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La Crociera Dell' " U.9 "


Red

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Ecco un altro capitolo tratto dal già citato libro " Fumi all'orizzonte "

di Italo Sulliotti .

 

Buona lettura !!!

 

LA CROCIERA DELL' " U.9 "

 

Alle cinque di sera del 14 ottobre 1914, un fuso grigio si culla sul Mare del Nord fra le Orcadi e la Norvegia.

La notte sta per scendere, insolitamente tranquilla : le onde si gonfiano appena in lunghe ondulazioni.

Siamo a 57° 30' di latitudine nord e 0° 25' di longitudine.

Il sommergibile tedesco " U.9 " è all'agguato. E' uscito dieci giorni prima dalla base di Heligoland, col compito

di ricercare e distruggere i bastimenti nemici ad est di Pentland Firth. E' la zona in cui gli inglesi dominano pressochè

indisturbati ; sul grande crocevia delle rotte commerciali, essi esercitano una sorveglianza serrata, resa facile dal nu-

mero esuberante dei loro destroyers e degli incrociatori leggeri.

Ma il tenente di vascello Weddigen, il formidabile comandante dell' " U.9 " spera ugualmente di " fare affari ".

Quella sera il tenente Spiess, comandante in seconda, è sceso in cuccetta a riposare. Improvvisamente,il " silenzio "

lo sveglia. Chi ha navigato conosce questa impressione costante e bizzarra, data dal tacere improvviso dei motori

e dalle eliche : l'orecchio, abituato al ronzio ritmico, avverte subito la tregua.

I motori a petrolio si sono arrestati. Weddigen, in piedi sulla torretta, crede di scorgere in lontananza, contro l'oriz-

zonte ancora chiaro, dei pennacchi diritti di fumo.

E' un falso allarme. Ma Weddigen non riprende la rotta. Ha il presentimento di un incontro non lontano.

La luna è sorta nel cielo e il mare acquista tutto intorno strani riflessi lattiginosi. Tutta la notte il sommergibile resta

immobile, cullato dalle ondulazioni lente.

Ne chiosco, il tenente Spiess studia le carte nautiche di Scapa Flow : chissà se il Comandante non decida di ten-

tare il gran colpo e penetrare nel munitissimo rifugio della flotta britannica ?

Alle cinque e mezza di mattina, il sommergibile è " addormentato ". La parola non deve stupire nessuno.

Qualunque sia la vigilanza degli uomini di bordo, qualunque sia l'esasperata tensione di nervi che in guerra domina

ogni equipaggio, vi è sempre , fatalmente, un momento, in cui - nelle ore dell'alba - la stanchezza vince, ed attenua,

anche in coloro che hanno e devono avere gli occhi bene aperti, il senso dell'attenzione.

E' l'ora classica delle " sorprese " ; per chi attacca e per chi si difende : l'ora, anche, in cui la luce crea giochi biz-

zarri, confonde la forma delle cose, rende estremamente difficile l'apprezzamento delle proporzioni e delle distanze.

Ancora una volta Spiess è risvegliato di soprassalto.

Gli uomini corrono lungo il sottomarino : le sonerie squillano. Egli non fa a tempo ad infilarsi la giuba ; si precipita

in maniche di camicia per la scaletta del chiosco, e raggiunge il Comandante.

- Tutti al posto d'immersione ! Aprite il " water ballasts " ! -

La turbopompa ha cominciato a funzionare ; si ode il respiro rauco.

- Che cosa c'è ?

- Abbiamo vicino una grossa nave da guerra........-

Brutto affare. E' giorno chiaro, ormai, e attraverso hublots della torretta si vede nettamente il profilo grigio d'un incro-

ciatore inglese, che sta virando, sulla dritta. Nel momento in cui gli ufficiali guardano, le bocche dei cannoni sono tutte

orientate sul sommergibile : una bordaat, e la faccenda è liquidata. Il sommergibile è in quel momento, un bersaglio

indifeso, e la cosa può far venire la pelle d'oca anche ai più coraggiosi.

In quell'attimo, l'incrociatore emerge ancora di più da un velo di nebbia : sembra acquistare enormi proporzioni.

Ma l' " U. 9 " ha avuto tempo, intanto, di tuffarsi : l'acqua azzurra si chiude sulla torretta.

I tedeschi respirano. E qualche minuto dopo mettono fuori il periscopio, mentre cercano di porsi in posizione di lancio.

Nulla da fare. Sotto lo sforzo poderoso delle sue macchine, l'inglese sta zigzagando.

Da qualche settimana, gli ordini di Londra sono precisi in materia. A costo di sacrificare tempo e combustibile, le navi

da guerra devono navigare, nelle zone che si presumono infestate dai sommergibili, seguendo questa tattica costante :

la sola che valga contro l'arma subacquea. Non devono offrire mai un bersaglio fisso, poichè, come è noto, la modifi-

cazione della posizione di lancio e di direzione non è nè semplice nè rapida per il sottomarino in immersione.

Per cinque ore, il tedesco mantiene la caccia, inutilmente. Altri due incrociatori sono spuntati da lontano e vanno ac-

costandosi.

- Osservate, Spiess. Che fanno ?- Chiede Widdigen.

Uno degli inglesi ha messo in mare le imbarcazioni, per accostare due vapori commerciali. Avviene uno scambio

di sacchi di posta. Il momento è buono.

Uno degli incrociatori sta mettendosi di traverso, a quattrocento metri di distanza, contro i tubi di prua dell' " U.9 ".

Sono le undici e cinquantatrè. Il tedesco " lancia " dal tubo numero due. E un minuto dopo s'ode un'esplosione enor-

me. Il sommergibile ha riabbassato il periscopio. Quando rimette fuori il suo occhio prismatico, la tragedia è già com-

piuta.

L'incrociatore inglese l' " Hawke ", di 7800 tonnellate, è già scomparso nelle acque profonde. Sul mare si vedono gli uomini che nuotano, e qualche rottame.

Una sola imbarcazione è gremita di naufraghi ; l'uomo che è al timone ha issato in un remo una bandiera di soccorso.

E gli altri due incrociatori ? Stanno dileguando verso sud,forzando le macchine, avvolti in una cortina di fumo nero.

Nel ventre del sommergibile, gli uomini hanno tre urrah di rito : all'Imperatore. Poi la crociera continua.......

L'indomani, 16 ottobre, l' " U.9 ", che ha ricaricato nella notte gli accumulatori, fa rotta a Nord, puntando sul faro di

Pentland Skerries. Il tempo si mantiene magnifico : soffia una leggera brezza da ponente, ma la visibilità è eccellente.

Gli ufficiali possono sgranchire le gambe passeggiando sulla coperta, su cui scivolano veloci ricami di spuma.

Alle due pomeridiane, è dato l'allarme.

Questa volta la faccenda è più seria. Spuntano da est, avanzando in linea di fronte, quattro destroyers inglesi della

classe degli H. Il terzo è capo flottiglia : si scorge sull'alberetto una Croce di Sant'Andrea dipinta di bianco.

La pericolosa cavalcata sta arrivando a grande velocità, dritta sul sommergibile che ha fuori d'acqua pochi centimetri

di periscopio. Weddigen decide di tentare un colpo audacissimo : sommergersi, entrare con un calcolo sommario in mez-

zo alla fila delle navi parallele; alzare per mezzo minuto il periscopio appena presume di essere al traverso del nemico,

tirare contemporaneamente dai tubi d'avanti e di dietro e cercare di colpirne due, contemporaneamente.

Il gioco è terribile. Ma la posta è troppo bella per non tentarlo.

Ecco : siamo pronti. Gli uomini sono a posto. Spiess tiene il dito sul bottone elettrico che comanda il fuoco;

Weddigen è all'oculare del periscopio e lo solleva lentamente contando i secondi.

Ci siamo ! Il tedesco è in mezzo alla fila : mille metri lo separano dai due destroyers.

Ma ad un tratto il Comandante cambia faccia..........

Uno degli inglesi è uscito di linea, bruscamente e vira sulla dritta, verso il tedesco. Ha visto qualchecosa ?

Weddigen urla :

- Giù il periscopio ! Immersione ! Tutti gli uomini a prua ! Ci viene addosso ! -

Durante un attimo di angoscia mortale, tutti tacciono.

Gli occhi di Spiess guardano il manometro dove la freccia gira lentamente, come se impiegasse dei secoli.

Sette metri, nove metri, dieci metri........tredici metri........

Si ode un rombo enorme : come uno scroscio di tuono. L'inglese è passato sopra : gli ufficiali vedono dai vetri supe-

riori della torretta la sua ombra nera. L' " U.9 " ha " scapolato " per pochi centimetri. E il secondo di bordo del sommer-

gibile esclama : - Comandante, ci hanno incocciato con l'ancora ! -

Il fracasso enorme ha dato l'impressione che una pesante catena " raspasse " la coperta del sommergibile.

Invece esso è illeso : illeso per miracolo.

Ma pochi giorni dopo, l'avventura mortale si ripete, e questa volta per colpa di un errore commesso.

E' l'alba del 21 ottobre. Il sommergibile naviga in vista dell'Isola Fair. Ha voluto verificare tutti i passi delle Shetland

e delle Orcadi,accertandosi che non erano minati. Ha incontrato sulla rotta molte piccole navi commerciali, sdegnando

di sacrificare per esse i propri siluri. Si è affacciato nell'Atlantico, dove le onde alte lo hanno coperto e sballottato.

Ora Weddigen fa rotta verso la Norvegia : si scorgono in distanza le alte montagne incappucciate di neve.

Ad un tratto, sbuca sulla dritta una grande nave che avanza rapida, con tutti i fuochi spenti.

Weddigen dà ordine di immergersi, poichè non è pronto al lancio dei siluri.

Ma che cosa succede ? L'immersione avviene lentissimamente, penosamente. E' un attimo di panico grave.

Pure tutti i comandi sono stati eseguiti. I motori elettrici vanno avanti a tutta velocità, i serbatoi d'acqua sono riempiti,

il battello ha della " punta negativa....... "

Otto metri........dieci metri, appena ! Che cosa c'è ?

Weddigen, nervosissimo, si precipita in basso ; gli uomini lo guardano atterriti. Si ode allora un'imprecazione, e si vede

un sottocapo meccanico colpire a pugni, con matematica regolarità, la mascella di un uomo di equipaggio.

L'uomo, ancora intorpidito dal sonno quando è stato dato l'allarme,aveva dimenticato di aprire una valvola dei grandi

"ballasts ", e il loro insufficiente riempimento bastava ad impedire l'immersione regolare e rapida dell' " U.9 ".

Ma c'era di peggio ! Accortosi dell'errore, l'uomo stava cercando di aprirla ora,senza farsi notare......e condannava a morte

il sommergibile ! Se il sottocapo non lo avesse scorto in tempo, e se egli avesse potuto compiere la sua operazione,

venti tonnellate d'acqua ad una pressione formidabile avrebbero invaso ed appesantito l' " U.9 "; trascinandolo in un

attimo verso le paurose profondità dell'abisso, senza speranza di salvezza.........

Ma ancora una volta l' " U.9 " è salvo. Il suo comandante Weddigen esclama : - Ragazzi,per ora è andata bene. Ma ho la sensazione che la mia ora si avvicini. -

Gli ufficiali protestano affettuosamente, un po' impressionati . Gli occhi del loro comandante sono pieni di una infinita malinconia.

Weddigen non si sbaglia : almeno per ciò che lo riguarda.

Egli troverà la morte dei valorosi pochi mesi dopo, il 26 marzo 1915. Passato al comando di un sommergibile più grande,l'"U.29 ",

morirà speronato da una " dreadnought " inglese, in circostanze assolutamente identiche a quelle che minacciarono di perderlo

il 16 ottobre 1914.

Il comando dell' " U.9 " è assunto da poco da Spiess.

Egli comincia nei paraggi, nei paraggi del Dogger Bank, la distruzione metodica degli " chalutiers " e delle barche da pesca che

gli inglesi lasciano andare al largo. E' questa una delle fasi meno eroiche, ma certamente più interessanti della guerra sottomarina.

Il sommergibile tedesco riesce, la mattina del 2 maggio 1915 ad infilarsi in mezzo ad un folto gruppo di barche intente a pescare.

E' scambiato per un sottomarino inglese " di controllo ", poichè ne ha innalzato i segnali all'alberetto.

Dai bordi gli equipaggi, delle navicelle più vicine lo salutano a voce.

La prima ad andare a picco è una barca di Hull, la" Kjolanthe ", che pesca tranquillamente portandosi dietro le sue reti a strascico.

Con un colpo in bianco, il sommergibile lo intima di fermare : l'equipaggio non ha neanche bisogno di ricorrere all'uso del modesto

cannoncino-revolver da 37 millimetri. Bastano i fucili Mauser.

Quattro marinai del sommergibile vanno a bordo, e depongono nella stiva di prua un pacco di esplosivi. L'operazione è fatta con tutta tranquillità. Le altre barche assistono da lontano e i loro equipaggi hanno l'impressione che il sommergibile abbia mandato a bordo i suoi uomini per rifornire la cucina di pesce fresco. Ma poco dopo si ode l'esplosione sorda nelle stive: la piccola nave piega sul fianco,scompare.

Quando i tedeschi annunciano all'equipaggio che è libero di raggiungere la costa colle imbarcazioni, gli inglesi lanciano un urrah.

Più tardi, nelle sue memorie, il comandante dell' " U.9 " dirà con qualche ironia : " La stampa inglese aveva creato tante leggende

sulla crudeltà degli Unni, che quegli uomini si aspettavano, probabilmente di essere uccisi da noi colle più raffinate torture.........." .

L'operazione continua, indisturbata. Il sommergibile descrive grandi semicerchi intorno alla flottiglia peschereccia, e metodicamente manda a fondo, una per una, le navi, senza avere prima - è giustizia riconoscerlo - provveduto a salvare gli equipaggi.

Bizzarra è la fine dell' " Hektor ". Cola a picco dalla parte poppiera, in un fondale di circa ventitrè, metri cosicchè per ore e ore la prua resta " impennata ", fuor d'acqua, ed ha l'aspetto d'uno strano scoglio a piramide che affiori dall'acqua calma.

Il " Rugby " è affondato con un vecchio siluro di bronzo.

Anche questa volta l'equipaggio sembra aspettarsi qualche cosa di poco piacevole. I tedeschi balzano a bordo e trovano nella cabina del Comandante, molti giornali inglesi illustrati dove il Kaiser è raffigurato sotto la specie di un...... cinghiale domestico.

La crociera dell' " U.9 " termina con la distruzione della " Queen Wilhelmine ", un piroscafo di circa quattromila tonnellate.

Il siluro dei tedeschi - l'ultimo ! - apre nei suoi fianchi un largo squarcio, ma il vapore non affonda : le paratie stagne di prua e di poppa funzionano bene e lo sostengono.

Allora Spiess ricorre a un mezzo nuovo e paradossale. Non avendo altro di meglio, adopera i fucili. I tedeschi tirano lungamente al bersaglio contro i fianchi della nave , crivellandola e rendendola simile a una schiumarola : l'acqua appesantisce a poco a poco la nave e questa piega sul fianco, scomparendo lentamente.

Poi l' " U.9 " rientra ad Heligoland, inalberando fieramente la bandiera di combattimento che reca il segnale dell' " attivo " : diciassette bastimenti nemici distrutti in pochi giorni.........

 

FINE

 

 

RED

Modificato da Red
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Bellissimo racconto, molto coinvolgente.

Curioso come il comandante sia morto in una modalità che lo aveva gia visto protagonista una prima volta scampandone miracolosamente.

Come dire... quando non è la tua ora....

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