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L'allegro Capitano Vincenzo Fondacaro


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Titolo: L’allegro Capitano Vincenzo Fondacaro

Autore: Romarin

Casa editrice: Parallelo 38

Anno di edizione: sconosciuto

Pagine: 149

Dimensioni: 15x21

Prezzo originale: Lire 7.500

Prezzo di mercato: (Ebay) Euro 8

ISBN: 2560846036659

 

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 Se vi recate in Calabria, a Bagnara, non domandate chi era quel Vincenzo Fondacaro a cui, sul corso, in una piazzetta appartata con aiuole e alberi ben pettinati, è intestata la stele di marmo nero che, simile a prua di antica nave, si alza dallo scafo di una stretta e bassa vasca rettangolare e reca in alto, col suo nome, una data: 1881 e il motto latino: Audere semper. Vi sentireste rispondere era un «matto»!

Così scrive nella seconda metà del Novecento un certo Romarin, pseudonimo di una persona rimasta sconosciuta, nell’introduzione al suo libro “L’Allegro Capitano Vincenzo Fondacaro”, che riporta il diario di bordo -scritto da Fondacaro in inglese- della grande impresa da questo marinaio

Storia davvero intrigante, seppure non molto conosciuta, di un abile marinaio che, dopo aver ottenuto la patente di capitano di lungo corso in Gran Bretagna, decise di dimostrare al mondo che anche gli italiani di quella che allora veniva chiamata l’”Italietta” erano capaci di grandi imprese nautiche.

Con pochi fondi e tantissime peripezie riuscì finalmente a trovare in America del Sud i finanziamenti per costruire una barca a due alberi, che taluni definiscono goletta, altri baleniera, lunga circa 9,5 m, larga al baglio massimo 2,30 m, alta a prua di 1,60 m, ed una stazza di 3tonnellate e mezzo a pieno carico. Essendo un grande ammiratore di Giuseppe Garibaldi, la battezza “Leone di Caprera” e con essa, assieme ad altri due italiani, anch’essi abili marinai, Orlando Grassoni di Ancona, e Pietro Zoccoli di Marina di Camerota, riesce finalmente a salpare da Montevideo, in Uruguay, il 21 marzo 1880. Dopo aver attraversato tutto l’Oceano Atlantico, toccando prima Las Palmas, nelle Canarie, il 9 gennaio 1881, quindi Gibilterra, il 23 gennaio, ed infine Malaga, il 4 febbraio, Fondacaro è costretto a rinunciare al suo sogno di arrivare veleggiando sino in Italia. Vi arriverà sarà costretto a superare ancora molte traversie, questa volta proprio nelle sua Patria.

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Il Leone di Caprera, ancora non restaurato,

 

esposto nella grotta di grotta di Lentiscelle, a Marina di Camerota

 

Nel libro è riportato non solo il puntuale e gustoso diario di questo viaggio, con molte osservazioni di Bagnacaro circa il comportamento, non sempre onesto e corretto, degli italiani di Montevideo e Buenos Aires e quello, per contro entusiastico, degli abitanti di Las Palmas, Gibilterra e Malaga, ma anche l’impiego di olio per abbassare i marosi e di un’ancora galleggiante, durante le tempeste

Il Leone di Caprera non è più in grado di navigare, per cui, il 26 maggio 1881 viene caricato sul Quinto, una nave battente bandiera inglese, che porta il battello ed il suo equipaggio fino a Livorno, raggiunta l’8 giugno. Qui, purtroppo, Fondacaro si scontra non solo con la burocrazia italiana, ma anche con la sostanziale indifferenza della popolazione.

Non pago del successo ottenuto, Fondacaro progetta una nuova impresa, la traversata da Buenos Aires a Chicago ed allo scopo costruisce un’imbarcazione più grande della precedente, il Cesare Cantù, con la quale parte da Buenos Aires, assieme a tre nuovi compagni di viaggio, tutti di Bagnara Calabra, Vincenzo Galasso, Vincenzo Carrisi, Vincenzo Sciplini, il 30 maggio del 1893 raggiungendo il 16 settembre Chicago.

Non abbiamo purtroppo nessun diario di questa nuova grande avventura, perché di lui e del suo equipaggio si persero le tracce durante il viaggio di ritorno a Montevideo.

 

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Disegno del Leone di Caprera (cortesia dello Studio Faggioni Yacht Design)

 

 

 

Vale la pena ricordare che, dopo essere stato esibito in varie località e dopo un accurato restauro realizzato a Livorno, presso il Cantiere Old Fashioned Boats, ad opera dell’Associazione per il recupero delle imbarcazioni d’epoca (ARIE), sotto la direzione di Stefano Faggioni, Presidente del Comitato per il Restauro, attualmente il Leone di Caprera si trova al museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.

 

 

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Modificato da Totiano
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