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La notte dei pesci spada - Taranto 11 novembre 1940


Rostro

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Ricorre oggi l’anniversario dell’attacco inglese alla base navale di Taranto.

Con pochi antiquati ma micidiali biplani “Swordfish”, decollati in due ondate dalla portaerei “Illustrious”, gli Inglesi riuscirono a mettere fuori combattimento la corazzata “Cavour” e a danneggiare gravemente le corazzate "Littorio" e "Duilio". Al prezzo di soli due aerei abbattuti furaggiunto un grande risultato strategico.

L'operazione "Judgement", brillante e ben studiata (il piano era stato messo a punto dal C.Amm. Lyster sin dal 1935 al tempo della crisi provocata dall’invasione italiana dell’Etiopia)  mise in evidenza le grandi potenzialità dell’aviazione navale e l’importanza assunta dalle navi portaerei , in Italia snobbate e ritenute inutili dai vertici militari, Marina compresa, che ottusamente ritenevano il territorio italiano un immenso ponte di volo.

Il successo rappresentò il frutto di una capillare e metodica attività preparatoria, e tutta l’operazione venne in seguito studiata dai Giapponesi  quando prepararono la loro incursione su Pearl Harbour.

Con giornaliere osservazioni aeree della base di Taranto gli inglesi fotografarono ogni particolare delle installazioni difensive, degli ancoraggi e delle posizioni di ciascuna nave presente in porto. I piloti degli “Swordfish” furono sottoposti ad intenso addestramento al volo notturno. Gli aerei furono armati con siluri dotati dell’innovativo ”acciarino duplex” che garantiva lo scoppio non solo per urto ma anche per influenza magnetica.

Da parte loro gli Italiani non furono in grado di intercettare la formazione inglese in avvicinamento a Taranto anche perché i ricognitori che la raggiunsero vennero sistematicamente allontanati o abbattuti dai caccia della portaerei.

La flotta italiana, pertanto, priva delle necessarie informazioni, restò ormeggiata in porto.

Nonostante un imponente sistema difensivo basato non solo su aerofoni, proiettori, batterie contraeree e reti parasiluri ma anche su numerosi palloni frenati (molti dei quali, tuttavia, furono strappati nei giorni precedenti da violente raffiche di vento), le navi  si presentarono come facili bersagli per i piloti inglesi, al punto che un preoccupato Amm. Campioni, comandante in capo delle FF.NN. italiane, prima dell’attacco le aveva definite delle “papere immobili”.

Da parte sua anche l’Amm. Cunningham, alla definitiva notizia che assicurava la presenza delle navi italiane in porto, commentò ironicamente che “tutti i fagiani erano nel nido”.

Nonostante la pesante lezione subita, gli Inglesi  dovettero impartircene ancora un’altra, tragica e dolorosissima, a Matapan perché Mussolini e i vertici militari si convincessero dell'utilità delle portaerei anche per l'italia. Ormai, però, era troppo tardi.

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In effetti gli inglesi furono avvantaggiati, e non poco, dall'essere stati amichevolmente ospitati in quella base militare per diversi anni durante la prima guerra mondiale e, consci che nessuno è amico della Gran Bretagna, acquisirono molte informazioni.

Un'azione da manuale, che ancora oggi viene giustamente studiata sui libri di storia ma che, all'epoca, gli americani non compresero appieno (eppure loro le portaerei le avevano) visto quello che successe il 7 dicembre 1941. E proprio in quei giorni, parlo del dicembre 1941, gli inglesi subiranno uno dei peggiori smacchi nel Mediterraneo, che pareggerà la notte di Taranto al prezzo di nessun morto e 6 prigionieri.

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In effetti gli inglesi furono avvantaggiati, e non poco, dall'essere stati amichevolmente ospitati in quella base militare per diversi anni durante la prima guerra mondiale e, consci che nessuno è amico della Gran Bretagna, acquisirono molte informazioni.

In effetti il C.Amm. Lyster, da giovane tenente di vascello, durante il primo conflitto  mondiale prestò servizio a Taranto come ufficiale di collegamento tra la Marina inglese e quella italiana. Questa esperienza gli consentì di farsi un’idea ben precisa delle caratteristica della base e della posizione degli ancoraggi, conoscenze che furono essenziali nella elaborazione del piano del 1935. Quel piano allora non venne utilizzato ma, in seguito alla crisi provocata dall’occupazione nazista della Cecoslovacchia, venne ripreso e aggiornato dal Comandante della flotta inglese Amm. Sir Dudley Pound.

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  • 3 months later...
  • 1 month later...

Provo a risponderti sulla base delle fonti che ho consultato (libri e siti internet).

 

Lo Zoea era sicuramente a Taranto la notte dell’11 novembre.

 

Una conferma ce la dà il volume “I sommergibili nel Mediterraneo “ – Tomo I – dal 10 giugno 1940 al  31 dicembre 1941 – Ufficio Storico della Marina Militare – che a pag. 100 riporta che il sommergibile Zoea, partito da Taranto il 10 ottobre,  dopo aver effettuato con successo la posa di uno sbarramento di mine nei pressi di Jaffa, era rientrato alla base il 22 ottobre.

 

Nel  libro “Taranto: La Pearl Harbor Italiana” –– Sugarco Edizioni – 2003), l’autore Gustavo Ottolenghi  a pag. 113-114 scrive che a Taranto l’11 novembre del 1940 erano presenti 14 sommergibili appartenenti ai seguenti gruppi (a pag. 249-250, nella suddivisione organica del naviglio al 10 giugno 1940, ne vengono indicati i nomi):

 

il 2° gruppo della 22^ squadra (sic) – correttamente avrebbe dovuto dire 22^ squadriglia del 2° gruppo (ndr):

 somm. Barbarigo, Emo,  Morosini,  Marconi, Da Vinci

 

il 6° gruppo della 61^ squadra (idem come sopra):

somm. Sirena, Argonauta, Fisalia, Smeraldo e Naiade

 

il 4° gruppo della 40^ squadra (idem come sopra):

somm.  Balilla, Sciesa, Toti, Millelire

 

Queste notizie a mio avviso andrebbero però prese con le pinze.

Infatti, poiché vi è certezza che lo Zoea fosse di base a Taranto, l’autore potrebbe aver commesso un errore materiale nell’indicazione della squadriglia di appartenenza dello Zoea che, insieme all’Atropo ed al Corridoni, faceva parte della 49^ squadriglia e non della 40^.

Inoltre, altre fonti indicano che la 61^ squadriglia era di base a Tobruch mentre la 22^ squadriglia era di base a Napoli.

 

A Taranto – sede del IV Gruppo – erano di base la 41^, 43^, 45^, 46^, 47^ e 49^ squadriglia composte rispettivamente dai seguenti battelli:

41^ - Liuzzi, Bagnolini, Giuliani, Tarantini

43^ - Settimo e Settembrini

45^ - Salpa e Serpente

46^ - Dessié, Dagabur, Uarsciek, Uebi Scebeli;

47^ - Malachite, Rubino e Ambra

49^ - Atropo, Zoea e Corridoni

 

Poiché di questi 18 battelli due andarono perduti prima dell’11 novembre 1940 (il Liuzzi affondato il 27/6/1940 e l’Uebi Scebeli affondato il 29/6/1940), si può ragionevolmente dedurre che i battelli presenti in porto durante la notte di Taranto fossero i 16 compresi nell’elenco che ho indicato sopra.

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Ti ringrazio moltissimo!

Uno dei racconti di mio nonno era su un attacco "da parte di molti aerei" nella rada di un porto "dove c'erano tante altre navi e sommergibili" (i racconti risalgono a quando avevo 10-12 anni, quindi non mi spiegava gli aspettici prettamente tecnici o i dettagli militari delle azioni).

Nel mio immaginario di bambino la vicenda era ambientata non in Italia, ma forse questa è un'idea solo frutto della mia immaginazione.

Mio nonno è stato sul Brin fino al settembre del 1940, poi sullo Zoea fino al settembre del 1943: ricostruendo le missioni di questi due sommergibili sarei portato a pensare che potesse riferirsi solo alla notte di Taranto. O potrebbero esserci delle alternative in Italia, in Libia o nel Dodecaneso?

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Credo che tuo nonno si riferisse proprio alla notte di Taranto.

Altri attacchi di molti aerei nella rada di di un porto dove c'erano molte navi e, contemporaneamente, anche i sommergibili Brin e/o Zoea, a me non risultano.

Gli Inglesi, prima della notte di Taranto, effettuarono attacchi di aerosiluranti ad Augusta (dove trovarono solo il C.T. Pancaldo che fu silurato ma non affondò), Tobruk e Bengasi (oltre all'incursione nel golfo di Bomba dove vennero affondati il sommergibile Iride (che avrebbe dovuto condurre i "maiali" ad Alessandria per la missione GA1) e la nave appoggio Monte Gargano.

In nessuna di queste località, pur essendoci a Tobruk e Bengasi molte navi militari e mercantili ormeggiate in rada o alle banchine, mi risulta che si trovassero durante gli attacchi i sommergibili Brin e/o Zoea.

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  • 3 months later...
On 25/3/2020 at 17:06, Rostro said:

Credo che tuo nonno si riferisse proprio alla notte di Taranto.

Altri attacchi di molti aerei nella rada di di un porto dove c'erano molte navi e, contemporaneamente, anche i sommergibili Brin e/o Zoea, a me non risultano.

Gli Inglesi, prima della notte di Taranto, effettuarono attacchi di aerosiluranti ad Augusta (dove trovarono solo il C.T. Pancaldo che fu silurato ma non affondò), Tobruk e Bengasi (oltre all'incursione nel golfo di Bomba dove vennero affondati il sommergibile Iride (che avrebbe dovuto condurre i "maiali" ad Alessandria per la missione GA1) e la nave appoggio Monte Gargano.

In nessuna di queste località, pur essendoci a Tobruk e Bengasi molte navi militari e mercantili ormeggiate in rada o alle banchine, mi risulta che si trovassero durante gli attacchi i sommergibili Brin e/o Zoea.

Ho scoperto solo ieri che mio nonno nel giugno e luglio 1940, prima di essere imbarcato sul Brin e sullo Zoea, era imbarcato sul Corridoni. Per caso il Corridoni poteva trovarsi a Tobruk proprio durante l'attacco degli inglesi?

 

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On 29/6/2020 at 17:25, Giovanni Patini said:

Ho scoperto solo ieri che mio nonno nel giugno e luglio 1940, prima di essere imbarcato sul Brin e sullo Zoea, era imbarcato sul Corridoni. Per caso il Corridoni poteva trovarsi a Tobruk proprio durante l'attacco degli inglesi?

 

 

Credo che per risponderti sia opportuno prima di tutto dare qualche informazione sul smg. Corridoni.

Varato nel 1930 nei cantieri Tosi di Taranto (situati nel primo seno del mar piccolo, splendido sito di archeologia industriale ormai dismesso da diversi decenni ed ancora in attesa di recupero e valorizzazione), il Filippo Corridoni era un battello impostato sia per l'attacco che per la posa delle mine. Nel corso del conflitto fu molto spesso utilizzato per il trasporto di materiali svolgendo nel complesso ben 15 missioni di questo tipo. Il Giorgerini, nel suo volume "Uomini sul fondo" lancia una severa critica sull'opportunità di utilizzare i sommergibili per effettuare missioni di trasporto sottolineando che, in rapporto alle minime quantità di materiale trasportabile, troppo elevato era il rischio, il costo e l'efficacia rappresentati da ogni sommergibile impiegato e dal suo equipaggio di specialisti.

Ma veniamo a noi. Nel volume dell'USMM "I  sommergibili nel Mediterraneo" - Tomo I - a pag. 59 si legge: "Il sommergibile Corridoni effettuò tra il 30 giugno e il 19 luglio il trasporto tra Napoli e Tobruch e successivamente a Lero, di materiale per l'Aeronautica, tra cui munizionamento e materiale idrografico destinato alle due basi."

Dalle fonti che ho consultato (tra cui l'articolo "1940: l'estate degli Swordfish) di F. Prosperini, apparso in due parti sui nn. 208 e 209 della rivista "Storia Militare", risulta che il porto e la baia di Tobruch in quel periodo brulicavano di navi. Gli Inglesi, grazie al loro efficientissimo servizio di ricognizione aerea, lo sapevano bene e non si fecero sfuggire l'occasione per organizzare su Tobruch nel Luglio 1940 due incursioni con aerosiluranti Swordfish.

La prima azione si svolse la sera del 5 Luglio. Nel porto e nella rada erano presenti navi militari alle dipendenze operative di Marina Tobruch (Amm.Div. Bruno Brivonesi) e navi mercantili.

Navi militari: incrociatore San Giorgio; Cacciatorpediniere della 1^ squadriglia: Turbine, Nembo, Euro, Aquilone, a cui si aggiunsero il 1° Luglio i CT Ostro e Zeffiro; unità di uso locale e di vigilanza: cannoniere e 9^ squadriglia dragamine; sommergibili della 61^ e 62^ squadriglia del 6° gruppo: Sirena, Fisalia, Smeraldo, Naiade, Topazio, Galatea, Lafolè - Diamante e Nereide erano in missione nel Mediterraneo orientale mentre l'Argonauta era stato affondato da un aereo Sunderland della RAF il 28 giugno mentre era in trasferimento da Tobruch a Taranto.

Navi mercantili: Sabbia (temporaneamente adibito a nave caserma per i CT in rada), Sereno, Liguria, Serenitas, Manzoni.

L'incursione, preparata e condotta alla perfezione, provocò l'affondamento del CT Zeffiro ed il danneggiamento del CT Euro, oltre all'affondamento del piroscafo Manzoni ed al danneggiamento dei piroscafi Liguria e Serenitas.

Considerato il successo della prima incursione, gli Inglesi ne effettuarono una seconda la sera del 19 Luglio che provocò l'affondamento dei CT Ostro e Nembo e del piroscafo Sereno.

Non è da escludere, pertanto, anzi, a questo punto credo sia altamente probabile, che quando tuo nonno ti parlava di un'incursione aerea in un porto pieno di navi, si riferisse ad una di queste due (quella del 5 Luglio, secondo me) alla quale assistette mentre si trovava a bordo del smg Corridoni, giunto a Tobruch da Napoli con il suo carico di rifornimenti.

 

Modificato da Rostro
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  • 1 month later...

Il comandante del Corridoni era il C.C. Manlio Minucci.

Inoltre, dallo statino nave ho avuto conferma che il Corridoni era a Tobruk il 5 Luglio 1940 durante l'attacco degli aerosiluranti inglesi.

Statino Nave Smg Corridoni 1940.pdf

Modificato da Rostro
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