a dire che gli australiani forse "soffrono" della mancanza di storia -essendo tutto così recente- e sono pertanto attenti a tutto ciò che è, o fa, storia. E poi, a mio avviso, l'attaccamento alle origini da parte delle varie etnie è palpabile: lo avvertivo osservando le persone, ma l'ho sentito in particolare dalle persone che ho conosciuto (la maggior parte delle quali di origini italiane), l'ho capito dai quotidiani che ho sfogliato e da quel poco di televisione che ho visto: LT Melekhin ed io abbiamo avuto l'opportunità di vivere due settimane un po' da turisti e un po' da viaggiatori, con gli occhi sempre ben aperti e le orecchie tese.

Con questo non dico che ogni motivo è per loro occasione di celebrare un evento storico, ma hanno rispetto per quel che è stato fatto e vissuto, lo valorizzano al meglio, sicuramente anche con l'intento di far conoscere ai bambini quel che è accaduto-avvenuto. L'Australia è per noi lontana, indubbiamente dal punto di visto geografico, ma non solo: le notizie che arrivano dai giornali sono inesistenti e dalla televisione il messaggio che ci arriva è quello della natura selvaggia, di koala e canguri fuori dalle porte di casa, dell'Opera di Sydney e di cicloni paurosi... ma vi assicuro che l'Australia è ben altro e che gli australiani hanno gli occhi ben aperti sul mondo. E sulla storia.

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  • 2 weeks later...

Febea… come giustamente hai sottolineato, gli australiani, loro malgrado e nonostante le attenzioni che possano avere verso l’esteriorità del mondo, sono i fautori di una giovane nazione, intelligente, che cerca di allargare i propri orizzonti costruendo, giorno dopo giorno, la loro storia. Sarebbe illogico che non fosse così, sono ancora un popolo ibrido perché non hanno tradizioni.

Se solo pensiamo che ogni popolo trae la propria forza dalle radici del passato, e, attraverso le azioni di oggi le proietta nella vita del domani, come una sorta di interposizione tra quelle stesse radici e il futuro trainante degli avvenimenti; viene spontaneo il chiedersi se non sono proprio quelle radici che non sono facili da estirpare, per poterne crearne delle nuove.

La storia delle genti ci ha insegnato che ad ogni conquistatore è importato di più impossessarsi di un territorio, esportando semmai le proprie debolezze, piuttosto che insediarvi una civiltà. Lo stesso Colombo non è stato un conquistatore accorto, ed è stato un cattivo amministratore di quelle conquiste.

I primi insediamenti inglesi che si sono avuti in quelle lontane terre di Oceania, sono stati creati per dei galeotti; l’Australia infatti era considerata una terra inospitale e adibita a colonia penale. Altro che civiltà; se oltremodo consideriamo che la cultura degli aborigeni era di natura semplice e ancora allo stato brado, le cui tradizioni erano in prevalenza dedite alla sopravvivenza e che tale è rimasta anzi, nel tempo, si è quasi estinta per lasciando il posto ad altri popoli, ad altre razze che hanno portato con sé le loro ataviche tradizioni. L’Australiano di oggi si deve ancora affermare come popolo, ecco perché ogni piccola cosa la fanno propria… anche se dovesse sembrare povera e insignificante, purché questa contribuisca ad accrescere il loro recente passato... al contrario di noi che, nostro malgrado, ci stiamo proiettando verso un futuro nebuloso.

Forse, oggi come oggi, la vecchia Europa da troppo per scontata la superiorità della propria saggezza, dimenticandosi la ponderazione… basta guardarsi attorno. A volte mi sembra di capire che non siamo poveri di ricchezze, ma per la troppa cultura, stiamo diventando un povero paese che sta andando alla deriva, proprio a causa delle troppe frivolezze alle quali diamo troppa importanza o ancor peggio, agli egoismi. Voglio sperare, che la mi sia solo un’illazione… non vorrei che un giorno qualcuno dicesse: te lo avevo detto. Il mio non è catastrofismo, è solo quello che si osserva affacciandosi alla finestra del mondo. (quanto sarebbe meglio se si pensasse un po’ di più al sacrosanto AMORE) :s10:

C.te Telemaco

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