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il decreto no-triv e il comparto offshore


Totiano

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Come penso sappiate, il senato ha approvato il disegno di legge 989 sulle semplificazioni e sostegno economico delle imprese al cui interno è inserito l' Art. 11-ter. – (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee)  meglio conosciuto come "No-Triv" perché impedisce ogni attività in mare di ricerca ed estrazione.

 

Con preghiera di non inserire polemiche di carattere politico, che saranno immediatamente censurate, voi come valutate l'impatto di questa legge sul nostro comparto marittimo?

Io, ma sono di parte, vedo l'Italia  tra i leader di questo comparto, sia nella cantieristica che nelle flotte per la ricerca e l'estrazione. ENI -SAIPEM è la più famosa, ma ci sono anche realtà come Micoperi (la conoscete per il recupero del Costa Concordia) che lavorano in tutto il mondo. Credo no sia un caso che la Cina abbia aperto a Ravenna la sua società europea che dovrà acquisire il know how su cantieristica e off-shore.E Sempre a Ravenna si tiene l'OMC, un evento di levatura mondiale sull'off-shore.

A questo si aggiunge che continueremo a importare i combustibili fossili  e l'energia elettrica da altre nazioni, talvolta con condotti che passano attraverso nazioni in crisi o addirittura in conflitto.

 

 

 

  

 

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Direi che hai già detto tutto, Totiano. Tu sei di Ravenna, io Bolognese, abbiamo le piattaforme visibili dalla spiaggia da 40 anni e la Riviera è diventata il posto d'Italia con la maggiore concentrazione turistica balneare.... e sai bene che negli anni 50\60, Rimini, per dirne una, era luogo di emigrazione, verso la Germania prevalentemente. Ora: io non capisco queste cose, e lo dico in assoluta franchezza. Siamo al punto che si contesta, in Puglia, un tubo del gas che risale dal mare, o non si vogliono fare trivellazioni accampando le cose più disparate, dai terremoti a possibilità di incidenti tanto remoti quanto leggendari negli effetti. 

Mala tempora currant.

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A mio modesto parere, non è plausibile bloccare le attività estrattive offshore nel nostro paese, si tratta di un comparto non indifferente della nostra economia oltre ad essere, in particolare il gas, il futuro della propulsione navale. Se il decreto entrerà in vigore, significherà, in Adriatico, lasciare mano libera alle agguerrite nazioni balcaniche rivierasche, le quali attraverso aziende locali o partnership estere stanno acquisendo maggiori quote di mercato. Il gas naturale liquefatto (LNG) è il combustibile del futuro per le grandi navi commerciali, secondo un dirigente della Wartsila, una delle principali aziende produttrici di motori navali, entro il 2025 l’80% delle navi da crociera saranno alimentate a LNG. In un mondo multipolare come quello di oggi è giusto diversificare le entrate estere del gas, magari riducendo sempre più la quota di gas sarmatico, dando importanza e giocando un ruolo chiave nell’Est Mediterraneo, dove ENI detiene concessioni molto importanti tra Egitto e Cipro, ma si tratta comunque di zone con alto rischio di frizioni tra i paesi coinvolti dove in particolare Turchia e Russia non perdono occasione per fare dimostrazioni di forza nelle zone esplorative. Ritengo, dunque, necessario che l’attività estrattiva sia attiva in Italia in modo da tutelarsi contro eventuali problemi socio-politici che potrebbero avvenire nei paesi fornitori.

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Mi sembra una pura follia. Questa improvvida decisione va valutata in un campo economico più generale, non solo per il comparto marittimo. Significa lasciare arrugginire in mezzo al mare le piattaforme, che hanno richiesto dei corposi investimenti per essere realizzate. Investire in Italia diventa sempre più rischioso perché non c'è la certezza della continuità operativa. Significa perdita di posti di lavoro; significa dare meno lavoro alla cantieristica per la costruzione e manutenzione dei supply vessels; significa essere sempre più dipendenti da Paesi di elevata instabilità politica per le importazioni di metano. Sicuramente non è tutto, ma mi pare che possa bastare.

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Oltre al danno la beffa: Croazia e altri paesi rivieraschi porteranno avanti i loro progetti di trivellazione a scapito di quelli italiani. Quindi perdita economica secca e nessun vantaggio 'ecologico', peraltro tutto da dimostrare, visto le ampie ed efficienti misure di sicurezza adottate negli impianti off shore. Su questo tema non mancano messaggi ecoterroristici che viaggiano sul web.

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una delle cose che pensavo era che esistesse una volontà di preservare il giacimento Adriatico per un futuro davvero incerto, quando i prezzi saranno maggiori... ma con la Croazia che prenderà tutto non sembra sarà un futuro roseo.

 

Strano però, neanche uno a favore di questo decreto?

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