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L'ULTIMA MISSIONE DI DUE NAVI FAMOSE


Red

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Vado avanti con il 16° episodio tratto dal libro :

" Bandiere sul mare - Episodi della Grande Guerra "

di Michele Vocino -

 

L' ULTIMA MISSIONE DI DUE NAVI FAMOSE

 

"........ Alla fine - riferì un timoniere superstite al suo antico comandante von Knorr - tutti dell'equipaggio ch'erano ancora in vita si trovarono in acqua, e venne il momento più grandioso ........ La nave s'impennò con la prora in alto restando per qualche secondo come ferma, poi scomparve invitta nelle onde, salutata da un fragoroso urrà per essa e per la patria. Ancora un canto d'inni patriottici. poi più nulla ! L'acqua aveva una una temperatura di poco più di sei gradi, e quindi a poco a poco la maggior parte degli uomini per assideramento cominciò a lottare con la morte. Signor comandante, essi morirono tutti tranquilli e rassegnati. Nessun lamento s'udiva : solo s'udiva ogni tanto quà e là il tonfo di una testa che andava sott'acqua cadendo in avanti : era ogni volta che uno dei nostri camerati che dava alla patria tutto quello che ancora poteva darle......."

   La nave era affondata in un campo di mine prossimo ad Imbro. E subito dopo la nave compagna era andata in secco nei Dardanelli.

Lo scrittore navale inglese G. Fiennes scrisse allora nell'Observer : " Non vi sono nella storia del mondo altre due navi, la quali abbiano esercitato una così fatale influenza sulla politica " . E poi : " Nessun errore ci è costato tanto caro quanto quello di averle lasciate sfuggire da Messina. Alla loro evasione noi dobbiamo le ecatombi di Gallipoli, l'intervento della Bulgaria nel conflitto e l'avventura di Salonicco, che ha rappresentato un così forte aggravio per le nostre risorse ; e questo anche ci ha impedito di trarre completo profitto dal nostro potere marittimo in Egitto ed in Palestina ".

   La nave affondata era l'incrociatore leggero " Breslau " , l'altra incagliata l'incrociatore da battaglia " Goeben " : le due navi tedesche che dal primo all'ultimo anno di guerra ebbero tanta parte nelle acque ottomane !

Il primo giorno di guerra esse erano sfuggite al nemico, in Mediterraneo, come per miracolo. False notizie abilmente telegrafate, perplessità di ammiragli e di politici, intuizioni errate, fatalità ad esse favorevoli le avevano da Algeri ai Dardanelli assistite come per un misterioso ed ineluttabile volere del destino.

   A cinquanta miglia da Bona improvvisamente s'erano incontrate con " l'Indefatigable " e  " l'Indomable ", inglesi. Segnalate da queste a Londra, furono lì lì per essere cannoneggiate in seguito alla risposta : " Benissimo. Guerra imminente ". Ma subito dopo un secondo telegramma dettato dalla perplessità del Consiglio dei Ministri britannico annullava il primo per non voler autorizzare nessun atto di guerra prima della scadenza dell' ultimatum.

   E poterono così raggiungere indisturbate, com'è noto, Messina. Lì si provvidero di carbone da un piroscafo carbonaio inglese, che ignorava lo scoppio delle ostilità, e lasciarono le acque neutrali d'Italia entro le ventiquattr'ore, come dovevano.

   Navi inglesi e francesi sciamavano sul mare ad aspettarle. Ma esse tuttavia riuscirono ad eludere il blocco filando verso l'Egeo mentre erano invece attese sulla rotta di Pola o su quella di Gibilterra.

   Una sola, la " Gloucester ", inglese, al comando del capitano di vascello Howard Kelly, che le avvistò nelle acque di Calabria, segnalatele invano alle prossime squadre degli ammiragli Milne e Troubridge, le seguì sulla scia, ed aprì anche, appena le fu possibile, il fuoco sulla " Breslau ", la quale continuò la sua rotta a tutta forza, senza rispondere.

Ma poi, mentre era per raggiungerle, la " Gloucester " fu chiamata indietro dal suo ammiraglio, così che le due navi tedesche, ormai fuori dalle rotte dei nemici, all'alba potettero entrare incolumi in Egeo. E a sera, musica in coperta e gran pavese a riva, erano nei Dardanelli.

" Nessuno di noi prevedeva - scrisse poi Lord Churchill - quanto sarebbe venuto a costare, a noi e al mondo, quell'onorevole scrupolo " : quello di non aver consentito l'attacco alle due navi prima della scadenza dell'ultimatum.

   E il Times, quando la " Breslau " affondò e l'altra andò in secco, il 22 gennaio 1918 : " malgrado la loro ignominiosa carriera (!), non vi sono state altre due navi che abbiano esercitato sopra la condotta della guerra un'influenza tanto profonda; nella storia della guerra marittima i loro nomi rimarranno memorabili : l'avventura della loro evasione costituisce uno dei nostri maggiori errori ".

Quando nel dicembre del 1917 fu dal Gran Quartiere ottomano comunicato a Berlino che due divisioni nemiche avrebbero lasciato la Macedonia per recarsi a Salonicco e in Palestina, fu decisa un'incursione contro di esse con le due navi famose. Un successo navale avrebbe forse parzialmente compensato ai turchi la dolorosa impressione della perdita di Gerusalemme !

   E fu così che il 19 gennaio il reparto navale partì.

Ma questa volta il destino non volle più essere benigno alle due navi che aveva fino allora prediletto.

   Qualche giorno prima era andata in secco ad Enos, nel golfo di Seros, un piccolo piroscafo inglese sul quale era stato trovato dai turchi una carta nautica dell'imboccatura dei Dardanelli e delle acque intorno ad Imbro, in cui erano segnati alcuni punti ed alcune linee. Si penso che quei segni indicassero l'estensione degli sbarramenti inglesi, e in base ad essi si rinunciò a seguire la rotta di uscita prestabilita, e si diresse invece verso il passaggio che si ritenne esattamente indicato sulla carta. Fu questa la circostanza che,, nel ritorno, determino il disastro.

   La missione poteva considerarsi se non riuscita per lo meno non infruttuosa, per quanto fin dall'inizio la "" Goeben " fosse stata danneggiata da una torpedine.

Avevano infatti distrutto le stazioni di segnali e la radio a Cefalo; inseguito e danneggiato due torpediniere nelle acque di Imbro; affondato due monitori, due navi non identificate ed un piroscafo alla fonda; incendiato il deposito di munizioni della stazione aeronautica nella baia di Kusu, quando, non essendo visibili altri obiettivi, invertirono la rotta per spingersi verso la baia di Mudros.

E stavano seguendo una evoluzione per difendersi da un attacco aereo, quando a poppavia a dritta dell " Breslau " esplose una torpedine, mentre altre altre torpedini venivano subito segnalate prossime dalla vedetta in coffa. Le navi erano entrate , forse fidando nelle indicazioni della carta trovata sul piroscafo inglese, in un campo di mine! Manovrarono con ogni cautela.....Ma subito anche la " Goeben " fu colpita da una violenta scossa a sinistra : una colonna d'acqua s'alzò fino agli alberi e ricadde in coperta, spezzando l'alberetto radio al trinchetto. Ed altre torpedini a dritta, a sinistra e di prora s'avvistarono, distintamente visibili nella acque chiare.

   Sembrava tuttavia che le due navi fossero già in franchia della zona insidiata quando due torpedini esplosero fra i due compartimenti delle motrici di sinistra e i due compartimenti caldaie poppieri della " Breslau " immobilizzandola sbandata a sinistra con la poppa immersa. Subito dopo una quarta ed una quinta mina scoppiarono sotto la prora, all'altezza della plancia. Lo sbandamento aumentò. Nulla poteva più tentarsi per salvare la nave.

   li uomini ancora in vita, per ordine del comandante saltarono in acqua. E la nave s'impennò paurosamente, e si inabissò, con la bandiera a riva, salutata da un ultimo urrà dei suoi marinai. Un'ora e mezza dopo la " Goeben " rientrava nei Dardanelli. Ma dirigeva per la porta di passaggio fra le costruzioni retali, tratta in inganno da un nuovo errore, andò in secca sul banco di Nagara, e non fu possibile disincagliarla con la sola manovra delle macchine.

Rimase così, esposta ai tiri indiretti ed agli attacchi aerei nemici ininterrotti tutta una settimana, mentre a bordo e intorno si eseguivano senza tregua i lavori per il disincaglio

A volte, al mattino, la nebbia l'avvolgeva, e solo emergevano gli alberi, come a segnale ai nemici, così che a bordo nulla era possibile fare per difendersi, e bisognava rimanere ciechi, nella foschia, aspettando in ansia mortale il rombo dei velivoli, aspettando da un momento all'altro che una bomba scoppiasse a bordo, ad inabissarli.......

   Non meno di 180 bombe furono mollate dall'alto, giorno e notte, ma solo due colpirono la nave, presso il fumaiolo poppiero senza danni gravi.

La nave finalmente, disincagliata dalla corazzata " Torgut " e da due rimorchiatori, riprese il mare; il 27 gennaio col piccolo pavese a riva e la bandiera tedesca da guerra alla maestra ancorò nel Bosforo, davanti al bianco palazzo marmoreo del Sultano, a Dalma Bagcè.

   Nel rapporto ufficiale il comandante, capitano di vascello Stoelzel, scriveva : " L'incidente ha contribuito a cementare via maggiormente l'equipaggio. Ora che tutto è finito bene, non potrei privarmi di nessun'uomo del mio equipaggio : l'equipaggio è fiero di quello che ha fatto e, a mio parere, può esserne fiero, sotto tutti punti vista ".

 

FINE

 

RED

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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