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E Se Facessi Un Delfino In 1:24?


Ocean's One

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Cari amici,

 

come vedete dal titolo, una potente idea sta balenando nella mia mente.

Idea certo entusiasmante, ma piena di dubbi e difficoltà di vara natura, ragione per cui sono a condividerla con voi in via preliminare.

 

Diciamo subito che questa è una scelta “di cuore”.

Sapete, a Desenzano mi ero veramente entusiasmato a vedere il pannello del Delfino realizzato dal nostro Dir, come del resto mi ero motivato nella precedente ricerca per il modello virtuale e per la sua stampa 3D.

Bene, allora vogliamo guardare più avanti? :smile:

Un modello più grande consentirebbe un’esecuzione più dettagliata, ulteriormente favorita dalle piccole dimensioni del battello reale, compatibili con un fattore di scala veramente vantaggioso.

 

Tenuto conto che il Delfino reale era lungo 24 metri, dopo approfonditi (!) calcoli ho capito che in scala 1:24 verrebbe lungo 1 metro. :biggrin:

Anche il diametro della sezione maestra, pari a 13 cm in scala, sarebbe alquanto favorevole per un’esecuzione dettagliata dei particolari.

A me piace il Delfino nella sua prima versione, ovvero il sottomarino con lo scafo fusiforme, che in effetti non aveva molti dettagli. Tuttavia, in scala 1:24 potrei riprodurre anche le chiodature, e allora sì che i particolari dello scafo aumenterebbero a dismisura!

Dopo conferma che la costruzione fosse chiodata (grazie Dir), ho fatto qualche ipotesi: la testa di un chiodo poteva essere sui 4-5 cm reali, ovvero 1,5-2 mm in scala, il che significa chiodi ben visibili e fattibili con una buona dose di pazienza, ma per quella ce la posso fare.

Ho anche trovato un kit di chiodini stampati in ABS, che per il momento ho provato a montare su una piccola flangia, tanto per vedere l’effetto che fanno.

Dalla foto non sono male, voi cosa dite?

 

Delf-24-0-1.jpg

 

Tornando all’esecuzione del modello, vi devo dire che il buon vecchio plasticard è sempre stato il mio pane quotidiano.

Ho provato a realizzare la torretta del Delfino formando a cono un foglio da 0,5 mm e aggiungendo dettagli come gli oblò, stampati 3D con i loro finti bulloni, e il portello di accesso, ritagliato dal corpo di un cucchiaino di plastica e migliorato con dettagli in plasticard.

Eccovi il risultato: torretta lunga circa 8 cm in scala 1:24.

(n.b. visto che la torretta era fusa e non chiodata, qui le chiodature non ci sono)

 

Delf-24-0-2.jpg

 

____________

 

Certo, vedendo questo risultato la voglia di continuare c’è, eccome!

Però non sono sicuro di farcela, e seri dubbi aleggiano nella mia mente.

Innanzitutto, devo essere sicuro delle modalità di esecuzione dello scafo: un mio conoscente riesce a formare sottovuoto l’ABS seguendo uno stampo opportuno, ma potrei anche stampare 3D con spessori molto fini, oppure realizzare sezioni coniche arrotolando ed incollando fogli di plasticard da 0,5mm.

Probabilmente l’esecuzione sarà un mix di tecniche. Ci rifletto sopra e vi faccio sapere.

 

Il secondo mio dubbio è invece la “madre di tutte le sfide”: modello radiocomandato e navigante?!? :blink:

Sarebbe meraviglioso, includendo le eliche di spinta verticale per l’immersione, ma effettivamente troppo complesso e basato su uno scafo che non è certo il migliore punto di partenza.

Ne ho parlato via PM con il buon Andreavcc, che ha confermato i miei timori: per ora soprassediamo…

 

Invece, sono a coinvolgere tutti voi per un verosimile piano delle chiodature, che come ho detto sono perfettamente visibili in questa scala.

Da un paio di disegni che girano in rete ho dedotto la posizione delle sei giunzioni chiodate principali, poste in corrispondenza delle ordinate, ma mi piacerebbe saperne di più.

Oltretutto, guardando le foto dell’Holland del museo di Gosport, vedo giunzioni chiodate di diversa natura: sovrapposte a doppia fila di chiodi, con doppio coprigiunto e quattro file di chiodi, a semplice fila di chiodi, probabilmente fissate su un corrente interno per le giunzioni longitudinali.

 

Amici, qualcuno di voi può aiutarmi?

Del Delfino si sa veramente poco, ma al limite mi potrebbero interessare anche foto delle chiodature di una delle classi di battelli immediatamente successive, tanto per capire l’esecuzione delle chiodature e fare qualche passo in avanti nelle mie ipotesi.

Poi, male che vada, farò una “semi-riproduzione”, un po’ libera sui dettagli rimasti sconosciuti.

(oppure rinuncerò al progetto, ma mi dispiacerebbe proprio)

 

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Se ti serve un supporto morale nell'affrontare l'ardua impresa che ti aspetta considerami arruolato!

purtroppo posso dare solo quel tipo di supporto essendo tecnicamente non dotato di abilità modellistiche.

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Grazie Marco. Certo, tutti noi condividiamo la passione per questo piccolo, glorioso battello!

Se troverai qualcosa, te ne sarò grato.

Intanto anch'io posterò le foto dell' Holland, per fare qualche considerazione in merito alle chiodature.

 

Danilo, Regia, grazie del supporto morale.

Come già in altre occasioni, anche qui i vostri incoraggiamenti mi fanno un gran piacere...

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Iscandarius Magnus, capisco...

Grazie comunque del supporto, vorrà dire che faremo qualche congettura in più sulla struttura interna, anche attingendo da altri battelli dello stesso periodo (le foto degli Holland esistenti mi hanno dato alcune idee, ve ne parlerò a breve).

In aggiunta, confido sempre nel valido contributo del nostro super-Dir... :wink:

 

Ora però possiamo parlare delle scelte tecniche sull'esecuzione dello scafo.

In effetti, ero partito con l'idea di farmelo fare in vacuform, ovvero formato sottovuoto a partire da un sottile foglio di ABS, che veniva scaldato a ricalcare uno stampo opportuno, con l'aiuto del vuoto per aderire e copiarne bene le forme.

Queste info mi sono state date, per interposta persona, in relazione ad un artigiano che realizzava capottine e parti esterne per grossi elicotteri R/C.

Un suo conoscente mi ha confermato (purtroppo... :sad: ) che potevo realizzare uno stampo "positivo" partendo da un blocco di poliuretano, cosa che ho prontamente fatto.

 

Ecco le fasi della lavorazione di questo morbido materiale:

Delf-24-1-1.jpg

 

ed ecco il risultato finale di 1/4 dello scafo, ovvero 50 cm in 1:24.

Delf-24-1-2.jpg

 

Però, se avessi parlato con il diretto responsabile, costui mi avrebbe segnalato che era tassativo usare una forma in legno abbastanza duro, viste le sollecitazioni meccaniche e termiche del processo. Disgraziatamente, il mio contatto non mi aveva messo in guardia e ora mi trovo con uno stampo assolutamente inutile :angry::angry: :angry:

(a meno che serva a qualcuno di voi? glielo regalo!)

 

Conclusione: ora dovrei rifare lo stesso stampo in legno, ma di "pane e burro" proprio non ne ho voglia!

Quindi, inversione per contromarcia e ben venga la mia amica stampa 3D!

Ho verificato che in FDM si può stampare una paretina sottile (1 mm), realizzando in verticale una serie di "coni", che poi assemblerò l'uno sull'altro per realizzare lo scafo del Delfino. Visto che è a forma di fuso, la cosa può funzionare.

Ho già stampato qualcosa e ve ne parlerò nel prossimo post.

Ciao!

Modificato da Ocean's One
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Ecco una stampa delle prime due sezioni a partire dalla prua.

Direi che ci siamo: lo spessore è di meno di 1 mm e la qualità è soddisfacente.

Servirà una bella carteggiata e poi potrò iniziare ad aggiugere qualche dettaglio, fra cui sicuramente i timoni di prua.

Il cianoacrilato incolla bene l'ABS al polistirene, quindi non avrò problemi a dettagliare queste parti.

 

Delf-24-2-1.jpg

 

Penso che sia la strada giusta.

Certo, non sarà semplice, a botte di sezioni di 10-12 cm l'una, ma di tempo ne ho e di pazienza pure

(la chiedo anche a voi: non sarà un lavoro breve...)

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Grazie, Dir: apprezzo gli sforzi che stai facendo per supportarmi!

 

Comandanti, eccovi ora la foto dei pezzi sbavati e lisciati.

Vedete che sulla base del cono di prua ho incollato un anello in plasticard, destinato a coprire la giunzione con la seconda sezione dello scafo.

Usando questo elemento di sovrapposizione, posso pensare di realizzare una giunzione scomponibile, da chiudere con viti interne. E’ vero che in un modello statico tutto ciò non è strettamente necessario, ma i sogni sono duri a morire e mi voglio tenere aperta la possibilità di realizzare un modello dinamico R/C (… no, no, tanto non lo faccio… :smile: )

 

Delf-24-3-1.jpg

 

Procedendo con la stampa delle varie sezioni di scafo, di queste giunzioni ce ne saranno altre, per l’esattezza sei, a riprodurre le sei giunzioni che si vedono nei disegni in rete.

Io quindi realizzerei cinque sezioni intermedie di scafo, lunghe 3,50 m nella realtà e circa 14 cm in scala, più i due coni alle estremità dello scafo, che portano la lunghezza totale a 24 metri reali e 1 m sul modello.

Dai disegni disponibili appare soltanto una linea verticale per ognuna delle interruzioni, sufficiente a capire che una giunzione fra le piastre di acciaio effettivamente c’era, si direbbe in corrispondenza di un’ordinata interna del Delfino.

Al contrario, per ora non ho nessuna info sulle eventuali chiodature longitudinali che dovrei riprodurre.

______________

 

Un altro tema riguarda i vari tipi di chiodature. Ce ne sono diversi, come potete vedere dalle foto seguenti, relative all’Holland, di costruzione chiodata e quasi contemporaneo al Delfino.

 

chiodature-Holland-02a.png

 

chiodature-Holland-02b.png

 

Ecco alcune mie valutazioni.

La chiodatura a semplice fila di chiodi, indicata nell’ovale azzurro, non era in effetti una giunzione fra piastre adiacenti dello scafo, ma piuttosto l’unione di una piastra continua con la struttura interna sottostante: un’ordinata in caso di chiodatura verticale, un corrente per la chiodatura orizzontale.

Probabilmente, quest’ultimo caso riguarda alcune chiodature a semplice fila di chiodi del Delfino, ma mi servirebbe definirle un po’ meglio.

 

Gli atri tre tipi di chiodatura servono invece per giuntare le varie piastre dello scafo in maniera stagna, e quindi sarebbero compatibili con le unioni fra le diverse sezioni del mio modello.

In giallo vedete una giunzione sovrapposta a doppia fila di chiodi dell’Holland. In essa le due piastre vengono direttamente sovrapposte ed unite con una doppia fila di chiodi a garantire la tenuta stagna; in figura vedete una giunzione sovrapposta orizzontale, ma è possibile anche una similare chiodatura disposta verticalmente, in corrispondenza di un’ordinata interna.

In alternativa, la giunzione può avvenire interponendo un terzo elemento, detto coprigiunto, al quale vengono chiodate le due piastre di scafo, ciascuna con una doppia chiodatura, per un totale quindi di quattro file di chiodi.

La giunzione indicata in arancione è una chiodatura quadrupla con coprigiunto; in questo caso il coprigiunto è disposto internamente e non è visibile dall’esterno.

Invece, la chiodatura indicata in rosso è del tipo quadruplo con doppio coprigiunto: uno all’esterno ed uno all’interno a mo’ di sandwich, con doppie chiodature che fissano ciascuna delle due piastre di scafo ai coprigiunti in maniera stagna.

 

Come vedete, la situazione è piuttosto complessa: sul Delfino potrei immaginarmi chiodature verticali doppie sovrapposte o quadruple, con semplice o doppio coprigiunto.

Le chiodature orizzontali sarebbero invece quasi tutte semplici, eventualmente con una o due chiodature doppie dove le piastre di acciaio si sormontano.

Come vi ho detto, per i chiodi orizzontali posso temporeggiare, mentre per le chiodature verticali sono già costretto a fare qualche scelta.

Tornando all’anello esterno applicato sulla prima giunzione, la sua larghezza mi imporrebbe una chiodatura quadrupla con doppio coprigiunto. Non è detto che questo sia effettivamente il caso reale , ma è certamente la migliore opportunità per prevedere uno scafo scomponibile, che si aprirà proprio su questo coprigiunto.

 

Ultima annotazione, per oggi: le dimensioni e la spaziatura dei chiodi.

I miei chiodini da 1,6 mm corrisponderebbero a 4 cm per le teste dei chiodi reali, un valore direi verosimile.

Per la spaziatura stimo invece un passo di 20 cm (8 mm in scala) per chiodature strutturali normali, ed un passo di 10 cm (4 mm in scala) per le chiodature a tenuta stagna.

Cosa ne dite? Ci può stare?

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Forse lo holland non è un punto di riferimento ottimale, è un altro cantiere con un altro progettista. non ho foto precise, ma mi sembra di intravedere lamiere a raddoppio con chiodature doppie su Otaria e Nautilo, progettati dal Laurenti che partecuipo alal costruzione del Delfino...

T i ho mandato le foto

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Grazie Marco. Foto bellissime.

 

anche se le chiodature sono molto piccole da vedere, concordo con te sulle giunzioni con lamiere a raddoppio (sovrapposte) in orizzontale, che appaiono sulle foto degli altri tre battelli.

Dovrebbero quindi esserci due file di chiodi in ogni giunzione, come dici tu.

In merito alle giunzioni verticali, invece, direi che il Medusa ha un mix di giunzioni sovrapposte a chiodatura doppia (come sopra) e giunzioni con coprigiunto. Vedo un paio di queste ultime a centronave, con il coprigiunto esterno largo ad occhio una quarantina di cm, che quindi dovrebbe contenere una chiodatura quadrupla.

 

Se, come è logico, il Delfino ha seguito questo stesso schema costruttivo, dispongo ora di utilissime informazioni.

E' vero che mi mancano ancora da definire le posizioni delle giunte orizzontali (comunuque a chiodatura doppia), ma un bel passo avanti è stato fatto.

Potenza del Dir... :smiley19:

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Certamente. E' bene non trarre conclusioni affrettate, specie se basate sulle sole analogie con altri battelli.

Aspetto con ansia i nuovi contributi, per i quali ringrazio anticipatamente.

Spero che quest mi aiutino a definire in maniera univoca i dettagli da riprodurre.

(Mi spiacerebbe proprio dover rinunciare al progetto per mancanza di sufficiente info...)

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Ottimo!

Ho ricevuto un utilissimo contributo da parte del Dir, che ha smosso fonti importanti per fornirmi immagini di qualità. Grazie!

 

Da queste significative foto posso avere qualche certezza in più.

Innanzitutto, da un ingrandimento di un'immagine del Delfino posso verificare l'esistenza di qualche chiodatura singola, come quelle in questa foto.

Vedete una prima fila di chiodi sulla base della torretta, ed una seconda in corrispondenza di un'ordinata interna. Anche quest'ultima chiodatura è singola, quindi la lamiera dello scafo non è interrotta e si tratta del solo fissaggio alla struttura interna, non di una giunzione a tenuta fra le lamiere.

 

chio-D-01.png

 

 

Osservando il disegno della sezione gentilmente concessomi, vedo che questa situazione si ripete in diversi punti della scafo. Tenterò quindi di misurare e dedurre le effettive posizioni delle giunzioni con le ordinate.

Invece, dal disegno appaiono solo due punti in cui c'è la giunzione fra diverse lamiere. Si tratta dell'unione dei coni di prua e poppa (ciascuno lungo circa 3 metri) con il grosso corpo centrale. Verrebbe da pensare che quest'ultimo sia stato realizzato tutto di un pezzo e calandrato in forma circolare; del resto, nessuna giunzione è evidente al suo interno dai disegni disponibili.

Ho elaborato quindi un'ipotesi della possibile giunzione fra il corpo centrale A) e i due coni terminali B), partendo dal disegno della giunzione che vedete nell'immagine più a sinistra.

Qui abbiamo lo scafo pricipale A) unito alla lamiera del cono di prua B) con il rinforzo di un coprigiunto inferiore C) e di un'ordinata interna a sezione angolare D).

 

chio-D-02.png

 

Ora, posso facilmente immaginare che A) sia chiodato con D) e B) con C), ma cosa teneva insieme il tutto?

L'unica opzione potrebbe essere un coprigiunto esterno con quattro chiodature, in rosso nella figura di destra.

In effetti questo particolare non viene rappresentato, ma come potrebbe essere altrimenti? La continuità strutturale dall'interno non è possibile, quindi il coprigiunto chiodato esterno ci dovrebbe essere...

(ok, potrebbe essere anche a tre sole file di chiodi, eliminando la posizione 1, ma sarebbe un'esecuzione meno comune di quella a quattro.)

 

Per ora queste sono le mie valutazioni.

Ben vengano vostri commenti e ulteriori contributi, cari Comandanti. Apprezzerò sicuramente.

__________

 

 

Nel frattempo, i lavori proseguono.

Ecco la foto dei cono di prua con le viti interne di giunzione. Sul secondo elemento ho invece creato le sedi dei timoni di profondità.

 

Delf-24-4-1.jpg

 

Per ora è tutto, ciao!

 

 

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dai un occhiata alle foto del nostro sito http://www.betasom.eu/storia-2/i-sommergibili/sommergibile-delfino-1895/

specialmente in quella sulla gru del 1895 si dovrebbero vedere i coprigiunti. o li hanno cancellati oppure sono molto sottili. In una foto mi sembra di intravedere solo una riga di giunzione e basta, come se avessero appoggiato e chiodato le lamiere sulle ordinate del battello. In effetti non credo, forando la piattabanda superiore il momento d'inerzia del doppio T diminuirebbe molto, ma non mi sento di escludere nulla in un battello sperimentale...

 

bisogna comunque ammettere che anche senza chiodature fa la sua "porca figura"

 

04.jpg

Modificato da Totiano
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dai un occhiata alle foto del nostro sito http://www.betasom.eu/storia-2/i-sommergibili/sommergibile-delfino-1895/

specialmente in quella sulla gru del 1895 si dovrebbero vedere i coprigiunti. o li hanno cancellati oppure sono molto sottili. In una foto mi sembra di intravedere solo una riga di giunzione e basta, come se avessero appoggiato e chiodato le lamiere sulle ordinate del battello. In effetti non credo, forando la piattabanda superiore il momento d'inerzia del doppio T diminuirebbe molto, ma non mi sento di escludere nulla in un battello sperimentale...

 

bisogna comunque ammettere che anche senza chiodature fa la sua "porca figura"

 

04.jpg

 

Concordo anche io sulla "porca figura"

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eh sì, Regia: una porca figura!

Il Delfino è proprio bello, nella sua prima versione. Le sue forme da sottomarino sono molto eleganti ed ancora attuali.

Peccato che poi sia stato modificato in sommergibile: se solo all'epoca ci fosse stato un apparato propulsivo che enfatizzasse le prestazioni in immersione, allora sì che la sua forma idrodinamica sarebbe stata valorizzata!

 

Fra l'altro, sto proseguendo con la stampa degli elementi dello scafo: mettendoli in fila posso già ammirare l'elegante forma della prua.

A breve potrò postarvi una prima foto d’insieme; per intanto vi mostro il terzo tronco di cono, ancora a sé stante prima dell’incollaggio alla sezione precedente.

 

Delf-24-5-1.jpg

 

_____________

 

Seguendo il suggerimento del Dir, eccovi l’ingrandimento della foto del Delfino appeso alla gru.

Si vede chiaramente una linea scura a prua, nella posizione da me ipotizzata per il coprigiunto.

Direi che ci siamo: l’ombra dovrebbe significare uno scalino fra le lamiere, e quindi il coprigiunto esterno di rinforzo alla chiodatura, proprio lì dove mi aspettavo di trovarlo.

 

chio-D-03.png

 

A questo punto, penso di essermi fatto un’idea abbastanza chiara per questa giunzione, e di conseguenza per la sua simmetrica a poppa, costruita in modo analogo.

Per entrambe ipotizzerei una chiodatura quadrupla, come da mie precedenti valutazioni.

 

Invece, osservando la foto della gru, non si vedono altri coprigiunti in posizione intermedia.

Ciò è coerente con la sezione di cui dispongo e con le precedenti considerazioni di Totiano: lo scafo dovrebbe essere monolitico, senza giunzioni intermedie oltre alle due terminali di cui sopra.

Di conseguenza, le chiodature intermedie erano strutturali per il fissaggio alle ordinate sottostanti, ma non a tenuta fra due inesistenti lamiere sovrapposte. Ci sta quindi la fila verticale unica di chiodi, che avevo trovato in un paio di posizioni in una foto precedente.

_____________

 

Dir, ora però ho bisogno di capire meglio il tuo commento.

Concordo che forare la piattabanda di un doppio T ne ridurrebbe molto il momento d’inerzia e la resistenza a flessione; tuttavia, non vedrei lo stesso effetto negativo sulle ordinate del Delfino, che hanno invece una sezione ad L. (Osservando bene il disegno, si tratta proprio di una L, anche se immagino che il doppio T sia diventata una prassi costruttiva più comune sui battelli successivi.)

Nel caso di una L sottoposta a flessione, l’asse neutro sarebbe molto più vicino al piatto superiore, che quindi soffrirebbe meno della foratura per fare passare i chiodi.

 

Totalmente diverso sarebbe il caso di correnti longitudinali, magari spaziati in maniera maggiore e magari dotati di sezione a doppio T anche sul Delfino. In questo caso le forature sarebbero state molto deleterie ed è effettivamente probabile che non ci fossero (del resto, non si vedono in nessuna foto).

Ti riferivi a questo, Marco? Grazie dei tuoi commenti.

 

In conclusione: chiodature verticali singole sì, chiodature orizzontali no, oppure ridotte al minimo.

Per ora è questa la mia idea.

_____________

 

(Comandanti, so che questi temi costruttivi sono forse un po’ noiosi per voi, ma è l’unico modo per arrivare a capirci di più e tentare di riprodurre il modello il più fedelmente possibile…)

 

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Recepito, Marco.

Immagino che tu abbia considerato la tecnica consolidata e non quella sperimentale del Delfino (a proposito, le ordinate del Toti sono a doppio T, vero? :smile: )

 

Comunque, mi fa molto piacere questa discussione tecnica, che mi fornisce ulteriori garanzie sulle scelte che farò per il mio modello.

Grazie.

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Lasciando stare per un attimo le chiodature, vi fornisco qualche aggiornamento sul work in progress.

 

Sulla seconda sezione ho predisposto gli assi dei timoni di profondità.

Come vedete, mi tengo la possibilità di farli ruotare, anche se il tirantino di manovra verrà bloccato in una posizione fissa.

(ovvero: voglio una certa predisposizione per l' R/C, ma senza esagerare...)

Delf-24-6-1.jpg

 

Poi, per caso ( :biggrin: ), ho verificato che in questa sezione ci può anche stare un WTC da 60 mm, nell'improbabile eventualità che io voglia realizzare un modello radiocomandato...

Delf-24-6-2.jpg

 

Ecco i piani di profondità, solo abbozzati e posti provvisoriamente sui loro assi

Delf-24-6-3.jpg

 

Ed ecco gli stessi piani rifiniti, ma ancora senza chiodature e dettagli.

Delf-24-6-4.jpg

 

Come hanno già constatato Regia e Totiano, il Delfino in questa versione è proprio bello. Già così inizia a rendere l'idea.

__________

 

p.s. Avrei anche da dirvi qualche novità sui timoni di profondità AV, che mi hanno richiesto qualche ulteriore verifica a partire dalle ricche fonti di cui ora dispongo :wink: .

Ve ne parlerò nel prossimo post...

 

 

 

 

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Ti sta venendo voglia di radiocomandarlo eh?

 

Sempre per puro caso, ovviamente, hai anche provato la tenuta stagna delle varie parti?

 

 

Quindi lo farai in versione Sottomarino sperimentale e non Sommergibile giusto? (ovvero senza le sovrastrutture adottate durante gli anni 12/15)

Modificato da Regia Marina
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Carissimo Regia,

ma no, cosa dici? Voglia di radiocomandarlo? :biggrin:

A parte gli scherzi, di voglia ne ho tantissima, ma il Delfino non si presta ad essere un buon modello R/C, viste le sue particolari caratteristiche. Ne ho già parlato con Andreavcc, che mi sconsigliava la cosa. (A proposito, chissà se vedremo il buon Andrea su queste pagine, così da riprendere la discussione insieme...)

 

Sempre per puro caso (!) ho anche riflettuto in merito alla tenuta stagna, che non può essere garantita dalla stampa 3D ma richiederebbe un tubo interno in plexiglas, il cosiddetto WTC - Water Tight Compartment.

Sempre che il sogno dell' R/C si avveri...

____________

 

Cambiando discorso, ti confermo che farò il Delfino ante-modifiche, ossia quello bello, ossia il sottomarino sperimentale.

Però questo non basta, perchè ci sono almeno tre versioni ante-modifiche, che avevo già evidenziato durante la mia precedente modellazione 3D:

- 1895 originale, con predisposizione per lanciasiluri esterni

- 1900 con tubo lanciasiluri interno

- 1901 ulteriori modifiche (canna di ventilazione e paraeliche)

 

Visto che ho già stampato la prua con l'apertura per il tubo, ho deciso di fare quella del 1900.

Ne è nata però un'incongruenza con i piani di cui dispongo, datati 1895 e gentilmente concessi dalla ditta Totiano&Co.

In particolare mi riferisco alla posizione dei timoni di profondità, di cui ho scritto nel precedente post. Come vedete in figura, il progetto originale prevedeva il posizionamento dei timoni esattamente in mezzeria (in rosso) e molto vicini all'estremità anteriore, azionati da un sistema a vite e settore dentato. Ogni timone era sostenuto da due montanti angolati, indicati in arancione in figura.

Tutto ciò è visibile anche nell'ingradimento della foto del Delfino sulla gru: vedete nel circoletto un piano di profondità, posto all'estrema prua e sostenuto dai due bracci inclinati (legata al braccio inferiore si vede anche una scotta per orientare il battello sospeso).

 

strut-D-01.png

 

Ma allora perchè tutti i disegni del Delfino mostrano i piani AV installati più indietro e ben al di sopra della mezzeria, in corrispondenza della posizione che ho marcato in verde?

Evidentemente, i timoni di profondità sono stati spostati durante l'installazione del tubo lanciasiluri, che nel 1900 era certamente presente (vd. lettera del Sig. La Pietra ed episodio della capra..)

Ho tratteggiato in azzurro la posizione del tubo, che necessariamente ha richiesto lo spostamento dei timoni nella nuova posizione, che corrisponde a quella riportata in diversi disegni, mostrati anche sul sito Betasom.

 

Bene, questa è la mia scelta: confermo i timoni di profondità dove li ho appena realizzati, confermo la presenza del tubo lanciasiluri e confermo la versione dell'anno 1900.

(però, quanto è impegnativo questo Delfino! Ogni volta si impara qualcosa...)

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......

 

Bene, questa è la mia scelta: confermo i timoni di profondità dove li ho appena realizzati, confermo la presenza del tubo lanciasiluri e confermo la versione dell'anno 1900.

(però, quanto è impegnativo questo Delfino! Ogni volta si impara qualcosa...)

 

Sottomarino sperimentale... modello sperimentale, che puoi volere di più da questa sfida?

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Ecco i primi 168 chiodi.

Coprigiunto del cono di prua con chiodatura quadrupla.

Non mi è stato facile andare dritto con le file di chiodi, spero che questo risultato appaghi l'occhio.

 

Delf-24-7-1.jpg

 

Delf-24-7-2.jpg

 

Fra l'altro, dovrei realizzare anche le chiodature sui timoni di profondità.

Direi due file parallele di chiodi, a bloccare l'asse del timone.

Ma c'era magari un fazzoletto chiodato di rinforzo?

Anche qui, foto del Delfino o di battelli contemporanei mi potrebbero aiutare...

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Grazie Dir, il tuo aiuto è veramente importante!

Fra l'altro, anche il timone di direzione AV richiederà una verifica, per la posizione delle chiodature e di eventuali rinforzi chiodati.

Per ora io l'ho realizzato liscio, riservandomi di aggiugere i dettagli più avanti.

Eccovi qualche nuova foto:

 

L'asse del timone in tondino d'ottone:

Delf-24-8-1.jpg

 

Il timone, costruito a sandwich attorno al suo asse e già carteggiato:

Delf-24-8-2.jpg

 

Una vista d'insieme della prua:

Delf-24-8-3.jpg

 

 

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Per le chiodature sui timoni di direzione e profondità penso di aver trovato qualcosa negli ottimi disegni "Totianici".

Ecco uno dei due timoni di direzione AD, con albero passante e, nei circoli rossi, due elementi di giunzione albero-timone.

Logicamente dovrebbero essere chiodi, anche se la forma rettangolare mi farebbe pensare a linguette. Ma forse quello indicato è solo il foro nell'albero, mentre nel timone c'è un foro tondo per un chiodo o per un bullone.

chio-D-04.png

 

Già che c'ero, questo disegno è servito anche per impostare la struttura tubolare paraelica integrata nei piani poppieri.

Ecco i raccordi curvi appena stampati:

Delf-24-A01.jpg

 

ed ecco il tratto verticale finito (i due orizzontali verranno più avanti):

Delf-24-A02.jpg

 

 

Modificato da Ocean's One
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Scusami Ocean's ma non riesco a capire dove i pezzi da te mostrati in foto si piazzino nel disegno postato sopra di essi, forse la prospettiva piatta del disegno mi confonde, abbiamo una immagine magari una foto di questi componenti montati a bordo?

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Mea culpa.

Ho mostrato l'immagine troppo ingrandita dei timoni, lasciando fuori la protezione a poppavia dell'elica.

Ecco qui una vista d'insieme: a poppa, in arancione, il paraelica di forma tubolare, più a prua i due timoni verticali contornati in rosso.

Come vedi, si trattava una configurazione piuttosto originale (e non molto efficiente, a dire il vero), legata alla totale mancanza di esperienza di allora...

 

Delfino-P0002-stern.png

Modificato da Ocean's One
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Mea culpa.

Ho mostrato l'immagine troppo ingrandita dei timoni, lasciando fuori la protezione a poppavia dell'elica.

Ecco qui una vista d'insieme: a poppa, in arancione, il paraelica di forma tubolare, più a prua i due timoni verticali contornati in rosso.

Come vedi, si trattava una configurazione piuttosto originale (e non molto efficiente, a dire il vero), legata alla totale mancanza di esperienza di allora...

 

Delfino-P0002-stern.png

 

 

Ah ecco ora si molto meglio.

 

Mi sono sempre chiesto a cosa serve un paraelica se non ha timoni integrati al suo interno per fargli sfruttare il flusso generato dall'elica.

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Effettivamente hai ragione, Regia.

Così concepita, quella struttura aveva la sola funzione di proteggere l'elica dagli urti, mentre nei battelli successivi si preferì mettere i timoni verticali in scia alle eliche per una loro maggiore efficacia.

Tuttavia, allora non c'era alcuna esperienza pregressa sui sommergibili e l'ingegner Pullino fece una scelta diversa.

(Fra l'altro, l'inefficacia dei timoni poppieri fu presto constatata e quasi subito fu aggiunto il timone verticale a prua per migliorare la manovrabilità del Delfino.)

 

A parziale scusante del progettista va detto che la decisione di avere i timoni in quella posizione era forse legata ad altre scelte di progetto. Infatti, era previsto un loro azionamento puramente meccanico, sfruttando la forza del timoniere e senza fonti di energia esterna; per minimizzare questo sforzo occorreva quindi che i timoni fossero completamente compensati, ossia presentassero una notevole porzione della loro superficie davanti all'asse di rotazione.

Io mi sono fatto l'idea che questa caratteristica avesse imposto di tenere i timoni nella particolare posizione dove sono stati effettivamente applicati:

sarebbe stato molto più difficile avere un timone completamente compensato posto in scia all'elica.

 

P.s. Come vedete, mi appassiona sempre di più la conoscenza di questo nostro piccolo, glorioso battello di 120 anni fa :smile:

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Finalmente, si è conclusa la "madre di tutte le stampate 3D".

Ora dispongo di tutti i pezzi per completare il Delfino in 1:24, per la mirabile lunghezza di 1 metro di modellone.

Vi dirò, ho già provato a mettere in fila i pezzi e la mole è sicuramente impressionante.

Speriamo di essere all'altezza nel rifinirlo con cura e, soprattutto, in maniera fedele.

 

Intanto eccovi una foto della stampata poppiera: 50 cm ottenuti con molte, ma molte ore di stampa 3D.

Come vedete, ho già tracciato le posizioni di alcune ordinate interne e delle alette antirollio. Il lavoro per la definizione delle chiodature prosegue e a breve vi scriverò qualche mia nota, con l'inevitabile richiesta di vostri commenti tecnici. (Dir? :whistle: )

 

Delf-24-B01.jpg

 

 

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Bellissimo, e immagino dal vivo casa debba essere!

Venendo ai commenti: mi sembra di vedere un raddoppio in corrispondenza della barchetta, non sono sicuro ci debba essere. a guardare i disegni sembrerebbe sganciabile (era pratica comune per guadagnare rapidamente grande spinta positiva). Osserva, ad esempio, sotto la zona della ruota a cavigle del timone orizzontale, sembrano puntoni ma forse sono passaggi per sganciare la zavorra in chiglia.

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Acutissimo Dir, hai ragione.

Sapevo che la zavorra in chiglia era sganciabile, ma avevo supposto che avesse bisogno di un paio di guide laterali per rimanere correttamente in posizione.

Quindi, pensavo a due angolari, inchiodati sul lato a contatto con lo scafo ma liberi dal lato della "barchetta", con funzione di sola guida laterale.

 

Ho guardato anch'io il disegno che segnali, che riporto qui per chiarezza.

In effetti ci sono tre aste verticali che si avvitano nella barchetta della zavorra, nei punti segnalati dai circoli blu e rosso.

Vedo anche delle flange di tenuta in corrispondenza del passaggio di queste aste nelle pareti della cassa di immersione, il che implica che non siano tiranti statici ma vitoni di bloccaggio della zavorra.

Sembra poi che due dei vitoni (frecce blu) finiscano all'altezza del pagliolato, il che suggerisce che siano elementi di sicurezza da sganciare per primi.

Invece, il vitone evidenziato in rosso sembra entrare nella colonnina (o chiesuola?) della ruota dei timoni di profondità: probabilmente doveva essere azionato per ultimo per comandare il rilascio della zavorra e la risalita di emergenza.

 

 

strut-D-03.png

 

A questo punto, noto però che i tre perni distano fra loro circa 2 metri, quando tutta la "barchetta" della zavorra è lunga ben 12 metri.

Non è verosimile che i tre vitoni così vicini abbiano il braccio di leva necessario per vincolare lateralmente quel lungo elemento. Oltretutto, se si fosse verificato un piccolo spostamento trasversale, questo avrebbe necessariamente sforzato le flange dei vitoni, compromettendone la tenuta stagna.

Più che logico quindi che ci siano elementi laterali di contenimento della chiglia sganciabile, ovvero delle L come ho ipotizzato, bloccate solo sullo scafo ed appoggiate alla barchetta di zavorra.

Che ne dici? Ci prendo?

 

Infine, evidenzio con la freccia gialla una piccola linea tratteggiata, che si trova dietro alla zavorra sganciabile, ovvero sul suo lato sinistro in questo disegno.

Non è che magari è proprio quello un elemento di contenimento laterale?

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La mancanza di disegni in sezione trasversale è davvero devastante...

Continuo a non avere certezze sul quel tratteggio obliquo, che in disegno tecnico significa "sezione di metallo", sia all'interno della barchetta che subito sopra la chiglia. L'ipotesi più attendibile è che sia piombo: all'interno del battello in pani mentre in chiglia un'unica fusione. Questo potrebbe portare a pensare che la linea che hai evidenziato sia una parte di acciaio sulla quale facciano presa le viti, interna alla barchetta stessa.

 

Prendendo in cosiderazione le manovre dei vitoni, semra quasi che non siano sulla mezzeria, ma dietro di essa e, a poppa potrebbero essercene altrettante non visibili in questa sezione perche anteriori alla stessa.

 

Lo so, sono tutte supposizioni con poche prove....

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Il bello di questo tipo di modellismo è la ricerca e non tanto la sua realizzazione finale.

E' appassionante seguirvi.

 

Una domanda, quando si commissionavano unità navali (oggi credo sia tutto digitalizzato e quindi di più facile ricerca e consultazione per gli addetti ai lavori) i primi del secolo e diciamo fino alla seconda guerra mondiale tutta la documentazione dove viene e/o veniva conservata? Esisteva credo un archivio e se esiste o esisteva è accessibile o ancora coperto da segreto?

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I segreti durano 50 anni poi vengono descretetato e resi disponibili negli archivi storici. Il problema è farceli arrivare, dall'Arsenale di Spezia sono passate 2 guerre mondiali, la seconda devastante per la città, poi una volontà di dimenticare tutto che ha fatto pedere tantissima documentazione ha fatto il resto....

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... ed infatti il Dir ed io sentiamo tantissimo la mancanza di una sezione trasversale del Delfino! Meno male che almeno quella longitudinale c'è ed è bellissima...

(hai ragione, Regia: è una ricerca entusiasmante anche se sicuramente non facile :smile:)

 

Tornando invece alle considerazioni tecniche, mi sono concentrato sulla possibile posizione dei vitoni di vincolo della "barchetta", a loro volta condizionati dalla larghezza del blocco di zavorra.

Per quest'ultimo ho fatto due calcoli, tenuto conto che si trattava di circa 10 t di piombo (pari alla spinta delle casse di immersione, in caso non fosse possibile esaurire queste ultime).

Data la densità del piombo, stimo un volume totale della "barchetta" pari a circa 900 litri. Note le dimensioni visibili a disegno, ne ricavo uno spessore di soli 25 cm, che quasi certamente ha imposto di porre in mezzeria tutti i vitoni di bloccaggio.

 

Dir, è vero che siamo sempre nel campo delle ipotesi, ma quanto sopra mi spinge a ritenere che i vitoni fossero soltanto quelli mostrati a disegno e non ce ne fossero altri, magari disassati e posti molto più a prua o molto più a poppa.

Sotto queste ipotesi, permarrebbe la necessità di un vincolo laterale della chiglia sganciabile, ovvero le guide ad L che io ho ipotizzato.

 

Infine, ti segnalo come ho interpretato le linee tratteggiate in questo disegno, che dovrebbero rappresentare elementi posti al di dietro di quelli disegnati (vd. per esempio gli elementi a forma di "osso" che supportano il timone AV di profondità).

Direi quindi che la linea tratteggiata dietro alla barchetta è un angolare di appoggio laterale; non credo invece sia una piastra su cui si avvitano i vitoni, perché questi ultimi potrebbero invece impegnarsi negli inserti filettati (tratteggiati) che scendono fino alla faccia inferiore della chiglia, faccia che dovrebbe essere di ferro e non di piombo.

 

Non è un tema semplice, ma sarei abbastanza convinto dagli elementi "indiziari" che ho riportato qui...

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Marco, il tuo "placet" mi rende un po' più sicuro in questa scelta. Grazie.

 

Certo che tutta questa ricerca richiede una gran fatica!

Pensa che, rivedendo quanto scritto, mi sono accorto di aver preso comunque delle piccole cantonate: la chiesuola della ruota dei timoni di profondità è effettivamente spostata sulla sinistra, come dicevi tu, mentre i vitoni di bloccaggio della barchetta sono quattro e non tre (anche se dell'ultimo il disegnatore si è dimenticato di segnare il filetto. Ops! :sad: ). Meno male che nulla di ciò ha impatto sul modello...

Comunque, pian pianino, sto facendo passi avanti e la cosa mi fa piacere.

Fra poco dovrò confermare l'insieme delle chiodature alle ordinate; preparerò un disegno specifico che condividerò con voi.

 

Però una domandina ce l'ho già, e riguarda le alette antirollio.

Ricordo che tu avevi supposto che il loro bordo fosse piegato a 90° e quindi inchiodato allo scafo, mentre una soluzione con angolari riportati era meno plausibile, perchè più costosa, pesante e complessa.

Confermiamo? C'è qualche verifica che si possa fare?

 

Infine, una bella notizia: grazie all'ottima tavola che mi hai passato, so esattamente la posizione delle quattro prese a mare, che riprodurrò a breve sul modello.

Le due prese di riempimento mare-cassa sono esattamente verticali e poste vicine alle due estremità della barchetta di zavorra, con semplici valvole a comando manuale.

Delle due prese di esaurimento casse, invece, l'una scarica più a prora sul lato dritto e l'altra più a poppa sul lato sinistro.

Una bella "chicca" tecnica è che le loro due pompe centrifughe erano comandate dagli stessi motori elettrici che azionano le eliche di affondamento: l'albero passante del motore si impegna da una lato sulla pompa e dall'altro sulla trasmissione dell'elica di spinta verticale, mediante due semplici innesti meccanici scorrevoli assialmente.

E per azionare questi innesti, cosa c'era?

Ovviamente, delle sane e robuste leve di azionamento manuale, lunghe più di un metro perchè, immagino, lo sforzo richiesto non era proprio minimo... :biggrin:

Viva la meccanica!

 

 

(p.s. Regia, vedendoti partecipe ho voluto stuzzicarti un po' con tutte queste simpatiche novità che sto imparando sul Delfino... :wink: )

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........

E per azionare questi innesti, cosa c'era?

Ovviamente, delle sane e robuste leve di azionamento manuale, lunghe più di un metro perchè, immagino, lo sforzo richiesto non era proprio minimo... :biggrin:

Viva la meccanica!

 

 

(p.s. Regia, vedendoti partecipe ho voluto stuzzicarti un po' con tutte queste simpatiche novità che sto imparando sul Delfino... :wink: )

 

Seguo sempre con sommo interesse e stupore la nascita di questo modello che rimarrà testimone della lunga ricerca storico documentale che ha portato ad una sua realizzazione con dovizia di particolari ben oltre il semplice carattere ludico modellistico dell'opera ma una vera opera di ingegneria in scala.

 

e dici proprio bene quando esulti con la frase Viva la meccanica, erano tempi quelli del delfino (ma diciamo anche fino al dopoguerra) dove era le sfide ingegneristiche si vincevano con grandi capacità e intuizioni meccaniche senza l'ausilio dell'elettronica e della progettazione ai computer che oggi la fanno da padrone e senza la possibilità di sfruttare i dispositivi di simulazione per provare le varie teorie progettuali.

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Però una domandina ce l'ho già, e riguarda le alette antirollio.

Ricordo che tu avevi supposto che il loro bordo fosse piegato a 90° e quindi inchiodato allo scafo, mentre una soluzione con angolari riportati era meno plausibile, perchè più costosa, pesante e complessa.

Confermiamo? C'è qualche verifica che si possa fare?

 

La soluzione più semplice è, in genere, anche quella adottata nelle tecnologie ante guerra: credo che si possa confermare...

 

A monte di cio è un lavoro davvero immenso, grazie Marco!

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@Totiano:

Ok per le alette antirollio. Poi ti aggiorno.

Per il lavoro "immenso", invece, sono io a ringraziare te: se faccio un bel po' di passi avanti è anche grazie al tuo importante contributo, sia come materiali che come apporto di autorevoli opinioni. Dai, ce la faremo in questa difficile sfida...

 

@Iscandar:

Apprezzo che tu mi voglia addirittura portare in trionfo per le mie gesta acclamandomi così!

Comunque io ho sempre considerao questo come un lavoro di squadra, come lo era ai tempi del modello 3D del concorso, oppure durante la scrittura "a più mani" dei noti testi latini :smile: .

Voi siete sempre presenti, e questo mi entusiasma.

 

@Regia:

Già, la buona, vecchia meccanica! Vedo che conserva ancora un gran numero di estimatori, noi compresi... :smiley19: .

Meno male, direi.

Del resto, il nostro più grande scenziato è stato Leonardo da Vinci, che in quanto a cinematismi e congegni meccanici ne sapeva un sacco!

(p.s. ogni riferimento al battello omonimo e a chi ci ha lavorato sopra è puramente casuale :biggrin: )

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