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Doriano Bellini e la Triton Maris, storia di un marittimo


Totiano

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Come sempre queste cose nascono per caso, la pubblicazione di un quadro della Triton Maris sul forum in questo caso. Il nipote di Doriano Bellini mi contatta per avere piu info. Cosi gli invio tutta la mia documentazione su questa unità che ha fatto parte della flotta di un amatore ravennate ed ecco la bella storia

 

TRITON MARIS – DORIANO BELLINI

 redatto dal nipote Alex Scarpellini

 

Sono Doriano Bellini, nato a Comacchio (FE) il 10/02/1950.

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Nel corso della mia vita ho maturato più di 12 anni di navigazione.

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Il mio imbarco più emozionante è stato sicuramente quello a bordo della Triton Maris dal 04/08/1967 al 
24/01/1968 quando avevo solo 17 anni

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 Si faccia attenzione a distinguere le imbarcazioni denominate Triton Maris, perché nella flotta Ravennate ne furono presenti 2

1) Quella “vecchia” di produzione tedesca, piroscafo costruito nel 1898 dalla Actien-Gesellschaft (Akt.Ges.) “Neptun” Schiffswerft und Maschinenfabrik (attuale Neptun Werft) a Rostock, Germania, nasce con il nome Franz Horn (1898-1915) divenuta in seguito Melrose Abbey (1915-19) poi Gibel Hamam (1919-19), Southford (1919-25), Iulia Mantaca (1925-27), Triton (1927-29) ed infine Triton Maris (1929-56). Vita della nave:[1898-1956].

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2) Mentre io sono stato a bordo della “nuova” Triton Maris, quella Olandese, ex Ittersum. Costruita
dagli inglesi nel 1938 dalla William Doxford & Sons Ltd, Pallion e con motore realizzato dalla North 
Eastern Marine Engineering Ltd, Sunderland per la Stoomvaart Maatschappij Oostzee Vinke & co, 
Rotterdam. Nacque Ittersum (1938-1958), poi divenne Triton Maris (1958-1971).
Vita della nave:[1938-1971].

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Cominciò tutto quando avevo 17 anni, 1967, dopo qualche esperienza a bordo di motopescherecci a Porto Garibaldi (FE) decisi di andare a Ravenna in cerca di un’opportunità di lavoro a bordo di navi della marina mercantile italiana. Partendo da Comacchio arrivo alla capitaneria di Ravenna con il mio ciclomotore Giulietta rosso e bianco 48cc, chiedo se possono imbarcarmi su una nave. Alloggio una notte presso l’hotel convenzionato, adiacente all’autostazione, poi il mattino dopo partiamo in 2 persone col treno fino a Tarragona in Spagna.
A casa nessuno sapeva che mi fossi imbarcato. Essendo senza mie notizie, mia madre chiese ad un nostro parente (il marito di sua cugina), all’epoca membro della polizia Ravennate, di fare delle ricerche in merito e riuscirono a scoprire che mi ero imbarcato. Infatti, la valigia speditami con il primo cambio di vestiti l’ho ricevuta soltanto dopo circa un mese e mezzo a Rotterdam.

 

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Ero iscritto alla prima categoria della gente di mare in qualità di mozzo. La nave era adibita al trasporto 
merci, in particolar modo frumento, granoturco, farina, soia e minerali. So che in passato fu usata durante la seconda guerra mondiale dal giugno 1940 a luglio 1945 per trasporti militari. Sono stato imbarcato circa 6 mesi. I porti che raggiunse la nave con me a bordo furono: Alessandria d’Egitto, Latakia (Laodicea) in Siria, Poti in Georgia (ex URSS), Costanza e Mamaia in Romania, Liverpool e Manchester in Inghilterra, Rotterdam in Olanda, Le Havre e Rouen in Francia, Istanbul in Turchia, Amburgo in Germania e Santander in Spagna.
L’equipaggio era numeroso, composto in maggior parte da meridionali (siciliani e napoletani), rammento il mio compagno di cuccetta (2 posti ciascuna, situate a poppa, la mia era sul lato destro della nave) Arduino Sacchi sui 30 anni, romagnolo ed era il secondo più giovane d’età dopo di me a bordo.
Tra gli aneddoti che mi ricordo, quando eravamo a Costanza in Romania, una notte siamo andati all’antico casinò sul Mar Nero e all’interno scoppiò una baruffa tra l’equipaggio della Triton Maris e quello di una nave Napoletana. Io me ne stavo in disparte mentre gli altri, tutti ubriachi, si lanciavano addosso tavolini e bottiglie di vetro. In seguito alla lite siamo stati portati da donnoni locali dentro ad uno stanzone, dove ci hanno fatti denudare per poi colpirci con getti d’acqua ghiacciata. In seguito alla bravata ci furono detratti dallo stipendio i danni commessi.
Ad Istanbul, nel Mar di Marmara in Turchia, al ritorno da Costanza, il nostromo (un 50enne di Cesenatico) nel caricare le botti di vino gli si tranciò la mano di netto e fu costretto a sbarcarsi in quell’occasione.
Sempre in Turchia tra le montagne, nello stretto dei Dardanelli in una notte di maltempo stormi ininterrotti di uccelli sbattevano nelle gru e sugli alberi della nave, per poi cadere su di essa.
A Poti in Georgia gran parte delle mansioni venivano svolte da donne locali, robuste e forti, che in spalla trasportavano a bordo quarti di Manzo.
Mentre, nei porti Egiziani e Siriani era zona di guerra, dunque c’era il coprifuoco. Dal porto di Alessandria i militari egiziani facevano detonare ordigni subacquei circostanti alle navi ogni mezz’ora per difenderle come deterrente agli attacchi dei sommozzatori.
Nel golfo della Guascogna (di Biscaglia) ci fu un’enorme mareggiata con uragano, la nave era in continuo beccheggio, gli oblò erano sottoposti ad uno sforzo tale da staccarsi e cadere in mare aperto e la gente piangeva, in parecchi persino si legavano con le corde e nel mentre imbarcavamo acqua dai fori creatisi. Io a differenza degli altri ero abbastanza tranquillo, forse per via della mia giovane età e incuranza del pericolo. 
Sono stati riportati svariati danni in coperta, e siamo stati costretti con una manovra di abbattuta a virare in poppa per poi ancorare la Triton Maris in Spagna fuori dal porto di Santander, in attesa che finisse la tempesta, per poi andare successivamente in riparazione nel cantiere navale di Amburgo in Germania.
A bordo un marinaio aveva un pappagallo e un ufficiale prese a Manchester un cane di razza Rough Collie che ricordava a tutti Lassie. In seguito si aggiunse all’equipaggio anche un bastardino.
Nei momenti liberi ero solito passare molte ore sul ponte di comando con gli ufficiali di bordo, perché mi appassionava molto. Durante i pasti avevo il privilegio di mangiare in mensa ufficiali dove aiutavo ad apparecchiare e ripulire la tavola.
Mi sono sbarcato a Rouen per poi prendere il treno di ritorno passando da Parigi. In realtà in quell’occasione ci siamo sbarcati in più di una decina, perché era cambiato il comandante della nave (ormai carretta), il quale aveva la fama di essere un uomo poco prudente che affrontava l’Atlantico anche durante mareggiate estreme.

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