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Missione In Afghanistan - Diario Di Un Medico Paracadutista Della “folgore”


samurai

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MISSIONE IN AFGHANISTAN

DIARIO DI UN MEDICO PARACADUTISTA DELLA "FOLGORE"

Autore :Edoardo Crainz

Editore: Mursia

anno 2006

prezzo euro 18,50

reperibilità: facile

 

Diario "di guerra" di un giovane chirurgo ortopedico, coetaneo dello scrivente, e come lui ufficiale medico di complemento, in questo caso della Brigata Paracadutisti "Folgore". Edoardo Crainz ha partecipato alla missione in Afghanistan, e su questa sua esperienza ha scritto un bellissimo libro, che mi ha profondamente coinvolto.... durante tutta la lettura ho desderato ardentemente di poter essere con l'Autore fra le montagne di quel tormentato paese...

l'ottimo ten. Crainz ha messo in pratica quello che pesonalmente mi sono solo addestrato a fare, e se è altrettanto valente come chirurgo che come scrittore (cosa della quale sono profondamente convinto) i Paracadutisti devono essere veramente felici di averlo quale ufficiale della Riserva.

 

di seguito vi posto la presentazione della Mursia:

 

Nel 2002, in base ad accordi internazionali, il parlamento italiano autorizzava la partecipazione di un contingente di 1.000 soldati alle operazioni contro il terrorismo in Afghanistan. Alla missione denominata Nibbio 2, e durata dal maggio al settembre del 2003, ha preso parte il 187° reggimento paracadutisti della "Folgore", rischierato nella provincia orientale di Paktia. L'autore, in qualità di ufficiale medico, ha partecipato alle attività del reparto operando in condizioni particolarmente difficili. Questo è il suo diario giornaliero nel quale descrive ciò che ha provato prestando servizio in quei lontani territori senza mai dimenticare di essere anche un medico, e quindi senza distogliere lo sguardo dalla realtà. Emergono, fra l'altro, scampoli di naja giudicati con la severità di chi non può concepire, e giustificare, carenze del sistema, cadute di tensione morale e altro. Allora la critica si fa spietata, e i giudizi affilati come bisturi, secondo la migliore tradizione dei paracadutisti.

 

 

.. la recensione di Pagine di Difesa

 

 

 

Nella finzione letteraria e cinematografica la figura del medico militare spesso è rappresentata in bilico tra il giuramento di Ippocrate e il dovere di soldato. La contraddizione è solo apparente e in alcuni casi strumentalizzata alla causa del pacifismo e dell’antimilitarismo. Ma non è questo il caso di Edoardo Crainz, medico paracadutista della Folgore, che ha scritto sotto forma di diario ‘Missione in Afghanistan’ edito da Mursia. La differenza sta negli eventi narrati (“Un dettaglio: è tutto vero†scrive nella sua prefazione il generale Piero Costantino, comandante della Folgore) e nelle parole dell’autore.

In due diversi passaggi, che cadenzano i quattro mesi della missione, Crainz si pone il problema e si dà le risposte umanamente e professionalmente possibili. All’inizio riconosce: “… è normale che mi senta molto più medico che ufficiale. Ma la realtà invece è che sono un ufficiale medicoâ€Â. Alla fine, l’esperienza fatta sul campo lo conferma nella sua convinzione: “Non solo un soldato, e non solo un medico, ma tutti e dueâ€Â.

 

La verità dei contenuti può trovare riscontro anche nella crudezza della esposizione, a tratti impietosa fino a rasentare una sorta di antiretorica contrapposta al cliché del soldato di pace. Viene da dire che un’altra verità è possibile pur senza togliere spazio ai sentimenti. Crainz è impietoso anche quando si guarda dentro, come fa sempre dopo essere stato colpito dalla realtà che lo circonda, siano essi i bambini afgani o l’incubo del caldo e della polvere. L’indugiare nella introspezione può non piacere a chi cerca nella lettura solo azione e cronaca, ma il primo destinatario di un diario di solito è proprio chi lo scrive.

 

Ci sono passaggi che faranno arricciare il naso ai cultori della correttezza politica: “Io non odio gli arabi, no. […] Gente che la tolleranza non ce l’ha nemmeno scritta fra le pagine del dizionario, che vive in una teocrazia ipocrita, ottusa, primitiva, che si lava cinque volte al giorno ma accetta di vivere nei tuguri, che rispetta il digiuno e l’astinenza fino al tramonto ma poi si ingozza e si sbronza fino all’alba. E’ per questo, che mi ripugna odiarli, perché mi rende come loro. Io invece li voglio tollerareâ€Â. L’irruenza giovanile non sottilizza tra arabo, musulmano, afgano.

 

Un particolare interessante che dà la misura dell’impegno con cui Crainz ha affrontato la sua missione sono le numerose note che corredano il testo. Alcune chiariscono particolari della sua vita privata, ma la maggior parte servono a spiegare termini tecnici medici e soprattutto militari. Per questi ultimi si può quasi parlare di un piccolo glossario, evidente frutto di ricerca e approfondimento. Il pregio del lavoro non è sminuito dalla svista con cui il fuso orario Zulu è attribuito agli Usa anziché al meridiano di Greenwich.

 

Va infine ricordato che Edoardo Crainz è cresciuto in una famiglia di militari. Ne parla in diverse occasioni in questo diario, stemperando ogni forma di irruenza e di crudezza, come quando ricorda il diario del bisnonno, combattente sul Carso e sul Pasubio, o il nonno e il padre, entrambi piloti dell’Aeronautica militare. Nell’introduzione c’è solo un accenno, fatto di dolore e di amarezza, al cugino Massimo Ficuciello caduto a Nassiriya due mesi dopo che la missione in Afghanistan si era conclusa. Parole fuori da ogni retorica, la migliore forma di rispetto per la memoria di un Caduto.

http://www.paginedidifesa.it/2007/apicella_070119.html

 

 

PS: come prima mi scuso di non essere riuscito ad inserire l'immagine della copertina del libro.

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  • 1 year later...

Titolo: Missione in Afghanistan – Diario di un medico paracadutista della “Folgore”

Autore: Edoardo Crainz

Casa editrice: Milano, Ugo Mursia Editore

Anno di edizione: 2006

Pagine: 343, 16 immagini in b/n

Dimensioni (cm): 14 x 21

Prezzo originale: € 18,50

Reperibilità: facilissima

 

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Nel quadro della campagna contro il terrorismo internazionale, nel 2002 il parlamento italiano autorizzava la partecipazione di un contingente di 1.000 soldati alle operazioni contro il terrorismo in Afghanistan; prendeva così avvio la missione della Task Force “Nibbio” inizialmente costituita sulla base del 9° reggimento alpini della brigata “Taurinense”, avvicendato nel giugno 2003 dal 187° reggimento paracadutisti della brigata “Folgore”.

Missione in Afghanistan è il diario del paracadutista Edoardo Crainz che – in Afghanistan – ha partecipato alle operazioni della “Folgore” in qualità di ufficiale medico ortopedico. Nato a Treviso nel 1974, si laurea in medicina all’Università di Novara nel 1999 ed ottiene la specializzazione a Siena, dove vive e lavora occupandosi di traumatologia e chirurgia della mano. Con il brevetto da paracadutista militare partecipa a due missioni, in Afghanistan nel 2003 e in Iraq nel 2005.

Si tratta di un libro assolutamente “vero” e reale, dai tratti forti e quasi brutali, in cui l’autore descrive ciò che ha provato prestando servizio in quei territori lontani senza però dimenticare di essere un medico, e quindi anche senza distogliere lo sguardo dalla realtà che lo circonda. Dal resoconto emergono, fra l’altro, scampoli di “naja”, giudicati con la severità di chi non può concepire e giustificare carenze del sistema o cadute di tensione morale: la critica si fa spietata e i giudizi affilati come bisturi secondo la migliore tradizione dei paracadutisti.

L’area di responsabilità assegnata al contingente italiano coincide con una regione particolarmente sensibile dell’Afghanistan, posta sulla fascia di confine con il Pakistan e caratterizzata da estrema “porosità” che facilita il transito di ogni forma di contrabbando, dalla droga alle armi, offrendo rifugio a numerose basi terroristiche. In questo contesto, il contingente italiano ha condotto una notevole attività operativa, sviluppando una diffusa presenza sul territorio con l’impiego di pattuglie, contribuendo a creare un ambiente stabile e sicuro per prevenire il riemergere di focolai di terrorismo e supportando le operazioni umanitarie con interventi di ricostruzione e di sostegno alle istituzioni locali.

La “Nibbio” può essere a ragione considerata una delle più complesse e rischiose missioni compiute dalle forze armate italiane nel dopoguerra. Le caratteristiche morfologiche del territorio, impervio e con scarse vie di comunicazione, il contesto socio-economico e ambientale, e gli instabili equilibri politici e di potere nell’area di responsabilità hanno reso molto impegnativo l’assolvimento della missione. Nel contempo, la diffusa presenza sul territorio di formazioni armate – che trovano sicuro rifugio nell’area tribale a cavallo del vicino confine con il Pakistan – ha mantenuto costantemente elevato il livello di minaccia incombente sul personale italiano, mantenendo i nostri uomini in uno stato di tensione costante.

Il volume nasce dal profondo desiderio di vincere la solitudine e di condividere interamente esperienze, sensazioni ed emozioni. Missione in Afghanistan è un quadro dai tratti brevi, decisi ed essenziali: rigorosamente in “bianco e nero” e – al tempo stesso – un autoritratto esposto senza riserve e pudori allo sguardo del lettore.

L’autore viene assegnato alla “Forward Operative Base Salerno” di Khowst, per lavorare all’ospedale americano con un team di chirurghi. Il corredo iconografico è modesto ma significativo; le immagini scattate nelle corsie dell’ospedale civile di Khowst e quelle che riprendono alcuni interventi eseguiti dall’autore, come uno dei primi eseguiti su lesione da mina antiuomo, rendono davvero l’idea delle precarie condizioni di vita dei pazienti e delle condizioni di lavoro dei medici che, con pochi strumenti a disposizione, devono lavorare al meglio per salvare quante più vite umane possibili.

Le fotografie, scattate dal Colonnello Danilo Prestia, dal “combat camera” caporalmaggiore scelto Angelo Ielpo e dall’autore, ritraggono momenti di vita quotidiana dei soldati e dei civili, come quella dei paracadutisti della “Folgore” durante l’imbarco a Pratica di Mare, su un quadrireattore da trasporto americano C-17, con destinazione Bagram. Verso la fine del volume trovano spazio estese note a completamento di un’opera che possiamo affermare di sicuro interesse per tutti coloro che vogliono approfondire l’argomento, dando voce a realtà certamente poco conosciute e destinate a rimanere nell’ombra delle operazioni militari di cui sono purtroppo uno degli elementi più costanti e tragici.

Dalla lettura del libro si comprende come ogni giorno sia stato vissuto dall’autore fino in fondo e con entusiasmo sincero: sorge quindi spontaneo interrogarsi sui motivi che spingono un affermato medico militare e civile a sacrificare le proprie vacanze, sottoponendosi a ritmi di lavoro massacranti operando in condizioni estreme. Il medico, in quelle zone, è quasi l’equivalente del barbiere – o meglio, del “cerusico” medioevale: spesso, deve sapersi arrendere, quasi rassegnare al senso di inadeguatezza e di impotenza per non rischiare di essere travolto dalla sofferenza della gente. Al tempo stesso, però, deve sempre essere presente con lucida freddezza, saper lavorare con poco, senza errori e sperando che quel poco possa bastare.

Una risposta ai tanti interrogativi è racchiusa nel diario stesso: Edo Crainz, come molti altri, ha ascoltato il proprio cuore, cercando di essere sempre dove il “cielo cade a pezzi”, dove c’è davvero bisogno.

Modificato da Totiano
modificato titolo
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Visitatore UPS2

C.te Marea, le Vostre seppur rare apparizioni alle Base non possono certo essere qualificate "banali"!

Una recensione attenta e minuziosa, prodiga di informazioni, ma mai prolissa che ben svolge il suo incarico di invogliare all'acquisizione del libro ed alla sua lettura: complimenti! :s20:

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