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POLA LA MUNITISSIMA


Red

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Proseguo con il 14° episodio raccontato da Michele Vocino

nel suo libro " Bandiere sul mare - Episodi della Grande Guerra "

 

POLA LA MUNITISSIMA 

 

Identificata l'ostruzione, la 9 P.N., al comando del capitano di corvetta Domenico Cavagnari, s'accostò ad essa e ne iniziò l'abbassamento mentre, esattamente di prua, ormeggiata su di un gavitello ad un centinaio di metri di fronte al centro dell'ostruzione stessa, s'intravedeva nel buio la barca di ronda col personale sicuramente addormentato.

" L'avevo scoperta e distinta ben chiaramente anche prima d'attaccare l'ostruzione - ha scritto poi il comandante Cavagnari  nel suo rapporto - però ho pensato che non valeva conto modificare la rotta per scegliere altro punto, ma meglio era dirigere decisamente e compiere l'operazione al più presto " .

   Operazione lunga e minuta, che il comandante fece eseguire dai suoi marinaio sotto la personale sua sorveglianza; e appena compiuto l'affondamento egli, dato il "via" al suo motoscafo, indietreggiò con la torpediniera adagio fino all'altezza del fanale S. Marco.

   Scattò improvvisamente la luce d'un proiettore battendo in pieno la distesa dell'ostruzione in tutta la sua lunghezza, ed improvvisamente, dopo tre minuti, si spense certo soddisfatto della tranquillità che regnava sulle acque vigilate .

   La torpediniera continuò a retrocedere ancora un poco, a mezzo moto per non accendere polverizzatori, e poi, girata la prua in fuori, aumentando gradualmente la velocità raggiunse lo " Zeffiro ".

   Il M.A.S., superata l'ostruzione, scorse subito nell'oscurità sulla sinistra un piccolo bastimento ormeggiato, e lo evitò accostando a dritta costretto all'accostata anche dall'accensione del riflettore. Quando poi il riflettore senza dar segno di sospetto si spense, il comandante del motoscafo, tenente di vascello Ildebrando Goiran, fermò i motori per preparare al lancio le tenaglie dei siluri, e informò intanto l'equipaggio della missione loro affidata. " Con tanta immensa gioia - egli ha riferito - ho constatato come tutti a bordo hanno appreso la notizia con gioia e come ognuno si è sentito orgoglioso di poter contribuire alla riuscita dell'azione ".

   Rimise in moto.

   Silenzio ed oscurità...Nulla dava il dubbio che il nemico fosse in sospetto...E il motoscafo avanzava.

 Una meda scambiata per una grossa imbarcazione lo fece scostare a sinistra. La presenza di alcuni in moto verso le isole lo consigliarono a dirigere per levante fino al pontile di Ronzi. Poi volse a nord, costeggiando, fino a Fasana. Lì avvistò in prua a sinistra una nave ormeggiata che parve di tipo " Franz Joseph " ; in un'altra più oltre. Si spinse un poco più avanti, per sincerarsi quale delle due fosse maggiore, ed accertato che l'altra era un caccia, si mise al traverso della prima nave e diede fuori il siluro di dritta.

   Ne seguì la scia diretta al centro tra i due fumaioli,e, non udendo lo scoppio, lanciò subito il secondo siluro. La nave ere dunque protetta da una difesa retale probabilmente su più ordini.....

Si videro su di essa alcune luci in moto......Goiran si credette scoperto....Un minuto di perplessità....Un brivido !

Ma , poichè nessun allarme seguì, volse pel ritorno :

- Gut !

Egli non rispose ne accostò, per non dare sospetto. Più oltre, sul battello lasciato dalla 9 P.N. a segnale, il marinaio - Michelangelo De Angelis - ch'era rimasto lì lungamente ormeggiato agli sbarramenti ad aspettare, con un piccolo lampo rosso gli segnalò la posizione del varco. Il marinaio era lì, solo, perfettamente calmo, armato di coltello perchè, avendo inteso come un'eco di voci da terra e un frullare di remi, pensò si recassero a catturarlo ed impugnò l'unica arma che aveva.

Goiran lo prese a bordo e, superata l'ostruzione, mise a tutta forza coi motori a scoppio.

   Il ronzio dei motori evidentemente fu udito e allora da Pola e da Fasana, poichè subito molti riflettori scattarono e, ritenendolo di veicoli, di diedero ad esplorare in alto, mai sospettando una così audace violazione del mare.

   Il M.A.S. raggiunse incolume lo " Zeffiro ". Era la notte dei Morti : 2 novembre 1916.......

Gli uomini di guardia sulla rotta verso la base sentirono, in quella notte d'audace, giungere dalle lontananze marine, e dal loro cuore, la voce dei fratelli maufraghi a difesa della loro bandiera, dei naufraghi di tanti anni, di quelli di Lissa, voce di lode e di disperata esortazione.

   " E un'ombra s'allunga , s'aggrava su l'acque.....

     s'allunga da Lissa remota a la riva materna...."

Quella incursione fa la prima di molte altre, a sfida, fin nei più interni recessi del più munito porto nemico dove la flotta cautissima s'ostinava a covare la gloriuzza di Lissa.

   Fegato d'uomini e genialità di mezzi per riuscirvi.

Lungamente furono studiati ed approntati speciali barchini saltatori atti a superare le ostruzioni senza tagliarle; e più volte, nelle notti illuni essi furono portati fin sotto gli sbarramenti di Pola, senza però mai poter tentare a fondo l'impresa.

Finchè la notte del 13 maggio 1918 il barchino che aveva nome " Grillo ", al comando del capitano di corvetta Mario Pellegrino, con a bordo il secondo capo torpediniere Milani, il marinaio Angelino ed il fuochista Corrias, lasciato libero dalla gloriosa 9 P.N. all'altezza dell'isola di S. Girolamo, decisamente diresse sulle ostruzioni.

   Nitidamente, poichè la notte s'era fatta serena, il comandante distinse il guardaporto ormeggiato parallelamente alle ostruzioni a circa cento metri dal molo. Sperò, per la piccolezza del barchino, di non essere visto.... Dal guarda porto gli fu dato il " chi va là ". Ma egli, senza rispondere, fermata l'elica per evitare rumore, attaccò la prima ostruzione. Subito dal guarda porto un proiettore lo investì in pieno. Poi un altro più debole, rossastro, di Punta Cristo. Poi un'altro, più potente di entrambi, da una nave ormeggiata nel porto. E udì le prime scariche di fucileria.

   Null'altro ormai egli poteva fare se non distruggere il suo apparecchio perchè, comunque, non cadesse in mano al nemico. Tuttavia volle tentare un ultimo azzardo. Andò avanti. Rapidissimamente superò tre altre, ma, quand'era per superare la quarta, vide di prua venirgli incontro un fanale rosso. " Ho immaginato - scrisse nel rapporto - che questo fanale fosse quello d'una imbarcazione di guardia che venisse, in rinforzo al guardaporto, ad impedirmi l'entrata,e, mentre fin'allora, nonostante il fuoco che veniva fatto contro il " Grillo ", mi aveva sorriso la speranza di riuscire a passare anche il secondo gruppo di ostruzioni e di lanciare per lo meno contro la nave che m'illuminava col suo proiettore, ora invece per il sopraggiungere di questa imbarcazione vedevo che avrei dovuto, in mancanza di meglio, lanciare non appena superata l'ultima ostruzione del primo gruppo." Non ne ebbe il tempo. Prossimo ad essere raggiunto dalla imbarcazione nemica, sotto un nutrito fuoco di fucileria, egli provvide d'urgenza a distruggere il " Grillo " ; tentò anche di lanciare i siluri, per impedire che gli austriaci potessero recuperarlo, ma, mentre era intento a questa manovra, il " Grillo " fu colpito da un colpo di cannone.

   Allora il barchino s'impennò e rapidamente colò a picco senza che il comandante avesse avuto il tempo di percepire dov'era stato colpito. Così i quattro uomini si trovarono in acqua, un ferito, Angelino ; e vi rimasero più di mezz'ora, finchè furono catturati.

   Di ritentare il forzamento di Pola coi barchini saltatori ormai non era più il caso. Il segreto non era più segreto pel nemico. Eppure bisognava ad ogni costo entrare nel covo: bisognava !...... E allora gli studi e gli sforzi si concentrarono sopra un altro apparecchio violatore, un apparecchio che si chiamò " Mignatta ", ideato dal maggiore del genio navale Raffaele Rossetti , costruito e lungamente provato a Venezia sotto la direzione di Costanzo Ciano, e che potrebbe definirsi un galleggiante siluriforme con propulsore, navigante normalmente quasi del tutto immerso ma atto a passare sotto le ostruzioni trasportato dall'equipaggio in abiti da palombari, munito di due torpedini a comando a tempo con dispositivo speciale, armi da portare a contatto della carena nemica e da lasciare lì dopo averne opportunamente regolata l'esplosione a tempo successivo entro il limite di alcune ore. Con questo apparecchio lo stesso inventore Rossetti ed il tenente medico Paolucci la notte del 31 ottobre 1918 affondarono, nel cuore della munitissima baia di Pola, la " Viribus Unitis ".

Fu l'ultima offesa alla pavida flotta. Ma se un un poco ancora avesse tardato l'armistizio, un più grave affronto le si sarebbe arrecato nel suo rifugio poichè già era stata convenientemente approntata la vecchia corazzata " Re Umberto ", la quale blindata e munita di speciali seghe e coltelli azionati automaticamente e disposti sullo sperone e sui fianchi di essa, avrebbe dovuto funzionare da ariete contro le ostruzioni di Pola, che avrebbero così dovuto cedere al suo sforzo, al taglio dei predetti apparecchi e al tiro d'una batteria di bombarde sistemata sulla sua prora. Appena entrata nel porto quaranta M.A.S. armati di siluri, sguinzagliati allo sbaraglio, avrebbero dovuta seguirla a portare lo scompiglio e la distruzione nelle munite acque della rada. Erano già quasi pronte le armi e pronti i cuori. Ma non vollero i Fati.

 

FINE

 

RED

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Modificato da Red
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Anch'io non sapevo che si progettava quell'azione !

L'Austria scansò per un pelo un ultimo disastro, che sarebbe stato memorabile, grazie all'armistizio.

Con 40 M.A.S. all'attacco sarebbe stato l'apocalisse !!!

Grazie Totiano !!!

 

RED

 

 

 

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