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Dal R.smg F2 - Lettera Di Gianni Bertuzzi


Totiano

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Gianni Bertuzzi fu imbarcato sui sommergibili italiani durante la prima guerra mondiale, sulla sua lapide si legge:

"Cuore generoso

Amatissimo della famiglia

e della Patria

Non ancora ventenne

cadde combattendo da prode

il 15 ottobre 1918"

Grazie alla famiglia e all'ANMI di Brescia, tramite ANMI Desenzano del Garda, siamo entrati in possesso di una sua lettera, evidentemente ritrascritta a macchina, datata 24 dicembre 1917 e scritta a bordo del R. Smg "F2". E' un bellissimo spaccato di vita a bordo dei "moderni" battelli durante la prima guerra mondiale. La ristrascriverò un pò per volta su queste pagine, con mie note personali esplicative, per rendere onore a questo "ragazzo"

 

E penso potrà essere ancora più interessante in previsione del prossimo raduno a Ravenna il 20 ottobre, visto che ne descrive proprio l'uscita e il rientro da quel porto!

 

Prima di iniziare a leggere la lettera, potrà essere di sicuro aiuto conoscere il sommergibile, Betasom ne ha raccolto le caratteristiche nel suo almanacco e questa è la pagina della classe "F" https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=23617

 

Il testo inizia con la seguente premessa:

 

FESTE...NATALIZIE...TRASCORSE... DAL... R°.SOMMERGIBILE "F2"

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(nota: copio fedelmente la lettera, compresi gli errori e la punteggiatura)

Porto Corsini 24 Dicembre 1917

Sono le 17. Tutto l'equipaggio sta preparando e facendo progetti per le imminenti Feste Natalizie. quando arriva improvviso l'ordine di partire, per una missione. Corpo di mille bombe!!!... Quante speranze, quanti castelli in aria e quale delusione ora per un pugno di eroi in qui prima regnava l'allegria... Eccoli tutti tristi e pensierosi che se ne vanno nei cameroni a cambiarsi per poi partir, pigliamo le coperte ed a muso duro e testa bassa salutiamo con poca grazia i compagni più fortunati che rimangono, con una stretta di mano e si va a bordo. Arriva il Comandante sempre calmo come al solito, e alle 17,22 dà ordine di scostarsi, molla a prua, molla a poppa, avanti a mezza forza e via pel canale. (1)

Appena usciti dal porto mettiamo in moto il sommergibile a combustione e viaggiamo a 14 miglia all'ora, nell'immensità del nostro bell'Adriatico. (2)

 

[continua]

 

note del trascrivente:

1. Il Canale Corsini, che porta da Marina di Ravenna al centro di Ravenna era molto più stretto di oggi e i battelli, una volta entrati facevano manovra in determinate zone per invertire la rotta ed essere pronti ad uscire in mare. Le zone di ormeggio erano in prossimità del faro e in centro città, dove erano presenti una nave appoggio e una stazione di ricarica delle batterie di propulsione.

2. evidentemente intende mettere in moto i motori endotermici del battello. E' interessante notare come le manovre fossero solo (come ancora oggi) sui motori elettrici, probabilmente sia per la facilità di impiego che per non "affumicare" chi sta trafficando coi cavi in coperta

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E' appena iniziata, sono quasi 3 pagine! Anzi, colgo l'occasione per proseguire la trascrizione...

 

Arrivati fuori dallo sbarramento, carichiamo il pezzo. L'equipaggio passeggia per la coperta ed in pochi momenti per isfogarci della sorte a noi avversa fumiamo come tante ciminiere..............

Passeggiando trovo il Cremonese, (el barba) un mio amico, che con un sigaro in bocca brontola come un prete che sta biascicando malamente il rosario. Mi avvicino chiedendogli il motivo e mi risponde nel suo dialetto:// Brùt Gesù Cristo. té ghet vist no quel pelat d'un pret come'l ridea?// Io sorrido del suo modo di esprimersi, indi cominciamo a parlare del più e del meno: si rammentiamo le belle feste passate in mezzo ai nostri cari; le belle feste trascorse in dete (1) compagnie. Ad una ad una le dolci rimembranze si affacciarono al nostro pensiero e si pensa ache ai castelli in aria fatti poco tempo prima e non possiamo fare a meno di provare un po di stizza

E' l'ora montare la guardia. Lui s'avvia al timone verticale ed io in camera manovra, al portavoce, alle valvole di immersione e presso il timone orizzontale in caso di immersione. Il mare è calmo di una calma meravigliosa ma poco promettente ....

 

[continua]

 

Note

(1) la parola, scritta a macchina, è sovrascritta e non è chiara.

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Alle 20.30 ci fermiamo, si arieggia l'interno del sommergibile, indi alle 20.45 ci tuffiamo sot'acqua e ci riposiamo a 30.50 di profondità (1). Uno monta di guardia al Fessender (2), guardia che a tutti ci toccherà per turno.

Mangiamo, stendiamo le brande e dormiamo fino alle 6.55 del [manca totalmente la frase, possiamo ipotizzare che intendesse del giorno successivo]

Alle 7 saliamo a superfice per respirare liberamente; indi di nuovo ci tuffiamo per avvicinarci al porto Austriaco, di x; ogni mezz'ora eravamo in esplorazione ..... Alle 10 il comandante ci comunica che il porto è in vista e ci allontaniamo.... alle 13.15 usciamo con la torretta e navighiamo così fino alle 17.5: improvvisamente ci tuffiamo in acqua fino a 25 metri;causa ignota a me. Alle 10 si va a riposo a 37 metri d profondità.

 

Alle 6.30 si sale a galla, vien cambiata aria al sommergibile, beviamo un po di latte con un paio di gallette, e poi di nuovo sotto fino a dirigersi al centro dell'Adriatico al punto d'incrocio delle rotte di X. A 13.30 ritorniamo a galla il mare è agitato, il vento soffia da nord=ovest; si avrà una borea tremenda, ma non è la prima volta che si affronta. Graniamo l'elica (3) carichiamo gli accumulatori; il mare s'agita ancor più.

 

Alle 16.20 non possiamo più caricare causa il mare; si mete in moto a combustione ma alle 17.35 la borea calma; e i colpi di mare entrano per il portello della torretta.

Di nuovo tentiamo ma il mare ci vince e senza cambiar aria ci si tuffa di nuovo a 32 metri; il piccolo guscio rolla e stanta continuamente.

La guardia a posto e tutti a pranzare; poi qualche chiacchera e qualche risata per chi sofre onde farli diventar mezzi lupi anch'essi; indi a dormire. Le brande traballano furiosamente ed io mi butto per terra, vi è duro ma si dorme meglio.

 

[continua]

 

 

note:

1) Era consuetudine che la notte fosse trascorsa poggiati sul fondo con il minimo di personale di guardia. Da qui la necessità di arieggiare l'interno del battello e la posa sul fondo a quota 30,5 mt.

2) il Fessenden (immagino sia un errore di stampa) era l'antenato dell'idrofono, quindi un impianto per ascoltare i rumori esterni. In caso di rumori di unità navali, la guardia avrebbe svegliato tutto l'equipaggio per andare a verificare il bersaglio.

3) l'apparato di propulsione era costituito da due linee assi su cui insistevano un motore endotermico, un motore elettrico (che poteva funzionare anche da dinamo) e l'elica, tutti separati da giunti meccanici che andavano "ingranati". Il Bertuzzi intende, probabilmente, aprire il giunto (separare meccanicamente) tra motore elettrico ed elica in modo che tutta la potenza del motore endotermico sia indirizzato a ricaricare le batterie attraverso il motore elettrico che, in questa modalità, funziona da dinamo.

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Un racconto, che nel suo proseguire, diventa sempre più affascinante nella descrizione della vita di bordo. Una bella prosa, considerato che siamo nel 1917 e l'alfabetizzazione degli Italiani non era di grande livello. Appare chiaramente che questo ragazzo non ancora ventenne aveva studiato. Chissà con che grado era imbarcato. Data la sua giovanissima età non credo che fosse un ufficiale effettivo, ma forse un Aspirante o Guardiamarina di complemento. Ma in effetti il grado conta poco: è uno dei tanti giovani che si sono immolati per un ideale simbolo dei valori che ai giorni nostri paiono molto sopiti.

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A giudicare dalla guardia che effettuava e della giovane età, Max, non era più che sottocapo

 

io in camera manovra, al portavoce, alle valvole di immersione e presso il timone orizzontale in caso di immersione

 

La stessa immagine sulla lapide, anche se non chiarissima (la pubblicherò a fine racconto) lo ritrae con il solino

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Alle 5.50 sveglia: risaliamo ma a 10 metri succede il finimondo; dimentichiamo di mettere a posto i piatti, scotelle, bicchieri, e il finimondo il standamento (1) ha fatto tutto cadere ed in gran parte è andata in frantumi. Il Cremonese dorme su di un sedile e a simile scossa viene sbalzato sopra tagliandosi un dito e smoccola contro il prete che gli a portato la sciagura.... Io sto al timone orizzontale e sto facendo sforzi sovrumani per tenere il battello a 5 metri (2), ma ciò mi è inpossibile.

 

Il direttore di macchina leva acqua dalla cassa cemtrale in modo di aver spinta positiva (3). Il portello della torretta non si può aprire e si cambia l'aria a mezzo dei trombini (4), e di nuovo sul fondo ad aspettare che il mare calmi la sua furia. Viene attaccata la cucina per far la pasta al sugo; l'acqua bolle, ma non ce il sale: corpo di una bomba!!! cerca e ricerca è irreperibile; si fa a meno e si mangia senza: .... Quindi mettiamo a posto tutto e diamo di mano alle carte, il tre sette funziona fino alle ore 17.10: ma poi gli occhi diventano pesanti, la respirazione peggio e di nuovo a galla. Finalmente il mare si acqueta, si apre lo portello della torretta e i colpi di mare entrano..................................

 

 

[continua]

 

note

1) è sicuramente un errore di ortografia e intendeva sbandamento, ma la frase confusa è indice di un evento che è rimasto molto impresso nella mente del sig. Bertuzzi.

2) la quota di 5 metri dovrebbe coincidere con quella di affioramento, ovvero con solo parte della torretta fuori (per diminuire gli effetti delle onde). Sono in assetto di immersione (vds righe successive) per evitare rientrate di acqua e le onde tendono a far immergere il battello, effetto che il Bertuzzi cerca di contrastare con l'effetto dei timoni orizzontali.

3) come tutti i corpi immersi in un fluido anche il sommergibile obbedisce al principio di Archimede e quando è immerso il peso deve essere uguale alla spinta archimedea. In questo caso, per contrastare il già citato effetto delle onde che tende a far immergere il battello, il Direttore cerca di contrastarne l'effetto sbarcando un peso (l'acqua contenuta in apposite casse, dette di compenso).

4) sono dei condotti, intercettabili con delle valvole, che collegano interno ed esterno del battello, in genere per fare arrivare aria direttamente ai motori termici. Quando ci si immerge tali valvole vengono chiuse.

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In moto le turbine (1) per far procsugare l'acqua, ed i motori per camminare ma dopo 30 minuti non possiamo proseguire; il motore di dritta si rompe, quindi sotto di nuovo, si fa per dormire ma non possiamo, l'aria non è stata cambiata bene ed i petti si alzano più del solito, e ricominciamo il tre sette.

La mattina ritentiamo la prova ma e inutile; l'affare si mette serio, ma non è nulla. Di nuovo cambiamo aria coi trombini e poi sotto a 33 metri sempre rollando. Mangiamo caffè latte con una galletta quindi ( chi legge, e chi dorme; poco dopo si ricomincia alle carte. Il Comandante passeggia in camera di manovra sempre calmo e pacifico. Alcuno pensano a chi? tireremo loro un pezzo di galletta e quelli gentilmente ci mandano a farsi benedire; allora si cambia giochiamo fino alle 13. il CREMONESE si lamenta perché un pollo arrosto si è inzuppato d'olio e d'acqua salata. Quindi mangiamo due scatole di carne in quattro poi ripigliamo fino a sera ma non si può più star sotto; siamo a 4 metri ma il mare non si decide a cambiarsi; di nuovo rinnoviamo l'aria coi trombini e poi sotto, e lettura, gioco e dormire regnano frammischiati finche viene mattina .

 

[continua]

 

 

Note

(1) Le turbine citate si riferiscono a delle pompe che inviano aria all'interno delle casse zavorre per espellere l'acqua imbarcata appositamente per annullare la spinta archimedea.

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  • 3 weeks later...

Alle 6.10 possiamo andare a galla (1); il mare si è calmato un poco e si naviga con un motore solo in direzione della nostra costa. Il vento è gelato e forte cade la neve gelata simile a grani di grandine: ciò ci preannuncia che siamo vicini a terra. Non si può però a stare fuori dal freddo; ogni quarto d'ora bisogna cambiare le vedette. Alle 3 avvisto terra, tutti salgono in coperta a vedere, dopo poco si distingue il monte (2) ............ Ecco ci ha vistati ed alza la bandiera di prima grandezza (3) del codice segreto. noi alziamo la nostra e si segnala, appena risponde, la prima parola === ci credevano morti... ........ Avvicinati alla costa la costeggiamo verso Porto Corsini.

 

Appena in vista di quello il vento si calma; il mare non arriva più nemmeno in coperta e quindi tutti si sale a rimirare il porto desiato....

Le macchine rombano con più fragore, e noi sfoghiamo la nostra gioia sulle poche sigarette rimaste.

 

Ecco siamo all'imboccatura del canale e si entra coi motori elettrici a tutta forza.

 

La giornata benche triste inoltrata pare sull'alba tanto è ancora imbronciata in confronto al nostro piacere..... Gli equipaggi dei rimorchiatori di alto mare, e torpediniere sono tutti in riga sul canale la dove si passa noi e quando siamo sul fianco gridano gli urrà e gli evviva al Re (4) e al nostro sommergibile ..F2.............................

Noi ci guardiamo attoniti l'un l'altro arriviamo alla banchina dei sommergibili e anche qui altri equipaggi pure in riga col nostro ex Comandante ora capo flottiglia; che per primo dà gli urrà.

Il nostro comandante risponde la saluto con tutti noi

 

((( GIANNI...BERTUZZI))))

 

 

Note:

(1) inusuale questo "andare a galla", impiegato al posto di "emergere" e forse sintomo di una definizione non ancora consolidata tra i sommergibilisti, componente ancora giovane, che ha iniziato a formarsi nel 1905 con la classe Glauco

(2) stimo possa essere monte San Bartolo, in prossimità di Pesaro, dove era presente una stazione segnali, distante mezza giornata di navigazione da Porto Corsini.(circa 70 Nm a 8/10 nodi)

(3) le bandiere, che contraddistinguono un codice alfanumerico di comunicazione fin dai tempi della navigazione a vela, possono essere di diverse dimensioni, che sono standardizzate in "grandezze" o "misure". Una prima grandezza è una bandiera di dimensioni elevate (oltre i 2 mt di lato)

(4) non deve stupire l'inneggiare al Re per festeggiare il rientro di un sommergibile dato per disperso. Il Re era il Comandante in Capo delle Forze Armate e la consuetudine voleva che si inneggiasse al sovrano per "ringraziarlo" di quanto avveniva, come se fosse una "grazia". Allo stesso modo si festeggiava, ad esempio, se un siluro colpiva il bersaglio.

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