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E Se Facessi Un Delfino In 1:24?


Ocean's One

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Cari Comandanti,

 

ecco un ulteriore piccolo aggiornamento, con la foto dell’ultima sezione dello scafo.

Non sto a tediarvi sulla stampa delle singole sezioni, sempre più o meno uguali fra loro, né sull’attività di levigatura delle stesse.

Condividerò maggiormente la costruzione non appena inizierò a chiodare e realizzare ulteriori dettagli.

 

Delf-24-8-4.jpg

 

 

Invece, in questo post mi preme mettervi al corrente sul piano di chiodature che ho dedotto finora.

Ne vedete qui sotto un disegno riassuntivo, con i colori che identificano le diverse tipologie di giunzioni.

 

Innanzitutto c’è la chiodatura singola della torretta, indicata in rosso, che è assolutamente confermata perché visibile nella foto del post 18, immagine da cui posso anche dedurre con certezza un passo di 10 cm fra i chiodi.

Ci sono poi le due chiodature quadruple con coprigiunto, che uniscono il corpo centrale ai due elementi di estremità, colorate in giallo in questo disegno; queste sono state già descritte nella seconda parte del post 18 e non penso ci sia bisogno di ulteriori chiarimenti.

 

Dopodiché, nella foto del post 18 è visibile anche una chiodatura verticale singola su una delle ordinate, con il consolidato passo di 10 cm fra i chiodi adiacenti. Ho segnato in rosso anche queste serie di chiodi, che si ripetono almeno quatto volte nella sezione centrale, più la piccola giunzione sulla calotta di prua che era ottenuta da fusione (e poi modificata per l’installazione del tubo lanciasiluri).

Effettivamente, ci sarebbe da chiedersi perché solo alcune delle 39 ordinate di cui il battello è dotato debbano avere la chiodatura ed altre no.

A rigore, le giunzioni sono solo in corrispondenza dei due coprigiunti, quindi le altre chiodature servono solo per dare rigidezza strutturale e non tenuta stagna. I disegni disponibili in rete mostrano sei linee verticali sullo scafo, che dovrebbero essere le sei chiodature sulle ordinate: due di estremità (già note, quadruple con coprigiunto) e quattro intermedie con un passo di circa 3,60 m.

Io assumo che questa informazione sia veritiera, non avendo altre fonti né ritenendo logico che tutte e 39 le ordinate fossero completamente chiodate a passo fitto (sono molto vicine fra loro, solo 60 cm l’una dall’altra, avrebbe senso?)

 

chio-D-05.png

 

Passo ora alle chiodature non strutturali, ma destinate al vincolo degli elementi accessori: alette antirollio e chiglia sganciabile, in fucsia nel mio disegno.

Per le alette, come da ultimo post del Dir, supponiamo una piegatura ad L bloccata da una chiodatura singola, che in questo caso dovrebbe essere meno fitta, non essendo particolarmente sollecitata. Potrei raddoppiarne il passo, 20 cm anziché 10, oppure addirittura triplicarlo. Per certo c’è almeno un chiodo ogni 60 cm, perché questo è il passo delle ordinate, ma è più logico inserire uno o due chiodi intermedi in questa lunghezza.

Quindi, passo 20 cm o passo 30 cm? Immagino che qui la ricerca sia ancora più difficile, a meno di trovare info su battelli o anche su navi di superficie del periodo (le torpediniere avevano le alette antirollio?)

Infine, vorrei usare lo stesso passo di chiodatura anche per gli angolari destinati a bloccare lateralmente la chiglia sganciabile, o “barchetta”. Quello che faccio per le alette lo ripeto esattamente uguale qui, è logico.

___________

 

Oltre a tutto ciò dovrei anche parlarvi delle supposte chiodature che ho evidenziato in arancione, ma non lo faccio ora perché di carne al fuoco ce ne è già abbastanza…

Ciao, a presto!

Modificato da Ocean's One
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Tu vuoi anche replicare l'esatta (o almeno realistica) spaziatura tra un chiodo e l'altro?

 

Che eri un amante dei dettagli era noto, che ne sei un maniaco della perfezione lo sappiamo adesso. :D :D

 

Quando lo avrai finito Betasom dovrà organizzare una licenza apposita per l'ostentazione del Modello che verrà esposto in piazza Duomo a Milano per l'adorazione dei fedeli vero?

 

Sei un mito e noi siamo i tuoi più accaniti fan.

 

Non va comunque tolto merito anche al Dir che ormai me lo immagino sepolto in sotterranei dell'ufficio storico e di altri uffici della Marina a trovare quasiasi cosa parli del Delfino e ne mostri i suoi dettagli per carpirli e portarli a mastro Oceans.

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Quando lo avrai finito Betasom dovrà organizzare una licenza apposita per l'ostentazione del Modello che verrà esposto in piazza Duomo a Milano per l'adorazione dei fedeli vero?

 

Non esattamente, l'ostentazione dovrebbe avvenire a Taranto nella cappella della madonnina di Betasom :wink:

 

 

Non va comunque tolto merito anche al Dir che ormai me lo immagino sepolto in sotterranei dell'ufficio storico e di altri uffici della Marina a trovare quasiasi cosa parli del Delfino e ne mostri i suoi dettagli per carpirli e portarli a mastro Oceans.

 

Magari potessi! però c'è qualche amico e socio che da un mano, segnatamente Chimera, Marco Sciarretta e Moreno 1975

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Ti ringrazio molto, caro Iscandar.

Io non ho problemi a "passare i segreti" del Delfino a chi sia veramente interessato a riprodurlo.

Anzi, unendo i contributi di tutti magari si riuscirà a fare ulteriore luce su questo interessantissimo tema.

Del resto il forum Betasom è pubblico e in questa sede abbiamo già commentato diversi dettagli tecnici del nostro primo sommegibile.

Continuiamo così...

_________

 

Piccolo aggiornamento sull'attività di chiodatura, che come previsto mi sta richiedendo un corposo impegno.

Ho sistemato i 206 chiodi della sezione centro-poppiera: due chiodature complete sulle ordinate, la chiodatura a passo lungo sull'aletta antirollio (quest'ultima ancora assente) e un'altra chiodatura a passo lungo per bloccare gli angolari di allineamento della chiglia sganciabile.

 

Su questa sezione dovrò poi realizzare la presa a mare per la pompa centrifuga di esaurimento della cassa poppiera: foro ovale + tubetto tagliato a fetta di salame ed incollato allo scafo + chiodatura perimetrale.

In posizione prossima alla fine della "barchetta" sganciabile ci sarà invece la presa a mare (tonda) per il riempimento della suddetta cassa.

(A veder bene, qui da qualche parte dovrei anche mettere qualche anodo sacrificale, ma sinceramente non saprei dove... :sad: )

 

Delf-24-C01.jpg

 

 

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Ottima domanda, acuto Iscandar!

Io non ti saprei rispondere, ma Wiki dice che in Italia le prime applicazioni ci furono solo negli anni trenta.

Se così fosse, il dubbio degli anodi non si porrebbe nemmeno: sarebbe un'altra conferma per fare un modello fedele, ovviamente privo di questi componenti.

 

Speriamo che qualche illuminato Comandante ci possa dare una conferma definitiva.

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Ulteriore piccolo aggiornamento.

Fra ieri ed oggi mi sono fatto un ulteriore “dose” di 150 chiodi, ma ne mancano ancora altrettanti prima di potervi presentare qualcosa di sensato.

 

Invece, vorrei affrontare il punto che avevo lasciato indietro qualche giorno fa, ovvero le chiodature indicate in arancione nella figura del post 51.

Guardando la sezione longitudinale del Delfino, risulta chiarissima la posizione delle casse di immersione, che sono tre e sono poste nella parte inferiore dello scafo, l’una di seguito all’altra.

Ciascuna cassa di estende per la lunghezza di 6 ordinate, ovvero 3,60 m. Le casse sono contigue, ed ho la quasi certezza che siano comunicanti tra loro: infatti, se è vero che era prevista l’immissione indipendente di aria compressa per ciascuna di esse, le pompe centrifughe pescavano invece solo dalla cassa centrale, mentre le prese a mare di riempimento erano connesse solo alle due casse di estremità.

Potrei ipotizzare un ulteriore sistema di valvole per aprire o chiudere la comunicazione fra le diverse casse, rendendole di fatto in grado di agire anche come controllo dell’assetto longitudinale, ma nulla di ciò è mostrato nella dettagliata sezione da cui attingo. Pertanto, ritengo che le paratie trasversali intermedie fossero forate e servissero solo per evitare eccessivi scuotimenti dell’acqua di zavorra, dannosi per l’assetto longitudinale.

 

Torno adesso al tema principale delle chiodature, perché queste casse erano ottenute integralmente nella parte bassa dello scafo e necessitavano di tenuta stagna sia verso l’interno che verso l’esterno.

Vi mostro un dettaglio dei disegni dell’epoca, dove ho evidenziato in giallo il volume della cassa allagabile (in questo caso quella prodiera), limitato a prua dalla paratia sull’ordinata numero 10, sul cui lato esterno potete vedere la presa a mare di riempimento e la relativa valvola (a comando rigorosamente manuale, c’è bisogno di dirlo? :biggrin:)

 

strut-D-02.png

 

Questa paratia e quest’ordinata sono sicuramente vincolate allo scafo attraverso una chiodatura singola fitta, indicata in rosso, di cui sono certo e che anzi ho già iniziato a riprodurre.

Invece, vorrei concentrarmi sul cielo della cassa di immersione, che da quanto si vede era piano e non bombato (la seconda soluzione sarebbe stata più robusta, ma l’esperienza ancora mancava…).

Per garantire la tenuta stagna di questa parete serve sui lati una chiodatura continua longitudinale, corredata da diversi elementi di rinforzo, ovvero squadrette chiodate sia allo scafo che alla parete superiore della cassa. Qui ho ipotizzato tre chiodi per ognuna di queste squadrette, e naturalmente una squadretta per ogni ordinata (con passo di 60 cm).

In questo modo riesco ad avere un’idea delle chiodature che attraversavano lo scafo resistente (ovvero lo scafo esterno, stante la costruzione a semplice scafo).

Sul modello ci dovrà essere una linea chiodata longitudinale orizzontale, e sequenze di 3-4 chiodi verticali con passo 60 cm in scala, per le squadrette di rinforzo.

 

Visto che non è semplicissimo visualizzare tutto ciò, ho preparato un secondo disegno con la sezione trasversale da me ipotizzata. Vi mostro la posizione della parete superiore della cassa, le squadrette a V acuto di rinforzo, la posizione delle chiodature che competono a queste strutture e che quindi dovrò riprodurre (in arancione).

In aggiunta, ho riportato gli altri dettagli di cui vi avevo già parlato: alette antirollio e chiglia di zavorra sganciabile.

 

chio-D-06.png

 

Come vedete, mi sto addentrando sempre più nell’affascinante struttura di questo nostro battello, cosa che mi stimola e mi preoccupa al tempo stesso. Cosa dite, ci sto azzeccando?

Lo so, occorre ragionarci e di questo passo tutte le risposte ci saranno solo l’anno prossimo, ma di questo non mi preoccupo… :biggrin:

___________

 

p.s. però una piccola verifica l’ho già fatta: supponendo che le casse si estendano effettivamente nella supposta “mezzaluna” indicata in giallo, esse avrebbero un volume di circa 10 m3, simile alla differenza fra dislocamento in immersione e quello in superficie del Delfino 1895. Quindi, almeno i conti tornano…

Modificato da Ocean's One
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Ci sono, anche se un "impacciato" dalle libagioni di periodo. Devo ragionarci sopra perche su alcune cose non sono convinto.

Ad esempio le tre casse, se fossero collegate, potrebbero essere pericoloso per la stabilità del battello (pur con paratie forate) , creando sia un pericoloso specchio liquido sia un improvviso spostamento di massa alla prima variazione di quota, che potrebbe rivlersi ingestibile coi timoni. Ma è anche vero che era sperimentale e mi sembra che il battello affondato per lo spostamento di zavorra sia andato perso ai primi del '900. Insomma, forse il buonsenso acquisito in 100 anni di navigazione subacquea porebbe essere non cmpletamente compatibile con il Delfino....

Le chiodature arancioni per il cielo delle casse forse sono eccessive su tre file, ma la mia esperienza nel campo è quella di un principante...

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Grazie Marco della celere risposta.

In realtà io ipotizzavo una sola chiodatura fitta per il cielo delle casse, e non tre parallele.

I tre chiodi sovrapposti li pensavo solo per le squadrette a V acuto che irrigidivano il cielo delle casse vincolandolo alle ordinate. E' quindi una serie di rinforzi discontinui, con passo 60 cm.

Il disegno del post 51 (linee arancioni) ti mostra cosa intenderei fare...

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Per chiarificazione finale, ecco lo scafo visto dal sotto e dal lato sinistro, con tracciate le forature che ho ipotizzato.

Vedete in verticale le due linee continue sui lati lunghi delle casse (un po' convergenti, perchè lo scafo si stringe). Queste linee sono a chiodatura singola e non tripla, come ho scritto sopra.

Ci sono poi i brevi segmenti paralleli con soltanto 3 chiodi, in corrispondenza delle squadrette che vincolano il cielo delle casse allo scafo; questi rinforzi sono spaziati in scala di 25 mm, esattamente come vedete in foto.

E' vero che non ci sono foto dell'epoca che provano definitivamente la cosa, ma questa è la chiodatura più logica per vincolarsi all'ossatura interna che conosciamo ( = quella della prima figura del post 62)

 

Delf-24-D01.jpg

 

 

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Ottimo.

Grazie Marco, ora procedo con queste ulteriori chiodature.

 

Questa "magna cogitatio mechanica" è la parte più nobile della discussione. Apprezzo i contributi tuoi e di tutti gli altri Comandanti in lettura.

________

 

P.S. Non mi sono dimenticato i tuoi commenti sulle casse comunicanti o meno. Li riprenderò fra qualche giorno ...

Modificato da Ocean's One
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Buongiorno Comandanti,
 
vi aggiorno sul lavoro in corso che, come potete immaginare, ha riguardato la realizzazione di ulteriori chiodature sul battello.
Sono ora a ben 848 chiodi inseriti, e sinceramente posso dire di essere un po’ stufo…
Pensate che ieri, guardando in TV per l’ennesima volta il film “Titanic”, la mia attenzione veniva richiamata ogniqualvolta si vedeva una chiodatura all’interno della nave!
Deformazione “professionale”?
(fra l’altro, James Cameron ha sbagliato: nel suo film le teste dei chiodi sono cilindriche, anziché semisferiche dopo ribaditura…)
 
Tornando al Delfino, durante queste vacanze ho ultimato quasi tutte le chiodature sulle ordinate principali, sulle alette antirollio, sui coprigiunti delle sezioni terminali, sugli angolari della chiglia e sulle casse di immersione.
Mancano ancora i chiodi della torretta, delle prese a mare, delle tenute delle eliche, dei timoni e di ulteriori dettagli come gli occhioni di sollevamento e le bitte.
Diciamo che restano ancora circa quattrocento piccolissimi chiodi da inserire a mano.
 
In effetti, le minime dimensioni dei chiodi sono state una notevole difficoltà, tenuto conto che dovevo afferrare il chiodino da 1 mm tra i miei “immensi” polpastrelli, rigirarlo fra le dita per prenderlo dal lato della testa (di ben 1,5 mm, wow!) ed inserirlo nel piccolissimo foro praticato in precedenza con il trapanino.
Nemmeno le pinzette erano di molto aiuto, spesso il chiodino scivolava o si impuntava.
Tuttavia, durante le mie attive ferie natalizie, un insperato aiuto si è manifestato: la mia nipotina Chiara di 5 anni!
“Zio, ti posso aiutare a mettere i chiodi nel tuo Delfino?”
 
Già mi entusiasmava che si ricordasse il nome da me pronunciato, ma quando l’ho vista all’opera ho esultato: con le sue micro-manine afferrava i chiodini in scioltezza, se li rigirava fra i ditini e li inseriva nei fori con estrema precisione e velocità (diciamo almeno il triplo della mia)
Ovviamente il cianoacrilato lo mettevo io dopo l’inserimeto, ma grazie al contributo della piccola Chiara oggi sono certamente a buon punto, come vedete dalla foto allegata.
 
p.s. Ma è lavoro minorile, qualcuno dirà? Beh, forse sì, anche se spontaneamente offerto. Vi devo però dire che la nipotina è stata prontamente ripagata, viste le ricorrenze del Natale e dell’Epifania…! 
 
 
Delf-24-E01.jpg
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Uno splendido modo di insegnare la storia, adatto alla giovane età della tua nipotina. Senza entrare poi nel merito della passione condivisa fra generazioni. L'immenso valore dei nonni, radici profonde che sorreggono lo slancio verso il futuro delle nuove generazioni. Ora non è più UN Delfino, ma Il Delfino! Bravissimi!!!

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Just now, fanghino said:

Uno splendido modo di insegnare la storia, adatto alla giovane età della tua nipotina. Senza entrare poi nel merito della passione condivisa fra generazioni. L'immenso valore dei nonni, radici profonde che sorreggono lo slancio verso il futuro delle nuove generazioni. Ora non è più UN Delfino, ma Il Delfino! Bravissimi!!!

....io ho le manine da rocciatore, ma un sottomarino lo devo ancor vedere pure io.... vale anche per me la proposta? 😉

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Dopo aver ringraziato il maestro Obi-Wan Iscandar per la citazione, do il benvenuto a Fanghino sul mio thread.

Come vedi, Fanghino, si tratta di un modellismo un po' atipico: l'esecuzione diventa secondaria di fronte alla ricerca storica e all'analisi tecnica di quel poco che sappiamo di questo battello.

Ormai sto arrivando al punto di realizzare una parte solo se ho capito bene cosa ci stia dietro tecnicamente; ciò mette in evidenza l'ingegno e la creatività dei nostri progettisti dell'epoca, e ricordiamo che questi non avevano progetti precedenti a cui riferirsi ogni dettaglio era per loro una sfida tecnica non secondaria.

Certamente, anche questa è una fettina di Storia, che sono io felice di studiare (e di presentare in modo "creativo" ad un paio di piccoli membri della generazione successiva... 😃 )

 

Penso di farvi cosa gradita spiegando sempre i dettagli di ciò che sto riproducendo, legati alla funzionalità del vero Delfino.

Per esempio, in questi giorni ho realizzato le quattro prese a mare, due delle quali sono visibili nella foto qui sotto. Vedete dal basso la parte centro-poppiera, che presenta una presa a mare tonda di riempimento, posta subito dietro alla "barchetta" della zavorra, ed una seconda apertura ovale sulla fiancata sinistra, collegata ad una pompa di esaurimento.

A prora la situazione viene ripetuta, con un'ulteriore presa verticale di riempimento ed un condotto di esaurimento che stavolta scarica sulla fiancata destra.


Delf-24-F01.jpg

 

Il ricco disegno da cui ho attinto mi ha dato dettagli sufficienti per realizzare tutto ciò, e quindi potrei dirmi soddisfatto.

Ciononostante, mi resta una certa curiosità, perchè ci sono due prese a mare per tipo, ma tre casse da riempire/svuotare: e allora, come erano connesse le prime con le seconde? C'era qualche connessione interna fra le casse per fare arrivare l'acqua dappertutto? Ci rifacciamo al tema delle casse comunicanti discusso con il Dir qualche post fa...

Ok, probabilmente tutto ciò non è indispensabile alla realizzazione del modello, ma è forte la mia curiosità di sapere come effettivamente il Delfino funzionava.

(Oltretutto, vorrei essere sicuro che non esistano ulteriori aperture nello scafo, che dovrei quindi riprodurre)

 

____________

p.s. Fanghino, su quale battello ci vedremo, al prossimo raduno? :submarine:

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Potrebbe essere che le casse siano comunicanti tramite valvola a comando manuale interna? 

Cerco di spiegarmi, prime si riempono le casse esterne, poi, con comando manuale si aprono le due valvole e si riempe la cassa centrale. Per lo svuotamento l'operazione si svolge al contrario.

 

Ops. il Dir. mi ha preceduto

Modificato da Iscandar
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Dir, Iscandar, ma siete sempre pronti con i vostri commenti tecnici...!

:smiley19:

 

Sì, effettivamente ci deve essere una connessione fra le casse, anche se una pompa di travaso interno è forse una soluzione troppo moderna, viste le dimensioni delle pompe e dei motori elettrici dell'epoca.

Invece, sono certamente possibili dei condotti aggiuntivi, con eventuali valvole per interrompere parte dei flussi.

Ecco uno schema di quanto ho verificato:

 

tecnica-Delfino-01.png

 

In effetti, posso dire che la pompa di prora va effettivamente ad esaurire le casse 1 e 2, e quella di poppa le casse 2 e 3.

Infatti, osservando i dettagli dei pescanti delle pompe (qui raffiguro quello della pompa poppiera), si vede che i tubi sono sdoppiati. Ogni pompa pesca quindi dalla relativa cassa di estremità ma anche dalla cassa centrale, che è quindi esaurita da entrambi i dispositivi.

 

tecnica-Delfino-02.png

 

Invece resta il dubbio di come possa avvenire il riempimento.

Tornando all'immagine già mostrata della valvola di riempimento di prora, noto che dopo la valvola il condotto sfocia in una sorta di collettore trasversale tondo (almeno così sembra), da cui si diparte il tubo che entra nella cassa 1 di estremità. Ma dallo stesso collettore non potrebbe partire un secondo tubo, qui non mostrato, che riempie la cassa centrale?

In questo modo, ogni cassa di estremità avrebbe un sistema di riempimento ed uno di esaurimento, mentre tutti questi dispositivi agirebbero anche sulla cassa centrale, sia a riempire che a svuotare.

Così il tutto si spiegherebbe, senza necessità di immaginarci una quinta presa a mare da qualche parte.

 

strut-D-02.png

 

Più di così non possiamo dire.

Probabilmente c'erano anche delle valvole interne di intercettazione, ma che ci siano o meno non influisce sull'esecuzione del mio modello.

Il minimo "sindacale" è raggiunto...

 

 

 

Modificato da Ocean's One
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E' bellissimo ripercorrere attraverso questo modello la storia di questi pionieri della tecnologia sottomarina, me li immagino intenti a studiare componenti di cui hanno solo dei disegni e di cui nessun altro aveva prima di loro costruito qualcosa e provato la loro efficacia.

Me li immagino con accanto un cestino pieno zeppo di fogli stracciati dove furono scritte idee poi scartate in un'era dove non c'erano i computer, i simulatori, il CAD, ma soprattutto non vi erano esemplari gia costruiti da prendere a modello, il Delfino è stato il frutto di quei cestini pieni di carta stracciata.

 

Non era sicuramente il primo sottomarino costruito ma era il primo in Italia e a quell'epoca la condivisione tecnologica non era quella di oggi.

 

EDIT: secondo me oltre ad esporre il modello (che farebbe gia la sua figura in qualunque casa e/o fiera/museo)  sarebbe da dare alle stampe anche una sorta di documento che ripercorra questa ricerca storica, una sorta di "Road To Delfino" per valorizzarlo ancora di più

 

Modificato da Regia Marina
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Certo Iscandar, e ti assicuro che farò (faremo) tutto il possibile per dare evidenza alla cosa.

Vedo il Dir molto sul pezzo e, per parte mia, sono più che disponibile a preparare qualcosa anche sullo studio storico.

Per esempio, potrei aggiornare ulteriormente la mia presentazione digitale sugli sviluppi del battello, adesso che ne sappiamo di più.

 

Diamo tempo a tempo: ora il modello, poi il necessario "contorno"...

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Illustri comandanti, al prossimo raduno spero proprio di esserci. Spero quindi non sia a Taranto, che mi vedrebbe tagliato fuori per ragioni logistiche. Ma La Spezia è già fattibile. Questo Delfino mi stupisce, con la tecnologia grossolana dell'epoca e pochissime conoscenze ingegneristiche specifiche già far qualcosa che funzionasse era una un successo. Le altre potenze navali erano grossomodo al nostro livello o avevano già mezzi più sofisticati?

 

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Tornando al modello, per il momento abbiamo discusso delle forme, disposizioni delle chiodature e dei sistemi idraulici ma il colore?

Che colorazione aveva il Delfino nel periodo in cui era un "Sottomarino"?

Abbiamo molte tavole a colori dove ne possiamo apprezzare le forme ma si possono ritenere colori reali o interpretazioni?

 

DI che colore era il Delfino?

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Sto cercando, in effetti, di organizzare qualcosa su Spezia, Fanghino, ma non era a bordo dei battelli. Vedremo. Nel frattempo, passando alla tecnologia dell'epoca, non possiamo parlare di tecnologie sofisticate, bensi di scelte differenti a parità di tecnologia. Qualcuno propose propulsioni a vapore, altri diesel e altri a benzina, per esempio, ma solo col  tempo si affermerà il diesel (diciamo dagli anni '10). Oppure, nella costruzione: il tipo Laurenti (forme scafo resistente non circolari ma adattate alle necessità interne) ebbe un certo successo fino a tutta la prima guerra mondiale, sembrando all'avanguardia fino a quando non emerse la necessita di quote maggiori, dove per forza era necessario una struttura circolare.

 

Non esiste una colorazione definitiva, non è riportata da nessuna parte. Viene ipotizzato spesso che sia rimasto con il colore del metallo o con un azzurro chiaro che lo mimetizzasse nel mare. In effetti nelle prime foto la colorazione appare sempre molto chiare e di colore continuo, come se non avesse linea del bagnasciuga e antivegetativa 

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32 minutes ago, Totiano said:

......

 

Non esiste una colorazione definitiva, non è riportata da nessuna parte. Viene ipotizzato spesso che sia rimasto con il colore del metallo o con un azzurro chiaro che lo mimetizzasse nel mare. In effetti nelle prime foto la colorazione appare sempre molto chiare e di colore continuo, come se non avesse linea del bagnasciuga e antivegetativa 

 

Un po come il Sottomarino di Isaac Peral (contemporaneo al Delfino o di poco anteriore) che è di un colore azzurrino tutto uniforme.

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Che sia di un colore uniforme senza demarcazioni concorderei anch'io.

Si vede sicuramente nella foto appeso alla gru, e in nessun'altra foto conosciuta si vede uno scafo bicolore o con discontinuità del colore.

Poi, dire azzurro o grigio è molto difficilie, visto che non disponiamo di foto a colori.

 

Invece, potrei dire qualcosa sulle tonalità del grigio (o azzurro che dir si voglia).

Lasciatemi tornare al mio studio 3D del Delfino 1a versione, che riallego qui per chiarezza:

 

Delfino-mod-170620.png

 

Come vedete, ci sono tre sottoversioni maggiori:

- quella originale, con la predisposizione per i lanciasiluri esterni

- quella del 1900 circa, dopo l'istallazione del tubo lanciasiluri interno

- quella del 1901, utilizzata durante la dimostrazione al Re, con le guardie delle eliche e una canna di ventilazione (o era un cleptoscopio?)

 

La prima, di cui abbiamo la foto appesa alla gru, era effettivamente di un colore molto chiaro, azzurrino o grigio o addirittura metallo naturale.

Sicuramente non farò questa versione, perchè prevedo il tubo interno e non le tenaglie esterne per i siluri.

Mi restano quindi la versione del 1900, che è la più slanciata esteticamente, e quella del 1901, che ha le bandiere ed è la più carica di gloria perchè usata nella dimostrazione ufficiale del 1901 davanti alle autorità.

Per i colori di queste due versioni, mi rifaccio a due foto disponibili, tratte dal nostro sito (fonti originali indicate)

 

Delfino-colori.png

 

Come vedete, quella sopra è la versione intermedia del 1900, molto lineare, e quella sotto è quella del 1901 completa di tutto.

Domande:

Che colori voi ci vedete? Grigio scuro quella sopra e grigio medio quella sotto?

Quale delle due potrei fare? Sono indeciso: preferire la bellezza  o la "gloria"?

 

 

Modificato da Ocean's One
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Io preferisco le linee pulite e slanciate della versione 1900.

 

La foto potrebbe essere stata scattata in condizioni di luce ombreggiata e questo potrebbe tradire un inscurimento del grigio ma potrebbe anche trattarsi di un grigio più marcato della versione da parata.

 

Direi che ci faremo inspirare dal battello stesso una volta completato il modello e visto nel suo insieme

 

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Nella prima foto, non mi sembra ci siano errori di esposizione. Perchè pure il lato della torretta illuminato è scuro. non penso fosse uno dei toni dell'azzurro. Probabile fosse una colorazione sul grigio opaco. Puoi però ragionare che era il capostipite, e quindi fosse stato dipinto con vernici già adottate per le navi. Confrontando qualche foto di nave in simili condizioni di luce, può servire. Il secondo mi suggerisce una tonalità effettivamente più chiara. Prendendo la esile striscia di bianco sulla bandiera come taratura del bianco, si possono assumere altre informazioni. Lo spruzzo sulla prua è proprio accostato al colore dello scafo. Quello per me è un grigio chiaro. Quale fare? Hai già una consulente che con il tocco delicato delle sue manine ha contribuito alla realizzazione. Io trovo giusto lo decida la tua nipotina

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Se glielo chiedo mi dirà sicuramente "quello con le bandierine", che piacciono tanto a tutti i bambini: se poi ci fosse un Delfino con il gran pavese, allora mi direbbe sicuramente quello!!!

invece, io personalmente concordo con Regia Marina e preferisco il Delfino più lineare e senza fronzoli, anche se per un modello celebrativo forse la bandiera ci vorrebbe...

 

Per ora questo è quanto.

Probablimente farò qualche provino per vedere come vengono il grigio chiaro e quello scuro se invecchiati, e la scelta del colore vincolerà anche quella della versione...

 

 

EDIT: però, ripensando a quanto ha detto il Dir, il grigio scuro penso che sia effettivamente un grigio, mentre il grigio più chiaro potrebbe essere anche un azzurro.

Scegliere il primo darebbe quindi maggiori certezze.

Modificato da Ocean's One
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