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Preghiere & Polemiche


Alfabravo 59

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In occasione della Festa dell' Assunta organizzata al Passo San Boldo, è stata celebrata una S. Messa promossa dalla ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI di Vittorio Veneto. Al termine si sarebbe dovuta recitare la Preghiera dell' Alpino.

 

Purtroppo il Celebrante, su istruzioni del proprio Vescovo, ha preteso che la Preghiera fosse modificata nel passo che recita: "Rendi forte le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana".

 

Giustamente gli Alpini si son rifiutati di fare una cosa simile e, usciti dalla Chiesa, hanno recitato la loro Preghiera sul sagrato.

 

Non commento per non dire parolacce, ma comincio a temere per la NOSTRA Preghiera (composta da Antonio FOGAZZARO!)

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Anch'io preferisco non commentare.....per quanto riguarda la nostra...negli anni ci è già capitato di non poterla recitare per le parole guerra / armata che qualche sacerdote non condivideva......l'abbiamo recitata all'esterno sul sagrato......ritornando all'attualità è un altro brutto segno...annullare/ridurre la nostra Storia per non urtare il credo di altre genti......

 

W / povera Italia !!

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Non è andata proprio così, a quanto pare: esistono DUE forme della preghiera, una per i soli soci ANA e una per le celebrazioni pubbliche. Qui c'è la storia, presa da da un sito che riporta il link al sito ANA di Roncegno, sito n cui appunto viene riportata la storia della nascita della preghiera e delle sue versioni. http://www.butac.it/censurata-la-preghiera-degli-alpini/

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In effetti non sono mai riuscito a capire perchè Dio Onnipotente dovrebbe rendere forte le armi di una parte e non dell'altra, sarebbe meglio lasciarlo fuori dalle umane miserie terrene senza tirarlo per la giachetta affinchè diventi patrocinante della nostra parte, non dimentichiamoci che la Wermacht nazista sul cinturone portava scritto Gott mit uns, ed è tutto dire...

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... o Allah, il paradiso e le "nonmiricordoquante" vergini per le religioni islamiche. Anche nel suicidio dei Kamikaze il Divino c'entrava. Motivare il personale? sicuramente, ma non è solo questo il punto della discussione.
Penso che per l'occidente odierno si parli ormai di una tradizione, proprio come l'Inno di Mameli (con i dovuti paragoni), e i corpi militari sono legati alle loro tradizioni per una serie infinita di motivi.

 

Ovviamente la cosa indigna anche il sottoscritto, a prescindere dalla mia religione.

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Come accennavo nel mio post sopra, credo sia meglio andar piano con scandalismi e indignazioni fuori luogo. Nel sito Ass. Naz. Alpini di Roncegno si riporta la storia della preghiera http://www.anaroncegno.com/storia_della_preghiera_dellalpino.html

In breve, si tratta di questo:

nel 1935 Gennaro Sora scrive una preghiera in una lettera ritrovata nel 1947

1949: ammodernata e modificata, diventa Preghiera degli Alpini (con civiltà cristiana)

1972 proposta di eliminare civiltà cristiana

1985, la proposta del 1972 diventa la preghiera ufficiale (quindi senza civiltà cristiana)

anni 90: il presidente ANA decide che il testo del 1949 resti valido in cerimonie con sola presenza ANA, e quello del 1985 resta valido in tutte le cerimonie ufficiali.

 

Questo a quanto si legge su un sito ANA. Se poi qualcuno (mi pare che qua ci sia "qualcuno" nato tr i monti e con forti aderenze in ambito Alpini, ancorchè "guardiamarina- passato-di-grado" :whistle:) vuole aggiungere o correggere, bene. Ma non raccattiamo immediatamente quel che viene pubblicato da qualsiasi gazzetta o social network a Ferragosto. :wink:

Modificato da malaparte
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Quando parlavo di testo valido per sole cerimonie ANA, intendevo questo:

nel proprio intimo chiunque può pregare come gli pare, dicendo quel che gli pare.

Anche se non sono certo un'esperta di liturgia, il semplice buon senso mi dice che un qualsiasi parroco di campagna, prima di recitare o far recitare una preghiera in chiesa e tantomeno sull'altare, che è il sancta sanctorum, il luogo sacro per eccellenza, dia una controllata.

Ci sarà , è ovvio,una testo che stabilisce quali preghiere hanno avuto l'imprimatur, cioè l'autorizzazione ecclesiastica, e in che forma.

Il parroco di campagna legge, controlla, autorizza o nega.

Non ci vedo scandalo.

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Riporto un testo abbastanza lungo scritto dall'amico Cesare Lavizzari, consigliere nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini.

Il punto non è, a mio modo di vedere, se si dovesser recitare questa o quella preghiera.

La questione è la (per me) ridicola ritrosia di un sacerdote pacifondaio, e dei suoi sodali di curia, a lasciar recitare per il timore di offendere qualcuno.

A Urso de Segestro ricordo che questa preghiera - come quella del Marinaio - è un'invocazione di soldati; da un lato fanno parte della tradizione, dall'altro sono state care a generazioni di militari. Io non mi arrogherei certo il diritto di modificarle.

PREGHIERA DELL’ALPINO CENSURATA
STRUMENTALIZZAZIONI, FURORI E INCREDIBILI AMNESIE
SUL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA E SUOI NOSTRI EROI
RIFLESSIONE SEMISPONTANEA
* * *
In questo agosto dove nulla sembrava muoversi soffocati com’eravamo da un caldo davvero fuori norma, la prima frescura è stata funestata dalla notizia, ripresa a gran voce da tutti i giornali, della censura che un prete di Vittorio Veneto ha tentato di imporre al testo della “Preghiera dell’Alpino”.
La querelle è quella di sempre: va tutto bene tranne l’inciso “… Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana” che, a parere di qualche anima bella, mostrerebbe un accento guerrafondaio e persino una sorta di offesa a chi cristiano non è.
La questione, dicevo, è antica: fin dal 1972 l’Ordinariato Militare ha modificato il testo della nostra preghiera togliendo il riferimento alle armi ed alla civiltà cristiana (poi reintrodotta, quest’ultima, in tempi relativamente recenti).
Ma gli alpini, si sa, sono persone semplici e caparbie, ragione per la quale, hanno proseguito imperterrite a pregare così come avevano sempre fatto.
Abbiamo, così, assistito alle cerimonie militari dove la preghiera recitata era quella modificata e da quelle associative dove, invece, la preghiera era quella di sempre.
La questione è antica ma, nonostante questo, ha suscitato uno scalpore davvero esagerato anche perché è stato riportato dai giornali che il vescovo di Vittorio Veneto in persona avrebbe imposto tale modifica sia per questioni di pacifismo militante sia per evitare di urtare la sensibilità degli immigrati non cristiani (sic!).
Sul punto credo che la riflessione del direttore dell’Alpino Mons. Bruno Fasani sulla sua pagina di Facebook, nella sua sintetica efficacia, dica tutto quello che era giusto dire:
“Sulla vicenda della preghiera dell'Alpino che sta sollevando polemiche a livello nazionale e sulla quale ho abbondantemente scritto, vorrei precisare due o tre cosette.
Primo: non c'è stato alcun divieto di alcun vescovo. Purtroppo qui si tratta di qualche prete talmente pacifista da permettersi di litigare solo con gli alpini noti guerrafondai come ognuno ben sa.
Secondo: la preghiera non è assolutamente contro l'immigrazione. Gli alpini predicano e praticano la fraternità universale.
Chi ne fa uso strumentale in chiave politica dimostra disonestà intellettuale, sia che si tratti di politici o di giornalisti.”
Ed allora scopriamo che la querelle che ci hanno dipinto i giornali è sostanzialmente inesistente. Non si tratta di una presa di posizione della curia vescovile ma di una, magari improvvida, decisione di un singolo prete così come altre ne abbiamo subite nel tempo.
Ma si sa: oggi bisogna urlare qualsiasi cosa, bisogna anche creare artatamente qualche polemica pur di riempire di notizie - vere o false che siano poco importa - il giornale in questo assonnato mese d’agosto e non solo.
Quello che mi ha stupito, debbo dire, è la reazione degli alpini sulla rete che mi è parsa davvero eccessiva.
In realtà non si tratta di cosa nuova e, benché capisco che in qualche modo possa fare arrabbiare, non dovrebbe stupire e dovrebbe essere liquidata con un’alzata di spalle e con la constatazione che anche i preti, o meglio qualcuno di essi, non sono immuni dall’assenza di buon senso.
Di norma, quando capitano situazioni di questo genere, gli alpini semplicemente evitano di leggere la preghiera all’interno della chiesa e compiono quest’operazione immediatamente fuori quando, cioè, nessuno può dir loro cosa fare e cosa no.
Se non ho letto male anche in questo caso gli alpini di Vittorio Veneto si sono comportati nella stessa maniera: hanno evitato polemiche dirette ed hanno recitato la preghiera al di fuori delle mura della chiesa con il pragmatismo che ci contraddistingue.
Ma in questo caso c’è purtroppo qualcosa di più: complice il mese d’agosto, complice una polemica tutto campo con la Chiesa su temi completamente diversi, la politica si è impossessata di questa querelle per fini assolutamente strumentali denunciati con forza dal Presidente Nazionale Favero nel corso di un’intervista con il Corriere della Sera.
L’uso strumentale di questa polemica, la malafede più o meno strisciante di politici e giornalisti ha contribuito in modo determinante a suscitare la rabbia e l’indignazione degli alpini. E giustamente direi!
Gli alpini sono allergici per definizione alla politica e si incattiviscono quando si sentono tirati per la giacca da questo o quel personaggio solo per motivi strumentali.
Purtroppo non hanno la possibilità, che invece i giornalisti riservano ai politici, di avere la stessa risonanza che viene concessa alle amene stupidità dell’italica politichetta.
Ora: un conto è la semplice espressione di solidarietà che può venire anche da un uomo politico (nella speranza che non abbia semplice finalità elettorale), altra cosa è sentirsi utilizzati per dar corpo a una polemica che non è nostra.
Gli alpini non ce l’hanno con la Chiesa. Sono capaci di comprendere che nella enorme moltitudine di preti che popolano il nostro Paese una piccola percentuale possa non essere dotata di buon senso senza che questo intacchi il nostro sentimento di rispetto per l’Istituzione.
Sappiamo bene che fare di tutt’erba un fascio è una semplice idiozia.
Allo stesso modo sappiamo essere fedeli alle Istituzioni Civili nonostante il fatto che troppo spesso siano incarnate da personaggi a dir poco equivoci e comunque di levatura assai bassa.
Sappiamo discernere tra l’Istituzione ed il singolo individuo che in un determinato momento storico la rappresenta.
Su una cosa, però, siamo assolutamente teutonici ed irremovibili: giù le mani dagli Alpini!
Che nessuno si permetta, per nessun motivo, di utilizzarci per i suoi scopi di bottega.
Certo facciamo gola a tanti perché rappresentiamo ancora una bella fetta della società civile ma non sopportiamo che ci utilizzino strumentalmente.
I nostri valori, le nostre aspirazioni e persino i nostri sogni non sono negoziabili e nemmeno utilizzabili per scopi differenti.
Siamo gente semplice non stupida, sia chiaro!
E se c’è una cosa che non ci manca è la memoria. Ricordiamo bene quale attenzione ci è stata riservata da questa politichetta quando andavamo dicendo che occorreva difendere i valori della leva obbligatoria.
Hanno fatto finta di non sentire o ci hanno liquidato come vecchi romantici arroccati su posizioni antistoriche salvo poi, una ventina d’anni più tardi, cavalcare quella nostra battaglia, ancora una volta in modo strumentale.
Abbiamo osservato, con sgomento, come - con la sola notevole eccezione del Ministro della Difesa - la scomparsa della MOVM Emilio Bianchi (di anni 103 - uno dei "fantastici 6", quei subacquei della Regia Marina italiana che, guidati da Durand de la Penne, nel '41, con i “maiali”, affondarono due corazzate britanniche e una nave ausiliaria guadagnandosi persino l’ammirazione ed il rispetto della Royal Navy) sia passata sostanzialmente sotto silenzio.
Ma si sa, la storia interessa poco ed in questo Paese ancor meno la storia delle sue eccellenze.
E che dire del Centenario della Grande Guerra.
Dove sono politici e giornalisti?
Dove sono coloro che avrebbero il compito e la responsabilità di guidarci in questa Commemorazione anche cogliendone il significato profondo?
E non stiamo parlando di un episodio qualsiasi ma di quello centrale della storia del nostro paese. La quarta e ultima guerra d’indipendenza. Un episodio doloroso nel quale, però, gli italiani - come giustamente osservato dal nostro Presidente Nazionale - hanno imparato ad essere popolo.
Eppure da qualche mese assistiamo ad una sorta di vuoto cosmico che aleggia intorno alla commemorazione di questo centenario come si trattasse di una cosa che in fondo non ci riguarda.
A parte episodi sporadici non esiste un filo conduttore.
Continuiamo a sentire lezioncine di storia o morali da quattro soldi.
Ci viene spiegato che la guerra nasce da desiderio di sopraffazione di un popolo su altri…ma va? Osservazione profonda e geniale…
Nessuno, però, che tenti di spiegarci il motivo per il quale è giusto e doveroso ricordare un momento così doloroso.
Al massimo ci troviamo di fronte a qualche cerimonia liturgica o, peggio, ad un uso revanscista di una memoria che dovrebbe, invece, portare a risultati completamente diversi.
Non si può e non si deve pensare alla Grande Guerra solo come ad un momento di grandezza e di potenza militare che ci ha portato a sconfiggere gli Imperi Centrali.
Non è questione di potenza militare e nemmeno di fare l’elenco dei buoni e cattivi ergendosi, ovviamente, ad arbitri inappellabili.
Non è nemmeno questione di giudicare i singoli uomini, politici, militari o intellettuali. Quelli sono già stati giudicati dalla storia.
Oggi la commemorazione del centenario dovrebbe avere finalità completamente diverse. Dovrebbe guardare all’uomo non semplicemente alla storia.
Oggi si dovrebbe cogliere la straordinaria occasione che questa commemorazione ci presenta: quella di riflettere sul valore, sulla tenacia, sulla fratellanza su quella immensa lezione che ci hanno lasciato quei piccoli uomini semplici che si sono trovati catapultati in quella gigantesca tragedia.
Su questo dovremmo riflettere. Sulla capacità di resistere, sui sogni e sulle aspirazioni che hanno tenuto quegli uomini al fronte.
Dovremmo comprendere che i singoli soldati sono andati al fronte con la convinzione di contribuire a fare dell’Italia il posto migliore dove vivere e dove crescere i loro figli.
Dovremmo comprendere, allora, che l’unico modo per dare un senso ad un sacrificio che altrimenti senso non ha è quello di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità affinché quel sogno possa realizzarsi davvero.
Dovremmo comprendere che è nostro dovere guardare i bisogni delle nostre comunità e non girare la testa dall’altra parte.
Gli alpini, per la verità, lo fanno da sempre. Magari non sono stati bravi a tradurre a parole quello che avevano nel cuore perché, si sa, gli alpini parlano poco.
Ma parla – e a volte urla - il loro modo di essere, il loro modo di comportarsi, la loro incondizionata disponibilità la loro idea di società e di comunità.
Parla il loro mondo che è basato su valori semplici ed eterni: amicizia, amore incondizionato verso la Patria, senso del dovere, rispetto per le tradizioni ed attenzione nei confronti di quanti hanno bisogno.
Gli alpini da sempre cercano, per quanto è nelle loro possibilità, di rendere l’Italia un posto migliore e di contribuire, quindi, a realizzare il sogno di quanti per l’Italia hanno dato la vita.
Ed allora cari politici, giornalisti e soloni vari, prima di strumentalizzare gli alpini guardate a loro con rispetto ed imparate qual è la strada che deve essere percorsa e con quali le modalità.
Potrete certamente cominciare con la straordinaria occasione che il Centenario ci riserva. Voi che vi siete sentiti legittimati a strumentalizzare, per bassi fini elettorali, una polemica che non era certo vostra, fatevi, invece, interpreti - avendone certamente gli strumenti - di questa idea di commemorazione che può davvero contribuire a farci tornare popolo tanto fiero delle sue tradizioni quanto forte per affrontare, nella concordia, tutte le sfide che il presente e il futuro ci riservano.
So bene di parlare al vento …ma la speranza, e sa, è l’ultima a morire.
Sarebbe già un bel risultato se, meditando sui sacrifici e sulle glorie del popolo italiano, politici, giornalisti e soloni vari (ed anche molti cittadini) smettessero di urlare iniziando a ragionare per il bene comune e non per i loro singoli interessi di bottega.
W gli Alpini
W l’Italia
Cesare Lavizzari

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Aggiungo quanto scrisse tempo fa il direttore del mensile dell'ANA:

 

La maggioranza degli Alpini in congedo è perplessa di fronte alla rinuncia di proclamare la propria fedeltà alla millenaria civiltà cristiana della quale si sentono depositari; lo attestano molte lettere che riceve il nostro mensile. Una difesa che, all’occorrenza, non può prescindere dall’uso delle armi quando elementi estranei alla nostra “millenaria civiltà cristiana” minacciano le nostre istituzioni democratiche e religiose. Senza per questo essere tacciati di essere violenti e amanti della guerra.

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...Il punto non è, a mio modo di vedere, se si dovesse recitare questa o quella preghiera.

La questione è la (per me) ridicola ritrosia di un sacerdote pacifondaio, e dei suoi sodali di curia, a lasciar recitare per il timore di offendere qualcuno.

....ricordo che questa preghiera - come quella del Marinaio - è un'invocazione di soldati; da un lato fanno parte della tradizione, dall'altro sono state care a generazioni di militari. Io non mi arrogherei certo il diritto di modificarle.

 

 

:smiley19::smiley19::smiley19:

 

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Il punto non è, a mio modo di vedere, se si dovesser recitare questa o quella preghiera.

La questione è la (per me) ridicola ritrosia di un sacerdote pacifondaio, e dei suoi sodali di curia, a lasciar recitare per il timore di offendere qualcuno.

.... questa preghiera - come quella del Marinaio - è un'invocazione di soldati; da un lato fanno parte della tradizione, dall'altro sono state care a generazioni di militari. Io non mi arrogherei certo il diritto di modificarle.

 

Plaudo anche io alle parole di Andrea che condivido appieno.

Gli Alpini, con le loro tradizioni, la loro cultura, i loro valori, sono parte di quella (purtroppo) minoranza che io ritengo essere «la parte migliore dell'Italia».

Con buona pace dei pacifinti ideologizzati che, pur di imporre le proprie idee e laro presunta e discutibile superiorità morale, non perdono occasione per fare interventi fuoriluogo anche dove sanno benissimo non essere graditi.

W gli Alpini!

W l'Italia!

C.

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In merito a quanto realmente accaduto, la versione del vescovo di Vittorio è la seguente (http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2015/08/18/news/la-preghiera-alpina-censurata-il-vescovo-non-e-vero-1.11949596?ref=hftttrer-1):

 

La stampa parla di proibizione di leggere la preghiera degli alpini, di 'censura' e così via - spiega il presule vittoriese - In realtà il sacerdote celebrante, un padre Servita da poco giunto in diocesi, si era limitato a chiedere la sostituzione della parola: 'armi' con 'animi' e della parola 'contro' con "di fronte". Questo non è stato accettato dai responsabili che hanno deciso di far leggere la preghiera all'esterno della chiesa

 

 

Premesso che, trattandosi di un Servita, verrebbe da dire "aridatece Paolo Sarpi", stando alle parole del vescovo il pretino (chi rammenta oò don Chichì guareschiano) ha avuto la geniale pensata di proporre agli alpini una versione politicallu correct della Preghiera; dimostrando così una totale insensibilità, ignoranza e mancanza di rispetto. Come avrebbe reagito se qualcuno gli avesse detto: "sì, va bene, lei celebra la messa, però cambiamo il testo della liturgia qui, qui e anche qui"

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Pur essendo credente, da liberale, repubblicano, laico e mazziniano "qual io sono e fui" non posso che stigmatizzare nella maniera più assoluta e negativa il comportamento di certi religiosi: capaci soltanto di assumere questo atteggiamento nel nome di un pacifismo buonista (e autolesionista), espresso forse per "fare cassetta" nei confronti di nuovi, possibili "clienti" - magari "cattocomunisti" e come tali non certo dediti a coltivare particolari sentimenti favorevoli alla considerazione delle FF.AA. e all'amor di Patria.

Sono fatti che - valutati nella loro gravità - tendono ad allontanare dalla Chiesa tanti appartenenti alle FF.AA., loro simpatizzanti e iscritti alle associazioni d'Arma il cui senso religioso andrebbe rispettato.

E prima di andare a fare le pulci agli Alpini o ai Marinai d'Italia, questi religiosi farebbero bene a scagliarsi contro il marciume che alberga nella loro struttura: dai preti pedofili, allo IOR, agli attici di certi cardinali e via dicendo.

Ma forse è più facile farsi belli contro chi, nella propria struttura, certi marciumi non li ha ma - per sua natura - è abituato a non fare polemiche e a rispettare gli ordini...

Modificato da Alagi
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