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Il Rimorchiatore Misterioso Di Norah


Leopard1

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A pag. 209 del libro di Aldo Marchese “Vita ed avventure nel tramonto dell’Impero”, SAFGRA, 1965 vi è questa affermazione: “Il 20 aprile (1941) a sera attracchiamo nella parte più meridionale di Norah (Arcipelago Dahlak, Eritrea), dove sappiamo che vi sono due villaggi. Per evitare eventuali sorprese, stabiliamo dei servizi di guardia e a turno dormiamo per terra qualche ora. Mentre all’alba (del 21 aprile 1941) ritorniamo a bordo, appaiono nelle vicinanze alcuni indigeni: alle nostre domande non sanno rispondere. Non hanno notizia di alcun rimorchiatore arenato nelle vicinanze. Bordeggiamo prima da ovest ad est e puntiamo poi direttamente a nord. Finalmente, proprio quando ci apprestavamo ad attraccare in qualche insenatura con l’intenzione di inviare qualcuno al villaggio più vicino per avere notizie, ecco il rimorchiatore. Nei confronti del nostro sambuco appare come una cosa grande e magnifica: è lungo quasi venti metri e gli ottoni dei suoi rivestimenti brillano al sole. E’ stato sospinto per alcuni metri sulla spiaggia ed è letteralmente sprofondato nelle sabbie. Per rimetterlo a galla sarebbe necessario l’ausilio di un altro rimorchiatore di pari forza e grandezza. Gli Ufficiali, un tenente ed un sottotenente di vascello, mi accolgono con cordialità e, quando apprendono lo scopo del mio viaggio, mi ringraziano calorosamente. Mentre assolvevano un’ultima missione, una avaria al motore, sopravvenuta durante l’imperversare di un’insolita mareggiata, impedì loro di evitare le secche dove si erano arenati. Dopo aver comunicato ad Assab la loro posizione e la loro situazione, anche la radio di bordo cessò di funzionare.

Ricordando che Massaua cadde in mani britanniche, indiane e francesi l’8 aprile 1941 e che a tale data, tranne poche, tutte le navi militari e mercantili si autoaffondarono nel porto o nella rada e nei pressi delle isole di Nocra e Dahlak Kebir, mi domando:

  • cosa ci faceva, a distanza di quasi due settimane dalla caduta della città e base navale, un rimorchiatore della Regia Marina in un’isola situata ad oltre una quarantina di miglia a nord-est di Massaua?
  • quale rimorchiatore poteva essere? Per le dimensioni, stimate da Aldo Marchese in una ventina di metri di lunghezza, escluderei l’Oneglia e il Pirano, troppo piccoli, come il Baia (peraltro affondato nel febbraio 1941 e di cui non risulta il recupero); circa l’Ausonia, il Malamocco, il Panaria e il Porto Venere, le informazioni tratte da Navi militari perdute (da prendere comunque con le molle, vedasi il caso del Nazario Sauro e dell’Urania), sembrerebbero dare per certa la loro perdita. Non resterebbero che il Formia e San Paolo, per i quali il citato testo dell’USMM afferma che “fu autoaffondato, ma non si sa in quali circostanze”....
  • che fine ha fatto?
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è lungo quasi venti metri .... Non resterebbero che il Formia e San Paolo

 

Il resoconto del console generale della milizia Aldo Marchese descrive uno scafo di dimensioni nettamente inferiori a quello del vetusto Formia (ex Ciclope, costr. 1908 Sandefjord, m. 29,42 x 5,42 x 3,34 da Libro registro RINa 1940).

Il San Paolo, classe Sant'Antioco, costr. 1937, Cantieri Navali del Quarnaro, era circa delle stesse dimensioni, leggermente maggiore per dislocamento, ma non saprei cosa altro cercare...

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Il San Paolo, classe Sant'Antioco, costr. 1937, Cantieri Navali del Quarnaro, era circa delle stesse dimensioni, leggermente maggiore per dislocamento, ma non saprei cosa altro cercare...

 

I rimorchiatori classe Sant'Antioco erano lunghi 24,90 metri fuori tutto, quindi un po' più piccoli del Formia. Bisogna anche considerare che la stima di Marchese è stata fatta "ad occhio" quindi poteva anche sbagliare di qualche metro. Quanto erano lunghi Oneglia e Pirano, gli altri possibili candidati?

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Da Navi mercantili perdute:

Mario M, piroscafo (rimorchiatore) - tsl 28. Costruito nel 1904. Appartenente all'armatore Carmelo P#####o di Messina. Iscritto al Compartimento Marittimo di Messina, matricola n° 32. Non requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

Affondato in Mar Rosso, per cause imprecisate, l' 8 aprile 1941.

Da libro registro RINa 1940:

Mario M ex Cesare, Soc. Coop.Impresa Portuale (S.C.I.P.) Messina, matricola n°. 32 costruito a Pegli nel 1904; tsl 17,78 dimensioni m 14,16 x 3,72 x 2,20, materiale: legno, motorizzazione: macchina alternativa C.I. 76, navigazione entro 6 mg dalla costa.

 

EDIT: Il nome dell'armatore Carmelo P i c c i o t t o è stato censurato automaticamente :laugh: la società è tutt'ora esistente

https://www.paginegialle.it/messina-me/navigazione/p#####o-carmelo-rimorchiatori

Modificato da danilo43
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  • 2 weeks later...

salve a tutti.

Appena rientrato dal mio ennesimo viaggio in Eritrea ed alle isole Dahlak. Purtroppo a Massaua non c'è più (o, se c'è, non l'ho trovato) nessun testimone di quanto avvenne 77 anni or sono. Figuriamoci poi documentazione...

Un'unica curiosità: sulla battigia della costa settentrionale dell'isola di Dur Gaam ho trovato due proiettili perforanti, decisamente "antichi", che stimo essere uno da 152 mm ed uno da 120 mm. Cosa ci facciano lì, distanti una ventina di metri l'uno dall'altro (15°47’07,70”N-039°45’03,74”E) è un mistero, perchè non mi risulta che l'isola (sulla quale c'era la nostra batteria da 120 "Borsini") sia stata cannoneggiata dagli inglesi. Nè è ipotizzabile che siano proiettili sparati per esercitazione dalla lontana isola di Dohul, dove avevamo due batterie (la Taranto con tre pezzi da 152 mm e l'Eritrea con due torri binate da 120 mm). Il piccolo mistero riguarda anche il fatto che sono sulla battigia: come hanno fatto ad arrivare fin lì, visto che pesano un bel po'? Inoltre, quello da 152 mm è "inserito" in un pezzo di roccia corallina...

Visto che i miei ultimi tentativi di inserimento di foto sono miseramente falliti, se interessano quelle dei proiettili datemi istruzioni su come postarle, oppure contattatemi via posta privata che ve le invio

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Recupero relitto Orsini: in un mio articolo (http://www.ilcornodafrica.it/st-melecarelitti.pdf) sulla scorta di quella poca documentazione che ero riuscito a trovare, scrivevo: "Al momento dell’affondamento l’unità si trovava su un fondale di una trentina metri, a circa mezzo miglio ad est della penisola di Abd el Kader, all'altezza del pontile del Comando Marina di Massaua. Non risulta che il relitto sia stato recuperato o demolito."

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Il rimorchiatore descritto da Marchese, però, è un rimorchiatore militare, mentre il Mario M. non era neanche requisito.

Le contraddizioni tra le opere dell'Ufficio Storico si sprecano, soprattutto in occasioni delle opere e delle ristampe degli anni Ottanta e Novanta

Si veda: Ufficio Storico della Marina Militare, “La Marina in Africa Orientale”, Rivista Marittima, gen. 1957

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Una conversazione con Pellicano -che mi ha dato una serie di informazioni precise e puntuali-, mi da' spunto per una domanda ed alcune considerazioni sui proiettili fotografati.

- la corona di forzamento del proiettile più grande, quello che stimo essere da 152mm, è molto bassa: guardando alcune foto, ho notato che in molti proiettili la corona è invece spostata verso l'ogiva. Qualcuno sa se la caratteristica è tipica del munizionamento di qualche Marina particolare (ad esempio, quella britannica)?

- I due proiettili sono ad una distanza di poche decine di metri l'uno dall'altro, adagiati nella sabbia della battigia della costa settentrionale: vista la conformazione dell'isola, che è circondata per molte decine di metri da un fondale sabbioso con profondità variabile da mezzo metro ad un metro e mezzo circa, per poi avere una corona di barriera corallina larga da qualche metro e profonda da mezzo metro fino al drop-off di 6-9 metri, ritengo del tutto improbabile che i due proiettili siano stati trasportati fin dove sono dalle onde o dalle correnti di marea.

- non mi risulta che vi siano stati combattimenti navali in quella zona con navi britanniche o di loro alleati. Gli unici scontri nei pressi delle Dahlak furono quello che portò all'affondamento del Ct Nullo nei pressi dell'isola di Harmil (ma sparò solo il CT Kimberley con i suoi pezzi da 120/45, mentre il Leander non risulta che abbia sparato con i suoi da 152), distante da Dur Gaam una sessantina di miglia e quello, avvenuto in un tratto di mare ben a sud dell'arcipelago delle Dahlak, in cui il Leander utilizzò senz'altro i suoi pezzi da 152 contro i nostri caccia.

- come dicevo, l'unica batteria della Regia Marina da 152mm (la Taranto, con 3 pezzi Ansaldo 1911) era (ed è ancora...) situata sul lato orientale dell'isola di Dohul (Dehel), distante da Dur Gaam circa 18 km. In teoria i pezzi da 152 avrebbero potuto colpire l'isola di Dur Gaam (la gittata massima era di oltre 19 km ed i proiettili sarebbero arrivati -come diciamo noi carristi- a corpo morto) ma non avrebbe avuto senso sparare su un bersaglio dove c'era un'altra batteria italiana (la Borsini). Così come non avrebbe alcun senso ipotizzare tiri di addestramento, che non si fanno con la carica massima nè contro bersagli "amici".

Il che mi porta a ritenere che i due proiettili, (sparati dai nostri cannoni?) siano stati recuperati chissà dove da qualche barca di pescatori locali e poi abbandonati a Dur Gaam. Il tutto, magari anche a rischio che la carica esplosiva potesse essere ancora attiva...

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