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L'altro San Giorgio


malaparte

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Su Notiziario della Marina, sul sito della MM http://www.marina.difesa.it/Notiziario-online/Pagine/20160307_sangiorgio.aspx
un articolo (scritto da Enrico Cernuschi ) risolve il problema posto qui
https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=25583&p=476394 sulla fine del piroscafo San Giorgio, che alcune volte a quanto pare viene dato per affondato dal smg Thunderbolt. Invece le cose andarono ben diversamente... :wink:


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Credo che l'equivoco sia sorto a seguito di un intervento di Mattesini, che avevo già contestato nella discussione da te riportata :wink:

 

.....Avrei però qualcosa da ridire in merito all'intervento di Francesco Mattesini:

 

Mattesini, il 18 giu 2008 - 11:59, ha detto:snapback.png

 

Ho rilevato alcune inesattezze sul filmato dell’affondamento del sommergibile THUNDERBOLT (ex “Tetis”), e mi permetto di far conoscere quanto io ho elaborato sulla scorta di una relazione dell’Ufficio Storico della Marina Militare, che fu compilata nel dopoguerra con le notizie richieste alla Sezione Storica dell’Ammiragliato britannico .................

 

....................omissis ...................


... 2 e 4 gennaio 1942, silurò e danneggiò, presso Argostoli, il Piroscafo italiano “Anna Capano” (1216 tsl) e affondò a cannonate il motoveliero ausiliario italiano “R. 195 – Nuovo San Pietro”

(32 tsl), impiegato come dragamine.

 

1, 3 e 8 febbraio 1942, operando tra le coste occidentali della Grecia e il porto di Brindisi, silurò e affondò il piroscafo italiano “Absertea” (4170 tsl), e danneggiò con il cannone il motoveliero italiano “Maria Grazia Siliato” (? tsl) e il caccia sommergibili ausiliario italiano “AS. 80 – Lancillotto Piero” (180 tsl).


....13 e 18 febbraio, affondo con il cannone, presso le coste settentrionali della Croazia e presso Pola, il dragamine ausiliario italiano “N. 112 – Mafalda” (44 tsl) e la nave pattuglia ausiliaria italiana “F. 95 – San Giorgio” (364 tsl).

Francesco

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Vero quanto riportato per il Mafalda, affondato a cannonate dal Thunderbolt verso le 0900 del 13 febbraio nelle acque di Punte Bianche, Isola Lunga (Dugi Otok) ... ma correva l'anno 1943 e non il 1942.

In merito alle circostanze dell'affondamento del San Giorgio riproduco integralmente quanto esposto in "Navi Mercantili Perdute" 3^ ed USMM 1997:

San Giorgio: piroscafo misto - 364 tsl - Costruito nel 1914. Appartenente alla Soc. An. di Navigazione a Vapore Istria con sede a Trieste. Iscritto al Compartimento Marittimo di Trieste, matricola n°159.

Requisito dalla Regia Marina dal 12 maggio 1940 (a Trieste) all'8 settembre 1943. Per lo stesso periodo, con la sigla F 95, iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

Affondato per incaglio durante una violenta mareggiata (bora), il 12 febbraio 1944, alle foci del Po (Po della Pila). Successivamente recuperato

 

Non è per eccesso di pignoleria nei confronti di Francesco Mattesini, ma mi ha colpito la sua relazione. Conosco molto bene le vicende del San Giorgio essendomene occupato in passato; recentemente, ho effettuato sopralluoghi sul posto, intervistando l'ex fanalista del Faro di Pila, testimone oculare dei fatti circa la sua presenza in loco nell'immediato dopoguerra (era affiorante la prua e ben visibile il cannone) e delle operazioni di rimozione, sulle quali peraltro non vi sono notizie certe.

 

Anche la versione di E. Cernuschi non è del tutto corretta:

 

Il Thunderbolt fu poi affondato, il 12 marzo 1943, davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna. Il San Giorgio continuò la propria guerra in Adriatico. Naufragò, nel corso di una violenta mareggiata, il 12 febbraio 1944 alle foci del Po. Recuperato dopo la fine del conflitto riprese a navigare sotto le consuete vesti civili di onesta nave da carico misto dal passato insospettabile... .

 

L'errore deriva da quanto riportato su Navi Mercantili Perdute, in merito alla sorte del San Giorgio, errore peraltro da me segnalato al CV Gian Paolo Pagano, compilatore dell'ultima edizione del 1997. Confermo quanto precedentemente detto circa il relitto del San Giorgio Conosco molto bene le vicende del San Giorgio essendomene occupato in passato; recentemente, ho effettuato sopralluoghi sul posto, intervistando l'ex fanalista del Faro di Pila, testimone oculare dei fatti circa la sua presenza in loco nell'immediato dopoguerra (era affiorante la prua e ben visibile il cannone) e delle operazioni di rimozione, sulle quali peraltro non vi sono notizie certe. Aggiungo, inoltre che il relitto era ancora segnalato affiorante, costituente pericolo per la navigazione, nelle carte nautiche dei primi anni '70.

Ora lo "scanno" del delta, in costante avanzamento, ne ha ricoperto ogni traccia.

 

EDIT: nel volume "Dall'Adriatico destinazione Oriente e Americhe" F. Ogliari e L. Radogna, molto precisi nella storia dell'armamento adriatico, in collaborazione con il dr. Fulvio Babudieri, noto storico della navigazione triestina, non ne citano Il recupero, peraltro confermato per altre unità del naviglio minore.

Sarei interessato a conoscere quali siano le fonti del dott. Cernuschi.

 

Ay41Cm.jpg

La vedetta foranea F 95 San Giorgio, affondata presso il delta del Po il 12 febbraio 1944

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Sarei interessato a conoscere quali siano le fonti del dott. Cernuschi.

 

Basta chiedere...

 

Sul fatto che il San Giorgio (piccolo) non sia stato affondato dal Thunderbolt il Diario di Supermarina parla chiaro e il rapporto britannico pure.
L'attività del San Giorgio nella Marina Repubblicana è documentata nel Fondo Marina della R.S.I. dell'Ufficio Storico della Marina Militare.
Il recupero del piroscafo è dato dal piano dei relitti dell'Alto Adriatico redatto a Venezia nel 1946. Forse, ed è qui l'errore, si trattò soltanto di un programma.
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L'Autore ci invia il testo originario dell'articolo, con la speranza che contribuisca al buon umore del pubblico

Le navi hanno un nome e un’anima. Spesso le tre cose (nave, nome e anima) coincidono. Prendiamo, per esempio, il San Giorgio, vecchio incrociatore corazzato nel 1940 e “Leonessa di Tobruch” nel 1940-1941. Tutti conoscono la sua vicenda. Veterano di tutte le guerre italiane dall’epoca dell’entrata in servizio, nel 1910, fino a quando fu affondato, il 21 gennaio 1941, in seguito alla caduta di quella piazza in Libia occupata dagli inglesi. Avrebbe potuto servire ancora utilmente, magari a Tripoli, coi suoi grossi cannoni rivolti al fronte a mare e col potente armamento antiaerei che lo contraddistingueva, oltre che con la sfacciata fortuna che l’aveva protetto, fino a quel momento, nei confronti delle bombe e dei siluri avversari. Supermarina ne predispose, in effetti, la partenza a metà gennaio, ma il maresciallo Rodolfo Graziani, comandante superiore delle Forze Armate in Africa Settentrionale e governatore, contromandò l’ordine per non influire sul morale dei difensori. Andò a finire che si persero così sia la nave sia la piazzaforte, ma la Marina, si sa, allo stile ci tiene.
Libri, articoli e documentari furono dedicati a quella vecchia nave, da allora fino a oggi. In teoria, quindi, si sa tutto sul San Giorgio. Manca però un tassello. Un dettaglio piccolo piccolo, appena di 364 tonnellate di stazza (mentre l’incrociatore ne dislocava oltre 11.000 e, per amor di Dio, almeno in questa sede non si confondano le misure di volume con quelle di peso, come fanno sempre i giornalisti).
Il nome San Giorgio fu infatti portato, in quegli anni, anche da un piroscafetto della Società Anonima di Navigazione a vapore Istria varato nel 1914. “Vabbè”, direte voi, “ma cosa c’entra?”. “C’entra”, faccio io, “perché si trattava di un’unità iscritta, dal 12 maggio 1940, nei ruoli del Naviglio Ausiliario dello Stato con la caratteristica F. 95”, “Capirai!”, direte, “di vedette foranee così ce n’erano a centinaia, questa è solo una banale coincidenza di nome”. “Mica tanto”, replico io. “Tanto per cominciare quella piccola nave e il suo equipaggio militarizzato fecero sempre il proprio dovere nelle acque dell’Alto Adriatico, tra il 1940 e il 1944”. “E allora?”, replicherete voi, “l’hanno fatto tutti e senza vantarsi”. “Vero”, ribatto, “però c’era un di più”. “E che cosa, di grazia, per di più in un settore come quello?”.
Andiamo con ordine. Tanto per cominciare c’era di mezzo San Giorgio. Con un nome e un patrono del genere non puoi mica limitarti ai compiti (dignitosissimi per amor del Cielo) del pilotaggio. E infatti ecco che nell’aprile 1941, data la mancanza, o quasi, di navi da guerra italiane in Alto Adriatico al momento della guerra con la Jugoslavia, la nostra vedetta passa in prima linea col proprio cannone prodiero da 57/43 e una mitragliera da 13,2 mm a poppa. “Bum”, fate voi. “Era un pezzo del 1887!”. “Giusto, un’annata ottima per i cannoni, e lo dimostrò imbarcando, da buon vaporetto, un plotone da sbarco di marinai con cui andò a occupare, sparacchiando qua e là, quando era necessario, più di un’isola in Dalmazia per due settimane di fila”. “Bello sforzo”, fate voi, “Non c’era pressoché altro per mare, laggiù e a quei tempi”. “Indubbiamente, ma poi a quel cannone ci si deve essere affezionato perché non l’ha più mollato”. “Non valeva la spesa di smontarlo!”, direte voi. “La progressiva carriera marziale della nostra navicella non però terminata, anzi! Nel 1942 diventò, infatti, un posamine imbarcando una dozzina di armi per volta da posare, tra un pattugliamento e l’altro, nei canali della Dalmazia. Mestiere pericoloso, vorrete concedermelo”. “Si, ma non più di quello di tante altre navi e dei loro uomini di quei tempi o nel corso di ogni guerra”. “Pazienza”, soggiungo, “San Giorgio, il suo spirito intendo, stava allevando il proprio piccolo rappresentante post 21 gennaio 1941 con calma, poco alla volta, in vista del gran giorno”. “Quale gran giorno?”. “Chiamiamolo gran pomeriggio, alle ore 17.25 del 18 febbraio 1943. In quel momento, come registra il Diario di Supermarina, qualcuno nel salone (il progenitore dell’attuale CINCNAV, a Santa Rosa) credette di aver capito male. Il messaggio, trasmesso in chiaro, diceva “Avvistato e attaccato il nemico, Nave San Giorgio combatte”. Il vecchio incrociatore era affondato più di due anni prima. Seguì, pochi minuti dopo, un altro marconigramma, trasmesso precedentemente e in codice, appena decifrato: “45° 02N 13° 35 E (a sud di Capo Promontore, in Istria, n,d,a,) attaccato da Smg. con lancio di un siluro che passa sotto lo scafo senza esplodere. Lancio bombe di profondità”. Le bombe disponibili erano solo 4, ma la reazione della nave italiana lanciata a tutta velocità (capirai! 10 nodi) risalendo la scia del siluro era stata rapida e precisa. Avvistato il pur sottile periscopio d’attacco, il San Giorgio tirò contro quel bersaglio 3 colpi col pezzo di prora. Poco dopo il battello avversario, l’inglese Thunderbolt, emerse. Vediamo adesso cosa dicono i documenti inglesi. Tanto per cominciare il rapporto di missione del comandante di quell’unità, il capitano di corvetta Cecil Crouch, affermò di aver lanciato, da meno di 500 metri, contro una corvetta. Come promozione su campo non c’era male per quel piroscafetto. Le notizie inglesi affermano poi che il sommergibile, sottoposto alla caccia antisom avversaria, emerse per “attaccare” la nave italiana. Peccato che la distanza iniziale tra le due navi fosse di 5.500 yard per poi salire, nel corso di un quarto d’ora, a oltre 8.000 tra il battello che filava a 17 nodi e il vaporetto che lo incalzava a, sì e no, 11 producendo un gran fumo nero con la propria vecchia macchina a triplice espansione alimentata a carbone. Le proporzioni tra il battello inglese, da 1.326 tonnellate e lungo 84 metri fuori tutto, e i meno di 40 metri del San Giorgio erano le stesse della lancia del comandante Achab contro Moby Dick.
Il duello tra il cannone da 102 mm inglese, il quale tirò 66 granate in risposta al fuoco del 57 italiano (32 proietti tirati in quella fase) non produsse danni reciproci, come rilevò subito, e onestamente, il rapporto di missione italiano. I britannici scrissero, invece, di aver messo a segno diversi colpi sul bersaglio, probabilmente ingannati dalla densa nuvola di fumo che usciva dal fumaiolo della nave. Alla fine, riparate le avarie minori riportare quando era in immersione, il Thunderbolt, visto che la luce stava calando (due to the failing light) pensò bene di immergersi e allontanarsi visto che si stava avvicinando l’ora di cena. Mettiamola pure così, se vogliamo. Personalmente penso che lo spirito di San Giorgio, patrono di Genova, non abbia voluto infierire.
Il Thunderbolt fu poi affondato, il 12 marzo 1943, davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna. Il San Giorgio continuò la propria guerra in Adriatico. Naufragò, nel corso di una violenta mareggiata, il 12 febbraio 1944 alle foci del Po. Recuperato dopo la fine del conflitto riprese a navigare sotto le consuete vesti civili di onesta nave da carico misto dal passato insospettabile. Il santo, come sempre marinaio in pectore, passò poi la mano a un bel caccia conduttore entrato in servizio nel 1955 e, nel 1987, all’attuale nave d’assalto anfibio. C’è poco da fare: il motto Arremba San Zorzo è una questione di anima, di nave e di santo guerriero, tutti insieme in ogni tempo e in ogni età senza questioni di taglia.

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Basta chiedere...

 

Sul fatto che il San Giorgio (piccolo) non sia stato affondato dal Thunderbolt il Diario di Supermarina parla chiaro e il rapporto britannico pure.

 

Nessuno l'ha mai messo in dubbio, tranne F. Mattesini che ho tardivamente contestato in quanto, all'epoca non ero ancora in forza alla Base.

 

 

Il recupero del piroscafo è dato dal piano dei relitti dell'Alto Adriatico redatto a Venezia nel 1946. Forse, ed è qui l'errore, si trattò soltanto di un programma.

 

Confermo quanto affermi: questa potrebbe essere la fonte dell'errore, ma ti dico di più: oltre alla da te citata relazione del maggiore G.N. Lendaro, Capo Ufficio Recuperi della Regia Marina del 28.2.1946, fa testo il quadro riassuntivo di Compamare VE dei relitti affondati nella giurisdizione di Venezia - non ancora recuperati - nel maggio 1953, foglio n°3, da cui risulta che, in quell'anno, lo scafo del San Giorgio, in posizione di mg. 0,8 x 96° dal canale di Punta Maestra, era insabbiato in un fondale di tre metri.

 

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Cari Comandanti, fatemelo dire, sono sempre più estasiato dall'altissimo livello e dalla compostezza delle discussioni di argomento storico navale del nostro forum. Davvero un bel leggere. Complimenti a tutti e grazie per tutto quello che mi fate scoprire e conoscere!

Vostro,

C.

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  • 5 months later...

malaparte, il 08 mar 2016 - 08:54, ha detto:

Su Notiziario della Marina, sul sito della MM http://www.marina.difesa.it/Notiziario-online/Pagine/20160307_sangiorgio.aspx
un articolo (scritto da Enrico Cernuschi ) risolve il problema posto qui https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=25583&p=476394 sulla fine del piroscafo San Giorgio, che alcune volte a quanto pare viene dato per affondato dal smg Thunderbolt. Invece le cose andarono ben diversamente... :wink:

 

L'Autore ci invia il testo originario dell'articolo ...

 

omissis ... al momento della guerra con la Jugoslavia, la nostra vedetta passa in prima linea col proprio cannone prodiero da 57/43 ... il 18 febbraio 1943... attaccato da Smg.... l’inglese Thunderbolt...Il duello tra il cannone da 102 mm inglese, il quale tirò 66 granate in risposta al fuoco del 57 italiano (32 proietti tirati in quella fase) non produsse danni reciproci, come rilevò subito, e onestamente, il rapporto di missione italiano...

 

Ritorno sull'argomento, non certo con intenzione polemica, chiedendo venia al dott. Cernuschi. :smile:

Non mi risulta, però, che il “piroscafetto” San Giorgio II, nel 1943, fosse armato con un cannoncino da 57/43, peraltro mai impiegato nel corso del 2° conflitto mondiale. Ritengo, invece, che il pezzo di prora sia un 76/40 Mod.1916 R.M., vista la presenza dei cilindri idraulici recuperatori, su affusto a piattaforma. Arma imbarcata dalla R.Marina come pezzo a.n. ed a.a. sulla maggior parte delle unità leggere, naviglio sottile, R.D. e dragamine fino alla 2^ guerra mondiale.

Significativa la foto precedentemente da me pubblicata, che ripropongo, dell'unità da poco incagliata alla foce del Po di Maestra, allora in servizio come G 107 nella 1. Geleitflottille (flottiglia navi scorta) appartenente alla 11. Sicherungsflottille di base a Trieste, foto nella quale sono evidenti i sopra citati cilindri ammortizzatori di di rinculo. Il pezzo non venne sostituito dalla Kriegsmarine all'epoca della cattura; ne fa fede la foto di Aldo Fraccaroli, scattata a Venezia il 13 settembre 1940; venne solamente aggiunta, non so in quale occasione, la piazzola protettiva con scudatura semicircolare.

Purtroppo il Gröner nel suo "Die deutschen Kriegsschiffe 1815-1945" nei vol. 3 e vol. 8/2, non fa menzione del tipo e calibro dell'arma principale in dotazione all'unità e non mi è nota documentazione tecnica di parte italiana.

Alla base non mancano di certo i super esperti in armamenti per ottenere un illuminato parere.

 

QivImz.jpg

Cannone R.M. 76/40

 

fl1Rmo.jpg

Cannone 57/43 https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=44610&p=481215

 

 

Conosco molto bene le vicende del San Giorgio essendomene occupato in passato; recentemente, ho effettuato sopralluoghi sul posto, intervistando l'ex fanalista del Faro di Pila, testimone oculare dei fatti circa la sua presenza in loco nell'immediato dopoguerra (era affiorante la prua e ben visibile il cannone) e delle operazioni di rimozione, sulle quali peraltro non vi sono notizie certe. Aggiungo, inoltre che il relitto era ancora segnalato affiorante, costituente pericolo per la navigazione, nelle carte nautiche dei primi anni '70.

Ora lo "scanno" del delta, in costante avanzamento, ne ha ricoperto ogni traccia.

 

 

 

Ay41Cm.jpg

La vedetta foranea F 95 San Giorgio, affondata presso il delta del Po il 12 febbraio 1944

 

ejhI28.jpg

Venezia, 13 settembre 1940. Foto Aldo Fraccaroli

 

Sono ritornato sull'argomento in quanto ho reperito ulteriori tracce, nonchè conferma della presenza del cannone ancora affiorante nei primi anni '60, in un opera letteraria di autore rodigino, cantore appassionato delle cose del delta del grande fiume e sorprendentemente in alcune immagini del film tratto dal romanzo.

Vi aggiornerò alle prossime !

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  • 1 year later...

..Sono ritornato sull'argomento in quanto ho reperito ulteriori tracce, nonchè conferma della presenza del cannone ancora affiorante nei primi anni '60, in un opera letteraria di autore rodigino, cantore appassionato delle cose del delta del grande fiume e sorprendentemente in alcune immagini del film tratto dal romanzo.

Vi aggiornerò alle prossime !

 

Dopo aver esaminato le foto satellitari che documentano il profondo mutamento del delta del Po in costante evoluzione, mi sono reso conto che attualmente i due punti considerati cadono, l'uno vicinissimo a terra ( avviso ai naviganti 14 X 1967) cfr. ultima foto allegata

 

Bj5688.jpg

 

mentre l'altro, riportato dalla MM nel 1953 https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=45335&p=490211

con rilevamento 96° e distanza leggermente inferiore rispetto al precedente dal faro (peraltro non nominato, ma si tratta dell'unico punto notevole in quella direzione) era situato a terra all'interno della spiaggia . Il gps nel corso di un sopralluogo effettuato a fine estate 2016 ne ha confermato la veridicità.

 

Ff5bQg.jpg

 

Allego l'immagine dell'odierna spiaggia di Scano Boa con le coordinate del luogo di "sbarco" e a seguire foto satellitari a documento dei notevolii mutamenti del litorale negli ultimi 17 anni.

 

w6kHXD.jpg

 

eCqM5b.jpg

 

146P7P.jpg

il capanno la cui ubicazione è riportata nelle immagini satellitari

 

ZQSa05.jpg

Immagine anno 2015 - situazione pressochè immutata rispetto a quella odierna

 

KU1ytB.jpg

Immagine anno 2013

 

3cxjdt.jpg

immagine anno 2009

 

ZwxLoD.jpg

immagine anno 2001

 

gb2qby.jpg

in questa recente immagine, anno 2015, sono contrassegnate le posizioni riportate nel portolano 1967 e nella relazione MM1953

 

continua ...

 

 

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Contattai immediatamente il signor Chiereghin.


Luciano un appassionato di ricerche archeologiche (e non solo) si è rivelato una vera miniera di informazioni sulla storia locale. Abbiamo parlato per mesi circa la possibilità di condurre una campagna di ricerca finalizzata alla localizzazione del relitto del SAN GIORGIO che, non lo nascondo, ritenevo di una certa difficoltà vista l'evoluzione della morfologia dei fondali dell'area deltizia in continuo mutamento negli ultimi 70 anni.


Il ritrovamento da parte di Luciano di una aerofotogrammetria della foce del Po di Pila del 1949 e della mappa al 1:10.000, ricavata da quest'ultima, ci diede l'input per l'avvio delle operazioni di ricerca..


Nella foto aerea e riportato pure nella mappa, era chiaramente visibile il SAN GIORGIO allora incagliato all'esterno della foce, in allineamento con il canale d'entrata con la prora in direzione del Faro di Punta della Maestra.


A seguito della georeferenziazione magistralmente eseguita dal Chiereghin, il carteggio divenne un gioco da ragazzi e diede piena conferma alla mia / nostra teoria che, a causa del ripascimento del settore Sud, il relitto si doveva attualmente trovare all'interno della odierna foce, con ragionevole certezza al di sotto del piano campagna della spiaggia in prossimità del bagnasciuga.


Il rilevamento della MM del 1953, effettuato dal Faro di Punta della Maestra, si è rilevato ottimo in relazione alla posizione indicata nella mappa, un po' meno il dato riguardante la distanza, peraltro di poco diversa da quanto allora stimato.


Dopo un mesetto, il tempo necessario per l'approvvigionamento delle attrezzature necessarie, GPS, magnetometro, georadar e dei relativi operatori qualificati, utilizzando l'imbarcazione di Luciano, siamo sbarcati nella mattinata del 13 giugno, sulla spiaggia di Scano Boa, irraggiungibile altrimenti via terra, localizzando nell'area rilevata dal carteggio una massa metallica, a forma rettangolare, della lunghezza di m 54 x 10 circa, misura corretta per difetto della scansione originale, tenendo in considerazione l'ampiezza del cono di influenza del magnetometro.


Sono stati effettuati accurati rilievi GPS lungo i lati, lungo la mezzeria del trovante e sulla sua estremità di ponente che appare di forma rastremata.


Fuori di questa, a pochi metri di distanza, è stata rilevata una massa metallica di maggior densità e consistenza del corpo principale, di superficie ridotta, inferiore a 10 mq.


La successiva passata, effettuata con il georadar, ha rilevato che l'estradosso della massa metallica si trova ad una quota variabile tra – 3,00 e – 4,00 m dal piano campagna, a sua volta degradante tra + 0,10 e + 0,80 m sul l.m.m.


Ulteriori comprove di gran rilievo ed effetto le darò a breve, ad avvenuta pubblicazione di un articolo di Luciano, al quale sono riconoscente per il reperimento di prezioso materiale topografico, notizie dirette di grande valore, nonché di una impeccabile organizzazione.



TNsFtc.jpg


Magnetometro Ferex 4021 ad alta sensibilità normalmente impiegato per la bonifica di ordigni bellici in profondità



0javSA.jpg


Ai margini del lato Sud - zona centrale del trovante



EPRmqs.jpg


particolare della consolle del magnetometro Ferex in lavoro



carxyN.jpg


georadar per indagini archeologiche interfacciato al pc - quota raggiungibile m -30 in terreno soffice



continua ...


Modificato da danilo43
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Ma quindi il relitto del San Giorgio si trova ora "sottoterra"? Leggevo essere capitato, per motivi simili, ad esempio a vari relitti del Mississippi...

 

La risposta nel post precedente; l'ulteriore comprova, alla quale mi riferivo è del tutto eccezionale. Un po' di pazienza, per lasciare il primato a Luciano ...

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  • 2 months later...

Diversi quotidiani hanno dato la notizia: Rovigo, trovato nel fiume Po il relitto della Regia Nave San Giorgio

I pensieri in genere vanno a Tobruk per cui il titolo incuriosisce. Si tratta di un piccolo mercantile armato, a quanto si vede dalle foto, requisito dai tedeschi ne 43 e affondato a punta della Maestra (una delle foci del delta del Po) dopo essersi arenato. Questo l'articolo del Carlino e, confesso, sarebbe interessante andare a dare un occhiata....

Lo chiamano 'lo 007 della storia' e anche questa volta ha fatto centro: Luciano Chiereghin, ex dipendente Enel appassionato di misteri irrisolti, ha annunciato di avere localizzato, dopo 76 anni, il relitto della Regia Nave San Giorgio, requisita dalla Kriegsmarine dopo l'8 settembre 1943, incagliata e affondata nell'alveo del fiume Po a Punta della Maestra. La notte del 12 febbraio del 1944, nel corso di un normale servizio di pattugliamento, la San Giorgio venne sorpresa da una violenta mareggiata a Punta della Maestra, alle foci del Po e il comandante della nave azzardò una pericolosa manovra di ingresso alla foce del Po, fallita la quale l'imbarcazione finì per incagliarsi e affondare. (Foto Spazzapan via Resto del Carlino)

Nave%20San%20Giorgio%20(Collezione%20Spa

 

Dal corriere del Veneto apprendiamo invece che

Dopo la cattura da parte della Kriegsmarine il San Giorgio mantenne il prestigioso nome e il suo compito divenne quello di svolgere servizio di pattugliamento, facendo spola tra Venezia e Ancona. L’equipaggio tedesco era di 52 uomini per una imbarcazione lunga 54 metri e larga 8, una stazza lorda di 363,61 tonnellate ed era mossa da una macchina a vapore della potenza indicata di 960 cv. Era armata, con un cannone da 76 mm, e con due mitragliere accoppiate da 20 mm, oltre alle 28 mine e altre armi più leggere.

 

 

se poi qualcuno avesse qualche info in più oltre alla città di costruzione (Trieste 1914)...

Modificato da Totiano
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Ne avevamo parlato qui, credo che Danilo conosca lo scopritore: https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=45335

 

Mentre qui si parla di un episodio bellico che coinvolse questa piccola unità: http://www.marina.difesa.it/Notiziario-online/Pagine/20160307_sangiorgio.aspx

Modificato da LColombo
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