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Arte marinaresca all'Istituto Nautico di Genova


max42

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Rimettendo un po’ d’ordine tra “le cose dimenticate” in soffitta, mi è capitato tra le mani l’album dei nodi che feci quando frequentavo la prima classe dell’Istituto Nautico di Genova, seguendo le lezioni di Arte Marinaresca. Chissà se questa materia fa ancora parte del piano di studi degli Istituti nautici o, come si chiamano adesso con una definizione assai brutta,  Istituti tecnici-tecnologici italiani, a indirizzo trasporti e logistica”. Temo proprio che in virtù della tecnologia imperante, anche questa tradizione sia andata perduta. Oggi, per esempio, il punto nave astronomico non lo sa più fare quasi nessuno e come sono lontani i tempi in cui con i primi soldi che guadagnava, l’allievo ufficiale acquistava il “proprio”sestante perché quello di bordo era notoriamente piuttosto malandato … nostalgia del passato? Forse.

Tornando con un po’ di nostalgia alla mia gioventù, pubblico le foto dell’album che realizzai … ben 63 anni fa!

 

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... Allora non c'erano i container! 

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Ahimè, no. Non c'è nulla di peggio dell'inattività per disimparare a fare i nodi, per di più....è trascorso "qualche annetto". Attualmente mi limito al parlato (per fermare le cordicelle delle tende dei balconi), alla gassa d'amante (quando mi serve un "occhiello" di spago che non scorra tirandolo), alla sagola a catena (quando voglio accorciare uno spago senza tagliarlo) e all'imbracatura di una botte (ma all'incontrario, per fermare i tappi delle bottiglie di vino anziché mettere la gabbietta). Sic transit gloria mundi ....

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Grazie del complimento, Danilo. Ho anch’io qualcosa di simile ma, direi dalle etichette sotto i nodi, di origine inglese. Non so quando sia stato realizzato, però è curioso sapere dove l’ho acquistato: in un mercatino delle pulci di Villabassa, sulle Dolomiti!

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Ben diverso è il senso dell’album: non un oggetto d’arredamento, ma il lavoro di un ragazzo di 15 anni che vedeva il suo futuro sul mare.

Vincendo le remore e impedimenti vari dei genitori (poveretti, credo abbiano sofferto molto…), a 16 anni presi il libretto di navigazione (lo posto qui sotto perché è quasi un documento "storico") e, durante le vacanze estive feci il mio primo imbarco come Mozzo-Allievo Nautico, anche se in Capitaneria di Ancona dimenticarono di scrivere la seconda parte della mia qualifica.

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 Il sogno durò una decina d’anni, poi le vicende della vita mi costrinsero a diventare un “terrazzano”, ma il mare e le navi mi sono rimaste sempre nel cuore.

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Tutto bellissimo! Complimenti per la manualità e per l'avventurosa vita. Come scout, diversi nodi li conosco pure io. Ma c'è una differenza sostanziale fra i nodi marinareschi e i nodi della pionieristica. I primi devono esser facili e lesti da fare sciogliere, proprio perchè le rapide e mutevoli condizioni del mare non possono aspettare i tempi di un nodo troppo serrato. Al contrario, la pionieristica prevede nodi, e legature (quadra, treppiede....) fatti stabilmente all'atto di erigere il campo. Devono serrarsi saldamente senza doverli poi ripassare troppo di frequente. Si fanno mettendoci tutto il tempo che serve, e rammento di legature così strette da non poter esser sciolte se non con un... vigoroso colpo d'accetta a tagliarli! 

La canapa si presta a questi nodi, perchè poco elastica e "grippante" su se stessa, scorre poco insomma. Ma ormai è poco diffusa e costa, quindi gli scout usano sovente cordame in nylon e le legature vengono un disastro, essendo questo materiale infinitamente elastico e pure antifrizione!

Io che ho avuto la fortuna di amare sia il mare che la montagna, ricordo una volta in barca di un amico, un altro chiedere un pezzo di corda. Gli risposi, che su di una barca trovarà sartie, bave, scotte, drizze... ma mai un pezzo di corda! Perchè li si chiaman funi!!!!

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Bella esperienza anche quella degli scout. E' vero, i nodi marinareschi, a meno che non interessino talune manovre fisse, devono poter essere sciolti facilmente, ma nel contempo assicurare una buona tenuta. quindi hai centrato il problema. Per quanto riguarda la nomenclatura ... bè non è corretto neanche funi. Un "pezzo di corda" a bordo si chiama sagola (se di piccolo spessore), oppure cavo se di grosso spessore. Abbiamo così i cavi d'ormeggio, meglio conosciuti come gòmene. Ho messo l'accento perché quasi sempre i non addetti ai lavori dicono gomène ... 

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Pensavo che sagola fosse una nomenclatura tipicamente veneziana, in dialetto "sagoea", e cavo fosse più una nomenclatura moderna, proprio della marina mercantile delle grosse navi, che usano appunto cavi metallici formati da decine di trefoli, e che pesano pure tantissimo! Ne vidi uno mentre lo tagliavano con la mola a disco, era stato strappato dalla tensione e aveva formato un fiocco!

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  • 3 years later...
On 2/5/2019 at 11:53, max42 said:

Bella esperienza anche quella degli scout. E' vero, i nodi marinareschi, a meno che non interessino talune manovre fisse, devono poter essere sciolti facilmente, ma nel contempo assicurare una buona tenuta. quindi hai centrato il problema. Per quanto riguarda la nomenclatura ... bè non è corretto neanche funi. Un "pezzo di corda" a bordo si chiama sagola (se di piccolo spessore), oppure cavo se di grosso spessore. Abbiamo così i cavi d'ormeggio, meglio conosciuti come gòmene. Ho messo l'accento perché quasi sempre i non addetti ai lavori dicono gomène ... 

 

Innanzitutto complimenti per l'album di esercitazioni marinaresche, credo non si faccia più ma potrò essere  definitivo il prossima anno, dato che mio figlio inizierà col primo anno al nautico.

In marina si dice che esiste solo una corda, il penzolo del batacchio della campana, dovrebbe essere 12 cm, ma il più delle volte raggiunge lunghezze fuori ordinanza per vanto del nostromo... ma questa non è un semplice spezzone di cima, ma un cavo piano in canapa, rivestito a mezzi colli con mandorlette. 

Il termine sagola la usiamo solo per le bandiere, generalmente da 12 mm, se la stessa viene utilizzata per altri scopi non la chiamiamo più sagola ma drizza, amantiglio, scotta,alabasso, eccetera.

I nodi studiati durante il corso sono 90, ma come giustamente ha confessato la mancata esercitazione porta a dimenticarli. Poi devo confessare la mia nemesi è il nodo Hunter, nemmeno se ripassato tre giorni prima lo riesco a riprodurre, eppure non è complicato!

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On 2/5/2019 at 16:40, fanghino said:

Pensavo che sagola fosse una nomenclatura tipicamente veneziana, in dialetto "sagoea", e cavo fosse più una nomenclatura moderna, proprio della marina mercantile delle grosse navi, che usano appunto cavi metallici formati da decine di trefoli, e che pesano pure tantissimo! Ne vidi uno mentre lo tagliavano con la mola a disco, era stato strappato dalla tensione e aveva formato un fiocco!

 

Quando un cavo d'acciaio si spezza  e i suoi trefoli si aprono a causa della controtrorsione imposta tra legnolo e trefoli, si apre a fiore dando il colpo di frusta.

Se invece il cavo subisce una errata controtorsione avremo una "cocca" simile al mezzocollo.

Il fiocco però non riesco a visualizzarlo mentalmente, vorrei capire cosa intende.

 

Un cavo piano è formato da un numero ben definito di legnoli, composti a loro volta da trefoli.

 

Mi auguro di aver fatto cosa gradita

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Questo è  un mio lavoro di venti anni fa realizzato con materiali di recuperati sulla spiaggia. Le assi sono di un bancale da 1 metro.

I nomi dei nodi non li ho messi per due motivi: ancora li ricordo e con chi li vuole sapere posso avere un corposo argomento da trattare.

Inoltre la nomenclatura utilizzata dalla marina mercantile non sempre coincide con quella militare.

La colorazione è merito della mia consorte.

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Modificato da nostromodiroma
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3 hours ago, nostromodiroma said:

... Inoltre la nomenclatura utilizzata dalla marina mercantile non sempre coincide con quella militare.

Cosa che non conoscevo assolutamente. Potresti fare qualche esempio? 

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On 30/4/2019 at 22:44, danilo43 said:

Bellissimo album !  Per gli appassionati dell'arte marinaresca ho rispolverato questo pannello realizzato negli anni '70

 

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l'intugliatura per cavi leggeri la conosciamo con intugliatura con nodi di gassa (non con gasse) per unire cavi uguali (manifattura, torsione e dimensione)

nell'album ho trovato alcune cose non coincidenti come il nodo di coltellaccio, per noi è una prosecuzione del vaccaio doppio che rientrando in se stesso realizza un'asola, lo usavo per avere il coltello sempre assicurato al cinturone.

la gassa a serraglio con mezzo collo - nodo del muratore o di anguilla realizzato con la gassa a serraglio e mezzicolli in successione, si usa per spostare oggetti cilindrici in verticale o orizzontale, come per sghindare/ ghindare l'albero.

il nodo di grippia per noi è un altro mentre quello illustrato è il nodo di diamante

il nodo di salomone - pugno di scimmia, mentre il sacchetto è un vero e proprio sacchetto che conteneva sabbia per lanciare le messaggere dei cavi.

l'intugliatura di due doppini - vaccaio doppio

la legatura di un ponte volante - nodo di banzigo/bansigo (la maggior parte dei nodi viene dal genovese, anche la stessa gassa significa nodo in genovese).

imbracatura di una botte in piedi - nodo di barilotto

questi alcuni esempi che ho potuto vedere nelle immagini precedenti.

altri nodi non trovano utilizzo nella marineria militare e pertanto devo confessare che non li conosco, ma non ho trovato altri che invece usiamo, almeno a livello scolastico.

la nomenclatura inglese è poi un altro pianeta

 

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Non occorre ringraziare, mi fa piacere farlo anche perché mi riporta a quando facevo l'istruttore per le altre forze armate,anche straniere.

Non provo piacere nel solo istruire ma soprattutto nel momento in cui capisco che il discente ha appreso ed è entusiasta di aver compreso un argomento fuori dalle pregresse competenze o barriere linguistiche.

Un nodo non è solo bello da vedere ma bello da conoscere, il perché deve essere fatto uno anziché l'altro ma soprattutto ricordare che:

"Poca cima poco marinaio, troppa cima marinaio fesso".

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