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Ci ha lasciato Gianni Vignati


GM Andrea

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E' mancato l'ammiraglio sommergibilista Gianni Vignati, un amico col quale ho avuto modo di collaborare e che ricordo con affetto.

Faccio mio il ricordo che segue, scritto da Enrico Cernuschi.

 

 

Nel corso di quest’anno orribile è mancato, questa notte, l’ammiraglio Giovanni Vignati.

Amico formidabile e vera forza della natura, di un’energia e una carica umana eccezionali. Sommergibilista. Comandante del Toti, “silurò” due volte la Nimitz durante le esercitazioni nel Mediterraneo. I giudici americani delle manovre non ci volevano credere e, tramite una cinematica da fantascienza (e dopo aver messo il magnetron del radar in cassaforte), Vignati e il suo equipaggio, che lo adorava, riuscirono a fregare la portaerei e la sua scorta un’altra volta, emergendo poi a pallone a poche centinaia di metri dal bersaglio. Realizzò, al comando di quel battello da lui adorato e che “guidava come la mia motocicletta”, pretendendo che tutti, a bordo, imparassero a manovrare i timoni, qualunque fosse il loro ruolo,  compì, al pari di altri illustri sommergibilisti di quella generazione, anche altre imprese, dalla sorveglianza occulta e ferret delle navi da guerra russe nel Mediterraneo (andandosi a intrufolare in zone, come i banchi di Kerkennah dove un battello “non poteva andare”, causa i fondali) ad altre di cui si potrà scrivere, forse, tra cinquant’anni.  

Mutilato di due dita mentre chiudeva il portello della falsa torre osservò, con tutta tranquillità, la propria mano, mentre tutti lo guardavano stupefatti, entrando così - una volta di più - nella leggenda.

Passato alla Rivista Marittima, da vicedirettore, nel 1993, ne assunse, in seguito, la Direzione rivoluzionandola e introducendo i computer. Non dirigeva soltanto, per quanto lo facesse benissimo: ci si metteva in prima persona, tanto da diventare il miglior impaginatore d’Italia e l’unico, nel corso del XXI secolo, che inserisse regolarmente (a mano) le note a piè di pagina, visto che l’elettronica non ce la faceva, con l’eleganza e la puntualità, rispetto alle pagina, che voleva lui. Lo faceva per il rispetto che ha sempre avuto nei confronti del lettore, rendendogli così più semplice e immediato lo studio, e per il gusto della sfida.

Incrementò a dismisura i supplementi della Rivista mantenendo, nel contempo, i conti in ordine. Creò, in tal modo, una biblioteca di “libri che non esistevano”, privilegiando i temi ignoti e innovativi, spaziando dalla storia alla posidonia oceanica.

Dopo la Rivista diresse e rivoluzionò il periodico Marinai d’Italia portandosi dietro, come Montanelli quando fondò il Giornale nuovo, l’argenteria di famiglia del mensile dello Stato Maggiore della Marina, ormai in grado com’era di camminare da solo dopo quasi vent’anni di Cura Vignati.

Anche qui i risultati parlarono da soli, sia in termini di abbonamenti sia di lettere dei lettori sia di nuove scoperte, in quanto i suoi appelli permisero di raccogliere migliaia di fotografie provenienti da album privati, assolutamente inedite e, talvolta, rivelatrici.

La lezione del comandante Bagnasco, ereditata dal grande Aldo Fraccaroli, in base alla quale la foto non è un riempitivo (da utilizzare costruendoci intorno, se inedita, un pezzo abborracciato e scritto saccheggiando Wikipedia), ma un documento (da valutare, però, sempre con spirito critico), fu da lui applicata in pieno.

Sopravvissuto a un ictus recuperando, con la forza e volontà di sempre, piena capacità, tanto da essere di esempio e incoraggiamento ad altri, dell’ambiente, che avevano affrontato quella stessa, durissima prova, diresse ancora per 10 anni il periodico dell’ANMI. Legatissimo alla moglie, scomparsa pochi mesi fa, lascia una legione tra figlie e nipoti, e un numero grandissimo di amici, oggi pieni di dolore e sempre ricchi di orgoglio per aver conosciuto un uomo e un marinaio che Salgari avrebbe sognato di poter narrare.        

 

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  • 2 weeks later...

Sono stato lontano dal Forum per alcune settimane e mi dispiace di apprendere solo oggi la scomparsa dell'Ammiraglio Vignati. E' stato il mio primo interlocutore quando ho iniziato a collaborare al periodico Marinai d'Italia. Gli piaceva il mio modo di scrivere e ricordo con commozione il tono amichevole delle sue parole quando mi invitò a proseguire nella collaborazione, senza fermarmi a qualche sporadico articolo.

Addio, Ammiraglio Vignati e buona navigazione non più nelle profondità marine, ma nell'alto dei cieli. 

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