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Ai Primordi Dei Droni Per Eplorazione


Totiano

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Su Facebook mi sono imbattuto in questo interessante filmato e relativo commento:

https://www.facebook.com/FaroFrancescoCrispiCapeGuardafui/videos/727246310743145/

 

"Il 3 maggio 1944 il sommergibile tedesco U-852, comandato dal Capitano Heinz-Wilhelm Eck, naufragò presso il capo Guardafui dopo aver subito l’attacco di cinque Wellington G.R.Mk.XIIIs del N.621 Sqd. e uno del N.8 Sqd. basati a Khormaksar (Aden).
L’incursione inglese causò 7 morti e i 59 superstiti del sommergibile della Reichsmarine furono fatti prigionieri.
Con l'affondamento dell'U-852 gli Alleati vennero in possesso del Focke Achgelis Fa 330, del quale erano dotati soli altri due battelli, l'U-177 e l'U-181, del Gruppe Monsun, la forza di sommergibili impiegati dalla Kriegsmarine nell'oceano Indiano e Pacifico. [...]
L'Fa 330 era un autogiro senza motore, da osservazione, che rimaneva in volo trainato da una fune di 300 m., raggiungendo un'altezza massima di 220 metri, aumentando così la visibilità di 5 miglia marine della torretta del cannone fino a 25. Dopo la guerra vennero svolti esperimenti con esisti positivi."
ESTRATTO dal libro "Il faro di Mussolini" cap. 34, pag. 175 >>https://farofrancescocrispicapeguardafui.wordpress.com/il-…/

 

Si tratta di un autogiro smontabile imbarcato aa bordo di alcuni U-Boote durante l'ultima guerra ne sapete qualcosa di piu?

 

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Dire che quel coso era spartano e precario è dire poco.

Pesava 80kg senza pilota, ne sono conservati moltissimi esemplari in vari musei sparsi tra la Germania e il Regno Unito, ed era legato ad una fune lunga 300m che gli consentiva di salire fino ad una quota di circa 200m.

(Fonti Wikipedia).

 

Pare ne abbiano costruiti più di 200 e che equipaggiassero gli U-boot sin dal 42.

 

Bisogna dire che a differenza degli altri tentativi di dotare i sommergibili di una componente imbarcata (Sourcouf Francese, I-400 Giapponese ecc...) questo sicuramente si è rilevato il più riuscito e il più semplice, niente sofisticati compartimenti di stivaggio ma un semplice aquilone con un sedile smontabile legato ad un cavo con un marinaio sedutoci sopra per vedere oltre l'orizzonte.

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  • 2 weeks later...

Ricordo a tutti che una sorte di drone, molto avanzato, fu quello relativo al sistema DASH, uno dei capisaldi dei due programmi FRAM (Fleet Rehabilitation and Modernizacion) lanciato dalla US Navy negli anni 60, e riguardò - tra l' altro - tutta la numerosa flotta di DD e DE.

Tutte le unità furono dotate di ponte di volo ed hangar ed erano dotate di due DASH, elicotteri a controllo remoto, in grado di essere armati sino ad un massimo di due siluri AS mk 44 o successivi.

Il DASH, drone antesignano, con due rotori controrotanti sovrapposti comunque di notevoli dimensioni, veniva mantenuto in volo durante le operazioni di caccia AS e sganciava i siluri estendendo moltissimo il raggio di azione delle unità AS, che potevano in tal modo non solo agire in gruppo ma mantenere sotto controllo l' obiettivo, una volta individuato, senza perdere il contatto come normalmente avviene quando si effettua un' azione di attacco.

Il sistema si rivelò purtroppo poco efficace e di difficile controllo non tanto per problemi di radiocomando quanto di stabilità, in particolare quando si alleggeriva di colpo con lo sgancio delle armi.

per inciso la MMi tentò la via alternativa dell' elicottero leggero (leggerissimo) pilotato, come vettore d' arma, destinato a unità con minimi sistemi volo, inizialmente Impavido e Intrepido: i due prototipi costruiti (A 106) si rivelarono però anch' essi estremamente instabili, nelle stesse condizioni dei DASH una volta sganciate le armi, ed il progetto fu abbandonato

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Drones e velivoli telecomandati

In un mondo in cui drones e UAV sono in pratica la normalità, occorre ricordare come in italia si sia stati all’ avanguardia in questi settori

La storia inizia nel 1959 quando una piccola ditta aereonautica, la Meteor di Trieste inizia nel ad interessarsi di un nuovo avvincente settore, quello degli aerei senza pilota RPV (remote piloted vehicle) costruiti in materiale composito, da impiegarsi come aerobersagli per l'addestramento delle artiglierie terrestri e navali e per missioni di ricognizione.

La MMI capisce immediatamente la potenzialità del mezzo ed i vantaggi per un addestramento a caldo delle sue unità, e già nel 1960 allestisce una unità per appoggio e lancio bersagli, allestendo la fregata (ex torpediniera) Orsa che continuerà in tale ruolo sino alla sua radiazione nel 1964 (seguita via via da conversioni di corvette della classe Ape in vari modi adattate allo scopo)
La Meteor inizia con un prototipo, il P-0, di costruzione lignea con motore a sogliola da 120 o 240 CV, al quale fanno seguito il P-1, il P-2 con motore a otto cilindri ed il P-X ed altri ancora, mentre la produzione ingloba sempre più sensori, con una notevole espansione nel campo dell'elettronica.
Su questa base e con una immediata credibilità dei prodotti, che la MMI non solo utilizza ampiamente ma utilizza anche a favore degli alleati, inizia la fase della cooperazione internazionale, da una parte relativamente all’ impiego e dall’ altra relativa alla produzione industriale, con notevoli sviluppi nei settori radio ed elettronica.

Dopo un periodo di sviluppo ed impiego di mezzi con motori a pistone, per le esigenze di maggiori prestazioni nel 1965 viene adottato, ad interim, l'aerobersaglio francese con motore a getto CT 20 e ne viene affidata alla Meteor la manutenzione e lo stesso impiego, per poi passare nel 1967 alla produzione su licenza delle componenti elettroniche dell 'aerobersaglio KD della Northrop.

In parallelo a questo sviluppo industriale, non mancano neppure i successi di esportazione, sull’ onda di un’ aggressiva azione commerciale in Italia ed all'estero della Meteor: ordini giungono dalla Marina sudafricana, da Marine sudamericane, da una collaborazione con varie forze NATO, dall'Esercito e dalla Marina Militare italiani mentre l'Amministrazione Difesa le affida la manutenzione degli aerobersagli che verranno lanciati in Sardegna dove viene realizzato un campo prova e strutture di manutenzione.

Dopo un programma di intensa collaborazione con la US Navy, nel 1974 la Meteor realizza un sistema multiruolo cioè con diversi impieghi basato su cinque tipi di vettori aerei, che assume la denominazione di "sistema Andromeda" con tre principali prodotti che prendono il nome da tre stelle di questa costellazione: Mirach i velivoli, Alamak le stazioni di terra per la teleguida e Sirah il sistema di navigazione automatica.

Siamo ormai nel campo della ricognizione e nel preludio di un più ampio spettro di azioni, ed ottimi risultati tecnici e commerciali vengono conseguiti dalla Meteor anche in questo settore che riscuote l'interesse internazionale.

La domanda e l’ economia di scala gioca poi negli anni ‘80 a favore della incorporazione della Meteor in Aeritalia, dove proseguirà la saga degli UAV.

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Non un' antesignana ma una vera eccellenza di fama e qualità mondiale.

La Meteor sino a tutti gli anni 70 era seconda solo alle società statunitensi, per i bersagli, ma fu ceretamente la prima che seriamente si oriento su impieghi diversi dai soli bersagli.

la storia è molto più interessante ed avventurosa: gli americani, con la Northrop, avevano cominciato molto presto già a metà anni 49, con la serie KD, ma al passo con i simulatori Singer, non pensavamo ad un uso diverso dell' addestramento al tiro antiaereo, e d' altra parte non avevano nessuna intenzione di cedere mezzi e licenze.

 

Quello che fu poi il fondatore della Meteor, un peronaggio avennturoso e di una solidissima preparazione ingegneristica, pilota medaglia d' oro (ed altro) anche nel periodo di cobelligeranza, godeva di stima e di entrature nelle FFAA americane, e cominciò a pensare ad uno sviluppo nazionale.

Cominciò a montare velivoli leggeri di ogni tipo raccogliendo pezzi dai parchi residuati lasciati in italia dagli alleati e disponibili sino ben dentro gli anni 50 (tante cose si potrebbero raccontare, sul recupero a vari usi, nazionali e non, di quei materiali ..) e poi, subito con l' appoggio della MMI, punto alla produzione in Italia di modelli propri di bersagli radiocomandati.

La MMI (e poi, moderatamente il min difesa) lo appoggiò, anche fornendo servizi alle marine alleate ed alla stessa 6^ flotta, stabilendo un rapporto che poi (anche di fronte alla minaccia concreta della Meteor di allearsi con i francesi) portò ad una vera e propria alleanza industriale.

Magari faceva comodo a tutti un' industria che in qualche modo superasse alcune restrizioni od embargo dell' epoca, e facesse esperienze .indiversi teatri operativi

Appena la Meteor ebbe concretato il rapporto con la Northrop ed ebbe a disposizione un sistema potente come era la motorizzazione del MQUM-74C, ed una cellula capace di evoluzione, sviluppò il Mirach, un vero drone polivalente, ma anche tutto il sistema per renderlo operativo (il sistema Andromeda che ho citato, tutto italiano, e poco soggetto a condizioni di licenza e restrizioni.

Più per l' età del titolare (morto nel 2002 a 84 anni) che per problemi economici la meteor venne acquisita da aeritalia, che probabilmente per gigantimo (o opportità) perse un pò lo smart della società iniziale. l' attuale settore droni di Alenia deriva dall' esperienza Meteor

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Ho trovato riferimento ad un altro antesignano per l'osservazione aerea al di sopra dell'orizzonte, un aliante biplano trainato da un cacciatorpediniere. Da "NOI E LORO" di Enrico Cernuschi e Andrea Tirondola:

 

...Dopo una serie di esperimenti condotti dall'allora guardiamarina Mario Calderara, innalzandosi con un libratore biplano di sua invenzione rimorchiato dal cacciatorpediniere Lanciere....

 

Qualche informazione in più la si trova in http://www.ilfrontedelcielo.it/files_0/2_origini.htm

 

….Due anni più tardi fu la volta dell'aliante idrovolante trainato del veronese Mario Calderara a La Spezia. Dopo contatti epistolari con i Fratelli Wright, Mario Calderara chiese al Ministero della Marina l'autorizzazione a compiere alcuni esperimenti di volo sull'acqua, a rimorchio di un natante. Nella primavera del 1907 egli diede inizio alla serie dei suoi tentativi di volo a vela nel golfo di La Spezia. La «macchina volante» da lui realizzata era ispirata al biplano dei fratelli Wright. Si trattava di un libratore piazzato su due galleggianti e trattenuto da funi che, lentamente rilasciate dalla pirobarca che lo trainava, portavano l'apparecchio a un sollevamento controllato. Proseguendo gli esperimenti, Mario Calderara si imbarcò sul cacciatorpediniere «Lanciere». I decolli avvenivano direttamente dalla coperta della nave, la cui elevata velocità consentiva al mezzo di salire ad una quota molto più alta. Mario Calderara raggiunse così un altitudine di oltre 15 metri. Un'improvvisa e brusca accostata a sinistra del «Lanciere», sbilanciò il libratore facendolo precipitare in acqua. Il pilota veronese fu trascinato 3 metri sotto la superficie del mare dove rimase bloccato perché trattenuto dai cavi di acciaio dell'apparecchio. Giunse in ospedale quasi annegato e leggermente ferito. Quell'incidente pose termine alla serie dei suoi esperimenti che la Marina interruppe perché giudicati troppo pericolosi.

 

EDIT: Niente di nuovo sotto il sole. Leonardo ideò un libratore da pendio, trainato da cavalli, che sfruttava la velocità della discesa ed il vento contrario. Le parti interne delle ali erano fisse e le estremità ospitavano delle superfici mobili di controllo. Il principio è quello !

Modificato da danilo43
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A proposito di droni ante litteram guardate un po' questi :smile: Amenità a parte il pdf dell' ari - ferrara contiene elementi assai interessanti per chi vuol saperne di più sui primordi delle radio trasmissioni, che inevitabilmente riconducono alla R. Marina. http://www.ari-ferrara.it/DOCUMENTI/BERTELLI/L'Arma%20delle%20Trasmissioni%20nella%20Grande%20Guerra.pdf

 

EDIT: il link è corretto ma non si riesce ad aprire. Per farlo digita o copia incolla: ari ferrara documenti bertelli arma trasmissioni

 

Piccioni viaggiatori usati come droni

Con la diffusione del telegrafo, del telefono e poi della radio, i sistemi di comunicazione

basati sui piccioni viaggiatori cominciarono a scomparire dalla vita civile anche se

rimasero in uso nella realtà militare. Nel 1898 il tedesco Julius Neubronner iniziò a

costruire una serie di leggerissime macchine fotografiche da fissare sul petto dei volatili;

dopo numerosi tentativi ed esperimenti mise a punto un apparato del peso di soli 70

grammi che poteva fissare un’immagine del terreno sorvolato su un negativo quadrato da

quattro centimetri di lato. Era nata la “pigeon camera”, che venne brevettata nel 1903. Lo

stesso anno venne acquisita in un certo numero di esemplari dalle brigate della Baviera.

Nella pigeon camera lo scatto della fotografia era comandato da un temporizzatore

meccanico regolato sul tempo approssimato che sarebbe servito al piccione per

raggiungere l’area da riprendere. Naturalmente andavano fatti ripetuti tentativi perché i

piccioni addestrati non andavano sempre nella direzione voluta. Anche nel campo

dell’addestramento nacquero dei miti, piccioni campioni che riuscivano a compiere con

estrema precisione il percorso voluto e a consentire in questo modo la ripresa dell’area

d’interesse militare. Nel 1912 Neubronner presentò un nuovo modello con molte migliorie,

e negli anni seguenti l’apparato fotografico o dispositivi similari vennero acquisiti in gran

numero dalle forze armate dei principali Paesi: la Prima Guerra Mondiale era alle porte.

Dallo scoppio del conflitto, su navi, sommergibili, aeroplani e carri armati dei vari eserciti

belligeranti la presenza dei piccioni viaggiatori era un fatto normale. Per capire

l’importanza che veniva data a questi volatili in quegli anni, basterà ricordare come

immediatamente dopo l’inizio delle operazioni belliche i tedeschi assaltarono alcuni

allevamenti in Belgio impossessandosi di oltre un milione di piccioni viaggiatori da

utilizzare in battaglia.

Qdx0ve.jpg

Modificato da danilo43
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