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Quando Le Navi Avessero Navigato Sulla Terraferma


ammiraglia88

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“… quando le navi avessero navigato sulla terraferma …”

E le navi effettivamente, a vele spiegate, procedettero sulla terraferma.

 

Allora … io nel “mio” Trentino ho ancora speranze che … :happy:

Mi sa che dopo questa frase penserete che sono impazzita! :wink:

 

Sull’ultima rivista “Airone” (novembre) c’è un articolo che parla degli attacchi avvenuti nel maggio del 1453 da parte dei Turchi per occupare Costantinopoli.

Ad un certo punto della lettura scopro che Mehmed II (Maometto II) ordina il trasferimento di una settantina di fuste (navi simile alle galee) via terra dal Bosforo al Corno d’Oro. Questo spostamento venne effettuato facendole scorrere, per più di 4 km, su tronchi d’albero ingrassati.

Per sfruttare anche la forza del vento, le navi tennero le vele issate e da lontano sembravano quindi navigare sulla terraferma.

 

Potete immaginare quanto fu sconvolta la popolazione che temeva una antica profezia:

“Costantinopoli sarebbe caduta quando le navi avessero navigato sulla terra”.

 

Quindi … mai dire mai!

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Credo - credo, vado proprio a memoria - che lo avesse già fatto, due millenni prima, un imperatore persiano (Serse?) durante le guerre contro la Grecia, provvedendo anche a costruire un ponte di navi sul Bosforo per far transitare le sue truppe, guadagnandosi così l'accusa di empietà, da parte dei greci, per aver "marciato sul mare e navigato sulla terra".

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@ Ammiraglia 88 Niente di nuovo sotto il sole: in aggiunta a quanto esposto da L.Colombo, è documentato come circa tre lustri prima dell'impresa di Mehmet II, la Repubblica Veneta avesse trasportato dalla laguna, attraverso i tuoi monti trentini, un'intera flotta sul lago di Garda. L'epica opera di ingegneria militare ebbe vasta risonanza in Europa e molto probabilmente ispirò il Sultano ad emularla. Anche i veneziani avevano spiegato le velature per poter usufruire della forza del vento come ulteriore aiuto.

Dal sito http://it.wikipedia.org/wiki/Galeas_per_montes una minuziosa descrizione dell'evento e dei suoi prodromi:

 

La Repubblica di Venezia con la presa di Bisanzio divenne la prima potenza del Mediterraneo, e dall'inizio del XV secolo iniziò ad espandersi nella terraferma veneto-lombarda attraverso conquiste militari (ad es. Padova e Verona) o dedizioni spontanee, come Brescia il 20 novembre 1426 per sottrarsi al Ducato di Milano.

Poco dopo, nel 1438 il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, scese in guerra contro la Repubblica di Venezia e con una serie di fortunati colpi di mano prese il controllo delle terre lombarde fino al lago di Garda. Brescia venne posta sotto assedio dal capitano di ventura Niccolò Piccinino, al soldo del ducato di Milano, ma resistette, chiedendo soccorso al senato veneto.

Il capitano milanese Nicolò Fortebraccio aveva il controllo di tutto il settore meridionale del lago, al quale il condottiero veneto Gattamelata (Erasmo da Narni) poteva solamente accedere da settentrione, cioè da Torbole o da Riva del Garda. L'esercito milanese era inoltre asserragliato nei castelli di Peschiera del Garda e di Desenzano, rendendo troppo dispendioso uno scontro frontale. La Serenissima decise quindi di predisporre un piano militare che permettesse alle proprie truppe di sorprendere l'esercito visconteo passando a nord del lago.

Il 1º dicembre 1438, dopo una lunghissima seduta, il Minor Consiglio approvò la proposta formulata da Biaso de Arboribus, ingegnere al servizio della Serenissima, e da un marinaio greco, Nicolò Sorbolo.

I due progettarono di trascinare lungo la valle dell'Adige una flotta di navi, di trarle a secco prima di Rovereto e poi trascinarle su rulli di legno lungo il percorso della valle di Loppio per poi calarle nel lago di Garda in prossimità di Torbole. Da lì la flotta veneziana avrebbe attaccato di sorpresa quella milanese, ancorata a Desenzano tagliando la strada alle milizie viscontee di presidio a Peschiera del Garda e forzando il blocco in modo da aver successivamente via libera alla volta di Brescia e poi anche di Milano.

La flotta, costituita da 25 barche grosse, 2 galee e 6 fregate(o 6 galee e 2 fregate secondo altre fonti), salpò nel gennaio 1439 da Venezia ed imboccò le foci dell’Adige nei pressi di Sottomarina di Chioggia, risalì il fiume passando per Legnago e per Verona. Lì, essendo l’Adige in magra, dovettero applicare alle imbarcazioni una sorta di “galleggianti” di legno per ridurre il pescaggio e proseguire attraverso la chiusa di Ceraino sino ad oltre i Lavini di Marco, poco a sud di Rovereto, e a Mori.

Vennero assoldati centinaia di operai: sterratori, falegnami e carpentieri che, guidati dal marinaio Niccolò Carcavilla, crearono una nuova strada fatta di tavole di legno, livellando il terreno e togliendo dal tracciato piante, macigni ed anche due case. Nel paese di Mori, poco a sud di Rovereto, la flotta venne tirata in secco e caricata su delle "macchine a tal fine inventate". Poi, con l’aiuto di 2000 buoi requisiti nelle vicinanze, di centinaia di schiavi rematori delle navi e centinaia di uomini del luogo, le imbarcazioni vennero fatte rotolare su rulli sopra la strada di tavole di legno passando per i paesi di Mori, Loppio, dove usufruirono di un lago quasi del tutto intorbato, che permise tuttavia di rimettere le imbarcazioni in acqua per 6 km. Poi la flotta venne nuovamente tirata in secco e trascinata sul ripido pendio per il passo di San Giovanni. Durante la ripida discesa dal passo verso Nago, le navi vennero trattenute con grosse funi assicurate ad argani e fatte scivolare lentamente verso la riva del lago in prossimità di Torbole. Raccontano i narratori dell’epoca che il peso delle navi era tale che diversi ulivi secolari, a cui erano stati fissati gli argani, furono letteralmente strappati dal terreno e che, per frenare la discesa, si ricorse all’accorgimento di attendere il forte vento che soffia da sud nel pomeriggio e di spiegare le vele per alleggerire il peso dei navigli.

La complessa operazione, durata 15 giorni, costò alla Repubblica di Venezia la favolosa cifra di 15.000 ducati, ma fu una delle più importanti opere di ingegneria militare mai realizzate sino ad allora e, come tale, divenne famosa in tutta Europa.

 

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Modificato da danilo43
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Il mare della Base è talmente vasto che la riproduzione digitale dell' articolo mi era proprio sfuggita.

Vorrei però precisare che sia Wikipedia che Antonio Raspa hanno preso spunto da un articolo di Enrico Scandurra, pubblicato nella rivista “Mondo Sommerso” nell'ormai lontano 1969.

Ecco il link di un estratto del succitato articolo: https://www.dropbox.com/s/v9kg2y8anneqmeu/Flotta%20veneziana%20del%20Garda.pdf?dl=0

 

Scandurra, valente storico subacqueo, scopritore per l'appunto non solo di una delle galee veneziane di Lazise, ma anche dei resti della flotta di Lepanto e di altre importanti vestigia sommerse, tra le tante il relitto del pontone armato Cappellini, collaborò a lungo con l'USMM, in particolare con il suo Capo pro tempore, amm. Gino Galuppini. Sono attribuibili a Scandurra il ritrovamento e il progetto del mancato recupero del pontone e parimenti è sua l'iniziativa della prima spedizione italiana sulla Santo Stefano, nelle acque di Premuda (a bordo dell'imbarcazione dell'amico Smiljan Mudronja, in rappresentanza della MM si trovava anche l'amm. Galuppini).

A tale proposito ebbi una garbata polemica sulla priorità del ritrovamento della Szent Istvan (effettuato dagli jugoslavi negli anni '60) con l'ammiraglio e a distanza, di riflesso, con Enrico Scandurra che la avocava.

Ma questa è un'altra storia, per non dire OT ! e avrei piacere di approfondire successivamente in un post dedicato la sequenza dei vari “ritrovamenti”.

Un ultima curiosità: successivamente il lago di Loppio fu successivamente teatro di eventi bellici nel corso della I GM e il Vate Gabriele affermò: abbiamo conquistato il lago di Loppio http://lagoloppioprova.altervista.org/storia_it.htm

Modificato da danilo43
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Il mare della Base è talmente vasto che la riproduzione digitale dell' articolo mi era proprio sfuggita.

Vorrei però precisare che sia Wikipedia che Antonio Raspa hanno preso spunto da un articolo di Enrico Scandurra, pubblicato nella rivista “Mondo Sommerso” nell'ormai lontano 1969.

Ecco il link di un estratto del succitato articolo: https://www.dropbox.com/s/v9kg2y8anneqmeu/Flotta%20veneziana%20del%20Garda.pdf?dl=0

 

Antonio ovvero il sottoscritto ha preso spunto anche da uno spettacolo teatrale andato in scena 3-4 anni fa ed ha cercato di ricostruire graficamente questo ed altri episodi...

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Antonio ovvero il sottoscritto .......

He He Antonio, gli amici di vecchia data conosceranno la tua identità, essendo io un novellino :wink: non ne ero al corrente: a volte il nickname presenta i suoi rischi ! Per fortuna mi sono espresso correttamente ... Ma dimmi: quale era quello spettacolo ?

Modificato da danilo43
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Vado spesso a Tremosine e conosco quindi la zona, compresa la discesa verso Torbole. Un'estate ho visto i cartelli dello spettacolo "La magnifica Impresa - Galeas per montes conducendo": era troppo tardi per assistervi ma ho iniziato a cercare notizie a riguardo.

Successivamente ho iniziato a metterla in confronto con il trasporto del Toti...

 

PS: vedo che c'e' un DVD con lo spettacolo.

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