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L'achille Lauro


Visitatore Marcuzzo

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Premessa

Tale post vuole ripercorrere solo i passi storici della vicenda, nulla di più. :s02:

 

Achille39.jpg

 

Fonte: Wikipedia

 

Il dirottamento:

 

Eventi in cronologia tra il 7 e l'8 ottobre

 

Il 7 ottobre 1985, mentre compiva una crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, venne dirottata da un commando del Fronte di Liberazione della Palestina. A bordo erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio.

 

Dopo frenetiche trattative diplomatiche si giunse in un primo momento ad una felice conclusione della vicenda, grazie all'intercessione dell'Egitto, dell'OLP di Arafat (che in quel periodo aveva trasferito il quartier generale dal Libano a Tunisi a causa dell'invasione israeliana del Libano) e dello stesso Abu Abbas (uno dei due negoziatori, proposti da Arafat, insieme a Hani El Hassan, un consigliere dello stesso Arafat ), che convinse i terroristi alla resa in cambio della promessa dell'immunità.

 

Due giorni dopo si scoprì tuttavia che a bordo era stato ucciso un cittadino americano, Leon Klinghoffer, ebreo e paralitico: l'episodio provocò la reazione degli Stati Uniti. L'11 ottobre dei caccia statunitensi intercettarono l'aereo egiziano (un Boeing 737), che, secondo gli accordi raggiunti (salvacondotto per i dirottatori e la possibilità di essere trasportati in un altro paese arabo), conduceva in Tunisia i membri del commando di dirottatori, lo stesso Abu Abbas, Hani El Hassan (l'altro mediatore dell'OLP) oltre ad degli agenti dei servizi e diplomatici egiziani, costringendolo a dirigersi verso la base NATO di Sigonella, in Italia, dove fu autorizzato ad atterrare poco dopo la mezzanotte.

 

L'allora presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi si oppose tuttavia all'intervento americano, chiedendo il rispetto del diritto internazionale e sia i VAM (Vigilanza Aeronautica Militare) che i carabinieri di stanza all'aeroporto si schierarono a difesa dell'aereo contro la Delta Force statunitense che nel frattempo era giunta su due C-141. A questa situazione si aggiunse un altro gruppo di carabinieri, fatti giungere da Catania dal comandante generale dei carabinieri (il generale Riccardo Bisogniero). Si trattò della più grave crisi diplomatica del dopoguerra tra l'Italia e gli Stati Uniti, che si risolse cinque ore dopo con la rinuncia degli USA ad un attacco all'aereo sul suolo italiano.

 

I quattro membri del commando terrorista vennero presi in consegna dalla polizia e rinchiusi nel carcere di Siracusa e furono in seguito condannati, scontando la pena in Italia. Per il resto della giornata vi furono numerose trattavive diplomatiche tra i rappresentanti del governo italiano, di quello egiziano e dell'OLP.

 

Alla ripartenza dell'aereo con destinazione Ciampino si unirono al veivolo egiziano un veivolo del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) che era nel frattempo giunto con l'ammiraglio Fulvio Martini (che nelle prime ore della crisi era stato costretto a seguire le trattative solo per via telefonica) e a una piccola scorta di due F-104S decollati dalla base di Gioia del Colle e altri due decollati da Grazzanise, voluta dallo stesso Martini. Nel frattempo un F-14 statunitense decollò dalla base di Sigonella senza chiedere l'autorizzazione e senza comunicare il piano di volo e cercò di rompere la formazione del Boeing e dei velivoli italiani, sostenendo di voler prendere in consegna il veivolo con Abbas a bordo, venendo però respinto dagli F-104 di scorta.

 

Una volta giunti a Ciampino, intorno alle 23:00, un secondo aereo statunitense, fingendo un guasto, ottenne l'autorizzazione per un atterraggio di emergenza e si posizionò sulla pista davanti al velivolo egiziano, impedendone un'eventuale ripartenza. Su ordine di Martini al caccia venne allora dato un ultimatum di cinque minuti per liberare la pista, in caso contrario sarebbe stato spinto fuori pista da un Bulldozer; dopo tre minuti il caccia statunitense ridecollò, liberando la pista.

 

Gli Stati Uniti richiesero nuovamente la consegna di Abu Abbas, in base agli accordi di estradizione esistenti tra Italia e USA, senza tuttavia portare prove del reale coinvolgimento del negoziatore nel dirottamento. I legali del ministero di Ministero di Grazia e Giustizia e gli esperti in diritto internazionale consultati dal governo ritennero comunque non valide le richieste statunitensi.

 

Il Boeing egiziano venne quindi trasferito a Fiumicino, dove Abu Abbas e l'altro mediatore dell'OLP vennero fatti salire su un diverso velivolo, un volo di linea di nazionalità Jugoslava la cui partenza era stata appositamente ritardata. Solo il giorno successivo, grazie alle informazioni raccolte dai servizi segreti israeliani (che tuttavia non erano state consegnate al SISMI durante la crisi, pur essendo già disponibili), si ottennero alcuni stralci di intercettazioni che potevano legare Abu Abbas al dirottamento. La CIA consegnò solo alcuni giorni dopo (il 16 ottobre) i testi completi delle intercettazioni, effettuate da mezzi statunitensi, che provavano con certezza le responsabilità di Abu Abbas,[1] il quale venne processato e condannato all'ergastolo in contumacia.

 

Secondo le dichiarazioni rese da Omar Ahmad, uno dei membri del commando terroristico, il piano originario dei dirottatori era quello di condurre la nave in un porto militare israeliano, di sparare ai soldati presenti, uccidendone il più possibile, e quindi di fuggire in Libia. La vicenda si svolse invece diversamente, secondo Omar Ahmad, per colpa di Abu Abbas.

 

Dopo aver lasciato Alessandria e aver effettuato uno scalo in Grecia, l'Achille Lauro si diresse verso Napoli, quando la CIA passò un'informazione, forse proveniente dai servizi egiziani, relativa alla possibile presenza di esplosivo su alcune casse caricate ad Alessandria. Pur non potendo verificare la veridicità dell'informazione il SISMI, in accordo con il comandante della nave, decise per precauzione di far gettare in mare alcune casse di cui non era stato possibile far controllare il cui contenuto.

 

Il ministro della difesa Giovanni Spadolini ed altri due ministri repubblicani presentarono le dimissioni in segno di protesta contro Craxi, provocando la caduta del governo.

 

Nel 1990 il dirottamento venne trasformato in un film per la televisione, Il viaggio del terrore: la vera storia dell'Achille Lauro con Burt Lancaster e Eva Marie Saint.

 

 

L'affondamento:

 

Il 30 novembre 1994, mentre era in navigazione al largo della Somalia, scoppiò un incendio che tre giorni più tardi, il 2 dicembre 1994 ne causò l'affondamento. L'incendio causò due morti uno dei quali schiacciato da una scialuppa di salvataggio durante un'errata manovra durante le fasi di evacuazione e uno per complicanze cardiovascolari, la maggior parte dei passeggeri venne salvato dal vascello battente bandiera panamense Hawaiian King. Una parte dell'equipaggio venne tratta in salvo dalla Fregata Zeffiro della Marina Militare Italiana che rientrava da una missione a Jedda. I passeggeri superstiti vennero scortati nel porto di Djibouti. Secondo la commissione di inchiesta istituita dal ministero dei Trasporti l'incendio fu dovuto al caso.

 

 

La crisi di Sigonella:

 

Mercoledì 9: comincia lo scontro Italia-Stati Uniti

 

Il governo americano, dopo aver saputo dell'uccisione di Klinghoffer, minaccia l'intervento armato sulla nave per liberare i passeggeri, escludendo un eventuale intervento italiano. A quel punto Craxi, che era contrario a priori ad una azione di forza, decise che, nel caso in cui l'assalto avesse dovuto esserci, quello sarebbe stato condotto solo ed esclusivamente dalle forze armate italiane. È la prima rottura tra i due governi.

 

In Egitto, Abbas riuscì a far arrendere i terroristi, promettendo una via di fuga diplomatica appoggiata dall'OLP e gestita dal Governo italiano, a condizione che a bordo non fossero stati commessi reati. A questo punto il comandante della nave De Rosa, ancora sotto la minaccia del fuoco dei terroristi, è costretto a confermare che tutti i passeggeri sono incolumi e quindi a non rivelare l'uccisione di Klinghoffer. Pertanto, nonostante la nuova opposizione americana, il salvacondotto venne firmato dall'ambasciatore Migliuolo e la nave venne liberata. I terroristi sarebbero così stati prelevati da un aereo e condotti fuori dall'Egitto.

 

Tra giovedì 10 e venerdì 11: lo scontro di Sigonella

 

Reagan, a questo punto, decise unilateralmente di intercettare l'aereo; il governo di Tunisi prima e quello greco poi, negarono l'atterraggio per i passeggeri. Così i caccia americani decisero di dirottare l'aereo sulla base U.S. Navy a Sigonella in Sicilia. Il presidente americano, senza aver avvertito il Governo italiano, cercò di contattare Craxi che, contrariato di questa improvvisazione, consentì l'atterraggio ma, in segreto, ordinò ai vertici militari che i terroristi e i mediatori fossero messi sotto il controllo delle autorità italiane.

 

A questo punto si consuma lo strappo definitivo: dopo la mezzanotte, all'atterraggio, 30 avieri della VAM - Vigilanza Aeronautica Militare e 20 Carabinieri, tutti in forza alla Base di Sigonella, circondarono l'aereo e a loro volta furono circondati dai circa 50 militari americani. Infine affluirono nella base aerea ingenti rinforzi dei Carabinieri, che circondarono gli uomini della Delta Force.

 

Seguirono minuti di altissima tensione: si ritiene comunemente che, in caso di un colpo di mano degli americani, i VAM e Carabinieri avrebbero senz'altro aperto il fuoco. Le autorità italiane, infatti, restavano attestate sulla linea che in assenza di richiesta di estradizione non era consentito a nessuno sottrarre alla giustizia italiana persone sospettate di aver preso parte ad un atto criminale punibile ai sensi della legge italiana. Lo stesso presidente statunitense Reagan, infuriato per il comportamento italiano, si limitò a generiche intimazioni rivolte per via diplomatico-militare ai vertici del Governo italiano, limitandosi a presentare la questione come un'operazione di polizia internazionale ma totalmente disconoscendo le diverse priorità imposte dall'ordinamento giuridico italiano. Non avendo ottenuto risposta positiva, Reagan si decise a telefonare nel cuore della notte al Presidente del Consiglio Craxi per chiedere la consegna dei terroristi, ma Craxi non si mosse dalle sue posizioni: i reati erano stati commessi in territorio italiano e quindi sarebbe stata l'Italia a decidere. A Reagan non rimase che cedere e ritirare gli uomini da Sigonella.

 

I terroristi vennero arrestati ma non Abbas, che gli americani consideravano fiancheggiatore e mente del sequestro. Dopo una mediazione tra Egitto, OLP e Italia si decise che l'aereo sarebbe decollato da Sigonella per atterrare a Ciampino, dove i dirottatori sarebbero stati presi in consegna dalla magistratura, ma in violazione della sovranità nazionale dalle basi aeree statunitensi in Italia decollarono aviogetti USA che "scortarono" il volo fino a Roma.

 

A questo punto arrivò la richiesta di estradizione da parte del governo americano: la richiesta non sarà però accolta dal Ministro di Grazia e Giustizia Mino Martinazzoli che ritenne preminenti le esigenze della giustizia italiana di processare gli autori materiali del dirottamento. Quanto ad Abbas - la cui colpevolezza, sulla base delle prove emerse, non era al momento evidente (anche se dopo verrà condannato dal Tribunale di Genova all'ergastolo) - si addusse il passaporto diplomatico di cui era in possesso per garantirgli l'incolumità: mentre una staffetta di polizia fingeva di trasportarlo all'Accademia di Romania a Valle Giulia (dove per ben due volte si presentò un magistrato romano ad interrogarlo, ottenendo imbarazzati dinieghi dal consigliere diplomatico di Craxi Batini), Abbas rimase a Fiumicino ed eluse il controllo americano: spostandosi con l'esplicita autorizzazione del Governo italiano su di un'altra pista, partì con un volo di linea jugoslavo riuscendo a rifugiarsi a Belgrado.

 

Rottura Spadolini-Craxi

 

Dopo questi eventi, emersero le profonde lacerazioni politiche all'interno della maggioranza del Pentapartito. Spadolini, filo-americano e filo-israeliano chiede le dimissioni del Governo che, a sorpresa, ricevette anche l'appoggio del Partito Comunista Italiano il quale, nonostante fosse all'opposizione, appoggiò e condivise la gestione del caso Sigonella. Tuttavia, i ministri repubblicani il 16 ottobre ritirarono la loro delegazione dal governo, aprendo, di fatto, la crisi. A questo punto è uno scontro tra filo-americani e tra filo-palestinesi. Questi ultimi avevano avuto in Craxi e Andreotti i maggiori esponenti. La vicenda rientrò con successo quando Reagan scrisse una lettera a Craxi con il famoso incipit Dear Bettino nella quale invitava il Presidente del Consiglio a recarsi in viaggio negli Stati Uniti, viaggio annullato a causa di questa vicenda. Il 6 novembre il governo ottenne la fiducia[1] della Camera dei deputati e il discorso di Craxi venne applaudito anche dall'opposizione comunista.

 

______________________________________________________________

 

Questo è quanto accadde.

Il codice della navigazione parla chiaro: una nave è territorio dello stato di cui batte bandiera ed in acque internazionali vale la legge di quello stato; un attacco terroristico ai danni di una nave è un attacco contro lo stato di cui batte bandiera. Ergo gli americani non avevano alcun diritto nè di intervenire nè di dire qualunque cosa.

 

Se qlc è a conoscenza di altri fatti li scriva in modo da saperne di più su tale fatto.

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Bella ricostruzione caro Marcuzzo. Diversi dettagli su quella vicenda sono emersi nelle memorie dell'Ammiraglio Martini, all'epoca Capo del SISMI, pubblicate col titolo "Nome in Codice: Ulisse" . In quell'esigenza fu anche attivato il COMSUBIN. Qualcuno fa risalire la fine politica degli allora Presidenti del Consiglio e Ministro degli Esteri all'episodio in questione.

Alla fine tuttavia gli americani ottennero quello che volevano: Abu Abbas fu catturato da forse americane in Iraq nella Seconda Guerra del Golfo e morì mentre era in custodia.

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Visitatore Marcuzzo
Bella ricostruzione caro Marcuzzo. Diversi dettagli su quella vicenda sono emersi nelle memorie dell'Ammiraglio Martini, all'epoca Capo del SISMI, pubblicate col titolo "Nome in Codice: Ulisse" . In quell'esigenza fu anche attivato il COMSUBIN. Qualcuno fa risalire la fine politica degli allora Presidenti del Consiglio e Ministro degli Esteri all'episodio in questione.

Alla fine tuttavia gli americani ottennero quello che volevano: Abu Abbas fu catturato da forse americane in Iraq nella Seconda Guerra del Golfo e morì mentre era in custodia.

 

Sapevo che fu attivato il COMSUBIN, ma credo che dietro ci sia molto altro, che è quello che mi interessa sapere.

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Sapevo che fu attivato il COMSUBIN, ma credo che dietro ci sia molto altro, che è quello che mi interessa sapere.

 

Anche il Col Moschin fu allertato, e reparti di queste unità furono trasferiti con quattro HH-3F dell'Aeronautica sulla base inglese di Akrotiri, a Cipro. La decisione fu presa essenzialmente dall'Onorevole Spadolini, Ministro della Difesa, che al contrario di dell'onorevole Craxi e di Andreotti era fautore di una linea più interventista.

Modificato da brin
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