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Uno Sbaglio In Macchina


Red

Messaggi raccomandati

Cari Comandanti,

credo che riportare qui nel Forum racconti ed aneddoti

riguardanti la nostra Marina e non risulti interessante in quanto

attraverso essi possiamo conoscere uomini ed episodi che nel tempo

sono caduti nell'oblio o che sono rimasti sconosciuti.

Anche questo può essere un modo per "non dimenticare" tragedie,

uomini,episodi ed eroismi del '900.

Altre volte,con pazienza ma anche con tanto piacere,ho qui riportato

episodi tratti da libri da me trovati in mercatini o librerie; libri che spesso

hanno il colore delle loro pagine come la pelle degli Uomini di mare

e storie di mare raccontano.Subito ti incuriosiscono,ti attraggono intuendo

che , come vecchi lupi di mare,possono raccontarti storie incredibili.

Così li acquisti li porti a casa e li consulti con tutto il rispetto come faresti

con un vecchio Marinaio dalla pelle incartapecorita.

 

Ora ho un "fatterello" da riportare tratto dal libro :

 

FUMI ALL'ORIZZONTE

Episodi della guerra sul mare

di Italo Sulliotti -

R.Bemporad & Figlio - Editori

FIRENZE 1931-IX

 

(da questo libro ho già postato altri episodi)

 

UNO SBAGLIO IN MACCHINA

 

Fra tutti gli abitatori delle acque, il sommergibile è la bestia più bizzarra.

Ha bisogno, come un cavallo di sangue, di essere costantemente tenuto

" tenuto a mano ",ed è capace di combinarvi gli scherzi più pericolosi.

In verità sommergibilista i nasce ; non si diventa.

Occorre, per guidare un sommergibile, il sesto senso : quello della profondità

e dell'equilibrio. Occorre sentirsi fusi collo strumento formidabile e delicato che

si ha nelle mani ed intuire di colpo - in quei momenti terribili in cui la vita è so-

spesa al filo del nulla. - il gesto che si deve compiere, il comando da dare.

Qualche volta, il comando non basta. Ne sa qualche cosa il comandante Battaglia,

uno dei più valorosi ufficiali dell'Armata, un veterano dei sommergibili, che allinea

sul suo petto - in tanti nastri azzurri - una lunga vicenda di silenziosi eroismi, di dure

tenacie, di meditati ardimenti.

Battaglia è " mascotte " . Tutto gli è sempre andato bene, quasi che la morte e la scon-

fitta avessero paura del suo maschio profilo arabo, della sua faccia leale arsa dal sole

e dal vento, della sua bella anima diritta come una lama di acciaio.

Uomini come Battaglia riconciliano con l'umanità, anche se - qualche volta - l'umanità

si vendica di loro e li impiglia nei piccoli agguati della vita miserabile : quella della terra,

satura di porcheriole, di piccinerie, di debolezze.

Una volta sola Battaglia ha " passato il guaio " , e non certo per colpa sua.

Ma confessa di essersi seccato assai; molto di più, per esempio, che nel passare sugli

sbarramenti di Cattaro o fra le ostruzioni di Pola.

Perché quelle - per un marinaio come Battaglia - sono sciocchezze da signorine.......

 

Il caldo sole d'agosto - agosto del terzo anno di guerra - saetta su Messina la sua pioggia

di fuoco.

La base navale del basso Tirreno attende il ritorno di due sommergibili, usciti tre giorni prima,

in appostamento. Nulla di straordinario : una delle tante crociere consuete che i nostri som-

mergibili compiono, e da cui si ritorna con gli occhi rossi e gonfi di sonno, coi polmono pieni

di gas e di acido, colle reni spezzate dalla lunga fatica. Sono i pasti ordinari dell'Armata

in guerra.

Il sommergibile " Galvani " sta dunque rientrando a Messina.

Battaglia, che lo comanda, è al suo posto, in torretta.

L'equipaggio attende alla manovra ordinaria; il mare è calmo come l'olio. Non si è visto nulla :

sarà per un'altra volta.

Il battello scivola, in emersione, nelle acque del porto; passa davanti ai caccia allineati.

Qualcuno saluta alla voce.

- Niente, Battaglia ? -

- Niente: neanche un'aragosta. Ho visto il fumo sulla dritta, alle sei, ma è svanito subito.

- Dove ?

- A trenta miglia da Brindisi.

- Doveva essere il " Bisson " , che è andato a Corfù.

- Ciao, buon riposo . -

Sul sommergibile, gli uomini delle cime sono già a prua, pronti ad agguantare col raffio

i bordi legnosi della banchina dove i sommergibili si allineano e si affiancano come docili

delfini in attesa.

Ci sono già due inglesi, chiari, lucidi, nuovi, come parati a festa.

Ecco; il " Galvani " si presenta diritto. Contro la prua, a duecento metri c'è uno scalo di alag-

gio che tuffa nella trasparenza dell'acqua calmissima il suo piano inclinato.

Andare a posto d'ormeggio è una manovra da bambini.

Il comandante Battaglia impugna il telegrafo di macchina e attende il minuto, con quel senso

infallibile dell'attimo che gli ha fatto compiere in circostanze difficili, con mare scatenato, le ma-

novre più ardue e più brillanti.

Il telegrafo risuona in macchina, e l'ordine indicato dalla lancetta è ripetuto attraverso l'altiso-

nante, nella camera dei motori.

- Macchina di destra avanti a tutta forza ! Macchina di sinistra indietro a tutta forza ! -

A poppa un gran sciacquio fragoroso di eliche ruggenti; un turbine di acque che ribollono, incal-

zate e sommosse dal doppio comando.

Il battello, frenato nella sua corsa vira sul posto, e si presenta a poco a poco in posizione con-

veniente per andare all'ormeggio.

Ecco: la marcia riprende, a giri ridotti, verso la banchina.

- Macchina ferma ! -

Che cosa succede ? Battaglia sente che il " Galvani ", per la prima volta non gli obbedisce.

Dietro, le eliche continuano a mordere l'acqua e il battello cammina, cammina, diritto come

la giustizia di Dio verso il piano inclinato dello scalo d'alaggio : in due minuti gli arriverà sopra.

Battaglia non è abituato a bestemmiare. Ma il suo pugno ricade sul telegrafo di macchina

come un martello,tanto che la sua mano sanguina.

- Macchina ferma ! -

Oh ! Si ! Neanche per sogno. Il " Galvani " continua......

s'accosta allo scalo. Si ode uno strisciamento leggero e sordo ; poi il battello trasportato

dall'abbrivio.......sale la scala e s'infila lungo lungo, per trenta metri, sul piano di alaggio.

Battaglia ha incrociato le braccia. Non è più capace di arrabbiarsi. Si curva sul portavoce,

e dice, calmo calmo :

- Ohè ! Di sotto, se non vi dispiace, fermiamo ?

Più in là c'è l'Etna......... -

Di sotto, silenzio di tomba. Nulla di grave è successo al " Galvani " - Battaglia lo sente -

ma la tragedia si svolge in macchina, silenziosa , nel cuore di un bravo e modesto

sottufficiale che sente drizzarglisi i capelli in testa.

Che cosa è successo ? Oh ! Una cosa da nulla. Uno dei casi che toccano alla gente che

naviga, e che la gente dei caffè e dei kursaals non è certo in grado di capire .

Apriamo una parentesi . Quando una nave investe, quando il destino - che è infinitamente

più pericoloso dell'imperizia o della distrazione degli uomini - la conduce ad arenare in un basso

fondo o a dar di cozzo sui " denti " di una di quelle scogliere che le carte marine dimenticano

di registrare nello stato civile dei mari - la gente terrigena ama volentieri costituirsi in tribunale

giudicante, e il primo " fesso " professionista dell'ipercritica da tavolino sussurra sdegnosamente

al conservatore delle ipoteche che sta giocando con lui a scopone :

- In verità questi marinai non sanno il loro mestiere ! -

Il loro mestiere ? Domandatelo ai comandanti cui è successo lo scherzo accaduto al " Galvani ".

Al comando " Macchina ferma " il sottocapo motorista addetto alla manovra dei volanti di avviamento

e di marcia,ha semplicemente creduto di obbedire. Anzi - meccanicamente, disciplinatamente, con-

vintissimo di fare il proprio dovere - ha dato un mezzo giro di più ed ha accelerato la marcia in avanti.

Perché ? Nessuno può dirlo. Un uomo - in terra o in mare - è sempre un uomo, che pensa, qualche

volta, a un viso di donna lontana, a una casa, a un pasticcio familiare. Basta che , nell'attimo fatale,

quell'idea si affacci al suo cervello e lo distragga dalla sua funzione, perché le forze imponderabili

che dominano l'esistenza di tutti - degli uomini e dei sommergibili - entrino in azione e provochino

il guaio.

Finchè il guaio avviene davanti al morbido e semi flessibile piano inclinato di uno scalo d'alaggio,

poco male. Ma se la faccenda avviene, per esempio ,davanti a un letto di scogli, mi sapete dire

" come finisce " ?

Per intanto il " Galvani " si è accomodato in una accentuata inclinazione sullo scalo.

Qualcuno da terra ha visto. Fra gli altri, un ufficiale superiore che sta passeggiando sulla banchina

e che guarda con attenzione la bizzarra " salita " del sommergibile.

Buon giudice di incidenti, quell'ufficiale - che è l'ammiraglio Thaon di Revel - ha capito tutto. E aspetta.

A bordo, l'ufficiale macchinista è salito dalla scaletta, con un balzo.

- Comandante !.....Comandante !...... Il motorista non ha eseguito l'ordine e ha continuato a " mettere

avanti " ! -

Battaglia sorride. Non ha voglia di prenderla sul tragico.

La sua infinita filosofia di marinaio abituato a tutti gli imprevisti, lo rende indulgente verso tutti gli errori

che non sono irreparabili.

- Ah si ? Ha messo avanti ? Direi che me ne sono accorto....... -

Poi, tranquillamente, dà i comandi i comandi necessari.

- Allagare il doppio fondo di poppa. Vuotare il doppio fondo di prua. Macchina di destra e di sinistra,

indietro, piano. -

E aggiunge, nel portavoce, calmo ed ironico :

- Indietro - possibilmente...... - non vuol dire avanti. -

Tutti tacciono, a bordo. Passa qualche minuto. Poi Battaglia sente che il sommergibile trema legger-

mente e s'impenna ancora. La prua si solleva, la poppa affonda. E piano piano, come una carezza,

il battello " si sfila " dal suo letto e ridiscende in mare libero, raddrizzandosi subito nella sua posizione

normale. Tutto è a posto. Battaglia chiama il secondo di bordo.

- Vada a vedere se il tappo della zavorra di sicurezza non ha sofferto. Me ne importa poco, perché

tanto non la mollerò mai. Ma è meglio verificare . -

Pochi minuti dopo l'ufficiale risale.

- Tutto in ordine. Nessun danno . -

Allora Battaglia si volta verso la scaletta, dalla quale sta salendo un ragazzone alto, biondo, erculeo,

che ha il viso disfatto da una mortificazione infinita, e che si pianta sull'attenti, in silenzio, con due

occhi esterrefatti dove trema un gran voglia di piangere.

Il Comandante non gli dice che una parola sola :

- Ebbene ? -

La risposta non viene. Viene, invece, un grande scoppio di pianto ; lacrime buone di fanciullo preso

in fallo, intramezzate da parole sconnesse dove si capisce soltanto questo :

- Comandante.......non so......ho sbagliato.......la colpa è tutta mia. -

Battaglia ha una gran voglia di ridere. Ma il Comandante, in certi casi, non ride. Tutt'al più, perdona.

Il Comandante mette le sue grosse mani abbronzate sulle spalle del sottufficiale, e lo costringe ad alza-

re la testa.

- Che cosa fai ? Vergognati. Un marinaio non piange. Ho capito. Hai sbagliato. Chissà a che cosa

pensavi ! Pazienza non è morto nessuno. E un'altra volta non sbaglierai più. Siamo d'accordo ? -

Il sottufficiale sorride fra i lacrimoni, poi guarda il suo Comandante con quello sguardo indimenticabile

che talvolta l'inferiore ha per il suo superiore - quando il superiore si chiama Battaglia ! - e che resta

scritto nell'anima di un Comandante, come il segno orgoglioso e malinconico di quella intimità di dovere

e di affetto che lega la grande famiglia marinare e stringe in un solo fascio di cuori i capi e i gregari,

gli uomini del quadrato e quelli della camera, i galloni d'oro e quelli di lana.

Il Comandante ha perdonato. La voce è sparsa a bordo del " Galvani " fulminea : il motorista " la fatta

franca" .

Ma i compagni non sono così magnanimi . La gente di bordo non perdona alle distrazioni. E un coro

di voci concitate investe il motorista.

- Ma lo sai che cosa hai fatto ? Hai dato avanti quando il Comandante ordinava fermo ? Ci hai portato

sullo scalo ! Bella figura per il " Galvani " ! Non pensare alle ragazze quando sei in macchina !

Sulla banchina c'era l'Ammiraglio ! Ha visto tutto ! -

- E un marinaio, fulminando con gli occhi il colpevole, formula il rimprovero supremo :

- E se per colpa tua pigliava un " cicchetto " il Comandante ? -

Il Comandante ! E' - su ogni nave che galleggia su ogni Oceano del mondo - il padrone dopo Dio.

Ma sul " Galvani " è qualche cosa di diverso; il papà di un pugno di uomini che sono anche pronti

a morire, pur di " fare una bella figura ", per lui....... -

 

FINE

 

 

RED

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Certamente !

Italo Sulliotti fu ,ai tempi,un apprezzato scrittore e giornalista.

Del resto i nomi dei personaggi e i luoghi ricordati nel racconto

corrispondono al vero !

Il CC Giuseppe Battaglia curò l'allestimento del Smg Galvani

e ne fu al comando durante la crociera che l'unità effettuò

dal giugno 1918 al marzo 1919 toccando fra gli altri anche

il porto di Messina.

Quello che invece mi lascia perplesso è il non trovare altre

notizie di questo Comandante !

Chissà se il nostro GM Andrea potrebbe darne ?

 

RED

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Certamente !

Italo Sulliotti fu ,ai tempi,un apprezzato scrittore e giornalista.

Del resto i nomi dei personaggi e i luoghi ricordati nel racconto

corrispondono al vero !

Il CC Giuseppe Battaglia curò l'allestimento del Smg Galvani

e ne fu al comando durante la crociera che l'unità effettuò

dal giugno 1918 al marzo 1919 toccando fra gli altri anche

il porto di Messina.

Quello che invece mi lascia perplesso è il non trovare altre

notizie di questo Comandante !

Chissà se il nostro GM Andrea potrebbe darne ?

 

RED

 

Da altri siti pare che il Capitano di Corvetta Giuseppe Battaglia sia stato al comando del Galvani fino al 23 Novembre 1918, successivamente rilevato al comando dal suo parigrado Giuseppe Diaz.

 

Non posso valutare l'attendibilità di tali fonti purtroppo.

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Grazie C.te Regia Marina !!!

Sapevo già della notizia che mi dai ; solo per brevità non l'ho scritta !

Comunqe,ho voluto anche ricercare le motivazione delle medaglie

assegnate al C.te Battaglia ma non ne ho trovata nessuna !

Non ho trovato neanche una sua foto !

 

Fortunatamente con il suo racconto , l'Autore ci ricorda il valoroso

ufficiale che a quanto pare sembra dimenticato, forse immerita-

tamente,dai posteri !

 

RED

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