Red* Inviato 8 Gennaio, 2019 Segnala Share Inviato 8 Gennaio, 2019 8/1/2019 Proseguo con il nuovo anno con i racconti di guerra tratti dal libro " Bandiere sul mare - Episodi della Grande Guerra " di Michele Vocino . 11° Episodio : I NAUFRAGHI DEL " NEMBO " Nel primo schiarire del giorno già si profilavano appena le alte cime dell'isola di Corfù. Le due navi filavano guardinghe, di conserva, lungo la costa albanese tra Valona e Santi Quaranta : il " Bormida " un vecchio piroscafo carico di truppa, ed il " Nembo ", vecchio caccia di scorta. Tempo fosco e piovoso. E fu il tempo, o il destino, che impedì alle vedette d'avvistare il sommergibile all'agguato ? Il siluro colpì e scoppiò assolutamente improvviso. Il personale di guardia, sul caccia, era al suo posto. Il comandante, capitano di corvetta Emanuele Russo, sul ponte di comando era nel casotto; fuori stavano gli altri due ufficiali, il tenente di vascello Ceccarelli ed il guardiamarina Castrogiovanni, a prendere i rilevamenti del fanale di Aspri Ruga per accertare la posizione. Colpito a destra a destra in prossimità del locale dinamo, il caccia prima s'abbattè sul fianco, poi, rapidissimamente si spezzo in due ripiegandosi in dentro, e in tre minuti colò a picco, con la prua e la poppa in alto, in una visione di tragedia quasi irreale. Affondando, s'udirono alcuni scoppi d'esplosione a bordo. Si vide il tenente Ceccarelli scendere a precipizio la scaletta del ponte di comando diretto verso poppa, chiamando la gente al posto di salvataggio. Poi non lo si vide più: scomparso per sempre. Si vide gettarsi in acqua, ultimo, il comandante completamente vestito, col cappotto da sentinella.......Il guardiamarina, che nuotava, lo chiamò : ma non ne ebbe risposta; e non lo trovò tra i pochi naufraghi superstiti, quando, cessato il vortice dell'affondamento, il mare tornò tranquillo a stendere la sua eterna lapide azzurra sull'azzurro sepolcro di uomini e di navi. Il guardiamarina, gettandosi in mare dal ponte di comando qualche minuto prima dell'affondamento della parte prodiera dello scafo, fu trascinato a fondo dal vortice.Ma subito riassommò e riuscì a raggiungere un salvagente con tre marinai. I naufraghi rimasero un poco nell'attesa mortale. Nulla, intorno, sul mare...... Fin quando ? Dopo un'ora, spinti alla deriva verso il nord, videro passare una lancia, che riconobbero del " Bormida "...... Ma la gente a bordo era gente ignota, e parlava lingua ignota. La lancia si accostò: uno chiese loro in cattivo italiano, se volevano salire a bordo. Era la salvezza; ma, poichè i naufraghi s'accorsero che gli altri erano austriaci, pensarono che con la salvezza era certa la prigionia. Si consultarono reciprocamente, senza parlare, guardandosi, con gli occhi smarriti. Negli occhi era l'anima d'ognuno, a nudo, dinanzi alla morte. Il guardiamarina intese il sentimento degli altri, che era all'unisono col suo. E rifiutò. Il salvagente continuò la sua drammatica rotta verso l'ignoto, nel deserto del mare. Il mare era un poco mosso. I naufraghi riuscivano a stento a dirigere verso terra, usando a guisa di remi alcuni pezzi di legno del naufragio. E nuotarono così, per sei ore. Ma dopo sei ore di stenti, e di pericolo, e di difficoltà, misero piede a terra, a tre miglia circa da Aspri Ruga. E subito corsero, incuranti di se stessi, alle prossime stazioni di vedetta perchè disponessero per la cattura degli austriaci che essi avevano visto dirigere con la lancia verso la costa. Gli austriaci furono catturati . Che era mai successo di strano in quel tragico in quel tragico rapidissimo affondamento ? Evidentemente il siluro era diretto al piroscafo e prese invece il caccia. Il piroscafo, scampato, nella prima confusione aspettandosi un immediato secondo siluro, ammainò una imbarcazione per provvedere al salvataggio della gente, ma, poichè il siluro non venne, abbandonò in mare la lancia, e mise a tutta forza, riuscendo a raggiungere incolume Santi Quaranta. Intanto il sommergibile " l'U.16 " ignaro d'aver colpito il caccia, continuò ad avanzare manovrando subito per immergersi. Ed immergendosi s'avvicinò troppo al " Nembo " che colava a picco. Gli fu prossimo proprio quando sulla nave uccisa scoppiavano le bombe antisommergibili ch'ella aveva a bordo: quelle esplosioni che i naufraghi avevano avvertite al momento dell'affondamento. Così si ebbe, da quegli scoppi, tale una scossa tale da fargli subito aprire alcune falle che gli consentirono appena di risalire in superficie rapidamente alleggerendosi di tutta la zavorra liquida e di rimanervi, prima di affondare, pochissimi minuti quanto bastò all'equipaggio di gittarsi in mare. E di raggiungere, per bizzarra fortuna, l'imbarcazione abbandonata dal piroscafo. Qualche altro naufrago del " Nembo " fu poi tratto in salvo dal " Lanciere " e dal " Centauro " accorsi sul posto del siluramento : e qualche cadavere. L'ammiraglio Cusani Visconti, comandante della V^ Divisione Navale, nell'inchiesta che subito eseguì interrogando i superstiti, concluse " Ho con soddisfazione riconosciuto che tutto il personale di bordo si è comportato con grande calma ed in modo lodevolissimo. Nel momento del disastro non fu udito un grido, nè fu visto alcun segno di menomato coraggio.......". E dice, fra l'altro, riportando le testimonianze di alcuni naufraghi del " Nembo " : " Essi riferiscono concordemente di aver visto il comandante uscire dal casotto nell'istante dell'esplosione; che hanno ripetutamente da lui sentito raccomandare con vivace e sorridente espressione la calma ed il coraggio, e che lo hanno visto poi gittarsi in mare continuando ad esortarli sempre , anche in acqua, con le parole : " Allegri, ragazzi, coraggio ! ". In seguito un piovasco fortissimo lo avvolse, e non lo videro più. " Sul " Centauro, quando nel fosco tramonto autunnale, sicuri ormai di non poter più nulla trovare sul quel mare sanguigno, si mise la prua a terra, ancora un oggetto oscuro, che si dondolava sulle onde, fu a stento avvistato dalle vedette. La nave si fermò. S'ammainò una lancia. L'armamento, avvicinatosi, spinse una gaffa d'accosto ad arraffare un cappotto da sentinella....... L'oggetto fu tratto a bordo......... Così l'eroico comandante del " Nembo " potè avere cristiana sepoltura sotto i cipressi della sua Sicilia . FINE RED Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
LColombo Inviato 8 Gennaio, 2019 Segnala Share Inviato 8 Gennaio, 2019 Il guardiamarina Castrogiovanni era Ignazio Castrogiovanni, che durante la seconda guerra mondiale comandò, da capitano di vascello, i cctt Ugolino Vivaldi (durante la battaglia di Mezzo Giugno, in cui il Vivaldi fu gravemente danneggiato durante lo scontro con la scorta del convoglio "Harpoon", ma si salvò grazie alla strenua difesa sua e del Malocello) ed Aviere. Trovò la morte in seguito all'affondamento di quest'ultimo, in circostanze molto simili al suo vecchio comandante del Nembo. Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Red* Inviato 9 Gennaio, 2019 Autore Segnala Share Inviato 9 Gennaio, 2019 (modificato) Grazie LColombo !!!Il Il Capitano di Vascello Ignazio Castrogiovanni era nato a Palermo il 18 agosto 1896. La MOVM le fu assegnata in commutazione di una MAVM con D.P. del 27 maggio 1949. Fu già decorato con 2 MAVM - 3 MBVM - 1 Croce di Guerra al VM sul campo ed 1 Croce di Ferro di 2^ Classe tedesca (ottobre 1942). Un saluto RED PS : Quì ,come vedi, non riesco più a scrivere bene da quando hanno fatto le modifiche al Forum ! Modificato 10 Gennaio, 2019 da Red Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Totiano* Inviato 9 Gennaio, 2019 Segnala Share Inviato 9 Gennaio, 2019 faccio una prova, Gianni 8/1/2019 Proseguo con il nuovo anno con i racconti di guerra tratti dal libro " Bandiere sul mare - Episodi della Grande Guerra " di Michele Vocino . 11° Episodio : I NAUFRAGHI DEL " NEMBO " Nel primo schiarire del giorno già si profilavano appena le alte cime dell'isola di Corfù. Le due navi filavano guardinghe, di conserva, lungo la costa albanese tra Valona e Santi Quaranta : il " Bormida " un vecchio piroscafo carico di truppa, ed il " Nembo ", vecchio caccia di scorta. Tempo fosco e piovoso. E fu il tempo, o il destino, che impedì alle vedette d'avvistare il sommergibile all'agguato ? Il siluro colpì e scoppiò assolutamente improvviso. Il personale di guardia, sul caccia, era al suo posto. Il comandante, capitano di corvetta Emanuele Russo, sul ponte di comando era nel casotto; fuori stavano gli altri due ufficiali, il tenente di vascello Ceccarelli ed il guardiamarina Castrogiovanni, a prendere i rilevamenti del fanale di Aspri Ruga per accertare la posizione. Colpito a destra a destra in prossimità del locale dinamo, il caccia prima s'abbattè sul fianco, poi, rapidissimamente si spezzo in due ripiegandosi in dentro, e in tre minuti colò a picco, con la prua e la poppa in alto, in una visione di tragedia quasi irreale. Affondando, s'udirono alcuni scoppi d'esplosione a bordo. Si vide il tenente Ceccarelli scendere a precipizio la scaletta del ponte di comando diretto verso poppa, chiamando la gente al posto di salvataggio. Poi non lo si vide più: scomparso per sempre. Si vide gettarsi in acqua, ultimo, il comandante completamente vestito, col cappotto da sentinella.......Il guardiamarina, che nuotava, lo chiamò : ma non ne ebbe risposta; e non lo trovò tra i pochi naufraghi superstiti, quando, cessato il vortice dell'affondamento, il mare tornò tranquillo a stendere la sua eterna lapide azzurra sull'azzurro sepolcro di uomini e di navi. Il guardiamarina, gettandosi in mare dal ponte di comando qualche minuto prima dell'affondamento della parte prodiera dello scafo, fu trascinato a fondo dal vortice.Ma subito riassommò e riuscì a raggiungere un salvagente con tre marinai. I naufraghi rimasero un poco nell'attesa mortale. Nulla, intorno, sul mare...... Fin quando ? Dopo un'ora, spinti alla deriva verso il nord, videro passare una lancia, che riconobbero del " Bormida "...... Ma la gente a bordo era gente ignota, e parlava lingua ignota. La lancia si accostò: uno chiese loro in cattivo italiano, se volevano salire a bordo. Era la salvezza; ma, poichè i naufraghi s'accorsero che gli altri erano austriaci, pensarono che con la salvezza era certa la prigionia. Si consultarono reciprocamente, senza parlare, guardandosi, con gli occhi smarriti. Negli occhi era l'anima d'ognuno, a nudo, dinanzi alla morte. Il guardiamarina intese il sentimento degli altri, che era all'unisono col suo. rifiutò. Il salvagente continuò la sua drammatica rotta verso l'ignoto, nel deserto del mare. Il mare era un poco mosso. I naufraghi riuscivano a stento a dirigere verso terra, usando a guisa di remi alcuni pezzi di legno del naufragio. E nuotarono così, per sei ore. Ma dopo sei ore di stenti, e di pericolo, e di difficoltà, misero piede a terra, a tre miglia circa da Aspri Ruga. E subito corsero, incuranti di se stessi, alle prossime stazioni di vedetta perchè disponessero per la cattura degli austriaci che essi avevano visto dirigere con la lancia verso la costa. Gli austriaci furono catturati. Che era mai successo di strano in quel tragico in quel tragico rapidissimo affondamento ? Evidentemente il siluro era diretto al piroscafo e prese invece il caccia. Il piroscafo, scampato, nella prima confusione aspettandosi un immediato secondo siluro, ammainò una imbarcazione per provvedere al salvataggio della gente, ma, poichè il siluro non venne, abbandonò in mare la lancia, e mise a tutta forza, riuscendo a raggiungere incolume Santi Quaranta. Intanto il sommergibile " l'U.16 " ignaro d'aver colpito il caccia, continuò ad avanzare manovrando subito per immergersi. Ed immergendosi s'avvicinò troppo al " Nembo " che colava a picco. Gli fu prossimo proprio quando sulla nave uccisa scoppiavano le bombe antisommergibili ch'ella aveva a bordo: quelle esplosioni che i naufraghi avevano avvertite al momento dell'affondamento. Così si ebbe, da quegli scoppi, tale una scossa tale da fargli subito aprire alcune falle che gli consentirono appena di risalire in superficie rapidamente alleggerendosi di tutta la zavorra liquida e di rimanervi, prima di affondare, pochissimi minuti quanto bastò all'equipaggio di gittarsi in mare. E di raggiungere, per bizzarra fortuna, l'imbarcazione abbandonata dal piroscafo. Qualche altro naufrago del " Nembo " fu poi tratto in salvo dal " Lanciere " e dal " Centauro " accorsi sul posto del siluramento : e qualche cadavere. L'ammiraglio Cusani Visconti, comandante della V^ Divisione Navale, nell'inchiesta che subito eseguì interrogando i superstiti, concluse " Ho con soddisfazione riconosciuto che tutto il personale di bordo si è comportato con grande calma ed in modo lodevolissimo. Nel momento del disastro non fu udito un grido, nè fu visto alcun segno di menomato coraggio.......". E dice, fra l'altro, riportando le testimonianze di alcuni naufraghi del " Nembo " : " Essi riferiscono concordemente di aver visto il comandante uscire dal casotto nell'istante dell'esplosione; che hanno ripetutamente da lui sentito raccomandare con vivace e sorridente espressione la calma ed il coraggio, e che lo hanno visto poi gittarsi in mare continuando ad esortarli sempre , anche in acqua, con le parole : " Allegri, ragazzi, coraggio ! ". In seguito un piovasco fortissimo lo avvolse, e non lo videro più. Sul " Centauro, quando nel fosco tramonto autunnale, sicuri ormai di non poter più nulla trovare sul quel mare sanguigno, si mise la prua a terra, ancora un oggetto oscuro, che si dondolava sulle onde, fu a stento avvistato dalle vedette. La nave si fermò. S'ammainò una lancia. L'armamento, avvicinatosi, spinse una gaffa d'accosto ad arraffare un cappotto da sentinella....... L'oggetto fu tratto a bordo......... Così l'eroico comandante del " Nembo " potè avere cristiana sepoltura sotto i cipressi della sua Sicilia . FINE RED Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Red* Inviato 9 Gennaio, 2019 Autore Segnala Share Inviato 9 Gennaio, 2019 Sembra così che la tua scrittura va bene ! Ma come vedi non la mia ! Pazienza, vorrà dire che occuperò più spazio ! Grazie !!! RED Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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