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100 Domande A Cui Dare Una Risposta


Marco U-78 Scirè

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esistonopotenti lampade stroboscopiche e telecamere speciali ma il campo visibile rimane stremamente ridotto alle alte profondità. e comunque è una cosa da batiscafi perchè perfettamente inutile sui sommergibili.

 

il discorso del periscopio è interessante e, in effetti, viene impiegato ogni volta che un battello torna a quota periscopica già dai 30/40 metri per verificare che non ci siano ostacoli intorno

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Perchè totalmente inutile? Missioni di soccorso o pattugliamento visivo, o controllo di qualsiasi cosa debba essere vista sott'acqua, oltre al fatto che escluso oggi che si ha la navigazione satellitare in passato avrebbe potuto aiutare , scogli, montagne...potevano essere viste, magari aiutando a fare un punto di nave o a confermarlo invece di proseguire per stime. Certo a grandi profondità si vedrebbe poco, ma immagino che in acque basse sarebbe diverso. Mi chiedevo infatti tempo fa come si potesse navigare in acque relativamente basse. La cartografia specie in tempo di guerra dei fondali non è così aggiornata, e poi possono esserci relitti, altri oggetti sul fondo.

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sui bassi fondali l'acqua limpida è più rara dell'oro e, questo a parte, la visibilità raramente supera i 30 metri (mediamente la distanza del periscopio dalla prora del sommergibile).

 

in bassi fondali si entra con una buona conoscenza del punto nave iniziale e facendo affidamento sulle carte nautiche e sullo scandaglio. poi ci sono persone eccezionali come il c.te Arillo che si fece la rada di Algeri strisciando sul fondo...

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Premesso che si tratta di campo minatissimo et infido, dalla recente ed inaspettata letteratura statunitense è qua e la emerso un uso alquanto ravvicinato del periscopio tanto ravvicinato da averci rimesso in alcuni casi, almeno uno, albero e mezza vela. In All Hands Down si citano anche alcuni accorgimenti per riprendere al meglio le chiglie altrui e non far brillare le lenti. Qui siamo a cavallo tra gente con la bocca straordinariamente larga e la pura leggenda da pub.

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Premesso che si tratta di campo minatissimo et infido, dalla recente ed inaspettata letteratura statunitense è qua e la emerso un uso alquanto ravvicinato del periscopio tanto ravvicinato da averci rimesso in alcuni casi, almeno uno, albero e mezza vela. In All Hands Down si citano anche alcuni accorgimenti per riprendere al meglio le chiglie altrui e non far brillare le lenti. Qui siamo a cavallo tra gente con la bocca straordinariamente larga e la pura leggenda da pub.

 

 

non è più un segreto, anche se ufficialmente non è mai stato confermato. la tecnica di dare una "sbirciatina" a chiglie e eliche con il periscopio è stata ideata dagli inglesi e presto adottata anche da altre Marine. succesivamente il periscopio è stato sostutuito da una telecamera con intensificatore di luce. ma lo scopo è ben lontano dall'impiegare il periscopio per navigazione subacquea

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  • 9 months later...

Riesumo il post dopo la lettura di un interessante romanzo per soddisfare una curiosita' sortami a tarda notte mentre le ultime pagine scorrevano sotto i miei occhi.......

 

Nel libro in questione l'autore -di sicuro un sadico dato tutto quello che ha fatto passare ai protagonisti della vicenda..... :s20: - descrive la fuoriuscita dell'equipaggio dal sottomarino Toti appoggiato su un fondale di oltre 100 metri di profondita' mediante le tute "MK8"

 

La curiosita e' : dato che le tute sono (credo) in gomma o materiale simile, come e' possibile al corpo umano resistere all'enorme pressione che si trova ad affrontare uscendo dal battello a tali profondita'? Qual e' a grandi linee il funzionamento della tuta (se divulgabile ovviamente)? E proseguendo, il rischio di embolie viene scongiurato dal fatto che l'immersione e' di brevissima durata e comincia a pressione praticamente atmosferica dall'interno del battello?

 

 

Ovviamente avrete capito che il romanzo in questione e' "Delfini d'acciaio" del nostro Dir Marco Mascellani :s20: :s20: :s20:

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l'antesignano dei quiz riportato alla luce! un'opera meritoria nightrider... per certi versi mi mancava.

 

ti confermo che la tuta è in materiale plastico flessibile (poco piu di una sportina per la spesa) e non protegge il corpo dalla pressione. per intenderci questa è una tuta Mk7, poco dissimile dalla 8.

mk7.jpg

sono 2 tessuti incollati in modo da creare una intrecapedine che sarà gonfiata con la CO2 quale isolante termico. ma questo avviene in superficie.

 

penso che ogni sub dilettante possa evidenziare che i problemi della pressione delle profondità marine posso evidenziarsi in embolia gassosa e embolia traumatica (spero di ricordare bene i termini)

 

la prima dipende dalla profondità e dal tempo di permanenza e il problema è generato dall'assrbimento di azoto da parte del sangue. se la pressione cala troppo bruscamente l'azoto non viene riassorbito ma diventa gas provocando dolori allucinanti e perfino il decesso.

 

la seconda si genera se, ad esempio, una persona trattiene il respiro durante una risalita. la differenza di pressione tra interno ed esterno dei polmoni li fara scoppiare. con poche possibilità di sopravvivenza.

 

la fuoriuscita con la tuta permette di rimanere pochissimo tempo a contatto con pressioni elevate, diminuendo notevolmente (purtroppo non annullando) il rischio di embolia gassosa. il cappuccio della tuta, però, permette di respirare normalmente e, in questo modo, si riduce il rischio che la persona trattenga il respiro.

 

spero di essere stato abbastanza chiaro, cmq qualche info in piu la potete trovare qui: http://www.delfinidacciaio.it/soccorso.html

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Immagino quindi che nei pochissimi minuti che passano dall'apertura delle valvole imbarco acqua della garitta ed il raggiungimento della superficie le sollecitazioni per orecchie e polmoni siano notevoli...

 

Ad un primo momento mi era sembrato impossibile resistere ma mi e' poi venuto in mente che c'e' gente che arriva in apnea a 100 metri, quindi si puo' sopravvivere, le potenzialita' del corpo umano (non del mio che ormai vado in mare solo ad agosto :s06: ) sono stupefacenti.

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  • 3 months later...
...

l'identificazione è quasi sempre vaga: non è che si sa di preciso "tal sommergibile, tale classe, tale tipo", il sonar (almeno i nostri...) non funziona come una macchina fotografica, a meno di essere a 10 metri (brrr....).

 

Ciao a tutti sono nuovo qui!

 

Ringraziando per la possibilità di intervenire in questo forum vi chiedo:

chi ha utilizzato Dangerous waters o 688(i) Hunter/Killer (io :s01: ) si ricorderà come sui SSN americani in quella simulazione l'identificazione può avvenire in modo altamente preciso. Chi ha letto "Immersione rapida" saprà anche che questa rapida identificazione si ha grazie alle attività "certosine" avvenute negli anni di guerra fredda (soprattutto i primi tempi) ad opera proprio di sommergibili che "ascoltavano" le segnature aucistiche delle unità avversarie.

 

Invece per la nostra Marina? Come funziona l'idenficazione dei contatti (classe Sauro e Todaro)? Abbiamo ottenuto le caratterstiche delle segnature per poter identificare i bersagli da qualche stato (USA ad esempio) o ce li siamo procurati noi?

 

Grazie anticipatamente!

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mmmmh! domanda delicatissima!

 

penso che una risposta decente possa essere che c'è uno scambio di dati tra le varie Marine, però non credo si possa entrare nei dettagli!

:s07: Ah, OK. Non voglio mettere il becco in questioni che non vanno discusse su un forum pubblico, ci mancherebbe!! La tua risposta è comunque chiara già così :s10:

Ma tutte le marine del mondo, che abbiano navi abilitate alla ricerca di imbarcazioni sommerse, hanno un sistema di identificazione dei contatti? O ci sono anche situazioni in cui l'identificazione è ancora "visiva" (nave da smg)?

 

Eh, scusate la curiosità, ma devo porre un'altra domanda. E' vero che i classe Todaro non dispongono di congegni di falsi bersgli nè di contromisure?? Come è possibile fronteggiare due siluri che ti puntano contro senza fare uso di questi utilissimi strumenti?

 

Grazie

Modificato da TRC
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  • 10 months later...
Ciao a tutti sono nuovo qui!

 

Ringraziando per la possibilità di intervenire in questo forum vi chiedo:

chi ha utilizzato Dangerous waters o 688(i) Hunter/Killer (io :s01: ) si ricorderà come sui SSN americani in quella simulazione l'identificazione può avvenire in modo altamente preciso. Chi ha letto "Immersione rapida" saprà anche che questa rapida identificazione si ha grazie alle attività "certosine" avvenute negli anni di guerra fredda (soprattutto i primi tempi) ad opera proprio di sommergibili che "ascoltavano" le segnature aucistiche delle unità avversarie.

 

Invece per la nostra Marina? Come funziona l'idenficazione dei contatti (classe Sauro e Todaro)? Abbiamo ottenuto le caratterstiche delle segnature per poter identificare i bersagli da qualche stato (USA ad esempio) o ce li siamo procurati noi?

 

Grazie anticipatamente!

 

 

:s07: Ah, OK. Non voglio mettere il becco in questioni che non vanno discusse su un forum pubblico, ci mancherebbe!! La tua risposta è comunque chiara già così :s10:

Ma tutte le marine del mondo, che abbiano navi abilitate alla ricerca di imbarcazioni sommerse, hanno un sistema di identificazione dei contatti? O ci sono anche situazioni in cui l'identificazione è ancora "visiva" (nave da smg)?

 

Eh, scusate la curiosità, ma devo porre un'altra domanda. E' vero che i classe Todaro non dispongono di congegni di falsi bersgli nè di contromisure?? Come è possibile fronteggiare due siluri che ti puntano contro senza fare uso di questi utilissimi strumenti?

 

Grazie

 

E dire che parli bene l'italiano...passiamo alla stanza 40? :s02:

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