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Vecchie P.n.


Red

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Un nuovo capitolo tratto dal libro " Fumi all'orizzonte "

di Italo Sulliotti :

 

VECCHIE P.N.

 

Non posso varcare la soglia d'un Arsenale e i cancelli d'un nostro porto militare,senza che i miei occhi cerchino subito - negli specchi d'acqua morta dove la nafta e i lubrificanti stendono sulla superficie un velo iridescente - la sagoma nota e < invecchiata > di quelle che furono per me le valorose e indimenticabili compagne di lunghe crociere, in pace ed in guerra : le P.N. e le O.S. .

Pattison-Napoli e Odero-Sestri.....Nelle due semplici lettere è scritta indelebilmente, molta gloria della nostra Marina, dei vecchi cantieri donde discesero al bacio del mare le più piccole torpediniere dell'Armata.

Chi ha vissuto al loro bordo non le dimentica più. E tutti gli ufficiali della nostra Marina - quegli stessi che, sferzati dall'acqua, aggrappati alla ruota del timone, incrostati di sale, ubbriachi di vento, hanno sentito le P.N. torcersi e cigolare sotto le raffiche del Mediterraneo scatenato ed hanno mandato interminabili silenziose disciplinate serie di accidenti al < maledettissimo giorno in cui sono capitato su queste scarabattole > - hanno conservato nel cuore una segreta nostalgia per i loro primi anni di comando, quando gli Ammiragli e i Comandi in Capo mandavano le P.N. a fare tutto quello che nessun altro aveva voglia di fare, in tutte le rade del mare latino........

Ricordo il mio battesimo navale, sulla P.N.7.

S'era da due mesi a Brindisi, sentinelle avanza te della stampa europea : giornalisti ed inviati speciali d'ogni paese, accantonati in quell'Hotel Internazionale dove Arnaldo Cipolla, nominato Dittatore dei viveri impartiva ogni giorno ordini categorici ai cuochi spaventati, e studiava un progetto di legge contro l'abuso sistematico della < mozzarella in carrozza > .

Brindisi era, nei primi mesi del 1914, la capitale politica del Levante. Tutte le notizie < vere > - che sono come è noto, le cugine mal riuscite delle notizie false -

nascevano e si forgiavano nella piccola città pugliese tutta abbacinante di riflessi bianchi.

Gli avvenimenti d'Albania - or comici or tragici - cominciavano, per chi capiva qualche cosa del gioco complesso e formidabile della politica internazionale, a delineare le situazioni dell'Europa di domani.

Ogni giorno che spuntava sull'Adriatico, recava con sè la < novità > da telegrafare : le bizze di Essad Pacha, i dispettucci della politica austriaca, i fatti di Scutari, le speranze dinastiche di Guglielmo Principe di Wied, garzone da barbiere inviato dal Consiglio delle Potenze a reggere le sorti di un popolo che egli non conosceva nemmeno sulla carta geografica.

C'era nell'aria l'odore della guerra. E ognuno di noi di noi sentiva che essa sarebbe scoppiata un giorno, prossimo o lontano in una circostanza qualunque creata dall'imponderabile, in mezzo a quella terra di Balcania, dura, ardente, fascinatrice, malinconica, dove i fucili hanno - secondo un vecchio proverbio - l'abitudine di < sparare da soli > .

E s'era creata fra i giornalisti e la Marina, una intima affettuosa fraternità; che nasceva dalla stessa sensibilità degli avvenimenti, dalla stessa fede confusa in un migliore domani della patria, dallo stesso amore del nuovo e dell'imprevisto.

L'Albania era già, fin d'allora , l'asse intorno a cui roteava la vita europea. E se gli imbecilli - vasta, numerosa, felice classe sociale - mostravano, al sentirne parlare, un sorrisetto ironico, tutti gli uomini pensosi dell'avvenire comprendevano che là, fra le montagne dinariche, stava per rovesciarsi sui nervi troppo tesi del mondo il vaso di Pandora della guerra.

Il Ministero della Marina aveva dato a vari inviati speciali dei grandi giornali, una speciale autorizzazione di libero passaggio sulle siluranti che ogni giorno recavano a Brindisi i sacchi di posta alle navi della squadra internazionale ancorata alle foci della Boiana.

Io rappresentavo la " Tribuna " : Arnaldo Cipolla la " Stampa ", Olindo Bietti il " Corriere della Sera " : c'era con noi il povero Andrè Tudesq, del " Journal ", morto due anni dopo, in circostanze tragiche e misteriose, in una pagoda sperduta nel cuore delle foreste indocinesi.

Da tre giorni l'Adriatico < sputa > tutte le schiume più rabbiose, in una consueta ripresa delle sue collere. L'Adriatico ha un cattivo carattere; quando si inquieta, è difficile intendersi. Fra le sue rive troppo vicine, l'acqua ribolle e si accavalla in una disordinata e mostruosa ridda di onde. E con quelle onde dovevano - quella mattina - battersi, come sempre, le P.N., le < piccinine > dell'Armata.......

Precisiamo. Il servizio di collegamento postale fra la base di Brindisi e l'Albania, era assicurato, per turno, dagli italiani, dai francesi, dagli inglesi.

Due giorni prima dell'attacco della bora, era partito il caccia inglese " Chelmer ", comandato dal luogotenente di vascello Kennedy, un valoroso ufficiale che doveva, due anni dopo, dare in Mediterraneo una caccia brillante, seppur poco fortunata, alle navi tedesche rifugiatesi nei Dardanelli. Ora, il "Chelmer aveva dovuto tornare indietro, per un'avaria alle macchine. E lo aveva, nel giorno successivo, sostituito la torpediniera francese d'alto mare l' " Arbalete.

Anche questa,a trenta miglia da Brindisi, ripiegava in buon ordine, perchè la furia delle onde era insostenibile e il Comandante temeva, non senza ragione, perdere il timone.

A mezzogiorno l'ufficiale francese venne al Circolo Marina. Era ancora gocciolante di pioggia, e non s'era ancora tolto l'incerata.

- Rien à faire. La mer est demontèe. Pas possible traverser. -

Noioso affare. L'Ammiraglio comandante la Base era seccatissimo. Dalla foce della Boiana, la squadra, mutilata di notizie, sollecitava l'inoltro della posta.

Ma dall'alto della Difesa di Brindisi si continuava a scorgere l'Adriatico sempre più incollerito.

E in serata, naturalmente, giungeva l'ordine : all'alba fuori < fuori > le P.N. ! .

Le P.N. avevano dei Comandanti e dei Capisquadriglia di < classe > : uomini come Cavagnari, oggi Ammiraglio fra i più giovani e più quotati dell'Armata, e come Castellani, che doveva morire dopo la guerra, ucciso dall'imboscata di una polmonite.

Marinai di fegato saldo, innamorati dell'insidia e del pericolo, cui le sventolate della bora facevano l'effetto di andare a nozze.

Alle sette la " Tribuna " mi telegrafa, ordinandomi di essere l'indomani mattina a Scutari.

I miei colleghi mi guardano con un sorriso di compatimento. Con quel mare !.....

Ma io mi sentivo l'anima di Nelson : avevo preso confidenza con l'Adriatico, durante una dozzina di traversate < sull'olio >....... E mi reco alla Difesa, per chiedere chi parte.

Catellani mi viene incontro, con le mani in tasca, col suo bizzarro profilo da corsaro algerino. Sulle terrazze del bastione brindisino, ci si regge appena in piedi sotto la sferza del vento.

- Comandante,a che ora si va via ? -

Catellani mi guarda in faccia; poi guarda il mare.

Sembra che odori la tempesta.

- Perchè ? Venite di passaggio ? -

- Si. Ordine di Roma _

- Ma avete visto che roba ? -

- Ho visto. Non fa niente. Con lei vengo.-

Catellani si dà una fregatina alle mani e ride. Poi mi prende per il braccio, amichevolmente.

- Sentite,Sulliotti, non venite con me. la " Tribuna " può aspettare. Non è tempo per voi, e forse......neanche per noi.-

Io insisto. Diamine ! E' questione di punto d'onore.

I colleghi sanno che io devo partire, e per tutto l'oro del mondo non rinuncierei alla traversata.

Catellani riflette. Poi, fa ancora un tentativo per dissuadermi.

- Badate, Sulliotti. Io non faccio come il francese. Indietro non torno........

- Meglio.....-

- Ah si ? - Catellani si stringe nelle spalle e mi guarda con un pò di maliziosa ironia.-

- Quand'è così........voi sapete di essere sempre gradito sulla P:N.7 . -

- Alle due, a bordo. -

........Quando raggiungo la banchina delle siluranti, alle due di notte, il vento è cresciuto. La P.N. sotto pressione, è un fuso nero nella nerissima notte : poche scorie escono dal fumaiolo. L'acqua del porto è tutta striata da brividi del vento. Due ufficiali inglesi sono venuti a salutare Catellani, che è già al suo posto.

Salto a bordo. La silurante,che ha ancora le < cime > a terra, si agita tutta, come un cavallo mal trattenuto dal morso.

- La posta c'è tutta ? -

- Signor sì. E' in basso. -

Comincio a capire. So che di solito, i sacchi di posta sono riuniti sotto la plancia, in coperta. Stanotte Catellani li ha fatti piazzare nel quadratino; brutto segno.

La suoneria del telegrafo squilla in macchina. Gli uomini filano le cime che cadono in acqua con piccolo schiaffo sordo.

- Avanti a mezza forza. -

La silurante si avvia, con un dondolio leggiero.

I lumi sulla, sulla banchina di Brindisi, cominciano a rimpicciolire. E dall'imbocco del porto entrano folate di vento; il saluto dell'Adriatico in collera.

Mi sono ravvolto nell'impermeabile di grossa incerata , e rannicchiato al mio posto preferito: sulla piattaforma del cannone di poppa.Fa freddo.

Il cielo è nero come l'inchiostro. E un marinaio che passa - tutti vecchi amici, sulle P.N. ! - Mi lancia una frase......incoraggiante :

- Signorino, stanotte passiamo il guaio ! -

- Beh ! - gli dico con eroica indifferenza

Dopo tutto, se non si potrà andare avanti si tornerà indietro, no ? -

Il marinaio mi guarda con commiserazione.

- Signorino, che dite ? Lo conoscete il Comandante ? -

Per un quarto d'ora le cose vanno abbastanza bene.

La P.N. rulla e beccheggia, ma cammina, tutta incoronata di spruzzi. Hanno chiuso gli spiragli delle macchine.

L'inferno comincia appena superata la linea degli isolotti e delle dighe che proteggono Brindisi.

Catellani ha messo la prua a nord-est, sulla linea di San Giovanni di Medua. E il primo schiaffo del mare arriva improvviso, violento, formidabile, come una ceffata. La silurante si arresta e trema tutta, mentre un torrente di schiuma l'investe, la sommerge, passa da prua a poppa e dilegna.

Mi sono abbrancato al cannone, ma sento, nell'ombra, una mano che mi passa intorno alla vita una cima. E' Catellani che ha dato - prudenzialmente - ordine di legarmi. E il grande duello comincia, fra il mare e il minuscolo insetto d'acciaio che ci porta.

Quanto dura ? Non so. So che nessuna agonia al mondo può essere paragonata a quella che io mi sono procurato con generosa e ignara indifferenza.

Soppresse e invertite tutte le leggi dell'equilibrio e del galleggiamento, la P.N. è diventata un sottomarino che si tuffa col naso nelle onde, sparisce, riappare appesantita dall'acqua, si alza, s'impenna, ricade, mentre l'elica invano cerca di vincere la resistenza del vento e l'alberetto si piega fino a toccare l'acqua.

Si va così, per tre ore. Siamo tutti una crosta di sale. Catellani, dietro la ruota di poppa - si è dovuta abbandonare la plancia dove il mare non permette di restare - sembra un bizzarro nomo nero, contratto in uno sforzo di volontà. Bisogna agguantare a qualunque costo.

Agguantare : una parola ! Da un momento all'altro la crescente violenza del vento può schiantarci il timone, e la nave senza governo, con un mare simile, è finita.

Il maresciallo macchinista è sbucato dalla scaletta : lo vedo che parla col Comandante. Ma Catellani scuote la testa e fa segno di no.

Mi sento morire. Il mal di mare - questo inoffensivo surrogato della morte - ha vinto la mia discreta esperienza di navigatore.

Faccio segno a un marinaio di sciogliermi, e pian piano, lentamente, cautamente, col cuore che mi sembra stia per cessare di battere, mi accosto al Comandante,fra una sbandata e l'altra. Ecco son dietro di lui.......E due parole, infinitamente comiche se oggi le ripenso, ma - allora -piene di drammatica ansietà, passano dalla mia bocca al suo orecchio.

Sono la mia dichiarazione di resa, la mia confessione di vigliaccheria all'Adriatico scatenato.

- Comandante ! Torni.....indietro ! -

Se io vivessi mille anni, non dimenticherò la risposta.

Colle mani contratte sul timone che non ha mai abbandonato, Catellani si volta. Il lieve riverbero della lampadina rossa dà al suo volto - in mezzo al fischio della bufera e al diavolìo delle onde scatenate- una espressione mefistofelica.

- Ci siete voluto venire ? Stateci ! -

......e ci sono < stato > : per forza.

Per altre due ore la P.N. continua la lotta col mare. Poi arriva un momento in cui l'uomo più coraggioso e più ardito del mondo non gioca la vita della nave e quella del suo equipaggio per due sacchi di posta.

Un maresciallo timoniere ha sostituito Catellani alla ruota; vedo il Comandante che, con un gesto secco,fa segno di virare : tutto a dritta !

E' il momento critico : persino i marinai sono preoccupati. Se la P.N. non vira nel momento buono,con quel pò pò di mare di traverso è la < culbute > garantita.

Ma tutto va bene. Faticosamente, la silurante vira e presenta la poppa al mare.Poi fugge verso il sud a ridosso di Santa Maria di Leuca, scivolando sull'arco enorme delle ondate che sembrano inseguirla.

Il mare si calma verso le due. E quando alle cinque di sera la P.N.7 , con la plancia fracassata, gli uomini a < pezzi >, ed un giornalista in cattivo stato, s'infila tra le navi della squadra internazionale, alla foce della Boiana e segnala che è giunta la posta, gli inglesi mandano un ufficiale a rallegrarsi con Catellani che è riuscito a < fare servizio >..........

 

Vi ho riveduto nella guerra, piccole vecchie P.N. gloriose, già invecchiate e < demodees > ma sempre pronte a filare con qualunque tempo, per qualunque missione, coi loro magnifici ufficiali, coi loro equipaggi di ferro fuso.

Bisogna aver fatto la guerra sul mare e visto da vicino quella che è stata la < difesa traffico > per comprendere come il sacrificio non si misuri soltanto col metro del valore, e come vi siano dei < servizi > in cui, se è minore il pericolo, è più schiacciante la fatica fisica e morale.

Bisogna pensare a quello che le piccole siluranti hanno fatto,durante lunghi mesi, per scortare i convogli dei mercantili sulle rotte del Mediterraneo e dell'Adriatico : quei convogli formati a casaccio, nei primi tempi della guerra, con piroscafi di diverse velocità, che si snodavano pigramente sul mare e che ne avevano sempre una.......

Ora è il piroscafo di punta che affretta troppo e distanzia il secondo che non può seguirlo; ora è il terzo che segnala < Non credo di aver carbone sufficiente>;

ora è di nuovo il primo che avverte < Il carico mi si sposta > ; ora è l'altro che chiede di rifugiarsi in un porto mentre l'ultimo se va per conto suo.

E la silurante - povero cane da pastore - deve filare avanti e indietro, rincorrere i ricalcitranti, incitare i ritardatari, e avere gli occhi aperti sui periscopi........

Non parliamo del mare. Si dice che le P.N. chiamano il tempo cattivo. Sta di fatto che alcuni pattugliamenti in Mediterraneo sono rimasti memorabili : quello, fra gli altri, del Caposquadriglia comandante Romagna fra Tunisi e la Sicilia , con un tempo che avrebbe scassato l'" Augustus ", e quello del Caposquadriglia comandante Denegri fra Genova e il Leone : ritorni in porto con la plancia, tutti i vetri spezzati,e lo stomaco della < gente > in gola. E questo non è per ventiquattr'ore, ma per intere settimane.

E questo mentre la gente di < buon senso > - quella che durante le guerre risiede a Piazza Colonna, Piazza del Duomo, Piazza Deferrari, Piazza Castello -

sussurrava davanti a un cappuccino o a un gelato : < Ma che cosa fanno,in fondo, le torpediniere ?. >

Che fanno ? Niente........Navigano : ecco tutto.

 

FINE

 

RED

Modificato da Red
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E questo mentre la gente di - quella che durante le guerre risiede a Piazza Colonna, Piazza del Duomo, Piazza Deferrari, Piazza Castello -

sussurrava davanti a un cappuccino o a un gelato :

Che fanno ? Niente........Navigano : ecco tutto.

 

Niente, navigano: ecco tutto

 

Come riassumere un mondo in due parole. Meraviglioso! Grazie Gianni!

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Stupendo racconto. Grazie Red! Leggendolo mi è venuto d'impulso di comprare il libro. Per chi fosse interessato ne sono attualmente disponibili 3 copie di "usati" su Amazon a 28/29 Euro + 2,90 spedizione.

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