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L'affondamento Dell'incrociatore "amalfi"-1915


Red

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Tratto da:

"La guerra italiana" N°7-11 luglio 1915-

Enrico Mercatali e Guido Vicenzoni-

Casa Ed.Sonzogno-Milano-

 

L'AFFONDAMENTO DELL'INCROCIATORE AMALFI

 

L'incrociatore "Amalfi" lasciava il porto di Venezia nella notte dal 6 al 7 luglio,alle 3,scortato da alcune cacciatorpediniere.Per un'ora filò cautamente, senza incidenti,a circa 30 chilometri dalla costa;alle 4 le vedette segnalarono un sommergibile a babordo:scorgevasi infatti a un centinaio di metri poco più il periscopio di un sommergibile che s'avvicinava,e un minuto dopo l'Amalfi dava un tremendo sobbalzo:il siluro l'aveva colpito pressa a poco una quarantina di metri dal dritto di prora e l'acqua già irrompeva per lo squarcio enorme prodotto alla carena.Fu allora tentato di metter in azione le pompe;inutile manovra;la sorte della nave era decisa,benchè lemacchine continuassero a funzionare.

Il comandante chiamò in coperta tutto l'equipaggio e diede con calma ed energia gli ordini per il salvataggio;poi,schierati gli uomini a poppa,innalzò il grido incuoratore di "Viva l'Italia! Viva il Re!" che da ogni petto partì altissimo,mentre la nave entamente s'inclinava con un gorgoglio che pareva un lamento.Nessun panico,nessun tumulto:un marinaio corse a baciare la bandiera,un grappolo umano si aggrappò ad essa; poi a mano che l'incrociatore piegava affondando,i marinai,seminudi,

quali cinti da salvagente,quali abbandonandosi al vigore dei propri muscoli,si lanciarono in mare.

Gli ufficiali di coperta e di macchina rimasero a bordo sino a l'ultimo istante,sino a che la nave s'arrovesciò:si scorse allora da bordo delle torpediniere come lo squarcio fosse tale da fenderla profondamente:tuttavia le eliche giravano ancora.

Appena colpita, l'Amalfi aveva chiesto radiotelegraficamente soccorsi alle torpediniere che l'attendevano:queste giunsero a tuttaforza ed ogni loro marinaio ha compiuto, invero,miracoli di bravura per salvare i naufraghi.Il mare era tranquillo e il salvataggio si è compiuto così con abilità somma,con somma abnegazione,con ordine:ciò che spiega come la proporzione delle perdite sia minima:quasi tutto l'equipaggio di 650 uomini è stato salvato.

Segnalato il siluramento al Comando della piazza, venivano apprestati i mezzi di soccorso:le piccole navi-ospedale "Roma" e "Clodia" si avviavano tosto incontro ai feriti coi barconidella Croce Rossa e li raggiungevano agli Alberoni.Poco dopo i feriti e gli ammalati erano già ricoverati all'Ospedale di Marina,a Sant'Anna,e in altri ospedali della città,e quasi tutti in un stato soddisfacente.L'Amalfi apparteneva alla classe degli incrociatori corazzati tipo Pisa:stazzava 10400 tonnellate.Venne impostato nel 1906 nel cantiere Odero alla Foce(Genova) il varo ebbe luogo il 5 maggio 1908 nell'anniversario dei Mille e la sua entrata in squadra datava dal 1909 ed era munito di due macchine a triplice espansione.Armato di 4 connoni da 244 mm.,8 da 190,18 da 76,2 da 47,2 mitragliatrici e 3 tubi lanciasiluri.Il "Corriere d'Italia" dice che il comandante dell'Amalfi è uno dei più dotti e valorosi capitani di vascello della nostra marinail piemontese cav.Giacomo Riaudo.Il minisro della Marina ed il segretario generale ammiraglio Nicastro procedono al minuto accertamento del modo e delle circostanze in cui è avvenuto il siluramento.pare che questo fu reso possibile a causa della nebbia.

 

IL RACCONTO DI UN SUPERSTITE

 

"Il personale della nave-narra un marinaio dell'Amalfi-era sveglio perchè stava per cambiare la guardia,e aciò si deve la sua salvezza.Ricevuto l'urto del siluro proprio al centro,la bella nave sbandò sulla sinistra,pue continuando ad avanzare."Ero-aggiunge il marinaio-in procinto di andare di guardia,quando udì un urto,seguito da uno scricchiolio spaventoso e m'accorsi che la nave sbandava rapidamente..Capii subito che cosa era avvenuto e mi spogliai,cingendo il salvagente.Andai in coperta.L'equipaggio,gli occhi fissi sul comandante,attendeva.Con voce commossa,rotta dai singhiozzi,egli gridò."Viva il Re".Noi rispondemmo allineati,immobili,frementi di angoscia e di rabbia impotente.Po il comandant aggiunse seccamente : "Si salvi chi può !".Mi gettai in mare e udii il comandante col pianto nella voce:"Amalfi,addio !".Poi la nave mi passò davanti lentamente.Si abbattè sul fianco ferito.....Vidi ancora una volta confusamente l'elica di dritta mordere rabbiosamente l'aria.Chiusi gli occhi urlando di dolore,con un singhiozzo che mi arroventava la gola......E quando li riapersi,l'incrociatore non esisteva più.....C'era là un gorgo.....E se ne levavano lamenti.Nel mio cuore rimarrà sempre la visione supremamente grande del comandante che,ultimo fra tutti,si lanciava in mare dopo l'addio alla nave che inabissava.

 

UNA SCENA DEL NAUFRAGIO

 

Numerosi sono gli episodi di abnegazione e di sacrificio avvenuti durante l'affondamento dell'Amalfi;ma uno sopra di tutti basta a provare l'elevatezza d'animo e il valore dei nostri uomini di mare,Allorchè,squarciata a babordo la carena,la nave si inclinò rapidamente per arrovesciarsi all'improvviso,gli ufficiali,che ultimi balzarono in mare,i trovarono a lottare con l'irresistibile gorgo che si andava formando e che minacciava di travolgerli.Il capo macchinista nuotava anch'egli vigorosamente per allontanarsi,ma un'onda lo ricacciò presso la nave da poppa;le eliche turbinavano a fior d'acqua e,preso nel vortice,una pala gli troncò un braccio.L'urlo dell'infelice si confuse col clamore di altre grida e con lo sfiatare assordante delle caldaie:il capo macchinista già si abbandonava svenuto alle correnti,allorchè emerse vicino a lui il capitano medico Gallina che,pieno di coraggio e assai robusto,non dimenticò neppure in quell'estrema contigenza la propria missione umanitaria;riuscito a togliersi la cinghia che stringeva ai fianchi,con enormi sforzi che hanno del prodigioso,egli ne strinse il moncherino del collega,frenando l'emorragia,mentre teneva a galla il ferito.Entrambi furono raccolti poco dopo esausti

 

* E' giunta ora notizia,per tramite della Nunziatura di Vienna,alla famiglia Bianchi che il comandante del Turbine,perduto nell'Adriatico il 24 luglio,capitano Luigi Bianchi,raccolto ferito da una nave austriaca,si trova ora guarito e prigioniero nel campo di Neu Lengbach,presso Vienna.-

 

FINE

 

L'incrociatore Amalfi,insidiosamente affondato da un sottomarino austriaco nell'Adriatico nella notte del 7 luglio.

amalfi.jpg

 

RED

Modificato da Red
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Aggiungo a questo interessante topic il disegno schematico di questa bella e sfortunata unità.

Inoltre, da "Gli Incrociatori Italiani" Uff.Stor. Marina Militare riferisco queste curiosità.

 

......le unità vennero iscritte nel Quadro del Naviglio Militare col regio decreto dell'8 settembre 1907 e coi nomi di Pisa e Amalfi........

I due incrociatori risultavano praticamente identici come scafo, corazzatura, armamento, caldaie e sistemazioni principali. Essi differivano però lievemente per quanto riguarda le motrici che, sul Pisa erano una esatta riproduzione di quelle della corazzata Vittorio Emanuele, mentre sull'Amalfi erano una riproduzione di quelle della Regina Elena, tutte ovviamente ridotte nelle dimensioni a causa del piu' elevato numero di giri delle eliche.

 

A costruzione ultimata, il costo dei due incrociatori -- escluso quello relativo all'armamento -- fu di lire 19.138.802 per il Pisa e di 18.913.092 per l'Amalfi.

 

amalfi.jpg

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C.te Anteo, potresti indicarmi la fonte di questo profilo? Grazie 1000!

 

Lazer_ :s02: ne

 

Il profilo è stato ricavato da: "Gli Incrociatori Italiani 1861 - 1975" Compilatori Giorgerini - Nani.

Edizione del lontano 1976 a cura dell'Ufficio Storico Della Marina Militare.

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Il profilo è stato ricavato da: "Gli Incrociatori Italiani 1861 - 1975" Compilatori Giorgerini - Nani.

Edizione del lontano 1976 a cura dell'Ufficio Storico Della Marina Militare.

 

 

...che ora sarà esaurito ovviamente! Buono a sapersi in ogni caso - grazie

 

Lazer_ :s02: ne

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  • 2 weeks later...

Altre notizie:

 

"Cagni aveva portato a Venezia sani e salvi gli incrociatori della classe Pisa (rimpiazzati nel basso adriatico da 4 vecchie navi da battaglia francesi ndr), secondo Revel era stata una bella impresa. Il 7 luglio l'Amalfi, scortato da due sole torpediniere, fu silurato dal UB 14. L'intero equipaggio del U 14 era tedesco, ad esclusione del pilota austriaco. Italia e Germania non erano ancora in guerra e l'unità aveva la matricola austriaca U 26. I SMG tedeschi avevano una doppia numerazione, l'Austria era passata dalla numerazione in cifre romane a quelle arabe e non distingueva i SMG delle varie classi (tutti U mentre i tedeschi avevano UB, UC per i posamine ecc.). Il comandante von Heimburg era lo stesso che il 1° giugno aveva affondato il SMG italilano Medusa, ma al comando del UB 15 rinominato U 11 dagli austriaci (C'è diversa letteratura sul discorso della doppia bandiera dei SMG tedeschi, è 1 capitolo abbastanza interessante della Guerra in Mediterraneo; il governo austriaco indennizzò più volte le vittime civili degli affondamenti, prendendosi la responsabilità per non "inguaiare" l'alleato. Ci furono anche episodi tragicomici, come ad esempio dei SMG austriaci che avrebbero scorazzato nei dintorni di Malta e SMG che comparivano ai naufraghi con una bandiera e dopo pochi minuti ne avevano un'altra).

 

Dopo aver ricevuto i primi rapporti, Revel si infuriò con Cagni; secondo lui, la scorta minima avrebbe dovuto essere di 6 unità e l'azione (crociera esporativa) avrebbe dovuto essere effettuata da caciatorpediniere. Il contrammiraglio Cagni ricevette una lettera di ammonimento e fu sottoposto (con la squadra dei 3 incrociatori superstiti) sotto gli ordini dell'amm. Cutinelli.

 

In una lettera al Duca degli Abruzzi, Revel confermava la sua fiducia in Cagni, dicendo che "avrà senz'altro imparato l'amara lezione e ne trarrà giovamento per il futuro".

 

fonte: Paul Helpern, "La Grande Guerra nel Mediterraneo".

 

da fonti varie on line:

 

... era stato deciso che una squadra navale scortata dall'Incrociatore Amalfi, compisse una perlustrazione fin sotto le coste Istriane. Il siluro venne perciò lanciato con estrema precisione e colpì la nave sul lato sinistro, in corrispondenza del compartimento centrale delle caldaie a carbone che, azionando 2 macchine alternative a 4 cilindri, fornivano una potenza di 20.000 cavalli e consentivano di raggiungere la allora vertiginosa velocità di 23 nodi.

 

Le cronache narrano che dopo soli 6 minuti la nave si era già capovolta completamente e dopo altri 4 minuti si inabissò. Nonostante il poco tempo a disposizione, riuscirono a salvarsi 652 uomini su 719 che si trovavano a bordo. Ciò fu dovuto soprattutto alla disciplina dell'equipaggio e alla manovra del Capitano di Vascello Riaudo, comandante dell'Amalfi, che dopo lo scoppio fece porre barra a dritta contenendo così l'effetto dello sbandamento a sinistra provocato dalla falla.

 

Nel frattempo i naufraghi vennero raccolti dalle torpediniere CALIPSO e PROCIONE accorse prontamente. Prima di lasciare il luogo del disastro, vennero lasciati dei segnali nel luogo dell'affondamento per dar modo di compiere ulteriori accertamenti. Nel 1919 e nel 1921, a guerra finita, si tentò di localizzare il relitto, ma il punto stimato e i limitati sistemi di ricerca, resero l'operazione alquanto difficile. Col sistema della sciabica, trascinando cioè un cavo di acciaio lungo 300 metri, ci volle parecchio tempo prima che qualcosa si impigliasse nei rampini di ricerca. Al palombaro che per primo si immerse, la nave apparve completamente capovolta, sprofondata nel fango fino al piano di coperta. A 14 metri di profondità si trovava la chiglia, mentre le 2 eliche erano a 18 metri su un fondale di 30

 

I 3 fumaioli, le 6 torri binate, la plancia di comando, giacevano e giacciono tuttora schiacciate sotto il peso dello scafo. A nulla era servito il rivestimento di acciaio che avvolgeva la nave e che ancora oggi possiamo ammirare. Le corazze costruite in acciaio al Nichel-Cromo, di 20 centimetri di spessore, erano poste sulle murate nella linea di galleggiamento. Dal 1924 iniziò un sistematico smantellamento col recupero della quasi totalità del rivestimento corazzato, un vero tesoro per l'industria metallurgica del dopoguerra. Vennero recuperate dalla ditta Scavone di Venezia anche le 2 eliche di bronzo.

 

La demolizione, ottenuta attraverso il brillamento di un'enorme quantità di cariche esplosive, non risparmiò nulla e si recuperò tutto quanto fu possibile, finché si arrivò al piano di coperta. Le sovrastrutture della nave sono in parte coperte dal fango e scardinate dalle esplosioni.

 

Nel 1986 il relitto venne ritrovato ( a circa 22 miglia al largo dalla costa, altezza Rovigo ndr) con non poche difficoltà, da due sommozzatori Veneziani , basti pensare che essendo stato lo scafo completamente demolito, il segnale dato dall'ecoscandaglio evidenziava sul fondo una depressione con ostacoli non più alti di 1 metro.

 

Il rapporto sull'affondamento redatto dal suo comandante, il Capitano di vascello Riaudo, datato 8 luglio 1915 ed oggi conservato presso l'Archivio Storico della Marina Militare, fornisce la ricostruzione puntuale di quella fase concitata e tremenda.

 

..."Prima dell'alba erano armati i soli pezzi antisiluranti, e verso le 3:00 avevo ordinato personalmente al Comandante in 2^ di chiamare tutta la gente a posto di combattimento..... Alle 4:05 mi recai nel casotto di rotta... Qualche minuto dopo, in lat. 45° 12' N e long. 12° 53' 5 E Gr. avviene sulla sinistra, verso il centro della nave, una forte esplosione seguita da proiezione altissima colonna d'acqua commista a frammenti di carbone.

 

Distinsi perfettamente la scia di un siluro, facente un angolo di circa 30° da poppa colla rotta della nave; la scia non aveva più di 200 metri di lunghezza, il che mi fa supporre che il sommergibile nemico abbia lanciato passando fra la torpediniera "Calipso" e l'"Amalfi".

Ho mosso tutta la barra a dritta per evitare un secondo siluramento. Le macchine erano in azione, il timone funzionava perfettamente, lo sbandamento della nave non superava i 20° ed io ho ordinato di verificare l'entità dell'avaria nella speranza di poter raggiungere Venezia. Poco dopo però lo sbandamento aumentava, quantunque non rapidamente, e l'equipaggio si poneva sul latto dritto di coperta.

 

Intuendo io che la nave si sarebbe capovolta diedi l'ordine di fermare le macchine; ordine trasmesso coi telegrafi al Tenente di Vascello Cambi, ed ho avvertito la gente di attendere ordine per gettarsi in mare essendo elevata la velocità della nave.....

Alle mie parole l'equipaggio proruppe in grida di "Viva il Re!!" "Viva l'Italia!". Poco dopo aumentando rapidamente lo sbandamento sulla sinistra la velocità d'avanzo diminuiva sensibilmente.

 

Diedi allora l'ordine "si salvi chi può" e l'equipaggio sorvegliato per gruppi da parecchi Ufficiali si gettò in mare al grido di "Viva il Re!!" "Viva l'Italia!". La nave accostando a dritta (ciò che fortunatamente ha impedito la perdita di gente scostandola dall'elica emersa) completava in pochi minuti l'abbattuta sul fianco sinistro, emergendo completamente l'elica di dritta che era in moto. In questa posizione la prora era poco più immersa che la poppa, quando già alberi, fumaioli e ponte erano immersi...... L'affondamento completo ebbe luogo in tal assetto, con poco risucchio. Alla scomparsa della bandiera sorse unanime il grido di "Viva il Re!!" "Viva l'Italia!". "I naufraghi con grida di "Viva il Re!" attendevano tranquilli di essere recuperati......."

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