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1915-1919 - Diario Di Guerra


GM Andrea

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Titolo: 1915-1919 – Diario di guerra

Autore: Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo

Casa editrice: Mursia

Anno di edizione: 2008

Pagine: 344

Dimensioni: 21x14

Prezzo: 20,00

Reperibilità: facile

 

In una discussione di qualche tempo fa su Paolo Caccia Dominioni l’amico Red ricordava come questi, il cui nome è indissolubilmente legato a El Alamein, fosse stato un valoroso combattente anche nella Grande Guerra e avesse rievocato tale esperienza in un diario, del quale si da conto.

Anzitutto va premesso che non è un libro di memorie, bensì un vero e proprio diario, pubblicato a cinquant’anni di distanza dai fatti.

Il giovane Autore allo scoppio della guerra era un giovane universitario di 19 anni, residente a Tunisi al seguito del padre diplomatico, iscritto alla facoltà di ingegneria di Palermo e pienamente rispondente ai canoni dell’interventismo studentesco.

Sillavengo (si faceva chiamare col solo predicato nobiliare) in quattro anni di servizio dal 1915 al 1919, passa per diversi reparti del Regio Esercito. Per la verità, conformemente allo spirito di tanti suoi coetanei milanesi, la massima ambizione era quella di combattere quale Ufficiale negli Alpini. A Sillavengo però nell’aprile del ’15 prudono le mani, e giunto a Palermo da Tunisi si arruola immediatamente come soldato semplice nel 10° Bersaglieri. Verrà poi destinato per lunghi mesi a Termini Imerese, assegnato alla difesa costiera, quando già al fronte infuria la battaglia.

Chiamato finalmente al corso Ufficiali presso l’Accademia Militare di Torino, l’Autore con disappunto si vede assegnare al Genio Pontieri. Con tale specialità combatte duramente sul fronte del Carso, affrontando oltre agli austriaci le piene dell’Isonzo. Ambendo a impieghi di prima linea, Sillavengo chiede e ottiene di essere destinato ai reparti lanciafiamme, da poco costituiti, coi quali torna sul Carso. Riuscito a ripiegare col suo reparto nei giorni di Caporetto, partecipa a combattimenti sul versante orientale dell’Altopiano di Asiago (Foza, a picco sulla Valsugana). A causa di un principio di congelamento a un piede verrà Sillavengo viene definitivamente assegnato alle truppe coloniali in Libia, ove lo raggiunge la notizia della fine della guerra.

Il diario, superfluo dirlo, è avvincente. Gli orrori della guerra sono descritti senza infingimenti, così come non mancano critiche a (certi) superiori e agli imboscati. E’ inoltre riportata la corrispondenza che l’Autore intrattenne coi suoi numerosi amici sotto le armi, tutti animati dal medesimo ideale, e soprattutto quella con l’amatissimo fratello Cino, Sottotenente del 5° Alpini, Btg. Stelvio, Caduto nel gennaio 1918 sull’Altopiano (ritratto col binocolo nella foto di copertina).

Non manca però l’ironia: è riportato un divertente scambio di fonogrammi tra il superiore comando e il povero Ufficiale pontiere, cui viene ripetutamente chiesto conto della mancanza di un chiavistello nell’inventario trasmesso giorni prima. Sillavengo fa ripetutamente presente di non avere idea di dove sia il chiavistello, ma soprattutto che l’Isonzo in piena si sta portando via il ponte e urgono provvedimenti. Il Comando risponde col classico “si arrangi” e persiste nel chiedere conto del chiavistello. Alla fine il ponte se ne va con la corrente, e Sillavengo può comunicare che assieme ad esso è sparito vario materiale, fra cui…un chiavistello….

A giustificare la recensione su queste pagine, non mancano cenni alla R. Marina. Nell’aprile 1915 Sillavengo raggiunge la Sicilia dalla Tunisia a bordo di un vecchio postale, il Cariddi, il cui primo ufficiale – a detta del nostromo – “rinuncerà all’esonero di noi marittimi mercantili e si farà richiamare nella Regia Marina con il suo grado di sottotenente di vascello, di complemento, si sa. Non rimarrà più di un secondo su questa carcassa. Lui tiene moltissimo alla Regia: è lui che ha scritto qui “Giornale di Chiesuola” invece di “Giornale di Navigazione”, e lui non dice mai “ponte di comando”, ma “plancia”, come se questo fosse un incrociatore corazzato”.

Il viaggio di ritorno (marzo 1918) Sillavengo lo fece ospite a bordo del posamine Partenope, che poi venne affondato da un sommergibile appena ripartito da Biserta per l’Italia. In tre splendide pagine Sillavengo propone una ideale relazione sulla perdita dell’unità, dando conto in particolare dell’eroico comportamento del tenente macchinista Felice Fasano, che pur ferito e immobilizzato agli arti si prodigò per aiutare un marinaio.

Il Ten. Fasano – una cui fotografia è riportata, fra le molte, nel volume – guarì divenendo molti anni dopo Tenente Generale del Genio Navale.

Il volume si trova anche in edizioni precedenti, dagli anni ’60 in poi, per i tipi di Longanesi e di Mursia.

 

 

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Modificato da GM Andrea
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