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La Cattura Del " Palasciano " -1916


Red

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Ecco Comandanti un altro episodio della nostra Marina

raccontato in questo capitolo ancora tratto dal libro " Fumi all'orizzonte " di Italo Sulliotti - 1931.

Ricordiamo così Uomini ed episodi della 1^ G.M. !

Il mio intento vuol essere quello di rendere noti ,a chi non li conoscesse,quegli episodi, che credo

il più delle volte poco conosciuti o addirittura sconosciuti, avvenuti in quella guerra.

Ciò vuole essere anche un modo per rinnovare la memoria dei fatti così come il motto dice :

" Per non dimenticare " !!!

Spero che questo mio intento sia premiato con il vostro interesse leggendo queste pagine !!!

Buona lettura !!!

 

Ecco il nuovo capitolo :

LA CATTURA DEL " PALASCIANO " .

 

Sulle acque del basso Adriatico,completamente calme,tese fra le due rive come una grande lastra di acciaio,

la nave " nave della pietà " cammina velocemente,una sera di gennaio del 1916.

L'ombra non è ancora caduta sul mare,ma già la grande nave ha acceso tutte le sue luci;spicca sull'orizzonte

il contorno della croce vermiglia e brilla la fascia verde che la cingie come una corazza di protezione,e assi-

cura-dovrebbe assicurare !-il suo dolente carico umano contro ogni ingiuria nemica.

Secondo le antiche ed eterne leggi della guerra questa nave è inviolabile : sola,essa ha diritto di circolare immu-

ne sugli Oceani sconvolti dal grande conflitto,in mezzo alle squadre nemiche che si cercano e inseguono in una

caccia mortale.

E' una Nave Ospedale italiana,il " Ferdinando Palasciano ",l'ex " Koening Albert " della marina tedesca.

Incede sicura,magnifica,perfetta nella sua organizzazione che i Medici della nostra Marina Militare hanno studiato

ed attuato con quella genialità e quell'amore che distingue ogni nostra opera.

La nave sta svolgendo un compito umano e politico.

E' uscita alle tre pomeridiane dalla rada di San Giovanni di Medua.Ha imbarcato parecchie centinaia di ammalati e di

profughi della Serbia invasa.

Tutti i miserabili,dolenti relitti umani della ritirata tragica si sono,da un mese,rovesciati sulla sponda adriatica:morsi dal

colera,devastati dalla malaria,travagliati dalla febbre e dalla fame.Uomini e donne,giovani e vecchi,militari e civili,tro-

vano sulla nave italiana il riposo del corpo e dello spirito e le cure più premurose e più attente.

L'Italia non distingue e non chiede neanche il loro nome a questi vinti.

Apre le sue braccia materne,e-nello stesso modo che si batte per loro-li trae in salvo,coi suoi mezzi,attraverso il mare

insidiato.

........poi gli anni passeranno:gli anni che,come i morti,camminano in fretta e cancellano la gratitudine dalla memoria dei

popoli e degli individui.

E il giorno in cui verranno gli zingari ed i pastori della grande Jugoslavia ripiglieranno con l'insolenza e con la beffa la ge-

nerosa e cavalleresca audacia del popolo cui devono la vita e la libertà.......

La nave cammina;fa rotta sud-ovest.Da poche i profughi sono a bordo,e ciascuno di essi assapora intensamente la gioia

del ritrovato benessere.Nelle corsie ampie,pulite,luminose,gli ammalati si sentono rivivere.Lungo le passeggiate,nei saloni

i profughi guardano con stupefatta curiosità questo magnifico bastimento d'Italia:quest oasi di lusso e di comfort,messa

a loro disposizione con tanta signorile larghezza di mezzi.La tranquillità a bordo è assoluta.In nessun momento della guerra,

in nessuno dei mari,su cui tuona il cannone,le " navi della pietà " sono state mai disturbate.

A prua,una giovine donna,la figlia di un generale montenegrino,guarda svanire nella nebbia della sera,le montagne della sua

patria,e piange silenziosamente.

Qualcuno canta,a poppa,una lenta e malinconica ninia slava:sono i giovanetti d'un collegio di Belgrado,che il "Palisciano"

trasporta in Corsica,dove gli Alleati hanno creato la base di rifugio e di assistenza del popolo vinto.

Sul ponte,il Comandante passeggia.

Comanda la nave un vecchio "gentleman" della nostra marina mercantile,uno dei più noti e decorati ufficiali:Giovanni Bertolini.

Piccolo,magro,con due occhi neri e profondi che sembrano ritirarsi,per veder meglio,sotto l'arco folto delle sopracciglia,Bertolini

corre, da trentacinque anni,su tutti gli Oceani del mondo.

Ha al suo attivo un numero inverosimile di tempeste vinte e di situazioni risolte;è,soprattutto,uno specializzato in salvataggi......

Molte navi e molti equipaggi di ogni paese e di ogni bandiera,devono la salvezza a questo generoso marinaio d'Italia che ha

sempre giocato la propria vita,per quella degli altri.

E la Marina ha scelto bene,affidando il comando di questa nave a un cavaliere della bontà e dell'ardimento.

Sono le cinque.

Ecco che,dal nido di coffa,una voce chiara,squillante,lancia il grido d'allarme.

-Periscopio sulla dritta,a mezzo miglio ! -

Bertolini ha già visto.Che cosa non vede il Comandante ? A novecento metri di distanza un "oggetto" si solleva lentamente

sull'acqua.E la guerra ha abiyuato i marinai e riconoscerlo senza tema d'errori:è il naso dei sommergibili.

Istantaneamente,centinaia di occhi guardano in quella direzione.

Il silenzio diviene assoluto,a bordo.

I profughi sono preoccupati:gli italiani tranquillissimi.

- Comandante,-mormora il primo ufficiale- guardi.Sta uscendo fuori.Dev'essere uno dei nostri,o un inglese della squadriglia

di Brindisi.-

-Bertolini ha preso il binocolo.Ma,prima ha impugnato il telegrafo di macchinista:le sonerie squillano in macchina.

" Ridurre i giri,rallentare......".

Il sottomarino è emerso.E' un piccolo bastimento,antiquato,lungo una trentina di metri.

Qualcuno spunta sulla torretta,mentre il sommergibile s'accosta.

- Ohè ! - dice il nostromo -Stanno drizzando la Radio.Perchè poi ? -

Sulla prua del sommergibile,balena un piccolo lampo e una detonazione secca squarcia l'aria tranquilla.

Contemporaneamente,sulla piccola antenna,sale e si dispiega alla brezza la bandiera austro-ungarica.

- Ha sparato in bianco -dice il primo ufficiale, Lauro -.

E guarda il Comandante,con aria interrogativa.

Calmissimo,Bertolini ha già capito.Egli sa perfettamente che non c'è nulla da fare,e che neanche il più disperato eroismo

potrebbe suggerire-a una nave che reca un carico di sofferenti protetti dalla croce vermiglia della carità-una resistenza o una

fuga. - Ferma.Macchine indietro.-

Sotto il morso delle eliche che battono l'acqua a rovescio,il " Palasciano " frena la sua corsa con un tremito lieve.E tre urli

brevi e laceranti della sirena avvertono che la nave " dà indietro ".

Ecco:il sommergibile è quasi sotto il bordo.Sulla torretta è l'ufficiale in seconda:un sottotenente di vascello,biondo,erculeo

e massiccio.

-Come diavolo fa a entrare là sotto,quello lì ?- osserva l'allievo del " Palasciano " .

L'uomo ha impugnato il megafono e lo punta in alto,contro il ponte di comando dove Bertolini,circondato dai suoi ufficiali,

attende tranquillamente le comunicazioni.

L'ufficiale parla in italiano,colla molle cadenza dei dalmati.

- "Palasciano ",alt ! Fermare le macchine.Spegnere tutte le luci.Abbassare la scala.Il Comandante venga a bordo con tutti

i documenti.-

Sul ponte della nave italiana,Bertolini fa un gesto di sorpresa e di sdegno.

La sua rettilinea coscienza di marinaio e di soldato italiano,gli fa trovare mostruosa l'intimazione fatta ad una Nave Ospedale.

Per la prima volta un nemico viola tutte le leggi della guerra.E una tentazione folle guadagna per un attimo il cervello del co-

mandante Bertolini: non obbedire,resistere.

Non è che un attimo.Bertolini chiude gli occhi;pensa alle centinaia di ammalati,di morenti,di inermi,affidati alla sua responsa-

bilità,posti sotto la duplice egida della Croce Rossa e del Tricolore.

Si volta verso il Direttore Sanitario della Nave: il tenente colonnello medico della Regia Marina,Monaco,che gli è accanto.

I due uomini si sono intesi,in silenzio.

- Comandante,non andrete solo.Vi accompagno.-

Si ode, nel silenzio,la stridere dei verricelli che discendono la "scala reale".

L'austriaco parla nuovamente.

-Vi prevengo che la nostra Radio è in ascolto.

Astenetevi rigorosamente da qualunque tentativo di trasmettere con la vostra.Abbiamo i siluri pronti,e al primo segnale

vi coliamo a picco.Siete avvisati. -

In silenzio,Bertolini e Monaco scendono la scala.

Appoggiati alle murate,gli uomini e i passeggeri guardano la scena drammatica.

L'ufficiale del sommergibile porge la mano ai due italiani che spariscono per la scaletta "ingoiati" dal sommergibile.

Gli ufficiali del " Palasciano " sono un poco pallidi di emozione.

Ecco: l'ufficiale austriaco sale a bordo a sua volta,con sei marinai armati e si dirige verso il ponte.Cortesissimo si presenta

al primo ufficiale Lauro ed al secondo,Sulfaro.

- Signori,assumo il comando.Il vostro Comandante resta in ostaggio.Dobbiamo visitare la nave,e fare rotta su Cattaro.

Vi prego di scusarmi : è la guerra.-

Impassibili,riservati,gli ufficiali italiani,s'inchinano.Soldati e gentiluomini sanno anch'essi che non vi è nulla da fare.

Un dovere più alto del coraggio impone di non esporre a rappresaglie tutti coloro che si sono affidati al "Palasciano ".

Suonano in macchina i segnali.Un marinaio del sommergibile si mette al timone.

E la nave riprende la sua marcia,rotta nord-est.

Il sommergibile si è già allontanato,è sparito nell'ombra della sera che scende.

L'ufficiale austriaco ha l'aria di un buon ragazzo,e si sforza di mostrarsi cortese coi nostri.Ma non sembra affatto tranquillo.

Tempesta di domande gli italiani.

- E' vero che c'è in giro il " Quarto" ? Quante miglia fa ? -

Gli austriaci hanno una maledetta paura del " Quarto " : la nostra magnifica,rapidissima nave da battaglia è terribilmente popo-

lare sull'altra costa adriatica,dove gli austriaci l'hanno parecchie volte, vista da vicino.

E quella sera si sa che il " Quarto " è a zonzo nel Basso Adriatico.

Ma la preoccupazione non toglie l'appetito al giovanotto.

Guarda i nostri e scoppia in una risata franca.

- Signori ho fame - dice egli. - Volete offrirmi la cena ? -

Lauro acconsente freddamente.

- Ordinate.Che cosa volete ? -

- Ma pasta asciutta,che diamine ! E' un pezzo che non me ne levo la voglia.E se non approfitto all'occasone.......! -

Decisamente,quest'austriaco è....... un italiano mancato.E i nostri ufficiali sorridono.

Ecco che,mentre si pranza,due colonne di fumo spuntano a nord.Sono due caccia austriaci,tipo "Tatra",usciti da Cattaro,che

vengono incontro alla nave prigioniera.Sopraggiungono a tutta forza in un grande sciacquio di spume e si dispongono ai fianchi

del "Palasciano" : Poi uno accosta,e- in un breve alt -trasborda sulla nave italiana altri venticinque marinai.

Anche questa volta,la prima preoccupazione dei nuovi "ospiti" è la tavola.Come uno sciame di scolari in vacanza,i marinai

invadono il salone : Capitan Lauro chiama il Maestro di Casa.

- Senti.Se vogliono mangiare,servi pure quello che vuoi.Mostriamo almeno a questa gente che siamo signori......-

Il maestro di casa non se lo fa dire due volte Apre la "cambusa" e sfodera tutta la grazia di Dio che contiene.

Il "Palasciano" ha viveri per due mesi e la nostra Marina non fa le cose a metà.......

Gli austriaci non credono ai propri occhi.Hanno l'impressione d'essere capitati in un paradiso gastronomico.

Abituati alle magre razioni della Base Navale di Cattaro,si trovano innanzi montagne inverosimili di panini gravidi,salamini

di Cremona,scatole di pathè,fesste di rost-beaf sanguigno,bottiglie di vecchio Barbèra e fiaschi di Chianti dai riflessi di rubino.

Si odono nel salone,dei battimani.E gli italiani hanno un sorriso pieno d'ironia.

- Ma si ! Levatevi la fame ! -

Le ore passano.Fiancheggiati dai due "caccia"-dove l'equipaggio scruta l'orizzonte oscuro-la nave continua la rotta verso Cattaro.

Ma che cosa succede ? L'ufficiale austriaco dal ponte di comando,tende l'orecchio,e,questa volta si fa scuro in faccia.

Salgono dal salone delle grida bizzarre.

- Viva Savoia ! Viva il Re Vittorio ! Sulla forca l'Austria ! -

Sta avvenendo qualcosa di inverosimile.

Sotto lo stimolo dei vini generosi e della buona cucina italiana,il lealismo della Imperial Regia Marina d'Austria si fonde.

E i marinai,quasi tutti dalmati-non trovano di meglio che esprimere la loro gratitudine con quelle grida sovversive.

L'ufficiale si mette le mani nei capelli.E se i comandanti dei "caccia",che navigano così vicini,sentissero questo po' po' di roba ?

L'austriaco si volge a uno dei nostri e lo guarda supplichevole.

- Ch'el me fassa un servizio.Favorisca di scendere e dire ai miei uomini che la smettano per carità !

Se lo sanno a Cattaro,i me copa la testa a mi.......-

Il coro smette.Ma ora i più preoccupati sono i nostri ufficiali,per un'altra ragione.Gli austriaci hanno ordinato di spegnere tutte

le luci,anche i distintivi della Croce Rossa.La gran nave procede in perfetta oscurità.E gli italiani pensano giustamente che c'è

in giro il " Quarto ",e forse qualche squadriglia di nostri Mas.

- Se incontriamo i nostri - mormora un ufficiale del " Palasciano "-siamo fritti.Vedono la nostra massa tutta nera e ci tirano "dentro".

Avrebbero ragione del resto......-

Ragione,si.Ma non sarebbe piacevole andare ai pesci per un siluro italiano.........

A Cattaro,comincia l'interminabile procedura delle visite austriache.

Una Commissione presieduta dall'Ammiraglio comandante della Base,si installa a bordo.

Il " Palasciano " è visitato,frugato,esplorato,infinite volte.

Si sollevano i pavimenti,si scrostano le pareti,si analizzano i doppi fondi,si sonda colle fiocine tutta la zavorra,metro per metro,

in cerca del "materiale bellico " che deve giustificare la cattura.

Niente. Il "Palasciano" è perfettamente in regola colle leggi della guerra e coi diritti di immunità che la Convenzione di Ginevra

accorda alle Navi Ospedale.Chi non è in regola è la Marina austriaca che,per lo zelo intempestivo del Comandante il sommer-

gibile,si trova ora imbarazzata a "mollare" la preda,e cerca ansiosamente un pretesto giuridico da "paglietta" per trattenere

la nave che le fa gola.

Il secondo giorno,crede di averlo trovato. Il "Palasciano" è una nave ex tedesca : il "Koenig Albert".

L'Italia non è ancora in guerra colla Germania : dunque.......

Ma anche questo pretesto cade.La nave è regolarmente noleggiata e paga ogni giorno una cospicua cifra.

I telegrammi s'incrociano fra Cattaro e Vienna,Roma e Ginevra,Berlino e Roma.

E la sera del terzo giorno,gli ufficiali austriaci che si sono installati a bordo,autorizzano gli ufficiali italiani a " far accendere " : il

"Palasciano" è rilasciato.......a denti stretti.

A bordo,i profughi e gli ammalati - che non hanno le stesse ragioni degli italiani per essere tranquilli - hanno vissuto ore di ansia

indicibile.I giovanetti del collegio di Belgrado erano tutti armati di browning : molti l'hanno gettata in mare,molti l'hanno conservata

e qualcuno ha detto che-piuttosto che rimanere prigioniero in Austria- si sarebbe ucciso.

Alle quattro di mattina è entrato a Cattaro il sommergibile che ha catturato la nave.

Il comandante Bertolini e il tenente colonnello Monaco sono stati custoditi a bordo per due lunghe ore :messi a sedere in un angolo

e trattati senza violenza ma con durezza dal Comandante del sottomarino,un orribile uomo butterato dal vaiolo ed estremamente

impopolare anche fra i suoi colleghi.

Quando Bertolini sale la scala del "Palisciano",l'equipaggio lo saluta con un urrah che commuove il vecchio marinaio,rimasto

tranquillissimo,come il suo compagno,,durante la singolare avventura.E gli austriaci dichiarano di essere rimasti della dignitosa

fierezza degli italiani.

Ora, essi gareggiano in cortesia.Quando il "Palasciano" esce da Cattaro - gli austriaci non lo lasceranno che a venti miglia dalla

costa - gli ufficiali nemici discorrono coi nostri del più e del meno,con amichevole cordialità.

Ma i nostri non dimenticano mai che sotto la giubba dell'ufficiale batte il cuore del soldato.E il secondo ufficiale del "Palasciano",

capitano Sulfaro,ha un'idea audacissima.

Chiama da parte il Comandante,e gli sussurra qualcosa.

- Comandante,mi permetta di vestirmi da marinaio e di mettermi al timone -

- Al timone ? Perché ? -

- Senta : ho l'orologino da polso.Quando il pilota austriaco mi segnalerà le correzioni continue di rotta,per passare fra gli sbar-

ramenti,io prenderò nota delle deviazioni e dei minuti,mentalmente.Poi.....basterà seguire la stessa rotta a rovescio,perchè

i nostri possono infilarsi tranquillamente a Cattaro,senza preoccupazioni di mine ! -

Il Comandante esita.L'idea è generosa e ardita : ogni marinaio d'Italia è sempre un combattente,e carpire al nemico i segreti

degli sbarramenti di Cattaro vorrebbe dire pagargli in buona moneta la cattura del " Palasciano "......

Ma Bertolini scuote la testa.Gli austriaci hanno potuto, nei tre giorni trascorsi a Cattaro,imprimersi ben in mente la fisionomia

degli ufficiali di bordo : se qualcuno di essi riconoscesse,nel marinaio alla ruota,il secondo ufficiale del " Palasciano ",fiuterebbe subito il trucco e la cosa finirebbe quasi certamente con una nuova cattura della nave e con sei palmi di corda al collo di capitan

Sulfaro.......Niente da fare !

Così la Nave Ospedale - superati gli sbarramenti - si riaffaccia,nuovamente libera,sull'Adriatico azzurro.

Riaccende tutte le luci,e la Croce fiammeggia nuovamente sul mare,sopra la cintura palpitante di smeraldi elettrici.

A ventitré miglia dalla costa,gli austriaci lasciano la nave.

- Siete liberi.Proseguite per due ore su questa rotta,senza servirvi della Radio.Poi fate ciò che credete. -

I nemici porgono la mano al comandante Bertolini ed ai suoi ufficiali.Il sottotenente di vascello dalmata mormora qualche parola

di scusa.E sembra al Comandante che una lieve commozione passi sul suo volto,e che egli guardi più del necessario la grande

bandiera tricolore che sventola all'asta di poppa.

Il picchetto austriaco si mette sull'attenti.Gli uomini scendono la scala;imbarcano sul sommergibile che segue da presso :spari-

scono dentro al portello che si richiude.

Mentre la notte infittisce sul mare tranquillo,e il " Palasciano " riprende a tutta forza la rotta del sud,un marinaio dice al compagno:

-Hai visto com'è piccolo ? Un giocattolo ! Bastava una bomba.Peccato non averne a bordo.....-

Ma il Comandante lo guarda severamente.No : l'Italia non fa la guerra così.

E molti uomini del " Palasciano " avranno più tardi la gioia di ritrovarsi in faccia alla Marina da guerra austriaca,da pari a pari,

arma per arma,cannone per cannone,vita per vita.

Per ora, avanti ! Il lazzaretto del Frioul e le rade di Corsica aspettano la nave della pietà vi sbarchi -fra pochi giorni- il suo dolente

carico umano.......

 

FINE

 

RED

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