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La scomparsa del Comandante Bagnasco


GM Andrea

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E' mancato questa notte il Comandante Erminio Bagnasco, noto a tutti gli appassionati di storia navale.

Anche a nome della comunità di BETASOM mi unisco al dolore dei famigliari.

Lo ricordo con una fotografia dell'inizio del Suo percorso in Marina, da AUC del 53° corso, e con questo profilo che Enrico Cernuschi, per lungo tempo Suo collaboratore, mi prega di pubblicare.

 

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Il comandante Bagnasco

 

Enrico Cernuschi

 

 

Erminio Bagnasco, il “comandante”, è (non fu) una figura di riferimento, sia per chi scrive sia per tutti i cultori di storia navale e per coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo.

La definizione migliore, a mezzo secolo di distanza, resta quella che ne diede – in tempi non sospetti – l’allora guardiamarina Andrea Tani, altro nome ben noto nell’ambiente: “Molto simile a Sean Connery” (a quel tempo unico 007 in circolazione), sia per il tipo fisico sia per il successo nell’ambiente femminile e, ancor più, per la sfrontata sicurezza da tutti riconosciuta (a partire dal comandante di quella nave, l’allora capitano di vascello e medaglia d’oro Antonio Scialdone, “gran marinaio”, secondo le parole usate, ancora a molti anni di distanza, dallo stesso Bagnasco) a bordo del Garibaldi “incrociator Giuseppe”, l’elefante bianco nave ammiraglia della squadra.

La sfortuna di Erminio era stata quella di aver dovuto acconsentire alla volontà paterna, il quale aveva accettato, alla fine e di mala voglia, l’irresistibile passione marinara del figlio alla condizione: “che comunque imparasse prima un mestiere”, ovvero frequentasse l’Istituto Nautico per poi entrare, nel 1959, in Accademia da AUC “D” del 53° Corso.

Acquistò, così, una perizia marinaresca non comune e da tutti riconosciuta grazie agli insegnamenti pratici ricevuti da vecchi marinai di grande esperienza, ma compromise, contemporaneamente, la propria carriera nei confronti degli appartenenti ai corsi normali in quanto, raffermato dal 1961 passando in SPE e promosso STV l’anno successivo, il nostro aveva a quel tempo, in quanto Ruolo Speciale, un limite molto preciso in termini di futuri avanzamenti.   

E pensare che la passione gli era nata nel 1942, quando aveva 5 anni, in occasione della nascita del fratello. Dalla terrazza della camera singola della clinica, sui colli di Genova, dove era ricoverata la madre, quel bambino aveva visto, dall’alto, l’intero specchio del porto della città pieno di navi, molte delle quali mimetizzate, ossia colorate in modo talmente bizzarro da colpire per sempre la sua fantasia.

Piazzatosi primo nel proprio corso aveva potuto scegliere l’imbarco e, tra lo stupore generale, domandò senza esitazioni l’Orsa, un’ormai vecchia torpediniera. La ragione era, in realtà, semplice, si trattava di una nave, scomoda, adibita a compiti ausiliari e poco prestigiosa finché si vuole, ma che aveva fatto la guerra. E Bagnasco voleva sapere e scoprire tutto di quel tempo. Già all’inizio degli anni Cinquanta era entrato in contatto con Aldo Fraccaroli, destinato a diventare suo grande amico e maestro, scambiando qualche fotografia di navi e rammaricandosi, nella seconda lettera che gli scrisse, di non poter acquistare che due sole delle istantanee inviategli da MARIFRAC, restituendogli le altre “bellissime fotografie”. Il grande Aldo, padre delle nuova generazione degli storici navali italiani, gliele rispedì a stretto giro di posta dando inizio a grande amicizia. Chi scrive era assieme al comandante in occasione del funerale, a Lugano, di Fraccaroli, nel 2010, e ricorda il dolore che quell’uomo solitamente allegro, ma riservato, soffrì per un breve attimo prima di riprendere ad essere, come sempre, l’uomo pratico, oltre che severo e sincero giudice di se stesso, che ho sempre ammirato.

Ottenne ancora una volta, per merito, la facoltà di scegliere la successiva destinazione e, di nuovo, sorprese tutti chiedendo - venendo subito accontentato - di essere assegnato all’Ufficio Storico della Marina Militare, a quel tempo in via Romeo Romei a Roma. Non era certo una destinazione utile per la carriera, tanto meno per un Guardiamarina, ma si rivelò, non di meno, provvidenziale, se non per l’uomo, per noi appassionati, non solo per i suoi, ma per tanti altri lavori altrui.

Si trattò di una parentesi relativamente breve che l’ammiraglio (GN) Galuppini, altro grande autore di storia navale, ricordava ancora negli anni Novanta, con un certo divertimento quando mi pregava di portare i suoi saluti a quello che ricordava ancora come “il Guardiamarina dell’Ufficio Storico”, ossia una specie di ossimoro.

Le palazzine e i magazzini di via Romeo Romei erano state sede, fino a poco tempo prima, delle autorimesse della Marina e il trasferimento di carte, libri e documenti era ancora in corso. Bagnasco ebbe così modo di intercettare, già il primo giorno del nuovo incarico, una comandata incaricata di portare al macero alcune carriolate di libri e fotografie. Conscio dello scempio cui stava assistendo bloccò la colonna e chiese cosa stessero facendo. Il sottufficiale spiegò che, trattandosi di foto prive annotazioni sul retro, e quindi giudicate non identificabili, le istantanee dovevano essere distrutte col fuoco mentre i libri, giudicati inutili in quanto doppi rispetto alla copia custodita nell’immensa Biblioteca Centrale del Ministero, erano destinati alla Croce Rossa, la quale li avrebbe venduti a peso per farne nuova carta riciclata. Trattandosi di ordini superiori Bagnasco poté salvare, saltando la colazione, solo l’equivalente di un'unica carriola, tra foto e volumi tra i quali figurava, per esempio, una rarissima pubblicazione riservata tedesca risalente alla seconda guerra mondiale e realizzata a uso dei sommergibili che permetteva, tramite un’ingegnosa combinazione numerica formata dai fumaioli, i picchi di carico e altri particolari dei vari bastimenti, di identificare le navi mercantili avversarie. Un libro solitario rivelatosi decisivo, nel corso dei secoli successivi, per identificare centinaia di navi.

Doppiamente stupito dalla passione e competenza del giovane Bagnasco, l’ammiraglio Aldo Cocchia, medaglia d’oro, Direttore della Rivista Marittima e dell’Ufficio Storico, prese a benvolere quell’ufficiale sovraccaricandolo di lavoro. Privo, come spesso gli capitava, di peli sulla lingua, il nostro aveva infatti notato subito, senza farne mistero, che le poche fotografie che corredavano i primi volumi dell’USMM erano o banali, o errate o, ancora, sempre le stesse. Dimostrando una capacità, allora e in seguito soprannaturale, di riconoscere, dalla mimetizzazione, quale era l’unità ritratta e in quale periodo era stata scattata l’immagine di turno, Bagnasco rivoluzionò l’impostazione dei successivi volumi salvo por mano al proprio primo, fondamentale libro, I MAS e le Motosiluranti italiane, uscito, infine, nel 1966 al termine di un fenomenale lavoro di studio e documentazione senza precedenti rispetto ad altre opere della stessa collana dovute alla pur diligente cura e documentazione e ai disegni di Augusto Nani corredati da commenti di Giorgio Giorgerini. Tutti nomi, questi, di vecchi amici del nostro in quanto cultori, sin dagli anni Cinquanta, della materia e agli “ordini” di Fraccaroli assieme a Giorgio Ghiglione, Giuliano Colliva ed Ermanno Martino, oltre che affiancati da Franco Bargoni, Franco Gay, Tullio Marcon ed Elio Andò. I MAS e le Motosiluranti italiane aveva richiesto molti anni di lavoro e ricerca un po’perché quelle piccole unità erano state sempre snobbate rispetto alle più prestigiose unità delle squadre, dai cacciatorpediniere fino alle navi da battaglia, e molto perché Bagnasco elaborò, in quegli anni, una vera e propria dottrina circa l’impego passato di quelle siluranti e in merito a quella che sarebbe stata l’evoluzione (diciamo così) antropologica, del naviglio costiero veloce. I suoi orizzonti, sempre aperti, erano stati infatti ulteriormente allargati dal pensiero e dalla frequentazione dell’ammiraglio Cocchia. Quest’ultimo, dopo un primo periodo, successivo alla fine della guerra, nel corso del quale aveva lasciato il servizio scrivendo, in seguito, sulla Rivista Marittima e sul Candido di Guareschi, rievocazioni e giudizi spesso severi in merito alla condotta della guerra dell’Asse italo-tedesco, dai massimi vertici nazionali fino all’azione di Supermarina, era stato richiamato in servizio nel 1955 dal nuovo capo di Stato Maggiore (e compagno di corso), l’ammiraglio Corso Pecori Giraldi col compito di sostituire, alla guida della Rivista Marittima dapprima, e in seguito, anche dell’Ufficio Storico, l’ammiraglio Fioravanzo.

Costui era rimasto, infatti, vittima delle conseguenze del processo Trizzino, da lui fortemente voluto “per l’onore della Marina” davanti alle accuse, tra l’altro, di tradimento, corruzione e intelligenza col nemico che erano all’origine di quella causa e che, dopo la condanna in primo grado dell’autore del volume oggetto del contendere, si erano rivelate un boomerang. Grazie all’abilità, definita “diabolica” da Fraccaroli (chiamato dal giudice in qualità di perito per assicurare una corretta traduzione dell’inglese navale dei documenti prodotti dalle parti, peraltro tutti resoconti propagandistici o postbellici, ovvero fonti secondarie, avendo l’Ammiragliato rifiutato di trasmettere i rapporti originali) dell’avvocato difensore durante il giudizio d’appello, la sentenza aveva infatti sancito che ci si trovava davanti a un “… problema di esegesi e di applicazione di una norma positiva: consiste nel decidere se il comando superiore della marina, cioè quella parte del suo stato maggiore che nell’ultimo conflitto fu mobilitata col compito di preparare e dirigere le operazioni della guerra navale, ed era costituita da una trentina di ufficiali di vario grado, possa essere considerato soggetto passivo autonomo del delitto di vilipendio”, propendendo, alla fine, per il no. Questo fatto, una volta sommato alla mancanza dell’elemento psicologico del reato, avendo l’autore scritto di aver voluto onorare il sacrificio dei marinai italiani, persuase al corte a non ravvisare “…gli estremi del delitto di vilipendio delle forze armate”. Si trattava di una vicenda tanto più grave in quanto successiva al processo in capo all’ammiraglio Maugeri avvenuto nel 1949, legato ad analoghi addebiti e terminato con la condanna dell’accusatore cui però era seguita, in seguito a una curiosa serie di circostanze, la pubblicazione del dispositivo della sentenza solo dopo che erano stati prescritti i termini per un eventuale ricorso, subito tentato dall’ammiraglio Maugeri, ma rigettato per motivi procedurali. L’estensore materiale della sentenza si era infatti, come risulta dagli Atti Parlamentari del 20 giugno 1950, “… dimenticato del dispositivo o, meglio, quando ha redatto la sentenza, non ha tenuto presente il dispositivo”, dando adito a un’interpretazione contraria all’ammiraglio. Per quanto l’allora ministro della Difesa Pacciardi avesse affermato, in quella stessa sede parlamentare, che tutto ciò era una mera: “…speculazione politica, la libidine della faziosità …” esortando a uscire “... da questa soffocante atmosfera della disfatta”. Il fatto, però, era che larga parte di coloro che seguivano questi argomenti erano senz’altro nostalgici, come evidenziarono i frequenti schiamazzi che accompagnarono il processo Trizzino riportati nelle corrispondenze dei quotidiani, e che gli “indignati speciali” del tempo pescavano, non a caso, in questo preciso bacino sia politico sia editoriale.

Uomo intellettualmente onesto, l’ammiraglio Cocchia - oltre a concepire, in qualità di “cacciaidee”, assieme al capo di Stato Maggiore la futura Marina degli anni Sessanta e Settanta, dagli elicotteri ai missili fino ai due “Doria” e al Vittorio Veneto - ammise apertamente, sulle pagine di Candido e di Le vie del mare, cui continuò a collaborare fino ai primi anni Sessanta, di aver modificato, avendo avuto “… per uno strano gioco del destino … a poter disporre della più vasta e completa documentazione della nostra guerra navale che oggi esista in Italia”, le proprie opinioni iniziali criticando, casomai, punto per punto e sempre in maniera molto severa, le ricostruzioni, a quel tempo molto popolari, che l’ammiraglio Iachino aveva dato alle stampe nel 1946 dopo essere stato colpito, meno di due anni prima, dall’epurazione, salvo essere reintegrato in servizio, nel 1948, senza però che gli fosse riconosciuta, nonostante l’anzianità, la presidenza del Consiglio superiore delle Forze Armate. 

Bagnasco aveva seguito in modo intellettualmente attivo queste vicende senza però farsi mai cogliere dallo spirito di parte. Non che non avesse idee, allora e in seguito, piuttosto precise in merito alla condotta della guerra sul mare. La frequentazione, dalla fine degli anni Cinquanta, dopo il proprio primo articolo apparso nell’agosto 1958 su Le vie del mare (rivista pionieristica di grande livello che però sbagliò, in quell’occasione, il nome di battesimo dell’autore trasformandolo in Ermanno), di personaggi come gli ammiragli Cocchia, Fioravanzo, Romeo Bernotti e del generale (AN) Vittorio Re permise però a Bagnasco di evitare le facili trappole di quello che chiamò sempre “il pensiero becero” accettando di buon grado, dai primi anni Novanta in poi, ogni nuovo contributo intellettuale, purché sempre documentato, senza mai mostrare pregiudizi di sorta. In seguito, da fondatore e direttore del mensile Storia militare, concepito anche con il contributo di Franco Bandini, autore da lui sempre ammirato e rispettato professionalmente, Bagnasco avrebbe lasciato spazio a collaboratori di ogni tendenza, senza però mai concedere spazio a certe polemiche, ormai peggio che vetuste, rimaste confinate, non a caso, in altre sedi editoriali o, peggio ancora, sui cosiddetti social, e ospitate in quello che considerava, a giusta ragione, il proprio “salotto buono”.

Promosso STV nel 1962, trascorse un intenso periodo a bordo della nave idrografica Staffetta, bastimento (era un’ex corvetta canadese della Seconda guerra mondiale) particolarmente scomodo, ma che ricordò sempre con piacere aggiungendo, con riferimento a quel tipo di naviglio ausiliario: “Sono unità che navigano molto”. Seguirono diversi anni trascorsi al comando di motosiluranti assumendo via via il comando, in pratica, di tutte le unità in servizio e, in seguito, a turno, di alcune delle cannoniere della classe “Alano” periodicamente riarmate con i riservisti. Assieme ai “dannati della Banchina torpediniere di Taranto”, osservò, da un lato, la lenta evoluzione della Forza Armata, a partire dalla rinascita (all’inizio embrionale, “Ci esercitiamo allo sbarco in Normandia in scala 1/600”) della componente anfibia della Marina Militare e, dall’altro, al sempre più frequente e minaccioso taglio dei bilanci della sola Marina Militare praticato dai governi che si succedevano a Roma fino all’arrivo della crisi, maturata – clamorosamente - nel 1970, in occasione della celebre intervista concessa, a Cagliari, a bordo del Garibaldi, dal comandante della Squadra, l’ammiraglio Gino Birindelli e risolta, infine, nel 1974, con l’approvazione parlamentare della Legge Navale che assicurò la sopravvivenza e il successo della Marina Militare dal 1979 in poi.

Proprio in quel periodo il comandante Bagnasco era sottordine al servizio marinaresco del Garibaldi, incarico nel corso del quale si distinse, tra l’altro, salvando, a Istanbul, un’ancora di quella nave e l’argano in quanto memore, sulla base del racconto fattogli da un vecchio sottufficiale anni addietro, degli altissimi e ancora poco noti fondali di quel porto. Figura carismatica a bordo di quella nave, fu sospettato di essere uno dei promotori della celebre lettera di solidarietà all’ammiraglio Birindelli sottoscritta da centinaia di ufficiali e delle susseguenti dimissioni di molti di loro.

In effetti il comandante Bagnasco nutriva, al pari di tanti altri in Marina, delle giustificate preoccupazioni. Contribuì, nel 1970, per la parte navale, a un celebre articolo, intitolato “Le ultime 100 ore di libertà in Italia”, pubblicato - come pezzo redazionale - dalla rivista Interconair Aviazione e Marina dall’amico e antico compagno di scuola Romolo Cichero. Si trattò di un lungo articolo che causò parecchie polemiche sui giornali in quanto segnalava, senza nascondersi dietro le parole, il concreto e inatteso sviluppo, dal 1967 in poi, della Marina sovietica nel Mediterraneo e di come questa nuova presenza, ben altrimenti consistente rispetto al passato, rappresentasse una minaccia fulminante e concreta nei confronti di una Marina Militare ancora limitata ai compiti di difesa del traffico concepiti in sede NATO negli anni Cinquanta mentre era ormai tempo di tornare a un’autentica vocazione a 360°, ovvero anti-nave. Una previsione azzeccata, come si incaricò di dimostrare la ritirata delle portaerei della U.S. Navy dal Mediterraneo orientale avvenuta in occasione della Guerra del Kippur dell’ottobre 1973.

In realtà la disciplina, chiesta e accettata, era un cardine o - forse - addirittura, il cardine della vita umana e professionale del comandante. Uscito mondo da ogni colpa, e avendo già annunciato in tempi non sospetti la propria scelta di lasciare il servizio da tenente di vascello (poi capitano di corvetta) a causa dei limiti di carriera ricordati in precedenza, i quali “… mi avrebbero confinato, per il seguito, a una scrivania. E dovendo scegliere, pertanto, tra un tavolo e un altro, tanto valeva scegliermelo almeno comodo”, Bagnasco trascorse gli ultimi mesi di servizio in Iran a fianco dell’addetto navale. Risalgono a quel tempo sia un’interessante raccolta di fotografie e di documenti relativi al bombardamento inglese di Alessandra d’Egitto del 1882 da lui raccolti in quell’occasione sia una lucida relazione che prevedeva il futuro sconquasso dell’antica Persia diretto contro tutto quello che era di lingua inglese. In pratica il nostro previde, con quasi 9 anni di anticipo, la rivoluzione khomeinista proprio mentre l’impero dello Scià sembrava essere giunto al punto di massimo fulgore. Sarebbe stato un buon diplomatico. Fu senz’altro un valido collaboratore del SIOS in Adriatico dove operò, nel corso di una stagione, con un panfilo, parecchia faccia tosta e molta fortuna riconoscendo tutte le nuove basi segrete per le motocannoniere lanciamissili della classe “OSA” appena cedute dall’Unione Sovietica alla Marina jugoslava prima della rottura definitiva tra Mosca e Belgrado del 1968.   

Diventato un dirigente industriale di successo spaziò, negli anni successivi, tra l’editoria e la finanza.

La passione dominante della storia lo portò, peraltro, dalla fine degli anni Sessanta, sia (complice Fraccaroli) a scrivere sul fondamentale annuario Jane’s Fighting Ships britannico sia a collaborare con un imprenditore parmigiano, Ermanno Albertelli, evento questo dimostratosi decisivo per le vicende di entrambi questi grossi personaggi. Tutto cominciò quasi per caso, con prefazioni e consulenze assicurate dal comandante in vista della pubblicazione, dal 1971 in poi, dei pionieristici volumetti della collana, d’origine anglo sassone, Big Set. Si trattò di un esperimento editoriale, esteso alle edicole, di grande successo in quanto confermò, sulle orme della divulgativa Storia Illustrata pubblicata da Mondadori, l’esistenza - in Italia - di un importante pubblico desideroso di approfondire in maniera seria e sistematica la storia militare recente al di là della memorialistica postbellica. 

Da allora iniziò una lunga serie di opere di successo il cui elenco, necessariamente molto lungo, è riportato, coi relativi commenti, in appendice. Dopo alcuni articoli inziali di scottante attualità (celebre “Tarallucci e vino”, apparso su Interconair Aviazione e Marina nel 1971), Bagnasco passò a pezzi, per lui più congeniali, di carattere storico, sempre basati su documenti originali d’archivio e con lo scopo, come mi spiegò: “di avere sempre qualcosa di nuovo da dire”, in quanto aveva in uggia quelle rimasticature che sono così frequenti, per contro, nell’ambiente storico di carattere militare. Assicurò inoltre, alla fine degli anni Settanta, un contribuito determinante all’opera enciclopedica Storia della marina pubblicata a dispense settimanali della Fabbri. Spiccò, infine, il grande balzo, essendo ormai prossimo al temine della propria carriera professionale, con il mensile Storia militare, cui chiamò a collaborare le migliori firme italiane e straniere. Sempre attento agli umori e ai legittimi interessi del mercato, ovvero del lettore, cercò sempre di bilanciare le componenti terrestre, aerea e navale della testata finendo, però, per privilegiare, inevitabilmente, quest’ultima. E forse fu proprio questo il segreto del successo della testata.

Buon conversatore, buongustaio (una sera intrattenne in modo spassosissimo chi scrive, mia moglie e mia figlia in merito alle varietà di pesto tipiche delle diverse località della Liguria, oltre che coi ricordi dei suoi viaggi, dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente), eccessivo fumatore e uomo, a un tempo, disincantato e sentimentale, decise - infine - di ritirarsi, nel 2014, dall’attività editoriale a causa dell’acuirsi di una malattia combattuta, fino all’ultimo, con coraggio e serenità. Continuò a pubblicare, di tanto in tanto, articoli di storia sempre apprezzati e a curare le nuove edizioni dei propri libri di costante successo. C’è chi lo definì “monarca assoluto illuminato”. La sua immediata, divertita risposta fu: “Sul monarca assoluto non si discute. Quanto all’illuminato non saprei”. Queste parole sono il ritratto del mio comandante Bagnasco.   

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Appendice - Bibliografia commentata dell’opera omnia di Erminio Bagnasco

 

La bibliografia delle opere del comandante Erminio Bagnasco proposta qui di seguito non segue un percorso strettamente cronologico o per argomenti. Il filo logico seguito - per quanto possibile -  è, casomai, quello della rassegna dei suoi “cavalli da battaglia”.

Libero da condizionamenti accademici o, meglio baronali, il comandante Bagnasco fu, infatti, sempre padrone di riprendere temi già trattati in passato non per riciclarli, come succede troppo spesso per motivi puramente “bibliometrici”, ma allo scopo, come i lettori hanno sempre avuto modo di constare, di integrarli alla luce di nuovi elementi, italiani o stranieri, scoperti nel frattempo.             

In effetti quello che per lui è stato, per tutta la vita, motivo di gioia, ovvero la scoperta di nuovi elementi o immagini da studiare e analizzare criticamente, sembra essere, per contro, causa di dannazione in sede universitaria, quantomeno in Italia e nell’ambito storico; qualsiasi ripensamento a opera di un accademico, o presunto tale, rispetto alle opinioni espresse in gioventù - rispecchiando pedissequamente, e inevitabilmente, a pena dell’aborto della carriera le convinzioni dei propri vecchi docenti - equivale, infatti, al suicidio professionale.

 

N.B. Nell’ambito del seguente elenco sono indicati in grassetto i soli libri e fascicoli monotematici.

 

                                               *        *        *    

Poiché non esistono Marine senza navi, il primo amore dell’autore oggetto di questa bibliografia è sempre stato, inevitabilmente, rivolto verso i “bastimenti”, come lui stesso li chiamava. Tutto iniziò, sulla base di appunti presi per anni su quaderni scolastici che Bagnasco ha sempre conservato, con:

Erminio Bagnasco, “Le costruzioni di guerra italiane”, Le vie del mare, agosto 1958

A questo pezzo, ricordato in precedenza, seguirono, nell’ambito della medesima linea di pensiero:

 

Erminio Bagnasco, “Costruzioni navali italiane durante il conflitto 1940-45”, Rivista Marittima, febbraio 1961 e il correlato:

Erminio Bagnasco, “Navi incorporate nella Marina italiana durante la Seconda guerra mondiale”, Rivista Marittima, ottobre 1961.

 

 

Bagnasco Erminio, Rastelli Achille, Le costruzioni navali italiane per l’estero, supplemento Rivista Marittima, dicembre 1991

Bagnasco Erminio, Le costruzioni navali della Regia Marina italiana, supplemento Rivista Marittima, agosto/settembre 1996

Erminio Bagnasco, “Le prede della Regia Marina”, STORIA militare, febbraio e marzo 1996

Fu poi la volta del fascino, inevitabile, esercitato dai mezzi d’assalto, Complice una pellicola da lui ritrovata all’Ufficio Storico (e andata, pochi anni dopo, sfortunatamente perduta nelle mani di un giornalista collaboratore della Rivista Marittima), Bagnasco poté pubblicare:

Erminio Bagnasco, “I sommergibili tascabili tipo C.A.”, Rivista Marittima, settembre 1962

Cui fecero seguito, in questo stesso ambito, il fondamentale

Erminio Bagnasco e Marco Spertini, I mezzi d’assalto della X Flottiglia MAS 1940-1945, ed. Albertelli, 1991, poi ristampato nel 1993, 1997 e nel 2005 e

Erminio Bagnasco e Achille Rastelli, “The Sinking of the Italian Aircraft Carrier Aquila: A Controversial Question”, Warship International, n. 1, 1990

Erminio Bagnasco Erminio e Achille Rastelli, “L’ “affondamento” della portaerei Aquila a Genova nel 1945”, Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, giugno 1992

Erminio Bagnasco, “Mariassalto (1943-1954)”, STORIA militare, mag. 1995

Erminio Bagnasco, “Osservazioni intorno ad un pezzo delle collezioni De Enriquez, Storia militare, novembre 1996

Erminio Bagnasco, “Ancora sull'attacco tedesco a Livorno”, Storia militare, agosto 1998

Erminio Bagnasco, “Canoe contro navi a Lero”, Storia militare, agosto 2002

Erminio Bagnasco, “Gli inglesi sapevano”, STORIA militare, settembre 2003

Erminio Bagnasco, “I mezzi d’assalto italiani 1940-1945”, NN 22 e 23, Storia Militare Dossier, 2015

 

Tra le navi da guerra, però, il comandante Bagnasco, sempre rimasto persuaso in merito al fatto che, per la Marina Militare, fossero più utili numerose unità minori rispetto a poche navi maggiori, restarono sempre favorite le unità veloci costiere fino alla fine, naturale, di quel genere di naviglio. Il proprio “la” in questo senso partì con:

Erminio Bagnasco, “Lo sviluppo e l’impiego dei MAS nella prima guerra mondiale”, Rivista Marittima, giugno 1965, pezzo cui seguì il fondamentale volume:

Erminio Bagnasco, I MAS e le motosiluranti italiane, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1967 (e più volte ristampato negli anni successivi)

Quest’opera fu poi integrata dai successivi:

Erminio Bagnasco, Le motosiluranti della Seconda guerra mondiale, ed. Albertelli, Parma, 1977

Erminio Bagnasco, M.A.S. e mezzi d’assalto di superficie italiani, ed. Ufficio Storico della Marina Militare, 1996

Erminio Bagnasco, Unità veloci costiere italiane, ed. Ufficio Storico della Marina Militare, 1998

Naturalmente, nel corso degli anni, non mancarono altri articoli, fascicoli e libri attinenti alle unità veloci costiere:

Erminio Bagnasco e Fulvio Petronio, “Una incredibile "crociera di guerra" in Adriatico”, Storia militare, gennaio 1994

Erminio Bagnasco, “I MAS classe 500”, STORIA militare, aprile e maggio 2004

Erminio Bagnasco, Corsari in Adriatico, Mursia, Milano, 2006

Erminio Bagnasco, Enrico Cernuschi e Vincent P. O’Hara, “Italian Fast Coastal Forces: Development, Doctrine and Campaigns, 1914-1986: Part One: from the Beginning to 1934”, Warship, 2008 e “Part Two: World War II to the End”, Warship 2009

Erminio Bagnasco; “I volontari Motonauti della Grande Guerra”, Storia militare, gennaio 2014

Erminio Bagnasco, “Le motosiluranti italiane tipo CRDA”, Storia Militare, Giugno e Luglio 2016

Erminio Bagnasco, “Cani da guerra”, Storia Militare, maggio 2018

Erminio Bagnasco, PT Boats. Le Motosiluranti Della US NAVY, Storia Militare Briefing, 2017

Erminio. Bagnasco, Anthony Vitali Hirst, “Le Schnellboote nella Manica”, Storia Militare, aprile e maggio 2018

Erminio Bagnasco, Schnellboote. Le Motosiluranti tedesche 1939-1945, Storia Militare Briefing, 2019

Col passare del tempo crebbero anche le dimensioni del naviglio oggetto degli studi specifici del comandante. Dapprima (grazie anche alla testimonianza e alle fotografie del futuro genero, già comandante di motozattere in Egitto e Libia nel 1942), fu la volta di:   

Erminio Bagnasco, “Le motozattere italiane nella Seconda guerra mondiale”, Rivista Marittima, aprile 1969 (articolo ristampato come fascicolo autonomo dal Notiziario della Marina nel marzo 1998)

Per poi passare, infine, alle unità maggiori con il parimenti inedito assoluto:

Erminio Bagnasco, “I progetti per la trasformazione di unità dei tipi Di Giussano in incrociatori antiaerei e del Bolzano in nave lancia aerei e trasporto veloce”, Rivista Marittima, giugno 1969

Come sempre corredato dagli ottimi disegni dell’autore, il quale aveva ormai raggiunto la propria maturità artistica e tecnica anche in questo campo nel corso di 10 anni di affinamento e pratica.

Come ricordato in precedenza, l’attività di scrittore del comandante passò, dopo aver contribuito all’articolo “Le ultime 100 ore di libertà in Italia”, apparso su Interconair Aviazione e Marina nel 1970, con i seguenti pezzi di carattere d’attualità:

Erminio Bagnasco, “Tarallucci e vino”, Interconair Aviazione e Marina, 1971

Erminio Bagnasco, “L’unità veloce costiera negli anni Settanta”. Rivista Marittima, Settembre e ottobre 1973

Erminio Bagnasco, “L’Istituto Radar Guglielmo Marconi di Genova”, Rivista Marittima, luglio 1997

 

Il vero salto qualitativo ebbe però luogo in occasione della stesura delle prefazioni dei volumi della collana Big Set, editi da Albertelli, PT Boats. Le motosiluranti, uscito nel 1971 e Le navi del Terzo Reich, del 1972.

 

In grado di esprimersi al meglio, il comandante Bagnasco approdò, a questo punto, al proprio capolavoro (quantomeno dal punto di vista commerciale) e della popolarità, con:

Erminio Bagnasco, I sommergibili della Seconda guerra mondiale, Albertelli, 1973

Questo volume fu ripreso all’estero (evento pressoché incredibile per l’editoria italiana di carattere militare), con:     

Erminio Bagnasco, Submarines Of World War Two, Arms and Armour Press, Londra, 1976

Erminio Bagnasco, Submarines Of World War Two, U.S. Naval Institute, Annapolis, 1977

 

Erminio Bagnasco, Uboote im 2. Weltkrieg, Motorbuch Verlag Gebunden, 1997

Erminio Bagnasco, Submarines Of World War Two, Orion, 2000

Erminio Bagnasco, Submarines of World War Two: Design, Development & Operations, Seaforth, 2018

 

A questi volumi cui sono, inoltre, idealmente ricollegabili:

Erminio Bagnasco, “Gli U.S. Fleet Submarines nel Pacifico”, Storia Militare, giugno e luglio 2015

 

Erminio Bagnasco, Les Sous-Marins de la Seconde Guerre Mondiale, Caraktère, 2020 

 

Erminio Bagnasco, Anthony Hirst, U Boote I sommergibili tedeschi, 1939-1945, Storia Militare Dossier, 58 e 59, Dicembre 2021 e Gennaio 2022

 

Parimenti originale e basata, oltre che sugli splendidi disegni di Elio Andò, sull’ormai ricca collezione fotografica del comandante Bagnasco integrata dall’immensa raccolta di Aldo Fraccaroli e dalla collaborazione degli appassionati e dei reduci italiani fu l’idea di realizzare un’opera di carattere eminentemente fotografico, ma sempre adeguatamente commentata con grande e insolita precisione rispetto al livello corrente dell’editoria, sempre molto disinvolto quando si trattava di identificare le navi e le date in cui le istantanee erano state fatte:

Erminio Bagnasco ed Elio Andò, Marina Italiana, le operazioni nel Mediterraneo giugno 1940 – giugno 1942, Intergest, Milano, 1976

Integrato e allargato il volume in questione, pubblicato in formato album, divenne due anni dopo: 

Erminio Bagnasco ed Elio Andò, Navi e marinai, Albertelli, 1978

Per poi evolversi in:

Erminio Bagnasco, In guerra sul mare, ed. Albertelli, Parma, 2005

Erminio Bagnasco, “In guerra sul mare”, Storia Militare Dossier, NN 1, 2, 3 e 4, 2012

Il campo, indispensabile, delle Armi Navali fu affrontato con il pioneristico:

 

Erminio Bagnasco, Le armi delle navi italiane nella seconda guerra mondiale, Albertelli, Parma, 1978

Quanto alle mai abbandonate navi, fu la volta dei cacciatorpediniere mediante:     

 

Erminio Bagnasco, “I CC.TT. classe Comandanti”, Rivista Marittima, gen. 1987

Erminio Bagnasco, “The Comandanti Class Destroyer of The Italian Navy 1942-1943”, Warship International, nn. 3 e 4 1990

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, “Dal Maestrale potenziato ai Comandanti”, Storia militare, gennaio e febbraio 1998

 

Le portaerei, infine, arrivarono con:

Erminio Bagnasco, La portaerei nella Marina italiana, supplemento Rivista Marittima, dicembre 1989

Affinando, in seguito, l’argomento, mediante una serie di vere e proprie scoperte con:

Erminio Bagnasco, “Una portaerei mancata, la Francesco Caracciolo”, Rivista Marittima, maggio 1991

Erminio Bagnasco ed Enrico Leproni, “La portaidrovolanti Giuseppe Miraglia”, Storia militare, ottobre 1994

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, “La portaerei Impero?”, Storia militare, maggio 2006

Erminio Bagnasco e Filippo Bonfiglietti, “Il progetto Bonfiglietti”, Storia militare, aprile 2008

 

Nel corso del 1989 era stata anche la volta di un nuovo filone di successo sommando, per l’occasione, la fama acquistata coi sommergibili alle raccolte fotografiche mediante il volume:

Erminio Bagnasco e Achille Rastelli, Sommergibili in guerra, centosettantadue battelli italiani nella Seconda guerra mondiale, Albertelli, 1989

poi ripreso, in nuova veste e contenuto, mediante:

Erminio Bagnasco, “I sommergibili italiani”, Storia Militare Dossier, NN 11 e 12, 2013

In precedenza, sempre sulla base dell’attenta valorizzazione delle fotografie, era iniziata la serie cosiddetta dei Porti dopo la guerra:

Erminio Bagnasco, “Lo sgombro dei relitti nel Golfo di Spezia nell’immediato dopoguerra”, Rivista Marittima, febbraio 1988

Bagnasco Erminio, Rastelli Achille, “Recuperi navali nel porto di Trieste alla fine della Seconda guerra mondiale”, Rivista Marittima, novembre 1992.

Bagnasco Erminio, Rastelli Achille, “Il porto di Genova alla fine della Seconda guerra mondiale”, Rivista Marittima, luglio 1993

In modi e tempi paralleli era altresì incominciata una storia della Marina italiana successiva al 1945 materializzatasi in:

Erminio Bagnasco, “La Marina Militare, 40 anni in 250 immagini”, Supplemento della Rivista Marittima, giugno 1988

cui seguirono, sempre con riferimento al mondo postbellico:

Erminio Bagnasco, “La Marina del trattato di pace”, Storia militare, novembre 2000

Erminio Bagnasco, “Le navi italiane alla Francia”, Storia militare, febbraio 2001

Erminio Bagnasco, “Una flotta d'occasione", Storia militare, settembre e ottobre 2001

Erminio Bagnasco, “Sei “brutti anatroccoli”, Storia militare, maggio e giugno 2003

Erminio Bagnasco, “Siluranti “di transizione”, Storia militare, Febbraio 2010

Erminio Bagnasco, “I BYMS italiani”, Storia militare, Dicembre 2014

Erminio Bagnasco “1954: la Marina a Trieste”, Storia Militare, aprile 2015

Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, Le fast frigates britanniche”, Storia Militare, Ottobre 2016

Erminio Bagnasco, “L’ultima corazzata”, Storia Militare, gennaio e febbraio 2018

Il dovere di cronaca impone, infine, di ricordare, in questo ambito, anche, di Michele Cosentino con (cosa insolita) la semplice partecipazione di Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, “La Marina italiana, 1946-2015”, NN 15, 16 e 16 bis, Storia Militare Dossier, 2015

Dopo aver contribuito, nel 1994, a Storia dell'Ansaldo. Edizione illustrata. Le origini (1853-1882) (Vol. 1) edito, quell’anno, da Laterza, nel 1996 e l’anno successivo fu la volta di due volumi basati, ancora una volta, sul decisivo elemento rappresentato dalle fotografie: 

Erminio Bagnasco, Aldo Fraccaroli, fotografo navale, sessant’anni di storia della Marina italiana attraverso le immagini, Albertelli, 1996

Erminio Bagnasco e Achille Rastelli, Navi e marinai italiani nella Grande Guerra, Albertelli, 1997

 Anche se cronologicamente antecedenti vanno ricordati, a questo punto, i libri e gli articoli dedicati, infine, alle navi da battaglia:

Erminio Bagnasco e Mark Grossman, “Regia Marina. Italian Battleships of World War II”, un album uscito negli Stati Uniti nel 1986 e più volte ristampato.

Bagnasco Erminio, “Grandi navi ai lavori negli anni Trenta. Il progetto iniziale per la ricostruzione delle corazzate classe Cavour, Rivista Marittima, maggio 1992

Erminio Bagnasco, “Perdita e recupero della R.N. Conte di Cavour, STORIA militare, novembre 1995

Bagnasco Erminio, Piovano Mario, “Catapulte per aerei sulla R.N. Conte di Cavour”, STORIA militare, dicembre 1996

A questi saggi seguì, nel 2003, un panorama completo e commentato in merito al naviglio da guerra e ausiliario italiano durante la Seconda guerra mondiale:

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, Le navi da guerra italiane, Albertelli, Parma, 2003

Il volume fu accolto molto bene e si diffuse anche all’estero, grazie a un digest in appendice scritto in inglese realizzato dall’amico Vincent P. O’Hara, giustificando una seconda edizione nel 2005 e una terza nel 2009.

Sulla base di quello stesso formato, rivelatosi vincente, fu poi la volta di:

Erminio Bagnasco e Augusto De Toro, Le navi da battaglia classe “Littorio” 1937-1948, Albertelli, 2008. Una nuova edizione, riveduta, corretta e ampliata, del medesimo libro apparve nel 2010 seguita dallo stesso volume pubblicato, nel 2020, dall’Ufficio Storico della Marina Militare. L’edizione 2010 fu inoltre tradotta in inglese:

Erminio Bagnasco and Augusto de Toro, The Littorio Class: Italy's Last and Largest Battleships 1937-1948, Seaforth Publishing, 2011 (e pubblicato in contemporanea, su concessione inglese, dal Naval Institute statunitense)

 

Le navi da battaglia italiane furono, in seguito, oggetto, oltre che dell’articolo:

Erminio Bagnasco, “La tragedia e le favole”, Storia Militare, luglio e agosto 2018,

della seguente opera destinata, inizialmente, a seguire le “Littorio”, ma che non fu pubblicata per anni in seguito alla cessazione dell’attività da parte della casa editrice Albertelli, avendo quell’imprenditore intuito per tempo il futuro andamento commerciale del settore della storia militare in seguito all’avvento, a quel tempo ancora agli albori, delle vendite cosiddette on-line: 

 

Erminio Bagnasco e Augusto De Toro, “Le corazzate classe Conte di Cavour e Duilio”, NN 47 e 48, Storia Militare Dossier, 2020

poi tradotto in inglese

Erminio Bagnasco e Augusto De Toro, Italian Battleships: Conte di Cavour and Duilio Classes 1911-1956, Pen and Sword, 2021

La passione mai sopita del comandante Bagnasco per le mimetizzazioni delle navi da guerra e mercantili si tradusse, nel 2006, dopo gli studi pionieristici di Franco Bargoni apparsi nel corso del decennio precedente, nel volume:

Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, La mimetizzazione delle navi italiane 1940-1945, Albertelli, Parma, 2006

seguito, in un certo senso, dall’articolo:

Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, “Una particolare moda navale”, Storia militare, ottobre, novembre e dicembre 2009

e, in maniera più specifica, da:

Erminio Bagnasco, Augusto De Toro, “La doppia mimetica del Littorio alla Seconda Sirte”, Storia Militare, marzo 2021

La disponibilità di numerose, bellissime foto di navi ospedale mai utilizzate fu poi all’origine, dopo una serata conviviale a Rapallo, di:

Le Navi Ospedale italiane 1935 – 1945, Edizioni Storia Militare, 2010, volume realizzato, quanto al testo, da Enrico Cernuschi con, in più, 13 disegni di Maurizio Brescia e la supervisione di Erminio Bagnasco.

Ad esso fece seguito l’articolo:

Erminio Bagnasco e Guido Alfano, “Le navi “protette”, Storia militare, febbraio 2011

Nel 2009 era apparso, sul primo volume di quell’anno del periodico statunitense World War Quarterly un’intervista a Erminio Bagnasco nel corso della quale il comandante non mancò di esprimere con la consueta chiarezza il proprio pensiero liquidando, tra l’altro, con poche battute, quello che giudicava essere l’atteggiamento di troppi storici ancora succubi della “… clever propaganda - obviously tendentious – widely spread at the time by the British”, aggiungendo che, “it is not worth talking about this again, except to say taht the Anglo-Saxon world still remebers the misinformation more than sixty years after the war. As for inaccurate versions of the events, today there is no excuse for their existence” stigmatizzando, una volta di più, le vecchie teorie, a base di tradimenti a opera di ammiragli prezzolati, portate ancora avanti dai tardi epigoni del passato regime e dai loro discepoli.            

Alcune osservazioni formulate, in quella stessa sede, dal comandante Bagnasco in merito all’edizione italiana (di cui era stato l’autore della prefazione) apparsa nel 2006, del libro La Marina italiana nella Seconda guerra mondiale - in originale The Italian Navy in World War Two, del 1994 - scritto dal professore statunitense James Sadkovich, spinsero quest’ultimo a pubblicare a sua volta, sul Global War Studies Vol. 7 n.1/2010, una replica: “Rebuttal to Bagnasco Q&A” (cioè Questions and Answers), a conferma del peso attribuito anche Oltreoceano alle opinioni di uno dei pochi autori italiani tradotti e pubblicati (su carta) all’estero.

Nel frattempo gli studi sulle navi da guerra appartenenti alle altre categorie di naviglio erano, naturalmente, proseguiti e progrediti nel tempo traducendosi in:   

Erminio Bagnasco, Cacciatorpediniere classe Soldati, due volumi, Albertelli, 1993

poi ripreso come:

Erminio Bagnasco, I cacciatorpediniere classe “Soldati” 1937-1945, Storia militare Briefing, giugno 2021

seguito da:

Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, Cacciatorpediniere classi Freccia/Folgore, Maestrale, Oriani, due volumi, Albertelli, 1997

e dagli articoli:

Erminio Bagnasco, “Le torpediniere di scorta classe Orsa”, Storia militare, ottobre 1993 e novembre 1993

Bagnasco Erminio, “Il progetto A.S. 450”, Storia militare, aprile 1994

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, “La Regia Marina e l’incrociatore antiaerei”, Storia militare, gennaio 1997

Bagnasco Erminio, Cernuschi Enrico, “Antisom”, Storia militare, giugno 2001 e luglio 2001

Erminio Bagnasco Erminio ed Enrico Cernuschi, “Le ultime torpediniere italiane”, STORIA militare, aprile 2002 e maggio 2002

Erminio Bagnasco, “AS 450”, Warship International, n. 2, 2002

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, “Navi finte”, Storia militare, novembre 2003

Erminio Bagnasco e Franco Bargoni, “Cacciasommergibili”, Storia militare, settembre 2009

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, “Capitani Romani”, Storia militare, febbraio 2015

Di carattere generalmente storico riferito ad episodi, più che a particolari unità o classi sono, a loro volta, i seguenti articolo:

 Erminio Bagnasco, “Corregidor, storia di un’isola fortezza”, Rivista Marittima, novembre 1979

Poi ripreso:

Erminio Bagnasco “Corregidor”, Storia Militare, dicembre 2015

Bagnasco Erminio, “Tolone: novembre 1942 settembre 1943”, RID Rivista Italiana Difesa, giugno 1986

Erminio Bagnasco e Paolo Ferrari, “Il bombardamento di Alessandria d'Egitto”, Storia militare, febbraio 1995

Erminio Bagnasco e Anthony Vitali Hirst, “Le basi protette degli U-Boote”, Storia militare, Maggio 1996

Erminio Bagnasco, “Sommergibili tipo "CM" e "CB" a Trieste”, Storia militare, giugno 1999

Erminio Bagnasco, “Tolone 27 novembre 1942”, Storia militare, novembre 1999

Erminio Bagnasco, “Un sommergibile in riva al Po”, Storia militare, maggio 2000

Erminio Bagnasco, “Dal Mediterraneo all’Estremo Oriente”, Storia militare, gennaio 2003

Erminio Bagnasco, “Bismarck e Prinz Eugen versus Hood e Prince of Wales”, Storia militare, aprile 2006

Erminio Bagnasco e Joseph Caruana, “La vicenda della nave soccorso Laurana, Storia militare, agosto 2004

Erminio Bagnasco. “Il miraggio di Alessandria”, Storia militare, giugno 2005

Erminio Bagnasco, “Commento a un articolo farneticante”, Storia militare, dicembre 2009

Erminio Bagnasco ed Enrico Cernuschi, “Rivista H”, Storia militare, maggio 2010

Erminio Bagnasco, “Strafalcioni storici sui media", Storia militare, Giugno 2011

Erminio Bagnasco, “… Perserverare diabolicum”, Storia militare, settembre 2011

Erminio Bagnasco, “Incredibile…ma vero!”, Storia militare, ottobre 2012

Erminio Bagnasco, “Collisione all'alba”, Storia Militare, gennaio 2019

         *                 *                 *

Di carattere eminentemente fotografico sono, per contro, i seguenti pezzi:

Erminio Bagnasco, “1940: il recupero del ct. Liubljana della R. Marina jugoslava”, Storia militare, giugno 1997

Erminio Bagnasco Maurizio Brescia, “Una raccolta di foto inedite di navi italiane della Seconda guerra mondiale”, Storia militare, marzo 2008

 Erminio Bagnasco, “Cattaro aprile 1941”, Storia militare, novembre 2008

Erminio Bagnasco, “Torpediniera Lupo, 1938-1942”, Storia militare, agosto 2009

Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, “La barzelletta dei 500 euro per una foto”, Storia militare, Giugno 2010

Erminio Bagnasco, “Foto inedite di cacciasommergibili italiani”, Storia militare, marzo 2012

Erminio Bagnasco, “La raccolta di foto del comandante Di Gaetano”, Storia militare, Aprile 2012

Erminio Bagnasco, “La Decima Flottiglia Mas in Sicilia nel 1943”, Storia militare, febbraio 2013

Erminio Bagnasco, “Un curioso colpo di grosso calibro”, Storia Militare, settembre 2016

Erminio Bagnasco, G. Vaccaro,L’FR 31 / Trombe”, Storia Militare, marzo 2017

Erminio Bagnasco, “Il "paese delle favole", Storia militare, aprile 2017

Erminio Bagnasco, “R.N. Vittorio Veneto 1942-1943 - foto inedite”, Storia Militare, dicembre 2017

 Erminio Bagnasco, Maurizio Brescia, “Il pelo sullo stomaco”, Storia Militare, gennaio 2018

Erminio Bagnasco, La Maddalena dicembre 1940, Storia Militare, dicembre 2018

 

A tutto ciò vanno aggiunti sia alcuni pezzi, di carattere essenzialmente fotografico, apparsi sul periodico dell’ANMI Marinai d’Italia all’epoca della direzione di quella testata da parte dell’ammiraglio Giovanni Vignati e 250 editoriali pubblicati ogni mese su Storia Militare tra il 1993 e il 2014; si trattava di interventi che spesso non si limitavano ad annunciare gli articoli contenuti nel nuovo numero, o a commentare lo stato della rivista, ma mediante i quali l’autore ha lanciato precisi e concreti messaggi indirizzati, idealmente, a un Paese troppo spesso dimentico non tanto e non solo della propria forse troppa storia, ma dei più elementari principi di buon senso e di buon gusto. Né sono da trascurare centinaia di recensioni, spesso, ma sempre oneste e azzeccate. Lo stesso discorso vale per i suoi non frequenti interventi sul web, ambiente da lui giustamente stigmatizzato spesso e volentieri avendo constatato, man mano che passavano gli anni, l’imbarbarimento dell’ambiente e la perdita di quella visione alta e d’insieme che aveva appreso, tra l’altro, nel corso di lunghe conversazioni in plancia, a bordo del Garibaldi, dal comandante (e poi ammiraglio) Scialdone, un uomo, ricordato in precedenza in queste pagine, che veniva dalla Mercantile, decorato di medaglia d’oro e che, come lui, manifestò sempre idee singolarmente chiare e dirette che conosceva e rispettava le leggi del mare.      

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Profondamente dispiaciuto nell'apprendere la triste notizia, ringrazio il nostro Presidente assieme al dottor Cernuschi per questo accorato e confacente ricordo del  comandante  Bagnasco, persona cara a tutti noi appassionati di  storia navale.

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Grazie Andrea per averci fatto conoscere con abbondanza di particolari ed aneddoti (credo sconosciuti ai più) la storia del comandante Erminio Bagnasco e per aver riportato in appendice la bibliografia commentata della sua opera omnia, di dimensione titanica e sempre di altissima qualità. 

Buona navigazione, comandante Bagnasco, nel mare infinito dei cieli.

Sentite condoglianze alla Famiglia

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Come ho già avuto occasione di scrivere su una pagina Facebook US dove è già comparso questo testo, ringrazio del ricordo di mio padre ma segnalo alcune inesattezze nella sua biografia. E' poca cosa, rispetto al suo ricordo, certamente. Ma lui è sempre stato preciso e mi pare giusto fare le sue veci.

Grazie comunque di ricordarlo anche qui.

 

Stefano Bagnasco

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🙏🙏🙏Grave perdita della Storia Navale! Mi unisco a Voi nelle condoglianze alla Famiglia ed a tutti coloro che gli vollero bene.🙏🙏🙏

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