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NATALE SUL FONDO


Red

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Episodio tratto da " Onde insanguinate - La guerra sui mari " - 1931

di Italo Sulliotti

 

Capitolo 13° - ( Questo in originale sarebbe il 2° ma ho voluto aspettare questo periodo per postarlo )

 

NATALE SUL FONDO

 

Con un respiro di sollievo, il Comandante del sommergibile butta il berretto sulla cuccetta.

   Ha potuto appena allora pronunciare la parola che - per quelli di macchina - rappresenta il segnale di riposo : Finito

I motori tacciono. I meccanici, con la consueta cura affettuosa che li induce a trattare le macchine come creature viventi, si indugiano a sfiorare il metallo ardente, ancora palpitante della sua lunga fatica.

Il sommergibile si è, da cinque minuti, adagiato sul fondo; dopo dieci ore di crociera e di caccia affannosa.

   Uomini e macchine potranno, finalmente, riposare . Punto infinitesimale, sperduto nell'immensa ombra verde del fondo mediterraneo, il sommergibile è lontano dal mondo, separato dagli uomini da un'infinita distanza.

Se sparisse , nessuna creatura viva conoscerebbe il segreto della fine e saprebbe segnare, sulle carte marine, l'ubicazione della sua tomba.

   Con uno sguardo pieno di penosa preoccupazione paterna, il Comandante osserva, ad uno ad uno, i suoi ragazzi, e si accerta che stiano tutti bene.

Si spinge da prua a prua, lungo il corridoio dove le lampade destano riflessi abbacinanti. E la sua mano sfiora, carezzevole, la spalla dei motoristi e dei timonieri, che gli alzavano in volto occhi riconoscenti e sereni.

L'abisso crea  queste fraternità. Gli uomini che sanno di dover vivere e di poter morire insieme, diventano migliori; si affrancano delle scorie di umanità.

E gli equipaggi di sommergibile sentono, di fronte al Comandante, uno dei sentimenti più semplici, più puri e più alti : la gioia di obbedire.

   Quando, nella sua rapida visita, il Comandante arriva a prua, nella camera dei siluri, non può trattenersi dal sorridere.

Seduto per terra , contro i tubi di lancio, uno degli uomini morde, con una incredibile voracità, una tavoletta di cioccolato ed un grosso pezzo di galletta .

L'uomo si alza, un pò vergognoso, colla bocca piena. Non osa mandar giù, e sta li fermo, compunto, cogli occhi di fanciullo.

- Ebbene ? Abbiamo appetito , Morandi ? -

L'uomo inghiottisce, finalmente. Poi, quasi per chiedere scusa, mormora : - Signor  sì Comandante. E' Natale...... _

-E' Natale - ripete il Comandante, pensoso.

- Hai ragione, Morandi. E' Natale anche per noi....-

Ritorna nella camera di manovra. Il suo ufficiale di seconda è fermo, in piedi, coll'orecchio teso.

- Che cosa c'è, Velli ? -

- Non so, Comandante. Mi pare di aver sentito, sulla sinistra, un leggero rumore, come di strisciamento. Si direbbe che qualche cosa  si sia posato sul fondo, vicino a noi. Anche Rolando ha sentito, è vero ?

Il Sottocapo annuisce con la testa. Effettivamente, mentre il Comandante era a prua, i due uomini hanno avuto la sensazione di un rumore vicino.

- Siamo a cinquanta metri - dice il Comandante dando un'occhiata ai manometri di profondità.

- Mi pare strano. Chi volete che venga a fare delle visite, quì sotto ? A meno che.......

   Il Comandante esita. La cosa sarebbe troppo strana. Ammettere che, nell'immensità del Mediterraneo, due sommergibili siano condotti a giacere vicini sul fondo, vorrebbe dire al caso, questo padrone bizzarro, il gusto di scherzi inverosimili.

Comunque tutto è possibile, in mare. Il Comandante fa un gesto rassegnato. Vuol dire che, neanche questa notte, saranno lecite due o tre ore di sonno tranquillo.

   Ecco; il rumore si ripete. E' un rumore lieve, sordo, attenuato dall'acqua, si direbbe l'ultimo giro di una patta d'elica che s'arresta nella sua rotazione.

Il Comandante con un gesto ordina il silenzio. Gli uomini tacciono incuriositi, attentissimi, fermi ai loro posti. Si sentirebbe volare una mosca ; persino il piccolo gatto bianco - la " mascotte " di bordo - arrampicato su una mensola dei motori, ha sospeso di lisciarsi  il muso e guarda il Comandante coi suoi occhietti rosei.

   Sulle prime non si sente più niente 

Coll'orecchio incollato contro lo scafo, gli uomini non odono il minimo sussurro. Il sommergibile è solo, inerte, massa perduta nel silenzio del fondo. Poi , a poco a poco , si ode sulla sinistra come un tenuissimo, confuso grattamento.

- Là c'è qualcuno - dice seccamente il Comandante. Più che l'orecchio, lo avverte il suo istinto che non sonnecchia; il suo istinto che afferra le " presenze " invisibili e impalpabili di qualche cosa di vivo.

Con un gesto della mano chiama vicino a se un timoniere .

 - Prendi una chiave inglese. Trasmetti in Morse, battendo quì, lento e forte , quello che ti dico -

Il timoniere è pronto. Aspetta. Tutti gli occhi sono su di lui.

Si ode, nel silenzio, il colpo secco della chiave che risuona sul metallo e " batte ", ad una ad una , le lettere della domanda.

- Chi siete ? -

La domanda è ripetuta tre volte, con lunghe pause.

Nessuno risponde.

Pure se al di là dello scafo, al di là del materasso liquido, c'è qualcuno, deve aver sentito benissimo, poichè l'acqua è un meraviglioso mezzo di trasmissione acustica.

   Allora il Comandante stratta da taccuino un foglio di carta, e vi traccia due parole: due parole nel linguaggio del nemico . Le porge al timoniere che eseguisce.

Ancora un silenzio. Poi, tutti sentono, distintamente, sei colpi, scanditi ad intervalli, che provengono da qualche cosa di molto vicino.

   Sei colpi non vogliono dir niente....

Fra la risposta chiara e il silenzio, gli altri hanno scelto, per non compromettersi, una via di mezzo ed hanno risposto a caso.

Il comandante si è fatto scuro im volto. In un attimo gli si è formulato il quesito al quale è difficile rispondere : che fare ? Se accanto al sommergibile si è posato il nemico, i due battelli sono nella stessa posizione: ciechi e muti. Riposano accanto senza potersi nuocere, senza potersi combattere, poichè la guerra è fatta di visibilità e di movimento.....

E allora ? Chi sarà il primo ad emergere ? Quello che rimane non approfitterà della possibilità di ascoltare, per rendersi conto che l'altro se ne va, e mettere in moto dileguando sott'acqua in una direzione non precisabile ? 

- Ecco - mormora il Comandante al suo Secondo - Questo sarebbe veramente il momento di avere a disposizione il " Nautilus " del Capitano Nemo: quello che passeggiava sott'acqua, come in un taxi....

   Il Secondo sorride. Il comandante ha voglia di scherzare ; buon segno.

Tac...Tac...TacTacTac... Due lunghe...Tre brevi...L'altro ha ricominciato a parlare. Attentissimo, il timoniere trascrive, lettera per lettera. E poichè tutti a bordo conoscono a orecchio il linguaggio del Morse, ognuno allinea nel cervello le parole trasmesse dagli ignoti vicini.

   Ma che dicono ? Il Comandante si è curvato come per sentir meglio.

E a poco a poco un sorriso spiana la sua fronte .

Un sorriso o l'ombra di una emozione mal simulata ? Chissà ! Il Secondo ha l'impressione che passi negli occhi del suo Capo come una visione lontana.

Nel ritmico linguaggio sordo dei colpi bussati contro le pareti dell' " altro ", si allineano le parole di un bizzarro messaggio.

"" - Il comandante, gli ufficiali e l'equipaggio dell'X31 augurano buon Natale al sommergibile che hanno accanto. Se è nemico, glielo augurano lo stesso.

Propongono, per questa notte, la tregua di Dio, e pensano che sia possibile ad entrambi andarsene astenendosi da ogni atto di ostilità fino all'alba. Al sorgere del sole saranno pronti a combattere e a morire: come prima "

Il Comandante si è seduto sullo sgabello, colla testa fra le mani. Pensa

   ... sorge a poco a poco, nella nebbia rossastra delle lampade, fra il profilo degli acciai e dei volanti, contro gli strumenti che attendono, a prua, gli ordini della Morte, la visione di una casa lontana, forse sepolta dalla neve, dove due bimbi ricciuti colgono ai rami dell'abete leggendario il giocattolo ed il ricordo che ha mandato loro, pochi giorni prima, come una carezza, il babbo lontano.

Vede , il Comandante, le umili case dei suoi uomini : case di pescatori distese lungo le spiaggie e le marine d'Italia, dove pende alla parete, per la religiosa e orgogliosa cura di una madre, il ritratto del figlio, diventato

"colletto azzurro " al servizio del Re.

   Che cosa è quel fragore che sembra improvvisamente riempirgli le orecchie ?

Non è il suono delle campane di Natale, che in tutti i punti del mondo chiamano verso la Chiesa, che arde di luci e di incensi, la travagliata passione degli uomini, per annunciare loro che un bimbo prodigioso è nato 

nella stalla d'Oriente su cui trema, sospesa come un diamante nell'ombra azzurra, la stella di Dio ?

   Natale... I marinai sono tutti ai loro posti, silenziosi. Ma senza dubbio sognano anch'essi , ad occhi aperti, nella notte prodigiosa. E mentre vegliano in armi per la Patria sul mare guerreggiato, sentono forse più acuta e più dolce la nostalgia delle cose e degli affetti di cui è fatta la Patria.

   E più in là....? A tre metri, a dieci, a venti metri sul fondo, altri uomini di un'altra razza e di un'altra gente - servi dello steso dovere, soldati della stessa volontà, militi della stessa battaglia - pensano anch'essi alle persone care e lontane che animano in un soffio invisibile la vita di tutti.

Il Comandante si alza di scatto.

- Ma sì - esclama - Ma sì ! Vuol dire che, dopo tutto, ci cercheremo domani. Vieni quì e trasmetti : Sta bene. Ricambiamo gli auguri. Buon Natale !

Il timoniere trasmette. Poco dopo l'altro risponde : " capito " .

 -Ora - dice il Comandante - bisogna pensare ad andarcene. Perchè festeggiare il Natale a cinquanta metri sott'acqua è una bellissima cosa, ma è bene, anche, non fidarsi dei vicini di casa....

   Gli uomini hanno sentito e ridono. L'avventura li diverte. Hanno dimenticato la stanchezza, e raggiungono i loro posti. Aspettano ordini.

- A proposito, Velli - dice il Comandante- bisognerà fare attenzione, ora.

A che distanza li abbiamo, secondo Lei ?

- A una trentina di metri sulla sinistra, verso prua, Comandante. Questa è, almeno l'impressione che mi danno i segnali.

Piano piano, il sommergibile si muove, cautamente. Il Comandante ha preso il timone e governa in modo da scartare il supposto ostacolo invisibile.

L'acqua abbandona i " water ballasts ", sotto la pressione dell'aria compressa, e i motori elettrici si avviano, a giri ridottissimi.

Ad un tratto, il Comandante grida : - Ferma tutto ! -

   Si ode, a prua, uno sfregamento sordo. Il sommergibile si è senza dubbio ingaggiato contro lo scafo dell'altro: se urta nelle soprastrutture, l'affare può essere serio, per l'altro.

Il Comandante è pallido e si morde le labbra. Ha pensato, fulmineamente, che il pericolo è assai minore per il suo battello, che è in moto. Ma , per una di  quelle divine  generosità che rendono pura come un cristallo

l'anima dei marinai, non vuole, quella notte, danneggiare l'altro. Gli sembrerebbe di mancar di parola.

   Forse in quell'attimo, nel guscio di acciaio del sommergibile nemico, gli uomini ascoltano trepidi e ansiosi il passaggio dello scafo che li sfiora.

....e fra l'uno e l'altro, dal cielo che in alto è popolato di stelle, si incurva sul mare la pace della notte di Natale......

   Un fruscio ancora : un ondeggiamento leggero. Poi più nulla. Il sommergibile si è liberato. Il Comandante respira....

.............................................................................................................................................................................................

.............................................................................................................................................................................................

   L'alba trova il sommergibile emerso, in rotta verso la costa nemica. Sulla torretta, il Comandante beve a larghi sorsi l'aria fredda del mattino, e scruta il mare palmo a palmo.

La notte di Natale è passata : la guerra fa sentire il suo appello imperioso .

   Il Comandante discende la scaletta e chiama a se il Capo torpediniere.

- Vieni qua . Hai messo a punto i siluri ? Sei ben pronto ? Se abbiamo la fortuna di incrociare il nostro vicino di stanotte, e se tu mi fai mancare il colpo, stai fresco. Va !

 

FINE

 

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Cfr "Atlantis", diario di Ulrich Mohr, naufrago della nave corsara tedesca salvato dal "Tazzoli" al comando della m.o.v.m. Carlo Fecia di Cossato (dicembre 1941): 

Natale. Uno dei nostri ragazzi s'è dato da fare per costruire una specie di albero natalizio, il secondo da quando abbiamo lasciato la Germania, mettendo insieme un manico di scopa, pezzi di filo e carta colorata. Siamo tutti pieni di nostalgia, tutti i nostri pensieri concentrati nel ricordo dell'altro Natale passato alla Kerguelen e della tomba che ora sembra così pateticamente remota. Eppure tanto lontani, perché adesso ci troviamo nel mezzo del golfo di Biscaglia, dove il blocco inglese concentra le sue forze migliori. Tedeschi e italiani, cantiamo tutti insieme le nenie e le canzoni natalizie. E mentre ascolto il canto cerco di indagare l'ironia del fato....Noi, quelli dell'Atlantis, abbiamo navigato per più di centomila miglia. Riusciremo a rivedere il vecchio amico Hein fermo sui gradini di casa?...Ho un brivido di freddo quando ripenso al Tirranna...E' la notte di Natale. Il Tazzoli approfitta dell'oscurità per navigare in superficie, ma un curioso aereo inglese lo localizza e parte all'attacco..."Immersione!" Andiamo giù così rapidamente, che quasi cado a terra. "Immersione!" Anche il mio morale s'immerge in un'ansia profonda. Le bombe dell'aereo scuotono terribilmente lo scafo del Tazzoli. L'effetto sul morale è per tutti deleterio, benché, fortunatamente le bombe manchino il bersaglio. Lo scontro dura parecchie ore, ho quindi tutto i tempo di coltivare verso i sottomarini una illimitata antipatia. Come si può fare la guerra quando c'è il pericolo di morire a ogni momento in un sarcofago già bell'e pronto? 

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