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Input, per discuterne insieme.


De Grasse

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Si, in effetti è stato servo e vittima contemporaneamente. Servo per come giustamente dici, e vittima perchè gli eventi penso si siano succeduti in modo troppo immediato. Il regime convalidò gli affondamenti senza attendere conferme ufficiali e questo, secondo me, è andato tutto a suo svantaggio. In effetti la seconda inchiesta, quella giusta per intenderci, confermò in modo inequivocabile gli errori di valutazione fatti dal comandante Grossi. Purtroppo la cosa grave rimane il fatto che nessuno dal Barbarigo ha potuto dire la sua a parte il suo Comandante.

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Servo????

 

Ragazzi ma non erano tutti volontari sui Smg??

 

Servo della patria...ma nel senso più alto.....spirituale e metafisico....

 

Grossi non hà comunque dimostrato una dote fondamentale: esser modesto

 

Leggete il Maronari, Carlo F. di Cossato stimavo il ton. affondato sempre per difetto....e lui di danni e navi tirate giù ne ha viste tante

 

Riflettiamo....bene su questo

 

:s02:

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Si, ha servito la patria nel senso più alto, spirituale e metafisico e su questo non ci piove, però a mio parere il problema è un altro, configurabile con quello che hai detto: Il Com.te Grossi non era modesto! Appunto, non lo era affatto; allora perchè non ritenere che la sua figura sia stata in qualche modo usata dal Regime a scopo propagandistico ( il periodo era alquanto delicato) attribuendogli vittorie che avrebbero meritato una analisi dettagliata. Si dice che il Capo di Stato Maggiore della Marina non vide di buon occhio queste convalide sulla parola. E lui? Penso si sia reso conto che tutto ciò non poteva che andare a suo vantaggio ed è stato così: Si è trovato decorato, Comandante di Betasom, ricoprendo un posto che sarebbe spettato ad un Ammiraglio. Ma dei pericoli di questo successo non supportato da alcuna prova si rese conto? Io penso di NO. Però alla fine i nodi vengono al pettine. E tutto ricade su di lui ( che ora è solo ); nella seconda inchiesta infatti è epressamente detto che: Il Com.te Grossi non poteva affermare recisamente .......... invece lui ........ fece tutt'altro. Vittima quindi, forse anche di se stesso?

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Forse non sono stato capito, scusatemi ma vorrei limitarmi a poche righe. SERVI, SEMPRE INCONDIZIONATAMENTE, SI ESEGUE CON MUTISMO E RASSEGNAZIONE, ma non per questo senza convinzione, onore e determinazione, stò parlando dei Signori Ufficiali, per la truppa il discorso varia leggermente, credo che le inchieste siano comunque ridicole, come quella per un fatto del genere quando c'erano personaggi che sfruttavano la guerra per crearsi il proprio impero personale, (ed ogni riferimento non è casuale se non capite provate ad immaginare, non voglio dire espressamente, per ora, a chi mi riferisco) e che sono soppravvissuti ed anzi continuano a romperci i coglioni.

Comunque il com. Grossi era al suo posto e l'equipaggio ha svolto sicuramente il suo dovere con perizia e determinazione, metterlo alla berlina pubblicamente è stato un grave errore, dovevano lavare i panni sporchi in casa e svolgere quella maledetta inchiesta segretamente.

Fregiarsi della distruzione di qualcosa è sempre stata una prerogativa di tutti, compresi gli infallibili inglesi e gli onnipotenti americani.

Con questo non voglio graziare l'errore di millantare cose mai fatte.

Perbacco dovevano esere poche righe, per ora basta.

Ciao

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Visitatore Andreas

Il problema, a mio modesto parere, sta anche nel fatto che avesse fatto l'immodesto su di un mercantile ... potrei ancora capire ragazzi ....

 

 

... ma su due unità da guerra di tal fatta ...

 

... insomma ... alla fine della guerra hanno chiesto agli Americani e quelli che rispondono "stanno ancora a galla" ....

 

Ho qui due stralci dell'inchiesta che qui viene citata come svolta da una C.I.S. ovvero Commissione di Inchiesta Speciale ...

 

Il primo presentato in data 18 Agosto 1949, l'altro in data 22 dicembre 1962 in seguito a comunicazioni da parte della Marina Statunitense.

 

Tengo a precisare che il tutto fa riferimento non ad uno, ma a due episodi avvenuti ad una certa distanza l'uno dall'altro, ovvero nella notte tra il 19 ed il 20 maggio 1942 e nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre 1942 con una distanza pertanto di circa 4 mesi e mezzo l'uno dall'altro.

 

 

Copio pari pari da uno stralcio della Relazione Appendice VI/B da "I Sommergibili negli Oceani" dell'Ufficio Storico della Marina Militare:

 

 

"Nell'autunno del 1962 la Marina italiana potè avere dall'Ammiragliato degli Stati Uniti copia dei diari di guerra delle unità U.S.A. che operarono nelle acque in cui fu dislocato il Smg Barbarigo dal 18 al 26 maggio 1942 e l'estratto del diario di guerra riguardante l'attacco subito dalla corvetta Petunia al largo di Freetown nella notte dal 5 al 6 ottobre 1942. Ricevuti tali documenti fu nominata una Commissione per effettuare un quarto supplemento di'inchista sul caso Barbarigo. Si riportano ampi stralci della relazione presentata dalla Commissione suddetta.

 

 

AZIONE DELLA NOTTE TRA IL 19 E IL 20 MAGGIO 1942.

 

...

 

 

D) Conclusioni.

 

La Commissione ha accertato che

 

a) i dati dettagliati, incontrovertibili e tra loro concordanti dei diari di guerra delle unità USA componenti la « Task Force 23 » (para A, 2) hanno permesso la precisa ricostruzione del percorso seguito dall'incrociatore Milwaukee e dal Ct Moffett dalle 22.00 locali del 19 maggio alle 08.00 locali del 20 maggio 1942;

 

 

b) dal confronto della predetta ricostruzione con i dati di posizione del Barbarigo risultanti dal suo rapporto di missione n. 11, risulta che Milwaukee, Moffett e Barbarigo si sono trovati a distanza di avvistamento alle 22.45 locali del 19 maggio 1942 (corrispondenti alle 02.45 del 20 maggio dell'ora legale di Roma), in posizione: latitudine 04°18'S e longitudine

34°30'W;

 

 

c) nessun benché minimo accenno di incontri con altre unità o di siluramenti di unità è riportato dai diari di guerra dei Milwaukee e del Moffett, che peraltro riportano eventi di importanza minore;

 

 

b) il « Task Group 23.2 » fu sempre costituito dal Milwaukee e dal Moffett per tutta la navigazione dalle 20.00 locali del 19 maggio alle 08.00 locali del 20 maggio;

 

 

e) le unità arrivarono indenni a Recife al termine della predetta navigazione e ripresero il mare dopo poche ore;

 

 

f) l'ora legale italiana differiva di quattro ore dall'ora usata dalle unità della « Task Force 23 » perché esse impiegavano l'ora del secondo fuso Ovest dove operavano;

 

 

pertanto afferma:

 

 

1° - che il Barbarigo ha sicuramente avvistato ed attaccato in superficie con decisione e risolutezza, una formazione navale USA composta dall'incrociatore Milwaukee e dal Ct Moffett alle ore 22.45 locali del 19 maggio 1942 (corrispondenti alle 02.45 del 20 maggio 1942 dell'ora legale di Roma) in latitudine 04°18'S e longitudine 34°30'W;

 

 

2° - che i due siluri lanciati dal Barbarigo non hanno colpito il Milwaukee per forte errore nei dati di lancio dipendente principalmente da apprezzamento in difetto della velocità (15 nodi apprezzati contro 25 nodi effettivi), né alcun altro bersaglio;

 

 

3° - che le unità USA Milwaukee e Moffett, non hanno rilevato né la presenza del Barbarigo né il lancio dei due siluri;

 

 

ed inoltre rileva:

 

 

A 1° - che l'errore nell'identificazione della unità maggiore avvistata dal Barbarigo rientra tra quelli che, specialmente di notte, si sono verificati in numerose occasioni. In particolare giova notare che, di notte, la sagoma del Milwaukee poteva essere scambiata anche con quella delle navi tipo « Maryland » e « California »;

 

 

A 2° - che il Comandante Grossi non poteva affermare recisamente di aver visto affondare una corazzata da lui attaccata e ritenuta silurata, perché non aveva e non poteva avere elementi sufficienti per fare tale affermazione.

 

 

- - - - -

 

 

AZIONE DELLA NOTTE FRA IL 5 ED IL 6 OTTOBRE 1942.

 

 

1. - Il diario di guerra dell'Ammiragliato britannico riporta che la corvetta Petunia alle 22.20Z (ora di Greenwich) del 6 ottobre fu attaccata da un sommergibile in latitudine 02°21'N e longitudine 14°30'W senza essere colpita e senza riuscire a localizzare il sommergibile attaccante (« submarine attacked in 02°21'N; 14°30'W, unsuccesful, no subsequent contact »).

 

 

2. - L'ora riportata dal diario di guerra dell'Ammiragliato britannico corrisponde con esattezza alle 02.20 dell'ora legale italiana in cui il Barbarigo riferisce, nel suo rapporto di missione n. 12 in data 5 novembre 1942, di aver avvistato la sagoma di una grossa unità da guerra in posizione latitudine 02°05'N e longitudine 14°24'W. Infatti la Petunia impiegava l'ora Z (ora di Greenwich) che differiva di due ore dall'ora legale italiana impiegata dal Barbarigo.

 

 

3. - Le posizioni riportate dalla Petunia e dal Barbarigo differiscono 16' in latitudine e 5' in longitudine. Tale differenza è accettabile perché rientra, come ordine di grandezza, negli errori che possono essere commessi in lunghe navigazioni fuori vista di costa ed in zona di corrente.

 

 

4. - Il Barbarigo alle 02.32 (ora legale italiana) del 6 ottobre 1942 lancia, in superficie, quattro siluri contro la sagoma avvistata dalla distanza apprezzata di 2.000 metri.

 

 

5. - La Petunia riferisce nel suo rapporto di aver avvistato quattro scie di siluri uno dei quali passato sotto la chiglia, uno molto vicino alla poppa e due decisamente di prora. Giova notare che l'eccezionale fosforescenza di quella notte, rilevata anche dal Barbarigo nel quo rapporto, ha permesso un così preciso apprezzamento da parte della Petunia.

 

 

6. - La Petunia aveva le apparecchiature antisommergibili temporaneamente non in funzione; dopo quattro minuti lancia due bombe di profondità ed inizia una ricerca antisommergibile ad Est, a Nord e ad Ovest dell'apprezzata posizione di lancio senza riuscire a stabilire il contatto.

 

 

7. - La corvetta Petunia riferisce nel suo rapporto di navigazione che al momento dell'attacco navigava isolata dopo aver lasciato la scorta di un convoglio e precisa, sempre nello stesso rapporto, che non vi era alcun indizio della presenza in quella zona di altre navi al momento dell'attacco.

 

 

8. - Le precisazioni dell'Ammiragliato britannico sopra riportate concordano con quanto riferito dal Barbarigo nel rapporto n. 12 già citato; infatti:

 

- i quattro siluri lanciati dal Barbarigo erano regolati a 6 metri di profondità ed ovviamente erano destinati a passare tutti sotto il bersaglio:

 

- lo scoppio delle due bombe di profondità fu percepito dal sommergibile.

 

 

9. - Concludendo, la Commissione conferma quanto già acquisito agli

atti dell'inchiesta.

 

 

 

Roma, 22 dicembre 1962.

 

 

LA COMMISSIONE

 

Il Capitano di vascello

Membro

F.to: PAOLO MARIO POLLINA   

 

Il Contrammiraglio

Membro

F.to: LUIGI LONGANESI CATTANI

 

L'Ammiraglio di Divisione

Presidente

F.to: NICOLA MURAI

 

 

- - - - -

 

 

 

Mi sono permesso di segnalare in rosso alcuni passaggi che mi sembrano significativi ...

 

 

... indi per cui abbiamo nell'ordine ...

  • 1 - un Incrociatore "Milwaukee" scambiato per una Corazzata "Maryland" o "California", ritenuta colpita ed affondata con numero due siluri che invece non raggiunsero l'unità, peraltro di altro tipo, nè la colpirono, nè tantomeno la affondarono;
  • 2 - una Corvetta Britannica "Petunia", scambiata per nave da battaglia "Mississippi", ritenuta colpita ed affondata con numero quattro siluri che invece non raggiunsero l'unità, peraltro di altro tipo, nè la colpirono, nè tantomeno la affondarono.

Non sono pago.

 

E posterò qui di seguito parti del diario di bordo del Regio Smg. Barbarigo ( in alcun modo selezionato ) così come riportato ne "I Sommergibili negli Oceani" - Ufficio Storico Marina Militare.

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Come ulteriore elemento di discussione vi fornisco questo dettaglio:

Non ricordo dove con precisione, ho letto copia del rapporto relativo ad uno dei due affondamenti contestati. Venne scritto nell'immediatezza dei fatti e portava le firme non solo del comandante ma anche di altri due ufficiali. nterrogati al rientro a Betasom, molti altri marinai avrebbero riferito di avere visto la nave nemica affondare. Al punto che si parò di un'illusione ottica collettiva.

 

Personalmente mi sembra una giustificazione tanto rabberciata da non essere nemmeno diplomatica; un po' come i risultati dell'inchiesta postati da Juergen.

 

Perchè: va bene l'illusione ottica, ma lo scoppio dei siluri? E la gente che butta le scialuppe a mare e si lancia con i salvagente? Il caos che naturalmente segue a bordo della nave appena silurata? L'esplosione delle caldaie durante l'affondamento? Tutto questo mancava. E doveva insospettire il "nostro" comandante.

 

E poi: un incrociatore scambiato per corazzata, una corvetta scambiata per nave da battaglia... francamente mi sembra un po' troppo.

 

Per tornare al questito iniziale: né servo né vittima del regime. Secondo me fu vittima di se stesso e delle sue esagerazioni. Alla fine degli anni Sessanta - quando fu chiaro cosa era accaduto - il comandante continuò a rifiutare quel verdetto e quella verità.

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Visitatore Andreas

... come promesso ...

 

 

AZIONE DELLA NOTTE TRA IL 19 E IL 20 MAGGIO 1942.

 

Diario di Bordo del Regio Sommergibile Barbarigo - 20 maggio 1942.

 

 

Il comandante Grossi in quel momento non era sul Ponte di comando; chiamato dall'ufficiale in 2' che aveva fatto l'avvistamento, si portò rapidamente in torretta e in brevi minuti sviluppò contro le unità incontrate un attacco che si concluse col lancio di due siluri dai tubi poppieri. L'attacco del Barbarigo è così descritto dal Grossi nel suo rapporto di navigazione :

 

 

« Giorno 20 maggio 1942.

 

« 02.45 - In lat.. 04°19'S, long. 34°32'W, rotta 20° vengo chiamato in plancia dall'ufficiale in 2° che contemporaneamente mette barra a dritta; in moto il motore termico di sinistra e appronto al lancio due tubi di prora e due di poppa. Trovandomi in camera manovra, vado in plancia ed avvisto un grosso cacciatorpediniere che defila di prora, a 600 m di distanza; mentre accosto per lanciare di prora la vedetta di sinistra (sergente furiere Cammarata) mi avverte che una grossa sagoma si profila _alla mia sinistra. Una rapida occhiata mi rende edotto della situazione sono di fronte ad una nave da battaglia nord-americana (facilmente riconoscibile per gli alberi a cestello) scortata da cacciatorpediniere.

 

« Decido di attaccarla di poppa poiché, oltre il cacciatorpediniere già citato un altro cacciatorpediniere mi si avvicina a proravia della corazzata. Dò incarico ai guardiamarina Tendi e Del Santo di tenere d'occhio il primo cacciatorpediniere mentre l'ufficiale in 2° sorveglia l'altro : le vedette mi assicurano la sorveglianza di tutti gli altri settori. Ad una accostata a sinistra del secondo cacciatorpediniere mi vengo a trovare dentro la scorta. Fermo il motore termico di dritta e, con quello di sinistra adagio, continuo l'accostata a dritta. L'ufficiale in seconda mi sollecita il lancio poiché il secondo cacciatorpediniere riaccosta a dritta ed a 1.000 metri ha beta zero; non ci ha ancora visti grazie ai mare forza tre ed alla bassa andatura del sommergibile. Prossimo al lancio, che non può fallire data la distanza (circa 650 m) dal bersaglio, decido di portare a termine l'attacco anche con rischio dello speronamento. Il bersaglio impone che si debba arrischiare tutto.

 

« 02.50 - Ordino "fuori" ai siluri 5 e 6; il numero 5 regolato a 4 metri di profondità e metri 8.000 di corsa è munito di cappuccio, il 6 a 2 metri, corsa 2.000 metri è un A 115 (1). Appena lanciato, motore termico avanti adagio, continuo ad accostare sulla dritta fino al rombo 10° corrispondente all'unico settore cui ho qualche probabilità di disimpegno in superficie. Scarto il disimpegno in immersione, poiché la sottobatteria di prora è del tutto inefficiente e quella di poppa può darmi solo 4.000 ampères. Tutte le armi da fuoco sono pronte all'uso per una estrema resistenza. Dopo 35 secondi due contemporanee esplosioni, mi confermano di aver colpito il bersaglio con entrambi i siluri lanciati. Mentre del siluro 5 si sente solo lo scoppio, del 6 l'ufficiale in 2', passato alla sorveglianza di poppa, vede la fiammata sott'acqua. Vengo avvertito dal guardiamarina Tendi, che ha nel campo del binocolo la corazzata, che questa affonda; io pure avevo già avuto netta la sensazione dell'affondamento. Vedo i cacciatorpediniere accorrere veloci verso la nave colpita. Da circa 800 metri di distanza vedo il colosso con la prora completamente immersa fino alla plancia, fortemente appruato e sbandato sulla dritta.

 

« 02.57 - Appronto tubi 7 ed 8 da lanciare contro eventuale cacciatorpediniere inseguitore; la scorta, con mia somma meraviglia, non reagisce. Gradatamente aumento l'andatura fino a giri 380. La corazzata, che ho potuto facilmente riconoscere del tipo «Maryland-California », navigava con rotta 200°, velocità nodi 15 ».

 

 

Note:

 

(1) I due siluri, approntati nei lanciasiluri poppieri, pur avendo 10 stesso diametro - 450 mm - appartenevano però a due tipi di arma diversi nel peso dell'esplosivo, 200 kg il primo, e 115 kg il secondo, e nella testa che, soltanto nei siluri del primo tipo, conteneva lo speciale cappuccio cui era affidato il compito di garantire che, al momento dell'urto, l'esplosione della carica fosse perfetta e totale.

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Visitatore Andreas

Grafico:

 

 

may1942.gif

 

 

 

- - - - -

 

 

 

Ed le immediate conseguenze di tale evento :

 

 

Come si vede dal rapporto, il Barbarigo ritenne d'avere attaccata e affondata una corazzata americana tipo « Maryland » o «California » in navigazione con la scorta di un imprecisato numero di cacciatorpediniere ed in tal senso riferì subito radiotelegraficamente a Bordeaux.

 

Betasom, non appena ricevuta dal Barbarigo la notizia dell'affondamento di una nave da battaglia statunitense, richiese al sommergibile precisa conferma e maggiori particolari dell'azione svolta. Il Barbarigo assicurò che l'unità attaccata era una nave da battaglia classe « California » (2), che tale nave era stata colpita nella zona prodiera dai due siluri lanciati e che, essendo stata vista sommersa fino alla plancia, fortemente appruata e sbandata, era sicuramente colata a picco.

 

Poiché i chiarimenti del Barbarigo erano categorici e non ammettevano dubbi, il Comandante Polacchini diede notizia dell'avvenimento al Comando Squadra sommergibili a Roma (Maricosom); ritenne però opportuno suggerire che venissero raccolti tutti gli elementi necessari per una concreta conferma dell'affondamento della corazzata. L'esperienza delle due ultime guerre ha infatti dimostrato che nelle azioni navali notturne, specialmente quando l'attaccante è una unità bassa sull'orizzonte come il sommergibile, possono facilmente verificarsi errori d'apprezzamento nei risultati conseguiti, errori dovuti sia alla incerta visione del bersaglio, sia al continuo mutare degli elementi cinematici, sia infine alla necessità di prendere rapidamente decisioni che implicano gravi responsabilità.

 

Nonostante i suggerimenti di Betasom, la notizia che il Barbarigo aveva affondata una corazzata americana venne diffusa dal Comando Supremo, cui era stata immediatamente data doverosa comunicazione delle segnalazioni pervenute da Betasom, solo due giorni dopo il fatto bellico, mentre il sommergibile era ancora in zona di operazioni e prima che fosse possibile svolgere, le indagini necessarie per ottenere, possibilmente da fonti estere, la conferma dell'avvenuto siluramento di una grande unità nemica.

 

La notizia, diffusa dal bollettino di guerra italiano, trovò subito recisa smentita in campo avversario. D'altra parte i servizi informativi italiano e tedesco non riuscirono durante la guerra a raccogliere alcun concreto dato di fatto che potesse confermare, sia pure indirettamente, il presunto successo del Barbarigo.

 

Le indagini intese ad accertare se e quali unità fossero state attaccate, silurate, affondate nella notte fra il 19 ed il 20 maggio 1942 al largo di Capo San Rocco, furono riprese al termine delle ostilità, ma né i documenti ufficiali, né gli scritti dei memorialisti, n ' le opere degli studiosi che si sono assunto il compito d'illustrare gli avvenimenti del secondo conflitto mondiale, hanno suffragato l'ipotesi che una unità da guerra di rilevante dislocamento (corazzata, portaerei, incrociatore) fosse stata affondata o silurata alla data e nella zona indicate o intorno a tale data e nei pressi di tale zona.

 

La smentita del siluramento da parte dell'avversario durante la guerra; la denegazione del fatto bellico anche a guerra conclusa, quando ormai erano cadute le ragioni che avrebbero potuto consigliare gli Anglosassoni ad occultare un loro insuccesso;

l'insistenza con cui il maggior protagonista dell'azione di guerra, confermava d'aver silurato ed affondato una unità navale al largo di Capo San Rocco, indussero il Ministro della Difesa dell'epoca ad ordinare una minuziosa inchiesta sia sull'azione di Capo San Rocco sia sull'attacco silurante effettuato dal Barbarigo al largo di Freetown nella notte fra il 5 ed il 6 ottobre 1942.

 

L'inchiesta, iniziata nel gennaio 1948, durò alcuni anni. Furono ripetutamente sentiti tutti i componenti dell'equipaggio del Barbarigo che fu possibile rintracciare; fu inviato un questionario al Grossi, che nel frattempo s'era allontanato dall'Italia; fu rintracciato il grafico dell'azione che in un primo tempo sembrava smarrito; furono formulati agli Ammiragliati britannico e statunitense precisi quesiti intesi ad accertare se nella notte fra il 19 ed il 20 maggio 1942 e nella notte fra il 5 ed il 6 ottobre dello stesso anno navi da guerra britanniche, americane o neutrali, o piroscafi delle nazioni belligeranti fossero stati attaccati, silurati, danneggiati, affondati per azioni di guerra, nelle zone considerate. Le prime risposte a tali quesiti non furono completamente esaurienti; vennero quindi chiesti ulteriori chiarimenti agli Ammiragliati britannico e statunitense e si ampliò l'orizzonte delle ricerche storiche. Alla prima indagine seguirono così vari supplementi di inchiesta, man mano che pervenivano nuovi elementi di giudizio. Tuttavia solo nell'autunno del 1962 la Marina italiana poté acquisire alcuni documenti ufficiali che, sottoposti al vaglio di una nuova Commissione, permisero di accertare che l'incrociatore Milwaukee ed il cacciatorpediniere Moffett, che, come si è detto, facevano parte della « Task Force 23 » americana, avevano incrociata la rotta del Barbarigo esattamente nel punto e nell'ora in cui il sommergibile italiano aveva lanciato i suoi siluri contro la presunta corazzata tipo « Maryland ».

 

 

Note:

 

(2) Le corazzate statunitensi delle classi « Maryland » e « California » non differiscono nella sagoma, ma soltanto nel calibro delle artiglierie principali, 406 mm le prime e 356 mm le seconde.

 

 

 

In seguito si afferma :

 

 

Gli altri elementi relativi al supposto affondamento (scoppi dei siluri, vampate, ecc.) possono essere solo attribuiti alla psicosi inevitabile in circostanze del genere, una psicosi che può determinare errori, altrimenti incomprensibili, di valutazione e di apprezzamento delle situazioni.
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Felicissimo nel vedere la discussione evolversi in modo molto mirato. Un apprezzamento all'enciclopedico Com.te Juergen per la riproduzione fedele dei grafici e dei testi, veramente un bel lavoro. Alla luce di quanto fin quì emerso sento che la riflessione del Com.te QuartoMoro sia molto interessante. In effetti, grazie anche alle altre riflessioni postate, mi rendo conto che il Com.te Grossi non è stato un Servo ( in pratica ha fatto il suo dovere durante la guerra ) e neanche una vittima del Regime. Ma il suo millantare, la sua immodestia, la sua esagerazione hanno fatto in modo che lui stesso rimanesse schiacciato ( perchè poi si ritrovò solo )

da quella torre che si era costruito nel modo che già sappiamo. Mi farebbe piacere e troverò il tempo di farlo, copiare qualche estratto dal libro che il Com.te Grossi ha scritto molti anni fa e che di recente è stato ristampato. Il libro si chiama " Dal Barbarigo a Dongo "

ed è edito ( ora ) dalla " Aurora edizioni ". Alcune cose sono molto interessanti. Buonanotte.

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Visitatore Andreas

Bene De Grasse !

 

Grazie dell'enciclopedico ... sì, in effetti ho forse esagerato ... ma essendo la questione molto delicata e non conoscendo forse tutti, i termini della questione, forse è stato meglio riproporre il tutto.

 

Ho potuto riproporre il testo in toto in quanto come noto proveniente dalla Marina Militare.

 

In caso di altri testi o temi, presenterò un mio articolo .... :s11: :s10: :s02:

 

 

Ma a dire la verità non avevo ancora finito, in quanto pubblicato il primo dei diari di bordo, rimane il secondo, che già preparato, posto di seguito.

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Visitatore Andreas

AZIONE DELLA NOTTE FRA IL 5 ED IL 6 OTTOBRE 1942.

 

Diario di Bordo del Regio Sommergibile Barbarigo - 20 maggio 1942.

 

 

Il Barbarigo, non aveva ancora raggiunto la sua zona quando, il 2 ottobre, ebbe ordine da Betasom di spostarsi 320 miglia a sud-ovest di Freetown, ove risultava in corso un traffico di notevole rilievo. Il Barbarigo raggiunse la nuova zona il 4 ottobre e il giorno 6 dello stesso mese, fra le 02.20 e le 02.43 (ore legali di Roma), nel punto 02°05'N, 14°23'W, mentre era in superficie, avvistò a circa 4.000 metri, la sagoma di una unità da guerra. Anche questa volta, come nella precedente azione del 19-20 maggio, il comandante al momento dell'avvistamento non era sul ponte di comando.

 

Prontamente avvertito accorse subito sulla torretta, ivi seppe che la sagoma avversaria era stata avvistata da una vedetta, e vide che l'ufficiale in comando di guardia aveva già iniziato la manovra per attaccare col siluro, sempre con sommergibile a galla, l'unità oscurata in avvicinamento. Grossi sviluppò ulteriormente l'attacco nel modo che così descrive nel suo rapporto di navigazione :

 

 

« 02.20 - L'ufficiale di guardia, sottotenente di vascello Sergio Bresina, mette subito le macchine avanti adagio e nello stesso tempo mi chiama in plancia. Giunto in plancia riconosco la sagoma di una grossa unità da guerra. Metto, girandomi su me stesso con la sola macchina esterna in moto, avanti adagiò, la poppa addosso perché il suo beta molto stretto (5° a dritta) non mi dà la possibilità per l'attacco di prua. Appronto i quattro tubi di poppa e cerco di studiarne nel frattempo le caratteristiche e gli elementi cinematici necessari al lancio.

 

« 02.25 - La unità ha accostato mostrandomi un beta di 70° sulla dritta. Adesso che si profila di traverso vedo il gran complesso centrale della plancia con un solo fumaiolo a poppavia di quella, la prua da veliero e tutte le altre caratteristiche corrispondenti alle navi da battaglia classe «Mississippi ».

 

« 02.28 - Senza porre tempo in mezzo e per non allontanarmi di più riaccosto subito per lanciare di prora senza preoccuparmi di eventuale scorta. Ho già fatto approntare tutti i tubi di prora a 6 metri. Valuto la velocità del nemico intorno a 13 nodi coil un beta di circa 70° a dritta.

 

« 02.32 - Ormai giunto a distanza di circa 2.000 metri, per non essere scoperto data la eccezionale fosforescenza, metto pari avanti minimo e lancio i quattro siluri a una distanza di due secondi uno dall'altro.

 

« 02.33 - Accosto verso la poppa del bersaglio, per lanciare eventualmente di poppa e nello stesso tempo essere in grado di disimpegnarmi in superficie.

 

« 02.33',/2 - Dopo un minuto e mezzo circa, vengono da tutti udite quattro grandi esplosioni intervallate dallo stesso lasso di tempo del lancio.

 

« 02.35 - A una distanza di circa 2.000 metri avvisto a poppavia della nave da battaglia una sagoma sottile; la riconosco per un Ct con un beta molto stretto sulla dritta.

 

« Scarto senz'altro la possibilità di un disimpegno in immersione, sia per le perdite interne causate dalle forti esplosioni delle bombe lanciatemi durante i due attacchi aerei del 1° ottobre sia per allontanarmi il più possibile da una zona, vicina alle coste, dove sicuramente si riverserà una intensa caccia. Continuo perciò l'accostata per mettermi di poppa il Ct, e mantengo sempre al minimo l'andatura delle macchine per non farmi tradire dalla grande fosforescenza della mia scia.

 

« 02.38 - La Nb è scomparsa del tutto sott'acqua.

 

« Il Ct, forse credendomi in immersione, lancia bombe di profondità e nel frattempo accosta sul luogo dell'avvenuto affondamento. Riaccosto per 90°.

 

« 02.43 - Avvisto un altro Ct con un beta di circa 10° sulla sinistra. Per non essere scoperto, riaccosto e, con prora 250°, mi allontano.

 

« 06.00 - Comunico subito a codesto Comando Superiore il risultato ottenuto, più che altro per prevenire la caccia che sicuramente si riverserà in quella zona e nelle sue adiacenze. Decido di allontanarmi sempre per ponente in attesa di ordini ».

 

 

Il comandante del Barbarigo comunicò a Betasom la notizia del presunto affondamento della corazzata americana con il seguente telegramma :

 

« Ore 05.40 del giorno 6 - Stq. 23 del q.d.p. n. 6718 (lat. 02°10/20'N, long. 14°10/20'W) ore 02.34 ho affondato un'unità del tipo Nb Cl. « Mississippi » (U.S.A.) rotta 150° velocità nodi 13 quattro siluri prora segno 6 metri visto la nave affondare sfuggito reazione dirigo zona - 043106 ».

 

 

 

In seguito si afferma :

 

Il grave errore nell'identificazione dell'unità avvistata è in questo caso meno spiegabile di quello commesso nell'azione del 20 maggio : rientra tuttavia negli errori possibili in guerra in azioni notturne.

 

Gli scoppi delle bombe di profondità lanciate dal Petunia sono stati facilmente scambiati per le esplosioni dei siluri. L'avvistamento di inesistenti cacciatorpediniere, anche in questo caso, non può essere stato determinato che dal rapido mutare delle posizioni relative Barbarigo-Petunia in conseguenza della ricerca effettuata dalla corvetta britannica dopo avere notato le scie dei siluri. E' molto probabile, anzi, che durante tale ricerca la Petunia, scomparsa in un primo momento alla visione del sommergibile, e perciò ritenuta affondata, vi sia poi ricomparsa da un altro settore.

 

 

 

Grafico:

 

 

october1942.gif

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Visitatore Andreas

Grazie Marco !! :s11:

 

 

La mia opinione è che Grossi, anche volendo ammettere che abbia in buona fede creduto di aver affondato queste due Unità, cosa peraltro già difficile da ammettere come QuartoMoro ha fatto notare ...

 

... non è stato stringente poi, ad azione conclusa, nel far mente locale su quanto successo e su cosa effettivamente poteva riportare.

 

Come diceva Marco, Carlo Fecia preferiva darsi tonnellate in meno che neppure quelle giuste.

 

 

Grossi venne insignito di due Medaglie al Valore, poi revocate, mi pare unico caso della Storia Militare d'Italia.

 

:s07:

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Come promesso, trascrivo ciò che racconta il Com.te Enzo Grossi in merito al I° affondamento nel suo libro " Dal Barbarigo a Dongo ". Ci si può riflettere ancora. Il capitolo che è il II° è guardacaso intitolato: Centro con due siluri sulla corazzata americana:

..... Non ero tipo da starmene con le mani in mano, mentre a Monfalcone il Medusa stava in cantiere per la revisione tecnica. Mentalità di un soldato di allora, che chiede scusa ai lettori di oggi: stare a riposo mi sembrava far l'imboscato, e non potevo certo prevedere che in seguito sarebbero state concesse medaglie agli imboscati e revocate, invece, quelle date ai combattenti............Il 1° Agosto ripresi il comando del Medusa. Ma per poco. Nel frattempo, infatti, avevo dato un'altra prova della mia mentalità, oggi decisamente sorpassata: avevo chiesto all'Amm. Legnani di essere destinato all'Oceano Atlantico. Quì nel Mediterraneo mi sembrava di arrugginire. .............io fui destinato l' 11 Agosto 1941 alla base di Bordeaux, e mi venne affidato il comando del Sommergibile Barbarigo. Il Barbarigo stazzava 800 tonnellate, contro le 600 del Medusa; e comandarlo in Atlantico rappresentava per me un'alta responsabilità. Volli perfezionarmi tecnicamente; chiesi ed ottenni di frequentare a Danzica un corso di addestramento speciale per l'attacco ai convogli nell'Oceano. Il Corso durò dal 16 settembre al 12 ottobre. Il 13 ottobre ripresi il comando del Barbarigo che dovevo tenere fino al 15 dicembre '42................

A questo punto dopo aver descritto le due missioni infruttuose col Barbarigo il Com.te Grossi passa a raccontare e descrivere il famoso affondamento dicendo:

...........................................La notte del 20 maggio ero sveglio, in camera di manovra. Mi servirei di un facile artificio, se a questo punto dicessi che l'istinto mi aveva avvertito di qualcosa. La verità è che desideravo ardentemente, e tutti i miei uomini erano nello stesso stato d'animo, che qualcosa accadesse, che la missione fosse fruttuosa. Era di guardia l' ufficiale in 2°, TV Angelo Amendolia. Verso le due di notte, sentii l'ufficiale in seconda che dava ordine a prora di approntare due siluri per il lancio. Mi precipitai immediatamente in plancia, e vidi - eravamo in emersione - a circa 800 metri, verso prora, la sagoma di un caccia, il cui modello corrispondeva al nostro tipo " Oriani ". Mi presentava il fianco destro, e defilava di prora alla velocità di circa 20 miglia. In quelle condizioni, i siluri sarebbero andati certamente a vuoto. Assunsi personalmente la direzione di lancio, per tentare il colpo; ma mi rendevo benissimo conto di avere assai poche probabilità positive. Ancora una volta, sembrava che la fortuna non

volesse assistermi. A questo punto, emozionatissimo, il Sgt Cammarata, vedetta di sinistra, mi segnalò di

avere avvistato una enorme massa scura dal suo lato. Alla rapida osservazione del binocolo, risultò che si trattava in effetti di una grossa unità. Impossibile, per il momento distinguerne con precisione la sagoma; poichè ci si presentava di prua e ci veniva addosso. Decisi senz'altro di continuare l'accostata che avevo iniziato, per lanciare di poppa, alla distanza di circa 400 metri. L'azione, tra avvistamento, manovra, lancio, bersaglio centrato, non durò più di cinque-sette minuti, ma non è certo retorica affermare che cinque minuti di quel genere valgono tutta una esistenza: non tanto perchè si rischia la pelle ( in momenti simili, non c'è il tempo per pensarci e neppure di accorgersene ), quanto per il complesso di riflessioni, sensazioni, auto-controlli, decisioni, impulsi che una faccenda simile comporta.

L'unità nemica non si era accorta di noi. Fece, infatti, una provvidenziale accostata sulla sinistra, scoprendo il fianco. Potei così distinguere che si trattava di una grossa unità da guerra. Ero tanto vicino, che ormai potevo vedere i marinai americani sulla plancia di dritta. Il mare era lievemente ondulato, la notte illune ma chiara. L'ufficiale in seconda, mentre io ero concentrato e quasi assorbito nella manovra contro la grande unità , mi avvertì - in un rapido sussurro - che il caccia precedentemente avvistato ci stava puntando la prua addosso. Egli era convinto che ci avesse avvistati e che tentasse lo speronamento. Ma l' alternativa era rigida: o preoccuparsi della preda più grossa, e rischiare di essere fatti fuori dalla preda più piccola, o badare a quest'ultima , e mollare la prima. Non ebbi esitazioni; e quando, proseguendo la mia manovra, fui sul punto di mira, lanciai due siluri di poppa contro la grossa nave. Dopo circa 40 secondi, i colpi giunsero a segno. Non c'era tempo da perdere per stare a contemplare lo spettacolo. Bisognava disimpegnarsi al più presto, per prevenire la inevitabile caccia della scorta nemica.......

Queste sono le parole del Com.te Grossi. Trascriverò ciò che lui racconta in occasione del secondo.

De Grasse

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Visitatore Andreas

Lui dice che era a 400 metri dall'Unità nemica ... ok ...

 

.. non sono mai stato molto ferrato in matematica ... ma vedrò di fare quattro conti ...

 

Diciamo che un siluro viaggia a 30 nodi ... 1 nodo è un miglio nautico all'ora.

 

Per approssimazione estrema diciamo che il nostro siluro viaggia a 60 km/h.

 

Quindi 60.000. m/60 min facendo una trasformazione ... con una proporzione ricaviamo che fare 400 metri a questa velocità richiederebbe circa 0,4 minuti ... ovvero 24 secondi.

 

 

Dal lancio al doppio scoppio 24 secondi ... e come mi diceva Marco giustamente ... una grossa nave da guerra non si affonda con soli 2 siluri ...

 

... e poi ... dopo lo scoppio non vi è solo quello ... affonda ... e si rompe e si sentono le caldaie che scoppiano, etc ...

 

 

Io non so ... vuole che diano le medaglie a vuoto ? Ok, che lui ci dice c'è la buona fede ... cosa peraltro discutibile ...

 

... ma a vuoto ...

 

:s07:

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Riporto quanto il Com.te Grossi racconta in occasione del II° affondamento, a completamento di quanto riportato in precedenza.

Il capitolo è il IV° ed è intitolato " All'attacco di un altra corazzata USA " ( Daje ! ).

......................Raggiunto il limite meridionale della zona, fermai i motori, appesantii la poppa e mi lasciai cullare dal mare mosso da sud. In queste condizioni, verso le 2 del 6 ottobre, fu avvistata una grossa unità sulla sinistra. L'ufficiale in seconda, di guardia in plancia, iniziò la manovra di attacco a prora; corsi un plancia ed il sergente manovratore Campagna, che aveva fatto l'avvistamento, mi indicò una massa oscura sulla sinistra. Con l'aiuto del binocolo apprezzai in 4000 metri la distanza d'avvistamento; la nave mostrava il fianco destro ed avanzava a bassa andatura zigzagando. Scorsi nettamente una corvetta che doveva essere la scorta sul fianco della nave. Aumentai l'andatura ma dovetti subito desistere a causa di una dannosa fosforescenza dell'acqua. Apprezzai la direttrice di marcia dell'unità nemica ed assunsi rotta d'attacco, approntando al lancio tutti i 4 siluri di prora regolandoli alla profondità di metri 6; ero certo di trovarmi di fronte ad una grossa nave da guerra. A circa 2000 metri distinsi la sagoma della nave e mi accorsi di essere al cospetto d'una corazzata americana del tipo Mississipi: la prua a veliero, il tripode di prora, le 4 torri e le dimensioni del natante corrispondevano alle caratteristiche di una unità del citato tipo. Quando ritenni di essere sulla mira lanciai i 4 siluri intervallati di un minuto secondo uno dall'altro. Col cuore in gola seguii la scia dei siluri che filavano dritti alla velocità di ventuno metri al secondo. E' doveroso ch'io ricordi la preziosa iniziativa del Direttore di Macchina, capitano G.N. Silvestri, che alleggerì la poppa e mise il Sommergibile orizzontale, creando una necessaria condizione perchè i siluri non andassero a vuoto. Infatti avevo dimenticato di svuotare la poppa e senza quell'intervento il Sommergibile avrebbe lanciato con qualche grado di appoppamento, il che significava che i siluri sarebbero usciti appoppati ed oltre a costituire un pericolo d'avvistamento da parte nemica, ricadendo in acqua avrebbero seguito una corsa irregolare. Dopo 87 secondi, che furono per me eterni ( avevo esattamente di prora la nave ) un urlo di gioia s'elevò dall'interno del Barbarigo; si sentiva lo scoppio dei siluri che colpirono regolarmente la nave sul fianco destro. Dal tempo intercorso fra il lancio e lo scoppio dedussi d'aver lanciato a 1800 metri di distanza. Avvertii subito 2 corvette che puntavano verso il Barbarigo; decisi per il disimpegno in superficie. La prossimità della munita base inglese di Freetown e l'esperienza del 20 Maggio mi portarono ad affrontare tutti i rischi del disimpegno in superficie; in compenso potevo vedere e far uso di due cannoni, 4 mitragliere, oltre i siluri, che erano ancora 12. Andando verso la nave colpita, con successive accostate a dritta, raggiunsi la rotta del rapido allontanamento. La nave silurata percorse poche centinaia di metri prima di fermarsi ( in plancia erano accorsi tutti i liberi di guardia ); l'ultima visione che avemmo della nave fu quando la vedemmo orizzontalmente immersa quasi fino alla coperta. Le mie dirette osservazioni erano confortate da quanto avevano visto il TV Bresina, il nostromo del Cesta, le 4 vedette e quanti avevano fatto capolino dall'interno. Diedi immediata comunicazione a Bordeaux informando del mio rientro alla base.........

Questo è quanto il Com.te Enzo Grossi riferisce sul suo II° affondamento. Concordo pienamente con il Com.te Juergen, in effetti ho letto qualcosa in merito ma ora non ricordo dove, di un dialogo tra Comandanti di Smg di Betasom che discutevano appunto di come il Com.te Grossi abbia buttato giù una nave di tal genere con quei siluri. Uno dei comandanti usò il termine " Silurotti " per indicare che erano siluri di modestissima portata.

 

De Grasse

 

De Grasse

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Visitatore Andreas

Grazie De Grasse !

 

 

 

Io non so ...... sarà che erano in mare da tanto tempo ... ma secondo me hanno avuto veramente una allucinazione tutti !!

 

:s07: :s07: :s07:

 

 

 

Ho pensato ancora a questa strana vicenda ... e ho dovuto ammettere a me stesso che in entrambe le occasioni il Barbarigo si trovò comunque nelle vicinanze di Unità da guerra nemiche ...

 

... ed in entrambe le occasioni cercò di impegnarle con siluri e con manovre che comunque sia avrebbero potuto mettere a repentaglio la vita dello stesso Comandante e dell'equipaggio.

 

Soprattutto nel secondo caso, quando, lanciati i 4 siluri questi mancarono il bersaglio di poco, a parte il fatto che non potevano colpirlo essendo mal tarati come profondità ....

 

... mi sono detto ..... però, cmq sia ce la stava per fare ...

 

... ovvero ....... impegno il nemico, sbaglio a settare e non riesco a colpire .......

 

Ok. Però almeno ho dimostrato coraggio.

 

 

Questo va sicuramente ad onore di Grossi. Se non avesse inventato questi affondamenti mai avvenuti ma avesse riportato il vero ...

 

.. bhè credo cmq la cosa sarebbe stata ritenuta di valore.

 

 

Un abisso dall'affondarle, ma credo che, pur essendo notte e quindi con la protezione relativa delle tenebre, il Cmd. Grossi abbia avuto da un lato fortuna in questi incontri ( ben più modesti che non quelli da lui riportati ) e, considerando le apparentemente veritiere operazioni di ingaggio, anche un certo valore, coraggio per aver affrontato cmq unità nemiche e non mercantili qualsiasi ...

 

 

Cosa ne pensate ?

 

 

:s10:

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Si Juergen, non c'è dubbio che il Barbarigo si sia trovato di fronte ad unità nemiche, e sicuramente non quelle che ha creduto di vedere il suo Com.te che ha avuto il coraggio necessario per affrontare quelle situazioni; è sempre un Sommergibilista della Regia Marina Italiana, e sono d'accordo nell'ammettere che questa vicenda sia strana. Anche perchè parafrasando lo stesso CV Enzo Grossi, nell'introduzione del suo libro che lui afferma di avere scritto non per avere la pretesa di poter fare di lui una specie di paradigma, e neppure per il gusto del memorialismo, ma per un motivo di carattere personale, lui crede di avere il diritto, dopo dodici anni di " diffamazione continuata " ai suoi danni e ai danni degli uomini che hanno condiviso sul Barbarigo il suo destino, di prendere la parola in prima persona e di ristabilire la VERITA'. Ma quale verità ? ( aggiungo io ). Secondo me lui parla come se tutto quello che ha fatto…….l’ha fatto e basta……..a suo insindacabile giudizio. Il resto sarebbe solo fango gettato apposta su di lui. E' veramente strano! Anche perchè alla fine si è accertato che le cose sono andate in un modo diverso. La dico grossa: Sono convinto che se il CV Enzo Grossi fosse ancora tra noi, indipendentemente dal numero delle commissioni d’inchiesta, inchieste, perizie di parte e di controparte, etc etc………non tornerebbe indietro di una virgola su quello che ha raccontato. Lui è l’affondatore delle due corazzate USA e basta. Non era modesto, questo si è visto; ma dal punto di vista della personalità e del carattere rimane senza dubbio una persona eccezionale.

 

De Grasse

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