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Il Leone Del Deserto


caringello

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Nome: Lion of the Desert - أسد الصحراء

Paese: Stati Uniti - Libia

Durata: 206 Mins

Colore: Colore / Sonoro

Regia: Mustapha Akkad

 

Reperibilità: SOLO INTERNET - In Italia è censurato.

 

Interpreti e personaggi:

 

Antony Queen - Omar Muktad

Rod Steiger - Benito Mussolini

Oliver Reed - Rodolfo Graziani

Gatone Moschin - Seniore (MVSN) Tomelli

Irene Papas - Mabrouka

 

TRAMA:

È l'anno 1929 e Benito Mussolini (Rod Steiger) deve confrontarsi con la ventennale guerra intrapresa dai patrioti arabi e berberi di Libia che si battono contro il colonialismo italiano e le sue rivendicazioni di una "quarta sponda", a simboleggiare un rinato Impero Romano sul suolo d'Africa. L'Italia aveva occupato il Paese nel 1912, che fino allora faceva parte dell'Impero Ottomano. Mussolini nomina il generale Rodolfo Graziani (Oliver Reed) come suo sesto Governatore di Libia, sicuro che un militare di tale credito saprà schiacciare la rivolta e ristabilire le passate glorie della Roma imperiale. Ad ispirare e guidare la resistenza agli oppressori è un uomo solo: Omar al-Mukhtar (Anthony Quinn). Insegnante di professione, patriota per dovere, Omar al-Mukhtar si è votato ad una lotta che non potrà vedere vinta nel corso della propria vita.

 

Anche se Omar al-Mukhtar ed i suoi uomini si avvalevano di armi obsolete, il generale Graziani ammise e testimoniò della loro grande abilità nel muovere guerra. Graziani controllava il Nord Africa con la forza dell'esercito italiano, e carri armati e aeroplani furono impiegati per la prima volta nel deserto. Una dotazione primitiva non poteva reggere il confronto con delle armi moderne, e malgrado il loro coraggio i libici soffrirono pesanti perdite. Nonostante tutto ciò, essi impegnarono per venti anni (anche se non con sempre costante intensità) gli italiani impedendo loro di conseguire una vittoria completa.

 

Censura in Italia

 

Le autorità italiane hanno vietato la proiezione del film nel 1982 perché, nelle parole del primo ministro Giulio Andreotti, "danneggia l'onore dell'esercito". Pare che il veto sia stato posto dall'allora sottosegretario agli Affari Esteri Raffaele Costa, oggi esponente di rilievo di Forza italia e presidente della provincia di Cuneo dal 2004. Vi fu un procedimento contro il film per "vilipendio delle Forze Armate". La pellicola non fu mai distribuita nel Paese, dove resta tuttora introvabile". Nel 1987 fu bloccata la proiezione dalla digos in un cinema di Trento e il tutto si concluse con un processo. L'unico festival dove è stato proiettato semi-ufficialmente è stato il Riminicinema a Rimini nel 1988. Craxi promise di mandarlo in onda sulla RAI, ma la promessa non venne mantenuta.É stato proiettato non ufficialmente in altri festival senza alcun interferenza da parte del governo. A tanto sdegno e clamore in ambito nazionale, segue il plauso un po' a sorpresa tributato al film dallo storico inglese Denis Mack Smith, esperto conoscitore della storia d'Italia e in quanto inglese, non certo nuovo al colonialismo. Questi ebbe a dire: "Mai prima di questo film, gli orrori ma anche la nobiltà della guerriglia sono stati espressi in modo così memorabile, in scene di battaglia così impressionanti; mai l'ingiustizia del colonialismo è stata denunciata con tanto vigore....Chi giudica questo film col criterio dell'attendibilità storica non può non ammirare l'ampiezza della ricerca che ha sovrinteso alla ricostruzione".

 

Entriamo nel vivo.

 

Il film Il leone del deserto fu parzialmente finanziato con 35 milioni di dollari da Muammar Gheddafi, il quale chiese l'inclusione di una scena storicamente inesatta che mettesse in cattiva luce i Senussi, in modo da separare la figura di al-Mukhtar, suo riferimento ideale, da quella di re Idris I, capo dei Senussi e cacciato dalla rivolta di Gheddafi. La pellicola è stata liberamente girata anche a Roma e da attori anche italiani. Sostanzialmente è un film corrispettivo di Squadrone bianco di Augusto Genina (1936). Il Film è parecchio retorico. A mio modesto avviso, va affermato per onestà che la storia coloniale italiana è molto più cruenta del "Tripoli Bel suol d'amore" con cartoline tricolore color seppia e caschi coloniali dalla foggia tropicale. E' tutto vero sui campi di concentramento, sulle impiccagioni esemplari, le scorribande e tutto il resto; però la crudeltà, la spocchia, la propaganda e l'idiozia che gli sceneggiatori infondono ai personaggi degli ufficiali italiani, trasformano quello che vorrebbe essere un film documentale, in un film di propaganda di regime e come tale lo giudico. Peccato però, perchè le ricostruzioni sono colossali, il numero delle comparse è vastissimo, la fotografia è dinamica e moderna e poi i costumi sono molteplici. Su questo mi piacerebbe spendere qualche parola. La riproduzione delle divise italiane dell'epoca è affidabile e sostanzialmente corretta. I costumisti hanno fatto un pò di confusione nel vestiario; la pellicola è ambientata nel 1931 e per tanto prima della riforma Baistrocchi, eppure compaiono qua e là indumenti ed equipaggiamenti successivi al 1933. Nonostante questo c'è una grande produzione di tenute coloniali, prediligendo il vituperato standard della Camicia Nera ( inteso come il Legionario, la truppa della MVSN) che compie nefandezze con crudeltà para-teutoniche. Nel casting avrebbero potuto prestare un'attenzione maggiore a non vestire da soldati italiani con tanto di baffetti (e mandolini ci mancava!), comparse dai tratti arabeggianti per colore e tratti somatici. I mezzi usati nel film non sono affatto italiani nonostante per tali vengano spacciati.

 

immagineu.jpg

 

Sbarco a Tripoli dei mezzi italiani (o presunti tali)

 

immagine2d.jpg

 

Graziani applaude allo sbarco. Alle sue spalle un Cappellano Militare in appariscente tenuta dell'Ordine Diocesano col cappello alla "Don Camillo". La figura del parroco da un connotato di cattolicesimo a una sorta di guerra santa. L'italiano è invasore e pure cattolico, nemico due volte.

 

Al di la degli arabi e del leone del deserto stesso, i personaggi sono poco profondi, privi di spessore. Rod Steiger, (che interpretrà Mussolini anche nel film Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani) dipinge il dittatore come una figura macchiettistica, il tipico dittatore che picchia pugni sulle carte geogreafiche quasi non sapesse leggerle, che si irrita per un niente e che urla senza motivo alcuno. Guarda in aria allucinato mentre gli si fanno domande e cita gli antichi romani guardanto in aria come un evaso dal manicomio. Nessuno ha la pretesa e la voglia di riabilitare Mussolini, ma l'imitazione che ne faceva Totò nel film "Totò Contro Maciste" appare parecchio più seria. Oliver Reed è un Graziani che poco ha del soldato. Non occorre aver letto le memorie del Maresciallo per sapere che si, era uomo duro, ma anche, forse il più moderno degli strateghi, che con Mussolini non poche volte arriverà ai ferri corti. Gli altri sono come meteore, basta descriverne uno per descriverli tutti, hanno fede cieca e ostinata nel Duce che chiamano "Mio Duce" come se si trattasse di "Mein Fhurer" o "Mon General", battono i tacchi e salutano romanamente come fossero soldatini di piombo.

L'unico «falso» storico del film di Akkad è per omissione. Tace sul fatto che le regioni di quella che poi si sarebbe chiamata - romanamente - Libia, fino al 1911 erano ottomane e non indipendenti. La resistenza senussa contro gli italiani fu più religiosa che politica: gli ottomani erano oppressori, ma almeno non erano «infedeli».

Modificato da caringello
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Qua si vede un pò meglio.

 

lion04.jpg

 

La didascalia della foto in inglese che ho torvato dice che è stato ricostruito "verosimilmente" ai carri italiani di quegli anni da progettisti inglesi nel 1979 giusto per la produzione del film. Questi ultimi erano consapevoli delle differenze dagli originali ma per renderli più veri possibili avrebbero dovuto spendere troppo per la ricostruzione fedele del marchingegno per brandegiare la torretta e il cannone.

 

Altri scatti da "dietro le quinte":

 

lion05.jpg

 

lion06.jpg

 

L'originale

 

Omar_Mokhtar_arrested_by_Italian_Fascists.jpg

 

La ricostruzione

 

lion03.jpg

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