Vai al contenuto

Costantinopoli, 1453


malaparte

Messaggi raccomandati

Quanto segue è in pratica solo un riassunto di un capitolo di un libro di Erik Durschmied, L'altra faccia degli eroi: come la fortuna e la stupidità hanno cambiato la storia, che sto rileggendo. L'autore è un giornalista, bravo a raccontare, non so se a verificare. Comunque ve la passo come l'ho trovata. Se non altro, è interessante ed incuriosisce.

Dunque, tutti sappiamo che il 1453 è stato un anno fatale: caduta finale dell'Impero Romano, che in Oriente era continuato.

Mi occuperò qui, dato l'ambiente, solo dell'assedio navale di Costantonipoli.

Costantinopoli era sì circondata da mura con ben 112 torri, ma erano mura millenarie e in condizioni pietose. Eppure, erano ancora baluardi solidi ed avevano resistito ad altri attacchi.  Ora, veniamo al 1453: il Corno d’Oro era bloccato da una pesante catena che proteggeva la flotta imperiale di 26 vascelli, con equipaggi veneziani e genovesi, comandati da Gabriele Trevisan (nel testo –tradotto- si parla di Trevisani, ma non sottilizziamo). Dato molto importante: l’imperatore Costantino XI Dragases, sotto la minaccia dell’assedio turco, aveva invitato i cittadini ad arruolarsi (già questo mi sembra strano: un imperatore lancia appelli, anzichè costringere? Boh…. ) ma a quanto pare, su 100mila uomini in città, solo 4900 si arruolano. I turchi di Maometto II, per dire, erano 150mila. Arrivano in soccorso mercenari genovesi comandati da Giovanni Giustiniani. l’autore dice che erano 700, che quindi si raggiungeva 4900+700= 5600, giusto?

Comunque non la faccio lunga sulla caduta di Costantinopoli, mi limito all’aspetto navale.

Allora, mentre continuava il cannoneggiamento sulla città, 3 navi da guerra genovesi e una nave carica di grano in avvicinamento alla città si trovarono bloccate dall’improvviso calo di vento. Maometto aveva 145 navi!. Ovviamente ne spedì in po’ a catturare le 4.

Problema:  le genovesi avevano murate assai più alte! Provati ad abbordarle! Per di più cannoni su affusti girevoli! Dopo un’ora di combattimento si rialzò il vento  e le 4 signore veleggiarono verso il Corno d’Oro, “come navi di linea in mezzo a una flotta di pescatori di sardine”.

Maometto stava per impalare l’ammiraglio Baltoglu, qualcuno riuscì a calmarlo  ma capì che doveva ad ogni costo evitare l’arrivo di altri rinforzi via mare.

 

SEGUE ALL PROSSIMA PUNTATA. Tanto non spoilero perchè il finale lo sappiamo...

Link al commento
Condividi su altri siti

2 hours ago, malaparte said:

Problema:  le genovesi avevano murate assai più alte! Provati ad abbordarle! Per di più cannoni su affusti girevoli! Dopo un’ora di combattimento si rialzò il vento  e le 4 signore veleggiarono verso il Corno d’Oro, “come navi di linea in mezzo a una flotta di pescatori di sardine”.

 

Una testimonianza sulla temibilità delle navi genovesi, sia per caratteristiche costruttive che per potenza di armamento ci viene offerta nel libro che, di recente, ho recensito qui:

https://www.betasom.it/forum/index.php?/topic/48443-lanzerotto-malocello/

Link al commento
Condividi su altri siti

Allora, dicevamo: i turchi non riuscivano a superare le mura (nonostante un’artiglieria formidabile, mai vista prima) né superare la catena che bloccava il porto. Un ingegnere navale greco al servizio dei turchi ebbe un’idea: con migliaia di schiavi fece scivolare 70 navi da guerra su tronchi coperti di grasso via terra all’interno del Corno d’Oro. Intanto i Turchi gettavano un ponte galleggiante lungo 600 metri e largo 3.

 

Eppure, la città resisteva, sotto il comando del genovese Giovanni Giustiniani. Fu, a quanto pare, il tradimento di un accattone che,sorpreso dai turchi mentre si aggirava all’esterno delle mura per spogliare i cadaveri, a fare cadere la città. Costui , nell’illusone di salvarsi la vita, rivelò a Maometto la presenza di una postierla, una piccola apertura nelle fortificazioni conosciuta solo dai ladri, a ridosso delle stamberghe del quartiere più sozzo e malfamato della città. Di lì i Turchi entrarono… la descrizione dell’assedio da parte di Durschmied è condotta, devo dire, in modo decisamente accattivante ed efficace, ma non è questa la sede per entrare nei dettagli.

Aggiungo però questo: ho accennato alla potentissima artiglieria turca, ideata da Mastro Urban , un costruttore di campane ungherese che aveva avuto l’idea di mescolare polvere nera in una campana capovolta ed accendere una miccia, con i risultati intuibili… Mastro Urban aveva perfezionato l’idea e l’aveva sottoposta a Maometto II, che gli aveva messo a disposizione una fonderia ad Adrianopoli. Costruì molti pezzi di artiglieria, tra cui la gigantesca “Mahometta” una bombarda di 20 tonnellate, trascinata da 60 buoi,  in grado, è stato calcolato, di lanciare una palla di pietra di 650 kg (1450 libbre) a oltre un miglio di distanza.

Facciamo un grosso salto di alcuni secoli, dopo la caduta di Costantinopoli. Maometto era rimasto così contento della propria artiglieria che nel gigantesco cortile della sua reggia di Stanbul fece esporre i 68 giganteschi cannoni che restavano dall’assedio. Ci rimasero 354 anni, come monumento alla vittoria.

Siamo nel 1807: una flotta inglese veleggiava attraverso lo stretto dei Dardanelli, contro i Turchi alleati di Napoleone. Londra, forte anche della recente vittoria di Trafalgar, era convinta che i Turchi non potessero approntare difese.

E invece due dei mostri costruiti nel 1453 da Mastro Urban , ciascuno di 17 tonnellate di peso, furono tirati fuori dal cortile, portati sulla riva, riempiti di polvere e palle de 350 kg. . Furono puntati sulla nave ammiraglia che entrava nei Dardanelli. Il bronzo vecchio di secoli resse! La nave ammiraglia britannica sparì!

Nel 1867, il sultano Abdul Aziz si recò in visita di stato a Londra e offrì un regalo sorprendente alla regina Vittoria: il “Cannone dei Dardanelli”, uno dei due pezzi di artiglieria che aveva tuonato ancora nel 1807. Fu esposto nella Torre di Londra ed ora è a Fort Nelson, a Portsmouth.

https://it.wikipedia.org/wiki/Cannone_dei_Dardanelli (in cui i dati riportati da Durschmied sono leggermente diversi)

costan 001.jpg

Link al commento
Condividi su altri siti

30 minutes ago, malaparte said:

Allora, dicevamo: i turchi non riuscivano a superare le mura (nonostante un’artiglieria formidabile, mai vista prima) né superare la catena che bloccava il porto. Un ingegnere navale greco al servizio dei turchi ebbe un’idea: con migliaia di schiavi fece scivolare 70 navi da guerra su tronchi coperti di grasso via terra all’interno del Corno d’Oro...

Era l'anno di grazia 1453. I turchi si erano sicuramente ispirati all'epica impresa dei veneziani che quattordici anni prima avevano trasferito una flotta di 35 navi dalla laguna al lago di Garda, valicando  il ripido pendio del passo di San Giovanni, situato a 287 m.s.l.m.

https://www.betasom.it/forum/index.php?/topic/43627-quando-le-navi-avessero-navigato-sulla-terraferma/&do=findComment&comment=468331

Link al commento
Condividi su altri siti

15 hours ago, Rostro said:

 

Una testimonianza sulla temibilità delle navi genovesi, sia per caratteristiche costruttive che per potenza di armamento ci viene offerta nel libro che, di recente, ho recensito qui:

https://www.betasom.it/forum/index.php?/topic/48443-lanzerotto-malocello/

Una mia imperdonabile lacuna. Un'altra epica impresa che proprio non conoscevo :sad: Grazie Rostro !

Link al commento
Condividi su altri siti

Quanta storia in poche righe! Che fascino!!! Mi stupisce come un gesto vile abbia compromesso eroiche resistenze nell'arco dei secoli. Celebre quello che tradì gli spartani. Sbalorditivo come 4 navi genovesi abbiano forzato il blocco di una intera flotta, onore immenso a quei capitani dal sangue freddo! Piccola parentesi sul trasferimento delle famose 40 galee veneziane che solcarono le acque del Garda. I cartografi veneziani fecero una incredibile opera. Capirono che era possibile risalire l'Adige trainando controcorrente gli scafi dalle rive. Ovviamente come "gusci vuoti" galleggianti. Tra Domegliara e Dolcè vi era però un salto d'acqua, e lo fecero saltare, di per se già una gran cosa. Fu capire che una palude nei pressi di Rovereto avrebbe consentito l'epica impresa il vero colpo di genio. Una meraviglia della natura, una palude pensile. Oggi contornata da una bella ciclabile e area protetta, se pur certamente meno estesa di quelle che sfruttarono i veneziani. Unico "scoglio", il passo di S. Giovanni. In realtà una sella. Certo, per quei tempi fu vera fatica, oggi c'è una statale, ed è in realizzazione un tratto in galleria che sbuca nei pressi di Riva. Quella palude fu la chiave, chilometri attraverso i quali bastava flottare le caravelle come i tronchi provenienti dal Trentino. 

Link al commento
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Visitatore
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovi formattazione

  Sono ammessi al massimo solo 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato automaticamente aggiunto.   Mostrare solo il link di collegamento?

×   Il tuo precedente contenuto è stato ripristinato.   Pulisci l'editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Caricare o inserire immagini da URL.

Caricamento...
  • Statistiche forum

    • Discussioni Totali
      45k
    • Messaggi Totali
      521,7k
×
×
  • Crea Nuovo...