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Il Dragone


marat

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Se vi va che continui a postare fotografie di barche a vela, questa é la volta del Dragone.

Barca fra le più belle che siano state disegnate, nata nel Nord Europa, pesante, adatta al tempo duro, per alcuni decenni olimpica, una fra le poche che prevede tre uomini di equipaggio.

Diffusa in tutto il mondo: se vi state abituando a riconoscee le sigle di nazionalità sulla randa, lo potete notare da soli.

In Italia è sparita dopo che ha perso lo status olimpico (e già non ce n'erano molte). Nel nostro benedetto paese se una barca non è olimpica non interessa a nessuno. E' come se tutti quelli che vanno in barca, o pensano di andarci, pensassero: o vado alle Olimpiadi o nemmeno mi ci metto a perder tempo.

Deve essere anche stramoderna. Se é un progetto di qualche anno fa diventa un oggetto geriatrico. Queste fotografie sono state scattate tutte negli ultimi due o tre anni, e dimostrano che con questa testa al mondo ci siamo solo noi. E purtroppo non solo nella vela.

 

 

 

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Visitatore Marcuzzo

E' una bellissima barca Michele, veramente da provare.

Quanto alla testa si sa come ragiona l'italico individuo, e purtroppo c'è molto poco da fare.

Certo non sarebbe male averne una per le mani e passarcisi del tempo, tanto con quel gioiellino è tutto guadagnato.

 

Io sono e rimango dell'idea che le barche costruite tra gli anni 70 e 80, sia da regata che da crociera, rimangono le migliori, sia come costruzione che come affidabilità e qualità. A meno che non ci si debba portare in giro la libera professionista di turno la quale, se non è a bordo di un ultimissimo e modernissimo modello, non può lavorare in quanto ne andrebbe del suo buon nome!!! :s68:

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Visitatore UPS2

... Continuate, Marat, continuate... Le Vostre sono tra le pochissime fotodel forum che riescoa vedere... E sono bellisime, anche se di vela non ho una gran cultura! :s20: :s01:

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  • 3 years later...
Se vi va che continui a postare fotografie di barche a vela, questa é la volta del Dragone.

Barca fra le più belle che siano state disegnate, nata nel Nord Europa, pesante, adatta al tempo duro, per alcuni decenni olimpica, una fra le poche che prevede tre uomini di equipaggio.

Diffusa in tutto il mondo: se vi state abituando a riconoscee le sigle di nazionalità sulla randa, lo potete notare da soli.

In Italia è sparita dopo che ha perso lo status olimpico (e già non ce n'erano molte). Nel nostro benedetto paese se una barca non è olimpica non interessa a nessuno. E' come se tutti quelli che vanno in barca, o pensano di andarci, pensassero: o vado alle Olimpiadi o nemmeno mi ci metto a perder tempo.

Deve essere anche stramoderna. Se é un progetto di qualche anno fa diventa un oggetto geriatrico. Queste fotografie sono state scattate tutte negli ultimi due o tre anni, e dimostrano che con questa testa al mondo ci siamo solo noi. E purtroppo non solo nella vela.

 

Credo Cittadino che un ulteriore ostacolo al successo di simili barche sia soprattutto la difficoltà (il sottoscritto ne sa qualcosa) di trovare uno o più compagni dotati di tutti quegli elementi (passione, costanza e purtroppo anche portafoglio) necessari al buon funzionamento della macchina.

Modificato da Corto Maltese
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Credo Cittadino che un ulteriore ostacolo al successo di simili barche sia soprattutto la difficoltà (il sottoscritto ne sa qualcosa) di trovare uno o più compagni dotati di tutti quegli elementi (passione, costanza e purtroppo anche portafoglio) necessari al buon funzionamento della macchina.

 

 

Andare da soli per mare si può, ma é possibile che a noi italiani sia passata (se mai ne abbiamo avuto) la voglia di farlo.

Vedo di spiegarmi.

E' chiaro che la spesa e l'impegno di un Soling o di un Dragone si giustifica solo se nel tuo circolo ce ne sono un'altra mezza dozzina con cui giocare, e se una volta l'anno hai la possibilità di carrellarlo per andare a fare una regata seria che non ti costi quanto il matrimonio di tua figlia.

Poiché questa realtà di fatto non esiste, sembrerebbe risolto il mistero del perché tu o io abbiamo rinunciato a fare quel tipo di vela.

Purtroppo, però, quella dei cani sciolti che non riescono ad avviare e far crescere piccole flotte di barche serie non é una lettura corretta. La realtà vera é di segno esattamente opposto.

In luoghi molto distanti dal Garda, ad esempio, ci sono state nei decenni scorsi realtà assai vitali: i Tempest di Napoli, i Soling di Anzio, i Lightning di Marsala, le Star del Thalatta di Messina.

Quelle flotte si sono estinte per due essenziali ragioni: le politiche suicide della Federazione che hanno indirizzato i ragazzini sugli Optmist e basta (chi non andava a podio veniva rottamato); le mode che hanno indotto gli armatori sulle barche d'altura (che costano quanto due ville messe insieme e che però danno un ritorno d'immagine dieci volte maggiore). Entrambi questi fattori hanno distrutto la vela che nasceva spontaneamente dal basso, provinciale e poco avvezza al palcoscenico internazionale, e tuttavia viva e vegeta per tantissimi anni.

Ecco: ora che di quella vela abbiamo fatto tabula rasa, e che non riusciamo a pensare ad una uscita di due ore senza mobilitare un battaglione del Genio, se tornassimo a uscire da soli per mare, senza sentirlo inutile e insensato, se lo facessimo per il puro piacere che ci faceva trafficare con drizze e scotte, se lo facessimo solo per andare a vedere i pesci volanti che escono dalle creste delle onde al tramonto, io credo che ci vorrebbero una trentina d'anni (quindi la cosa riguarda te e non me) ma riusciremmo a ricostruire la vela in questo strano paese.

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se lo facessimo

 

per sentire lo spruzzo dell'onda in faccia dal mascone

o la barca che ti parte in planata sotto il c...

e il vibrare della randa slabbrata

e la disapprovazione dei grandi soloni che appena c'è un po' d'onda non escono, per non rovinare l'attrezzatura

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Andare da soli per mare si può, ma é possibile che a noi italiani sia passata (se mai ne abbiamo avuto) la voglia di farlo.

Vedo di spiegarmi.

E' chiaro che la spesa e l'impegno di un Soling o di un Dragone si giustifica solo se nel tuo circolo ce ne sono un'altra mezza dozzina con cui giocare, e se una volta l'anno hai la possibilità di carrellarlo per andare a fare una regata seria che non ti costi quanto il matrimonio di tua figlia.

Poiché questa realtà di fatto non esiste, sembrerebbe risolto il mistero del perché tu o io abbiamo rinunciato a fare quel tipo di vela.

Purtroppo, però, quella dei cani sciolti che non riescono ad avviare e far crescere piccole flotte di barche serie non é una lettura corretta. La realtà vera é di segno esattamente opposto.

In luoghi molto distanti dal Garda, ad esempio, ci sono state nei decenni scorsi realtà assai vitali: i Tempest di Napoli, i Soling di Anzio, i Lightning di Marsala, le Star del Thalatta di Messina.

Quelle flotte si sono estinte per due essenziali ragioni: le politiche suicide della Federazione che hanno indirizzato i ragazzini sugli Optmist e basta (chi non andava a podio veniva rottamato); le mode che hanno indotto gli armatori sulle barche d'altura (che costano quanto due ville messe insieme e che però danno un ritorno d'immagine dieci volte maggiore). Entrambi questi fattori hanno distrutto la vela che nasceva spontaneamente dal basso, provinciale e poco avvezza al palcoscenico internazionale, e tuttavia viva e vegeta per tantissimi anni.

Ecco: ora che di quella vela abbiamo fatto tabula rasa, e che non riusciamo a pensare ad una uscita di due ore senza mobilitare un battaglione del Genio, se tornassimo a uscire da soli per mare, senza sentirlo inutile e insensato, se lo facessimo per il puro piacere che ci faceva trafficare con drizze e scotte, se lo facessimo solo per andare a vedere i pesci volanti che escono dalle creste delle onde al tramonto, io credo che ci vorrebbero una trentina d'anni (quindi la cosa riguarda te e non me) ma riusciremmo a ricostruire la vela in questo strano paese.

 

L'unico vero ostacolo alla rinascita della vela in Italia mio buon Cittadino è la distanza che ci separa :s03:. All'elenco degli "utili e necessari" a bordo se non le dispiace aggiungerei anche il nostro Secondo Marchetti la cui compagnia non disdegnerei affatto :s02:

Modificato da Corto Maltese
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L'unico vero ostacolo alla rinascita della vela in Italia mio buon Cittadino è la distanza che ci separa :s03:. All'elenco degli "utili e necessari" a bordo se non le dispiace aggiungerei anche il nostro Secondo Marchetti la cui compagnia non disdegnerei affatto :s02:

Non ho mai navigato a vela: le mie navigazioni si limtano allo Stretto ed alle isole Eolie (con una veloce puntata in quel di Trapani), ma mi state facendo venire la voglia.

... servisse un passeggero quasi inutile, inetto.

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Non ho mai navigato a vela: le mie navigazioni si limtano allo Stretto ed alle isole Eolie (con una veloce puntata in quel di Trapani), ma mi state facendo venire la voglia.

... servisse un passeggero quasi inutile, inetto.

 

I passeggeri sono graditissimi Giuseppe e ricorda che su una barca a vela anche la zavorra assolve compiti di primissimo piano :s03:

Modificato da Corto Maltese
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Mi permetto di inserirmi, proprio in quanto negazione vivente della marineria (uno dei miei primi post, alcuni anni fa, riguardava appunto le mie obiettive intrinseche difficoltà all'onda: non (solo) per ragioni di stomaco: è proprio che l'onda ha chiaramente dimostrato di non volermi: o letteralmente naufrago, o scateno onde anomale, o semplicemente faccio venire in mente al cuoco di bordo di cucinare aringhe fritte a colazione sul mare della Manica... :s14: e cose del genere)... Quindi, posso ben dire di parlare dall'esterno: vox populi (cioè voce senza competenze, tanto per prevenire).

 

Un corso di vela costa: ho dato un'occhiata in giro: non che costino tantissimo in sè, ma bisogna calcolare (per chi non abita in zona) trasferimento, soggiorno, ecc. E poi magari ci sono costi annessi e connessi (iscrizioni, assicurazioni e non so che altro, che non vengono inseriti nel prezzo);

 

un corso di vela qui non è di moda: un ventennio fa, a Saint Malo, ho visto il simpatico spettacolo di una fila di barchine con veline, tutte legate l'una all'altra, con a bordo bimbetti sui cinque/sei anni, tipo paperottoli, uno per barchina, in testa il papero maestro, con barca un po' più importante, che si addentravano nelle correnti della Normandia all'ora dell'alta marea. Mi ricordo ancora lo spettacolo perché dalle nostre parti (ma ammetto che non frequento molto le spiagge) non l'avevo mai visto.

 

il corso di vela erA di moda negi anni ottanta: ho conosciuto alcuni manager (guarda caso, nel settore moda) che al fine settimana si scapicollavano a Caprera per il corso. Ho l'impressione che ci sia stato un periodo in cui essere velisti era un "must" (vedi alcuni famosi politici). Ma la moda degli anni ottanta, ohibò, è fuori moda.

 

E comunque so che ai tempi di Gardini, di Mascalzone Latino, Luna Rossa ecc, tutti (....) sapevano di vela come ora sanno ed hanno sempre saputo di schemi calcistici (non so se si dica "schemi calcistici").

 

L'anno scorso ero all'isola di Wight: non credo proprio fosse una regata competitiva, forse semplicemente il vento era favorevole: mi è passato davanti credo un paio di centinaia di vele: non solo lo spettacolo, ma il rumore! Ero distante, su una scogliera, loro mi volavano sotto, e sentivo fin troppo bene gli schiocchi della tela delle vele

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Buonanotte

Modificato da malaparte
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Sono onorato di esser stato invocato :s19:

 

In effetti il Dragone l'ho pure provato, facendoci una regata di tre giorni a Cannes. Poi non se n'è più parlato perché il J 130 s'ingelosiva :s03: (dicevamo, delle barche d'altura che distraggono la base?)

L'ho trovata molto anglosassone come barca: il ducaconte timoniere sta seduto su una panchetta ergonomica, separato dalla canaglia dal ponticello col carrellino della randa; noialtri servi della gleba a prua in piedi, oppure in coperta col bordo del pozzetto a segare le cosce. Cinghie per sporgersi manco a parlarne, bisognava incastrare i piedi sotto la mastra. Pompa elettrica a disposizione del timoniere, maniglia della pompa a mano per noi. Tangone darwiniano (se ti becca in testa fa selezione della specie) e prodiere a perdere (senza un filino di tientibene per poggiare i piedi mentre si passeggia in coperta per smanettare col tangone, se scivoli finisci a mollo senza passare dal Via). Spinnaker sacrificale, con la botola subito dietro la prua affilatissima: il ducaconte si tiene stoicamente un conto aperto dal velaio e gli porta il pallone con un taglio a V una regata su due. Per non parlare della seccante tendenza ad affondare come un piombo in caso di scuffia.

 

Ma, come dice Cacciari il filosofo, "la bellezza è difficile".

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mi state facendo venire la voglia.

 

 

Un corso di vela costa: ho dato un'occhiata in giro: non che costino tantissimo in sè, ma bisogna calcolare (per chi non abita in zona) trasferimento, soggiorno, ecc. E poi magari ci sono costi annessi e connessi (iscrizioni, assicurazioni e non so che altro, che non vengono inseriti nel prezzo);

 

Un corso di vela concreto doveva essere il seguito di quello teorico tenuto da Marchetti. Si era pure ipotizzato che il migliore allievo di questo potesse avere in premio la partecipazione gratuita.

Avevo persino preso contatti con un circolo di Bracciano, con foresteria nuova di zecca. Intorno ai trecento euro per un corso full immersion, pensione, assicurazioni e iscrizioni comprese. E senza aringhe fritte a colazione.

Un corso del genere non fa miracoli, é chiaro. Ma, se la voglia c'é davvero, tre su quattro la tira fuori. E, se non vi fate prendere dall'uzzolo delle Olimpiadi, davvero non ci sono limiti di età o di prestanza fisica.

Potremmo spostare tutto di un pugno di mesi (il corso teorico a fine estate, quello pratico la prossima primavera) ma, se ci fate credere che ne vale la pena, noi ci proviamo.

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