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Quando Anche Nel Nemico Era Radicato Il Senso Dell'onore ...


danilo43

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Quella che riporto a seguire è parte di un capitolo de “la Marina Italiana di Napoleone” di V.Ilari e P. Cruciani.

Viene spontaneo un raffronto con i fatti purtroppo di attualità.
Per chi volesse leggere il testo dell'intera opera, a mio avviso di grande interesse in quanto, oltre al particolare contesto storico, rappresenta i prodromi di altre più moderne marinerie, ho risistemato il pdf peraltro reperibile on line, massacrato però da un sistema automatico di copiatura ocr, privo di revisione.
E' a disposizione di chi sia interessato e me ne farà richiesta.


......Gli ufficiali caduti, decorati, fucilati e prigionieri

Manca un elenco completo degli ufficiali caduti. Tra i morti della
battaglia di Lissa ne figurano almeno tre, l'insegna Pietro Matticola
di Perasto e il tenente di fregata Giovanni Michiavich caduti a bordo
della fregata Corona e l'eroico comandante della fregata Bellona,
tenente di vascello Giuseppe Antonio Duodo di Codroipo, figlio di
un ebreo convertitosi nel 1743 e già primo pilota sulla Fama, la nave
che nel 1792 aveva riportato a Venezia le spoglie di Angelo Emo.
Cadde eroicamente nel 1812, al comando del brick Mercurio, anche
il tenente di vascello Giovanni Palicucchia.

Furono insigniti del cavalierato della Corona Ferrea dieci ufficiali
di stato maggiore: Paolucci (il 1° maggio 1806), Tizian (22 agosto
1809), Costanzi e Rodriguez (8 febbraio 1810), Duodo, Pasqualigo e
Palicucchia (7 novembre 1810) e gli ufficiali dei marinai della
Guardia Reale Tempie (24 agosto 1812) e Alberti e Marsi (12
febbraio 1813). Numerosi ufficiali, incluso Duodo per la resa del
Nettuno, furono deferiti al consiglio di guerra, ma soltanto due, il
tenente di fregata Pietro Stalimeni e l'alfiere di vascello ausiliario
Simone Abeille furono fucilati il 10 marzo 1809 a Venezia per aver
abbandonato al nemico il brick Ortensia.

Nel 1809 erano prigionieri degli inglesi o liberati sulla parola 16
ufficiali (1 capitano e 3 tenenti di vascello, 2 tenenti di fregata, 7
alfieri di vascello trattenuti e 5 ausiliari) catturati a bordo delle navi
Fried/and, Ronco, Nettuno, Teulie e delle scialuppe cannoniere Saffo
e Leda. Tra costoro erano Paolucci, Duodo, Ulloa, L'Espine e sette
francesi, uno dei quali ausiliario.

Catturato il 26 marzo 1808 presso Fano dal vascello Standard,
condotto a Malta e tenuto perfino, per qualche tempo, a bordo dei
pontoni, Paolucci dichiarò di non voler fuggire, ma in seguito,
avendo il governo italiano negato ogni possibilità di scambio,
ottenne dagli inglesi il permesso di recarsi in Italia a curare il proprio
scambio, impegnandosi a tornare a Malta in caso di insuccesso.
Rientrato il 27 gennaio 1812, la sua liberazione fu negoziata da
Duperre con il contrammiraglio Freemantle, comandante delle forze
inglesi in Adriatico, e conclusa contro il rilascio di 15 prigionieri
inglesi.
Ammirato dall'eroico comportamento di Pasqualigo, comandante
della fregata Corona a Lissa, già il 19 aprile 1811 il viceré incaricò il
ministro di informare la consorte dell'ufficiale catturato dagli inglesi
che intendeva occuparsi personalmente della sua liberazione. II 19
maggio fu formalmente proposto lo scambio col generale Samuel
Graham (da non confondere col più famoso sir Thomas). In attesa
della decisione del governo inglese, il comandante a Malta accordò a
Pasqualigo il permesso di rimpatriare via Lissa e a proprie spese
assieme a due aspiranti, a condizione di rientrarvi se entro sei mesi
non si fosse provveduto allo scambio. II 27 luglio il viceré ne dava
notizia all'imperatore, rimettendogli il rapporto di Pasqualigo sulle
forze nemiche a Malta, nelle Ionie e in Adriatico e chiedendogli di
promuoverlo capitano di vascello e di consentire il rilascio, alle
medesime condizioni, di tre inglesi detenuti in Italia e richiesti dal
comandante inglese. Pasqualigo rimase a Venezia anche se alla fine
di novembre arrivo la notizia che gli inglesi avevano rifiutato lo
scambio con Graham ...

 

Cose d'altri tempi ...

Modificato da danilo43
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Sì, ma, per quanto le trattative fossero "sull'onore", si tratta di SCAMBI... come sempre si sono fatti e si fanno in caso di guerra.

chi era lasciato libero sull'onore, si impeganva a non combattere o compiere atto ostili contro la nazione che lo aveva fatto prigioniero, sino allo scambio o al pagamento di un riscatto, dopodochè poteva riprendere le propie attività militari.

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