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75 Anni Fa La Battaglia Di Mezzo Giugno


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http://cefalunews.org/2017/06/14/seconda-guerra-mondiale-operazione-di-mezzo-giugno-battaglia-di-pantelleria/

 

Battaglia di mezzo Giugno.

(battaglia di Pantelleria)

Nella primavera del 1942 lo sforzo principale tedesco si rivolse alla Russia, di conseguenza diversi reparti del II CAT della Luftwaffe dal Mediterraneo furono trasferiti al fronte orientale, provocando una diminuzione delle capacità offensive contro l’isola di Malta. Durante l’offensiva aerea sull’isola che doveva anticiparne l’invasione, le capacità della stessa erano state ridotte al minimo, in poco più di un mese erano state sganciate sull’isola più di 6500t di bombe che avevano ridotto le difese antiaeree, le attrezzature e affondato due cacciatorpediniere e danneggiato gravemente l’incrociatore Penelope, tanto che si era dovuto allontanare le navi di superficie dall’isola, ai sommergibili invece fu ordinato di posarsi sul fondo di giorno ed emergere di notte, ma dopo la perdita di 8 di essi, fu deciso di allontanare anche loro dall’isola. A fine aprile del 42, Churchill scrisse che ormai Malta era ridotta al lumicino, infatti alle batterie contraeree dell’isola furono razionati i colpi. Malta aveva bisogno anche di aerei da caccia, Churchill ottenne in prestito dal presidente Roosevelt la portaerei Wasp che assieme alle vecchie Eagle e Argus lanciarono a portata dell’isola caccia Supermarine Spitfire MK V, mentre il posamine veloce Welshaman effettuava dei sporadici rifornimenti. A fine maggio, si decise di rifornire Malta con due convogli, uno proveniente da Gibilterra e uno proveniente da Alessandria.

L’operazione da Gibilterra prese il nome di “Harpoon” ed al suo comando fu posto l’ammiraglio Curteis, questi lasciò l’Inghilterra il 5 giugno con gli incrociatori Kenya ( nave di bandiera), Liverpool ed i cacciatorpediniere della 17^ squadriglia di scorta a 6 mercantili, tra l’11 ed il 12 giugno alla squadra proveniente dall’Inghilterra, si unirono le navi uscite da Gibilterra, la corazzata Malaya, unica corazzata rimasta nel Mediterraneo, le due vecchie portaerei Argus ed Eagle, incrociatori e cacciatorpediniere. Dopo la ricongiunzione, la squadra si divise in due formazioni, la forza W di sostegno formata dalla Corazzata Malaya, gli incrociatori Kenya e Liverpool, l’incrociatore contraereo Charybdis e 8 cacciatorpediniere; la forza X al comando del capitano di Vascello Hardy, formata dall’incrociatore contraereo Cairo, 9 cacciatorpediniere, 4 cacciatorpediniere di scorta classe Hunty ( poco più grandi di una corvetta), il posamine Welshaman e alcuni dragamine, tale formazione era la scorta diretta del convoglio, il piano prevedeva che la forza W accompagnasse le navi sino all’ingresso del Canale di Sicilia, per poi ritirarsi e rimanere in attesa del convoglio di ritorno. Dato che i servizi informazioni avevano segnalato presenza di incrociatori italiani nel tirreno, furono inviati 4 sommergibili in agguato sulle loro possibili rotte di provenienza. Il timore più grande era l’intervento della del grosso della flotta italiana, per questo gli inglesi dislocarono 18 sommergibili nel Mediterraneo centro orientale e bombardarono Taranto nei giorni 9,10 e 11 giugno.

Da Alessandria partì l’operazione “Vigorous”, al comando dell’ammiraglio Vian , della forza navale facevano parte: gli incrociatori contraerei Cleopatra (nave di bandiera), Dido, Hermione, Euryalus, Arethusa e Conventry, gli incrociatori Newcastel e Birmingam, 17 cacciatorpediniere di squadra e 9 di scorta, 4 corvette, 2 dragamine, la nave bersaglio Centurion, camuffata da corazzata King George V, 2 navi salvataggio, 6 motocannoniere e 11 mercantili, poi ridotti a 9 a causa del danneggiamento del City of Calcutta e di un avaria all’Elizabeth Bekke costretto al ritorno ad Alessandria.

A Supermarina ( comando in capo della marina) le prime notizie dei movimenti inglesi giunsero il giorno 12, subito fu attivata la ricognizione aerea e messi i allarme 3 sommergibili in agguato nel mediterraneo Occidentale, altri 6 ricevettero l’ordine di prendere il mare la sera del 12 ed altri 5 furono inviati nel Canale di Sicilia sulle rotte di approccio a Malta. Fu deciso di inviare il grosso della flotta al comando dell’ammiraglio Iachino contro le navi dell’operazione Vigorous, che era la formazione più grande, mentre contro Harpoon vennero inviate la navi della VII divisione dislocate a Cagliari al comando dell’ammiraglio Da Zara, formata dagli incrociatori Eugenio di Savoia e Raimondo Montecuccoli, la XIV squadriglia cacciatorpediniere; Vivaldi, Malocello, Zeno e la X squadriglia, Oriani, Ascari, Gioberti e Premuda, uscite da Cagliari, le navi si diressero su Palermo in attesa di ulteriori ordini, durante il trasferimento furono attaccate senza esito da un sommergibile che però lanciò il segnale di scoperta.

Intanto il convoglio Harpoon la notte del 13 subì 2 attacchi da parte di sommergibili ed al mattino del 13 iniziarono gli attacchi aerei che continuarono sino a mattinata inoltrata per riprendere nel pomeriggio, nonostante la violante reazione della contraerea fu affondato il trasposto Tanimbar e messo fuori combattimento l’incrociatore Liverpool, nella pausa fra i bombardamenti fu ordinato l Welshaman che trasportava un carico speciale di lasciare la formazione e dirigere su Malta a tutta forza. Alle 20.20 la forza W si staccò dalla formazione e diresse per il rientro lasciando il convoglio che proseguì su Malta alla velocità di 12 nodi. Alle 19.24 le navi di Da Zara lasciarono Palermo, ma i caccia Oriani e Zeno dovettero rientrare a causa di avarie. Alle 5.20 il comandante Hardey fu informato dalla ricognizione aerea che gli incrociatori italiani erano vicinissimi, infatti furono avvistati alle 05.31 ad una distanza di 20000m. il Cairo ed i 4 caccia di scorta si frappose fra gli incrociatori e i mercantili iniziando ad emettere una cortina fumogena, fu ordinato ai mercantili di dirigersi verso la Tunisia, mentre i caccia Bedouin, Marne, Matchless, Thuriel e Partridge furono mandati all’attacco della formazione italiana, alle 5.39 gli incrociatori italiani aprirono il fuoco concentrandolo sull’unità di testa il Bedouin, gli incrociatati viaggiavano a 32 nodi sparando contro i caccia che cercavano di tagliargli la Starda, alle 5.50 Da Zara distacco i caccia Vivaldi e Malocello per attaccare direttamente il convoglio, mentre questi si dirigevano verso la cortina fumogena da questa emersero i 4 caccia Hunt che aprirono il fuoco, nonostante questo i le unità italiane continuarono l’attacco fino ad una distanza di circa 6000m dai bastimenti contro i quali effettuarono un lancio di siluri contemporaneamente con le artiglierie battevano alternativamente i caccia ed i mercantili, alle 6.15 il Vivaldi fu colpito nel locale macchine di prua, il colpo provocò anche un avaria al timone, il caccia seppur immobilizzato continuava a sparare mentre il Malocello cercava di proteggerlo stendendo una cotina di fumo, i caccia nemici giunsero a circa 4000m e lanciarono i siluri che fortunatamente non giunsero a segno, il Vivaldi ripose lanciando 2 siluri e continuando a sparare, vista la strenua difesa dei due caccia e che gli incrociatori stavano per raggiungere il convoglio, i caccia si ritirarono, alle 06.46 in Vivaldi riparate in parte le avarie, rimette in moto e dirige per il rientro scortato dal Malocello. Intanto gli incrociatori si facevano sempre più vicini, anche se costretti a continue accostate per evitare le salve in arrivo, qualche colpo cadde a bordo ma senza causare danni sensibili, mentre le salve italiane producono seri danni all’incrociatore Cairo ed al caccia Partridge, il Beodouin rimase addirittura immobilizzato, preso al rimorchio dal Partridge, fu affondato da un aerosilurante SM 79. La lunga schermaglia con la scorta aveva però fatto perdere a Da Zara il contatto con il convoglio, l’ammiraglio dovette inoltre aggirare un vicino sbarramento di mine, alle 09.00 il convoglio entrò in una zona di densa foschia. Intanto alle 06.50 erano ripresi gli attacchi aerei che affondarono il piroscafo Chant, centrarono e incendiarono la petroliera Kentucky che inizialmente presa a rimorchio da un dragamine fu successivamente affondata, furono inoltre affondati il caccia Thuriel ed il piroscafo Burdway, dei 6 piroscafi iniziali ne rimanevano solo 2 il Troilus e l’Orari, la sera del 15 giugno, in vista di Malta mentre si preparava per entrare in porto il convoglio incappò in un campo minato, il piroscafo Orari rimase danneggiato, ma riuscì ad entrare in porto, il caccia Kujawiak affondo edil Matchless, il Babsworth ed il dragamine Hebe rimasero danneggiati, in totale gli inglesi persero 4 mercantili, 2 caccia ed ebbero danneggiati 2 incrociatori, 4 cacciatorpediniere un dragamine ed un mercantile, per contro gli italiani riportarono il danneggiamento del Vivaldi e lievi danni ai due incrociatori.

Nel mentre il convoglio Vigorous avanzava verso Malta, nel primo pomeriggio del 14 da Taranto uscirono. La IX divisione corazzate Littorio e Vittori Veneto, la III divisione incrociatori pesanti Gorizia e Trento; la VIII divisione incrociatori leggeri Garibaldi e Duca d’Aosta assieme a 12 cacciatorpediniere delle VII, XI e XVII squadriglie, fra essi er presente il Legionario dotato di un RADAR tedesco modello De.Te, inoltre lungo le probabili rotte inglesi furono dislocati MAS, motosiluranti tedesche e sommergibili. Al comando di Alessandria l’ammiraglio Harwood era preoccupato, le forze di Vian non potevano affrontare la squadra italiana, da Alessandria fu inviato l’ordine di proseguire su Malta sino al tramonto e poi invertire la rotta in attesa che la situazione migliorasse.

Nel frattempo l’aviazione aveva iniziato gli attacchi al convoglio inglese, nella tarda mattinata del 14 fu affondato il piroscafo Aagtekirk, nel pomeriggio fu affondato il mercatile Bhutan e danneggiato il Putaro, fra le unità militari, furono colpite le corvette Erica e Primila che per i danni ricevuti dovettero abbondonare il convoglio, al calar della notte iniziarono gli attacchi delle motosiluranti che danneggiarono l’incrociatore Newcastle ed affondarono il caccia Hasty. Alle 5.30 del 15 Harwood, ordino a Vian di riprendere la rotta verso Malta, salvo poi inviargli un contrordine alle 08.30 comunicandogli di invertire la rotta, per poi nella tarda mattinata comunicandogli che aveva libertà di manovra. Intanto il convoglio era sottoposto a continui attacchi aerei, alle 11.00 fu affondato l’incrociatore Birmingham, alle 14.30 fu affondato il caccia Airdale e colpita la Centurion. Glia attacchi proseguirono per tutto il giorno, e nel tardo pomeriggio fu affondato il caccia Nestor, danneggiato l’incrociatore Arethusa e fu di nuovo colpita la Centurion. Dopo le 18.00, quando Harwood ebbe il quadro completo della situazione e ricevuta la notizia che alle navi della scorta rimaneva meno del 30% del munizionamento, ordino a Vian di rientrare ad Alessandria. Nella notte sulla via del ritorno la formazione incappò nel sommergibile U-205che silurò affondandolo l’incrociatore Hermione, la sera del 16 le malconce navi inglesi entrarono nel porto di Alessandria.

All’alba del 15 la squadra italiana stava dirigendo verso l’ultima posizione segnalata del convoglio, quando alle 5.15 fu sottoposta all’attacco di aerosiluranti inglesi che colpirono l’incrociatore Trento immobilizzandolo, Iachino lasciò i caccia Camicia Nera, Pigafetta e Saetta ad assisterlo mentre il resto della squadra proseguiva, mentre i caccia si preparavano per prendere a rimorchio il Trento sopraggiunse il sommergibile P-35 che attacco la nave immobile centrandola con due siluri, uno colpì un deposito munizioni ed il Trento affondo immediatamente. Nel frattempo la formazione italiana, subiva il bombardamento dei B-24 Liberator americani, un'unica bomba cadde a bordo, colpendo di striscio la torre da 318 prodiera del Littorio senza provocare danni. I vari cambiamenti di rotta del convoglio inglese avevano creato confusione a Supermarina, fu inviato un messaggio all’ammiraglio Iachino in cui gli si ordinava di trovarsi al mattino successivo in un punto dove avrebbe dovuto trovarsi il convoglio. Verso le 22.00 la squadra italiana fu attaccata di nuovo dagli aerosiluranti Beufort che alle 23.40 colpirono a prua il Littorio che nonostante i danni continuò a navigare a 20 nodi, verso la mezzanotte in base alle informazioni ricevute ed essendo necessario il rifornimento delle navi decise di invertire la rotta e dirigere per il rientro, alle 02.00 la roicognizione aerea comunicò che le navi inglesi erano rientrate nelle acque egiziane. Nel pomeriggio del 16 le navi italiane si ormeggiarono a Taranto.

La battaglia di mezzo giugno era terminata, anche se la squadra italiana non era venuta a contatto con gli inglesi, la sola sua presenza aveva obbligato gli inglesi a ritirarsi provocando il fallimento dell’operazione.

 

Bibliografia:

La guerra italiana sul mare. Giorgio Giorgerini, edizioni Mondadori.

Storia della marina Vol. 4. Fabbri Editori.

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