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Un Po' Fuori Del Mondo E Del Tempo.


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Un amico mi ha segnalato un nuovo libro; forse a qualcuno di voi potrà interessare.

Ho il file in pdf (con lo stesso testo che ricopio qui sotto più alcune foto), se vi è più comodo da visualizzare mandatemi un messaggio che ve lo inoltro.

 

Titolo: UN PO’ FUORI DEL MONDO E DEL TEMPO - Rievocando la splendida avventura di Emilio Bianchi e altri arditi del mare

Autore: Ferruccio Bravi

Editore: "GRUPPO DI STUDIO “AUSER” - TORRE DEL LAGO PUCCINI Sezione di Trento e Bolzano

caratteristiche tecniche: brossura cucita formato 16,5x23,5 152 pagine stampa b/n su carta avariata coperta colori plastificata.

Prezzo: €.10,00 + spese di spedizione

 

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« BISOGNA PORTARE AI VIVI CHE SONO MORTI LA FIACCOLA DEI MORTI CHE SONO VIVI ».

(F. PARRINI)

 

 

S O M M A R I O

RIEVOCANDO: Bocca di Serchio, 5.xxxL’artefice (Teseo Tesei), 11.xxxLa “via ascetica dell’azione” (Salvatore Todaro), 17.xxxI mezzi d’assalto, 20.xxxStruttura organizzativa, 25.xxxIl Comandante (Junio Valerio Borghese), 29. I compagni di Bianchi, 35.xxLa notte di Alessandria, 38. xxRisonanza dell’azione, 41.xxL’incredibile

vicenda dell’Olterra, 45.x xUn istriano esemplare (Licio Visintini), 50.xxxL’osservatorio di Villa Carmela (Conchita e Antonio Ramognino), 54.x xTestimonianze di umanità,

60.xxx‘Questi inglesi’, 61.xxxLa prigionia (non solo orrori), 63.xxxAria di casa e ritorno alle ‘care genti’, 65.

 

NOTE: 70.

SCHEDE: I: Operatori della X Mas, 93. II. Comandanti della X Mas e dei mezzi avvicinatori, 111. DECALOGO della X: 119. MEDAGLIE D’ORO della X: 121. UNITÀ affondate o danneggiate dalla X: 122. ORGANIGRAMMA della X: 123

FONTI: 125.

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI: 138.

 

 

UN PO' FUORI DEL MONDO e del tempo è Bocca di Serchio: fra il verde e l'azzurro, sonnecchia in una quiete solenne. Sparsi frammenti del passato recente e lontano riportano indietro negli anni, da mezzo secolo a millenni. In prossimità delle casermette c'è ancora un bilanciere per attingere acqua, di quelli che si vedono nelle pitture egizie 1. Poco più in

là una enorme rimessa, dal tetto di paglia a carena, ricorda certe imbarcazioni degli antichi nomadi della Libia, i quali – narra Sallustio – fra un cabotaggio e l'altro le tiravano in secco e le capovolgevano per adibirle a capanna 2. Sull'altra riva, sotto un cielo tutto eguale inondato di luce, il verde cupo della tenuta di San Rossore digrada verso un breve

arenile dove ora sono allineate certe baracchine a dado che mi han fatto venire a mente, chissà perché, i primi insediamenti dei Mediterranei nella nostra terra. Di moderno si intravvede laggiù solo una sorta di piattaforma su pali dove “si poteva indovinare la figurina gentile della Regina Elena che pescava”. Così mi disse Emilio Bianchi, Medaglia

d’oro degli assaltatori subacquei della R. Marina, ora capitano di fregata a titolo onorifico.

Con Bianchi visitai quei luoghi una ventina d'anni fa. Ci arrivammo in bici, percorrendo un tratto di "litoranea" sterrata tutta buche, una cosa di mezzo fra un tratturo abbandonato e una pista sahariana. Si veniva da Torre del Lago, borgo stupendo imbevuto di guazza e di umori pucciniani.

Anche lì, alla periferia del paese, il tempo è restato fermo fin verso gli anni 50, poi si è messo a galoppare. Ricordo i contadini della contrada Guidicciona: erano ancora quanto di meglio e di genuino potevi trovare in quel fazzoletto di terra – una secca marina emersa a quota zero – perfettamente piano, steso fra la pineta e il lago. Brava gente

all'antica che viveva all'antica ed aveva una chiara visione del mondo, salda ad un lineare concetto della sovranità e dell'autorità: il governo l'aveva a Viareggio in attesa di averlo al borgo, Milano era il nord, Napoli il sud. Al vertice dominava la suprema triade villereccia: il Maestro, l'Arciprete, il Maresciallo dei Carabinieri.

Ma torniamo a Bocca di Serchio. La vita segreta che si conduceva alla base, l'esistenza ritirata e attiva degli otto "pionieri" che nel settembre del 1939 avevano preso alloggio in una casa rustica del duca Salviati le ritrovi nella spigliata prosa di BEPPE PEGOLOTTI.

 

 

Questo corrispondente di guerra, il primo caduto prigioniero nel ‘40, incontrò nel campo di Geneifa verso Suez tre "uomini siluro". Erano TOSCHI, FRANZINI e STEFANINI, suo compagno di liceo, tutti naufraghi del Gondar catturati dagli inglesi nel primo tentativo contro il porto di Alessandria. Tornato in patria Beppe rivide i vecchi amici e, rivisitando protagonisti e luoghi, ha ricostruito la storia dei mezzi d'assalto nel libro Uomini contro navi, racconto brillante che avvince per agile esposizione e per ricchezza di contenuto informativo ed umano 3. "Furono i primi – l'autore si riferisce ai 'pionieri' della base segreta – di una numerosa schiera. Altri ed altri si avvicendarono a riempire i

vuoti, nel corso dei mesi e degli anni. Era gente che arrivava in silenzio, che in silenzio ripartiva e non ritornava indietro. Quei giovanotti talvolta si recavano in gita a Viareggio, distante poco più di dieci chilometri. Indossavano sempre abiti civili, si mostravano spensierati, dicevano a qualcuno di essere studenti in vacanza. Nessuno, nemmeno i

loro famigliari, sapevano la verità. Tornavano a Bocca di Serchio subito dopo cena e mutavano le sembianze. Uscendo dalla casa dei guardiacaccia – ma era una casa colonica, precisa Bianchi – nelle tenebre già apparivano mostri. Avevano paludamenti strani quando si avviavano al fiume, lungo il breve sentiero tra i cespugli e i canneti. Dalle dieci di sera, infatti, si calavano nel Serchio, raggiungevano il mare, compivano sul fondo lunghe ed estenuanti esercitazioni [con i SLC].

Rientravano, per lo più, alle tre della notte, stanchi, infreddoliti. Di giorno, dormivano". I piloti che avevano terminato il corso a Bocca di Serchio andavano due volte la settimana a La Spezia, al Varignano, per le prove generali.

Calati in mare effettuavano una completa esercitazione notturna, dall'avvicinamento al passaggio delle ostruzioni, dalla navigazione occulta nel porto all'attacco in carena, all'applicazione della carica all'allontanamento. Il bersaglio era di solito il vetusto incrociatore San Marco e, all'occasione, qualche corazzata di squadra ormeggiata nel porto

di La Spezia.

Borghese ricorda l'esercitazione di attacco alla Giulio Cesare, ovviamente svolta con preavviso: pur mancando l'elemento sorpresa, l'attacco delle testate cariche avvenne senza che nessuno a bordo se ne accorgesse. "E proprio quando quelli del Cesare, dopo avere per ore attentamente scrutato il mare, scetticamente concludevano "ma non ce la

possono fare!" emersero a poca distanza del bordo sei teste nere, a due a due; subito dopo gli operatori, facendo col braccio un breve gesto che diceva "Siete serviti!", sparirono nel buio della notte" 5.L'esercitazione si concludeva verso le quattro del mattino. Sul quadrato del San Marco era servita la cena, uguale per tutti: "Un'unica tavola, cui prendevano posto fianco a fianco ufficiali sottufficiali e marinai, usciti allora da un'improba fatica, il volto ancora solcato dai segni della maschera, magnifici ragazzi, cuori generosi, muscoli di acciaio, polmoni a tutta prova; rosse le mani e gonfie per l'arresto del sangue dovuto ai polsini elastici del vestito da sommozzatore, e con i polpastrelli rugosi per la lunga permanenza in acqua. E fra loro il medico, l'indimenticabile Falcomatà, che li seguiva ad uno ad uno, in ogni atteggiamento, per diagnosticare in tempo il minimo segno di eccesso o di fatica o di un eventuale disturbo insorgente"

Poi, alle prime luci dell'alba, il ritorno alla base in autocarro coperto e finalmente una bella riposata. Nelle ore libere dopo le esercitazioni la vita dei volontari era assai variata e sana: agonismo, bagni di mare, perfino caccia al cinghiale "benevolmente ignorata dai proprietari della riserva". Lettura, conversazioni e discussioni su vari temi e canto. Alle vecchie canzoni di marinai se ne aggiungevano di nuove, improvvisate in pineta fra una passeggiata e l'altra:

 

"Inglese mio carissimo,

preparati a nuotare...

getta bombe fin che vuoi

chi sommozza siamo noi

e a fondo ci vai tu.

Dormi, sogna il tuo cielo

in fondo al mare..."

 

Queste rimerie non erano un gran che. Ma in quei giorni incandescenti l'Italia dei Poeti e degli Eroi aveva urgente necessità di eroi; dei poeti poteva intanto fare a meno. In attesa di mandare l'inglese a sognare il suo cielo in fondo al mare i nostri bravi ragazzi dovevano accontentarsi di vedere gli obiettivi sulle carte e in fotografia. Solo Iddio e gli alti

comandi sapevano quando e per dove sarebbero partiti. Di questo, dice Borghese, non si curavano molto, ma avevano la certezza d'essere pronti: "Ognuno in cuor suo spera di essere prescelto; hanno fiducia.

Modificato da malaparte
adeguamento...quasi
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Ricordo che Ferruccio Bravi, autore di ponderosi testi di storia medievale - moderna e di toponomastica, ha curato note e commento di Pagine di Diario di E. Bianchi, recensito qui https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=17193

 

Per i rapporti tra Bravi e "quelli di Bocca di Serchio", qui ho trovato informazioni. http://www.lacittadella-web.com/forum/view...?f=48&t=372

 

Roberta, non sono riuscita a trovare la copertina del libro (forse perché è proprio recentissimo). Tu riusciresti , per favore, a procurarla per completare il format?

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Roberta, non sono riuscita a trovare la copertina del libro (forse perché è proprio recentissimo). Tu riusciresti , per favore, a procurarla per completare il format?

 

La recupero e mi ricollego.

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...avendolo ordinato, spero che mi arrivi in carta "avoriata"!

 

(trattasi del solito scherzetto del correttore automatico?)

 

Spero di sì, l'avevo notato anch'io :s03: ma ho preferito mantenere l'originale ... non si sa mai :s03: :s03:

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