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La malattia del ferro


Totiano

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No, non siamo su un programma di medicina a parlare di emocromatosi ma di qualcosa di piu sottile. Qualcosa che spesso assale a tradimento coloro che hanno navigato e che li porta a pensare che i loro mezzi avessero un anima.

Che le navi (e i sommergibili) abbiano un anima è fuori questione, i loro pregi e sopratutto i difetti hanno, non so perche, la capacita di legare indissolubilmente le lamiere alla carne umana...mah

 

nel surfare sul web si trova qualcosa ma, forse, troppo poco. probabilmente perche non è facilmente descrivibile. in questo bel post  di Anacleto Mitraglia  Le navi hanno tutte lo stesso odore(La Malattia del Ferro) su Anacleto Mitraglia (libero.it)  gia inizia a dare qualche spunto:

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Leggendo il blog di IlgrandeSonno mi e' venuto una recidiva della "malattia del ferro", malattia di coloro che hanno navigato ed hanno smesso. Colpisce quasi tutti, sia quelli che ci hanno passato pochi anni come me, sia quelli che ci hanno raggiunto la  pensione sopra. Andar per mare e' un mestiere da schifo e manco piu' pagato bene come lo era un tempo. Resta la malattia del ferro.

Adesso faccio l'informatico e sono passati quasi trenta anni da allora. Talvolta, in ufficio mi manca l'aria e allora apro la finestra inspirando l'aria e cercando un po' di salmastro, sogno di essere nel vento dell'aletta della nave.

 

 

Direi emozionante il racconto sul blog La malattia del ferro – SFUMATURE DI EMOZIONI (home.blog)

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Eccomi qui ora. A casa. Con un monotono lavoro di ufficio in mezzo le risaie. Lontana da tutto quello che mi ha cambiata e mi ha fatto crescere molto. Eppure capita ancora nel sonno di sentire il frusciare dell’onda vicino al mio letto o lo scricchiolio del soffitto a causa del mare mosso.. (ciò che non sento più è il rumore dalla manovra che si sente nelle cabine di profonda prua). Sono le notti che non riesco più ad addormentarmi ed allora fantastico su quale porto toccherò all’indomani. Mari del Nord o mar Mediterraneo?

Non importa basta che ci sia quell’odore di salsedine e quella vista mare mozzafiato. E’ per questo che spesso posso sembrare distratta, lontana e rispondo in maniera confusa. Rispondo al telefono, a un messaggio whatsapp; parlo con la mia amica […] “Ti ascolto – oh, lo giuro che ti sto ascoltando” – ma una parte della mia testa sta ricostruendo intorno a sé la spiaggia nera di Saint Lucia, una parte del Castello della Principessa Sissi di Corfù, sta riassaporando le tapas della Ramblas a Barcellona, il Gyros di Katakolon … e quel miliardodimiliardi di cose che non ho ancora visto o assaggiato.

 

 

Ma allora, cos'è la malattia del ferro?

Immagino che ognuno abbia " i propri sintomi" e le proprie "cure", in effetti per me Betasom lo è stata, è riuscita a lenire (ma non a sconfiggere) la nostalgia di quelle tranquille navigazioni notturne in quota a fare il "cantero" o raccontarsi della famiglia come quegli attimi spasmodici in cui intervieni su una avaria, il canto di delfini e crostacei come quello strano movimento rotatorio misto tra rollio e becchieggio che ho trovato solo sui Toti.

Certo, c'è stato Il Da Vinci, il Marconi, il Bersagliere...allargando il tiro anche gli Aliscafi (ma ero troppo giovane per capire) e lo Scirocco.

Ma l'anima di quelle lamiere non l'ho mai, mai,  percepita cosi chiaramente come sul Toti

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Navigare e visitare posti nuovi, questa è stata la spinta per far domanda dopo aver letto per anni la pubblicità su "Topolino". Piu che la malattia del ferro mi manca l'emozione del giorno prima di vedere un porto nuovo. L'esigenza di respirare aria pulita era in secondo piano perché chi scende da bordo si porta un odore non proprio gradevole. I vestiti assorbono il gasolio o l'odore dell'acqua salata, a secondo dell'imbarcazione da cui si scende. Una "malattia" che si recidiva, ma a me basta pensare ad alcuni aspetti che sfuggono a chi non ha apprezzato la vita da imbarcato. Ripenso al momento della sveglia alle 03:35 per salire in plancia al timone; ai "4 e 4" per giorni; ai posti di manovra generale alle vele di domenica dopo pranzo in una giornata assolata e senza vento; al mare 8 in golfo di biscaglia o quello del leone; la compagnia dei "fuochisti" in branda o nella gamella; alle settimane in mare o mesi lontano dell'Italia senza poter dire dove mi trovo e come sto nei 3 minuti in sala radio; navigare all'equatore senza aria condizionata e a volte senza nemmeno la ventilazione, magari con l'avaria al dissalatore e quindi giù di lavaggio con acqua salata e risciacquo con busta d'acqua da bere, se non razionata; le feste passate lontano dai cari mentre fuori si sentono le esplosioni dai territori sotto blocco navale.

Oh che bei posti che ho visto che rivedrei volentieri, ma solo usando treno o aereo.

Così, in pochi secondi, mi passa la malattia del ferro.

 

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