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UN TRAGICO ERRORE


Red

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Episodio tratto da " Onde insanguinate - La guerra sui Mari - " - 1931

di Italo Sulliotti.

 

 Capitolo 4°

 

UN TRAGICO ERRORE

 

Il 27 Gennaio del 1915, una piccola folla di ufficiali e marinai si aduna sul molo dei sommergibili a Wilhemshaven.

Tutti coloro che vivono nella formidabile base navale tedesca, non sono facilmente impressionabili né accessibili all'emozione; la guerra infuria sui mari, ed ognuno sa cosa significhino le partenze senza ritorno…...

   Ma quel giorno il caso è diverso. I semafori del largo hanno segnalato l'avvicinarsi di un sommergibile che nessuno credeva più di rivedere: l'U 22 uscito in crociera, la mattina del 13 Gennaio, assieme all'U.31 e all'U. 32.

   13 Gennaio: un venerdì…… I " borghesi " della terra, gli uomini tranquilli e spregiudicati che seguono il cammino della vita oscillando fra la scrivania dell'ufficio e la tavola da pranzo, possono anche sorridere sdegnosamente delle superstizioni. I marinai, non sorridono. Nella dura convivenza col mare, hanno imparato a conoscere e sperimentare quello che la lunga esperienza dei compagni ha accumulato: una serie di fatti imponderabili, misteriosi, precisi, che si svolgono nel solco costante di certe date e di certe persone.

   Credere ? Non credere ? Vero ? Falso ? Chissà ! Nel dubbio, conviene sputare sotto vento alzando un piede da terra, secondo l'insegnamento immortale della gente di mare che ha studiato le leggi bizzarre dello scongiuro.

   Quando, la mattina del 13, i tre sommergibili hanno preso il largo, per recarsi a " cacciare " sulla costa inglese, i presagi sono stati infausti. Ma nessuno ha pensato, naturalmente, a cercare di esimersi dalla missione; i tre U sono spariti nella bruma, silenziosi e veloci, verso il nemico.

   Il primo a rientrare alla base è stato l'U.31, comandato dal Capitano di Corvetta Barone Adolfo Carlo Giorgio Spiegel von Peckelsheim. E' rientrato semi fracassato da una tempesta, continua e infernale, che lo ha colto all'imboccatura del Tamigi, ed ha demolito uomini e motori.

   Ora, si disegna sul mare la sagoma grigia dell'U.22. Tutti lo credevano perduto: tanto più grande e gioiosa è dunque, l'emozione di coloro che ne salutano il ritorno.

   Attraverso i binocoli, il Barone Spiegel segue l'avanzata del sommergibile verso l'imbocco del porto; intorno a lui è un folto gruppo di ufficiali di marina, stretti intorno al Capo flottiglia.

- " Bizarre " - mormora fra i denti Von Spiegel, senza staccare gli occhi dalle lenti - Hoppe ha schierato quasi tutto l'equipaggio in coperta. Vuole rientrare " in parata "...….

   L'U.22 sta doppiando il molo, e passa in quel momento al traverso di alcuni caccia ancorati in testata.

I loro equipaggi salutano con formidabili " Hoch ", il sommergibile redivivo.

Ma gli uomini del sottomarino, contrariamente alle consuetudini, non rispondono al saluto. Sono rigidi, immobili, pallidissimi. Sulla torretta il Comandante Hoppe sembra uno spettro. Non un gesto, non una parola, non un saluto.

Fra gli altri sommergibili attraccati al molo, l'U.22 si infila lentamente: pare un feretro. E istintivamente le acclamazioni tacciono: una inesprimibile ansia serra il cuore di tutti, ufficiali e marinai.

   Un minuto, due minuti, cinque minuti. Ecco : tutte le manovre di accostata sono compiute in un silenzio pesante. Allora, il Comandante Hoppe scende in coperta, scavalca la breve ringhiera, si dirige verso il gruppo col passo rapido e martellato della Marina tedesca. Sul suo volto, spaventosamente pallido, sono i segni d'una interna tempesta.

   Il Capo Flottiglia gli va incontro, e gli stende la mano.

- Ben tornato, Hoppe. Disperavo di rivedervi. Com'è andata ?. -

Hoppe si è messo sull'attenti, congiungendo i tacchi. La sua voce suona sorda e triste, ma rassegnata e decisa.

- Ho l'onore di informarvi che ho silurato e distrutto il nostro sommergibile U.7. Ho a bordo l'unico superstite. -

    Rifacciamoci di due giorni indietro. Nel triangolo d'acqua fra la costa inglese e Capo Finisterre, il sommergibile di Hoppe è all'agguato. Ma il mare è sgombro, e di tempo in tempo l'U.22 viene alla superficie per ventilare gli ambienti e provvedere alla ricarica degli accumulatori.

   Sulla torretta, esplora il mare, che è tutto un biancheggiare di piccole spume. Ha vicino a sé il secondo di bordo.

- Guardate, Fried, là, a un miglio sulla dritta. -

- Non vedo niente, Comandante. _

- Ma si ! Guardate meglio. E' un collo di bottiglia. Scendiamo ? -

   Un collo di bottiglia è, nel linguaggio dei sommergibilisti, un periscopio.

   Le sonerie squillano nel ventre del fuso di acciaio.

Gli uomini sono tutti a posto di combattimento; quelli dei timoni orizzontali e dei water ballasts attendono gli ordini per l'immersione.

   Ma Hoppe vuole vedere meglio. Si limita ad appesantire leggermente il battello : quanto basta per diminuirne la visibilità. Resta nella torretta e guarda intensamente.

L'  altro " è emerso lentamente, si è fermato. Chi è ?

I sommergibili di un determinato tipo, si rassomigliano tutti, visti da lontano : è quasi impossibile individuarli.

Ma.Hoppe non ha dubbi di sorta. Si tratta certamente di un inglese. Ogni comandante di sommergibile tedesco partito dalla base di Wilhemshaven è informato preventivamente,

con cura minuziosa, di tutti i colleghi che operano e manovrano nel suo settore: se la loro uscita è improvvisa , e posteriore alla sua , viene informato colla Radio.

Quel giorno, la Radio ha taciuto: nulla di nuovo dunque.

    Ad ogni modo, Hoppe ha uno scrupolo.

   E' il tramonto. Il sole muore in un insolito abbagliamento sul Mare del Nord, verso la costa inglese. I suoi raggi spazzano l'Oceano in un ventaglio radente, e non permettono di vedere che confusamente l'ombra del " nemico ".

- Facciamo il segnale di riconoscimento - mormora Hoppe al suo secondo. - Abbiamo tempo. Disponete per l'immersione immediata. -

   Un uomo dell'equipaggio sale in coperta collo specchio solare e le bandierine. Per i segnali di riconoscimento, fra sommergibile e sommergibile della stessa Marina, si usano ancora i mezzi primitivi delle segnalazioni a mano. Sono più sicuri della Radio, diventata un formidabile mezzo di trucchi e di inganni.

   Rapidamente, il marinaio trasmette l'indicazione convenzionale dei sottomarini tedeschi. Hoppe guarda sempre, col binocolo. Non scorge nulla.

La luce del sole morente gli impedisce di vedere bene. La coperta " dell'altro " è deserta , o, almeno, sembra deserta………

   Pure, in quell'attimo stesso, un uomo agita laggiù delle bandierine, ed esse portano al Comandante ell'U.22 non solo il segnale di riconoscimento, ma la parola di u saluto fraterno.

Hoppe non esita più. La tentazione è troppo forte, e l' "inglese" offre un bersaglio troppo facile e troppo sicuro.

Scende la scaletta. Dietro di lui i portello si chiudono con un colpo sorso<<<<<; gli uomini serrano lentamente le viti. S'ode, nelle casse, il gorgoglio dell'acqua che entra. Cautamente, " molleggiando " fra due acque, a otto metri di immersione, il sommergibile fa rotta verso " l'altro ".

   Strano ! L'altro non accenna a manovrare . Non tenta ne di attaccare ne di fuggire. E' immobile, cullato dalle ondulazioni lunghe del mare. Si è immerso soltanto un poco di più : non ha fuori che la torretta, deserta.

    Ora, nella lente del periscopio, il " nemico " si presenta di traverso, in tutta la sua lunghezza, come un bersaglio ideale e perfetto. Hoppe non crede ai propri occhi.

- Dev'essere in avaria - mormora il Secondo.

- Non è possibile che aspetti così tranquillamente la fine !

La fine è prossima : questione di minuti. L' U.22 è già vicino, troppo vicino. Bisogna per non essere danneggiati dall'esplosine, riallontanarsi un poco.

- Pronti ai tubi davanti ! Attenzione ! Fermare i motori !

Hoppe, con l'occhio al periscopio, conta i secondi.

- Fuori ! Rientrare il periscopio. A quindici metri presto !-

Un rombo enorme, un commovimento colossale di acque squarciate. L'U.22 si inclina pericolosamente all'indietro, come se fosse percosso da una violenta guanciata. Ma è abbastanza lontano, e l'equilibrio si stabilisce subito.

Ora, i comandi di Hoppe si fanno precipitosi.

Hoppe non è un barbaro; è un soldato. Fa la guerra a coloro che, armati come lui lo insidiano sul vasto mare, ma non fa la guerra ai naufraghi inermi.

- Emersione ! Aprire subito gli sportelli ! -

Se l'esplosione ha risparmiato degli uomini nel sommergibile nemico, l'U.22 li salverà. Così vuole la legge del mare e così impone il dovere.

   Hoppe sale di corsa la scaletta. Il mare è sgombro terribilmente impassibile.

La dove sorgeva prima la sagoma oscura del " nemico " non c'è più nulla, nulla……..

Cioè si….Un punto nero. Qualcuno nuota laggiù. Un uomo si sostiene, faticosamente, sull'acqua agitata dal vento che rinfresca da ovest. Il sole è sparito ; l'orizzonte si st facendo di piombo. L'U.22 si accosta rapidamente. L'uomo l'ha visto e alza una mano, chiedendo aiuto. Hoppe si sporge dalla torretta e ordina di lanciare un cavo.

Il canapo fischia nell'aria; il naufrago l'agguanta , si lascia " filare " , è già sotto il bordo.

- Sono curioso di sapere- dice Hoppe sollevato in coperte il naufrago - chi abbiamo affondato.

   Ecco: due marinai si curvano. Afferrano il naufrago sotto le ascelle, e lo sollevano, e lo sollevano. Hoppe, dalla torretta, sente una esclamazione sorda dei suoi uomini e un presentimento terribile gli attraversa il cervello, come un lampo.

- Che cosa c'è ? -

I marinai non rispondono. Hanno sollevato in coperta il naufrago, che si abbandona sulla lamiera, sfinito. Ma uno di essi gli ha tolto il berretto grondante d'acqua, il berretto che l'esplosione non gli ha dato il tempo di togliersi . Il marinaio sale sulla sporgenza esterna della torretta, allunga il braccio, porge il berretto a Hoppe che lo afferra nervosamente

e non osa guardarlo.

Ma il Secondo ha già visto. Ha letto. Nella luce sempre più scarsa del crepuscolo, le lettere scritte sul nastro danzano davanti ai suoi occhi come un allineamento macabro.

- Deut.….sche…...Unter….see....boot….Flot….tille.

   Flottiglia dei Sommergibili Germanici…….L'U.22 ha silurato un " fratello " ; l'U.7, della sua stessa squadriglia, uscito in mare due giorni dopo, senza che, per una atroce e incomprensibile dimenticanza della Base di Wilhemshaven, ne fosse dato avviso agli altri sommergibili tedeschi operanti nel Mare del Nord.

   Per la prima volta nella sua vita di marinaio, il Comandante Hoppe si sente svenire. Si sorregge ai bordi della torretta con uno sforzo sovraumano, e può appena mormorare :

- Fried, assuma il comando : Rotta su Wilhemshaven.

   Poi discende a precipizio la scaletta. Le cortine di cuoio della cuccetta si chiudono su di lui, e gli uomini immobili, esterrefatti, sentono dei singhiozzi .

Poiché il dramma di Hoppe è infinitamente più grande e più triste di quello che essi possono supporre.

Silurando e distruggendo l'U.7 - per una di quelle feroci e mostruose imboscate di cui si compiace il caso.

- Hoppe non ha soltanto mandato a picco una nave del suo paese. Ha " assassinato " il più fraterno dei suoi amici, il Capitano di Corvetta Koening, comandante dell'U.7, il compagno inseparabiledei primi anni luminosi e appassionati della " carriera ", l'amico indivisibile delle ore di riposo e di tranquillità trascorse negli arsenali e nei porti.

Hoppe ha l'impressione di essersi suicidato, e soltanto qualche ora dopo, sotto l'affettuosa opera consolatrice dei suoi ufficiali e dei suoi marinai , consente a riprendere

le funzioni comando e far fronte al destino. Ma una parola di amarezza infinita sfugge dalle sue labbra.

- Queste sono cose che si pagano - tenente Fried. Nessuno di noi ha colpa, ma io mi considero già morto.

   …….due anni dopo, mese per mese, giorno per giorno, come una tragica scadenza inevitabile, il Comandante Hoppe sparisce col suo sommergibile, sotto il fuoco di un battello-trappola inglese , comandato da Gordon Campbell.

 

FINE

 

 

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